Non ho letto tutto il topic per ragioni di tempo, quindi mi scuso se vado fuori tema rispetto a come si é sviluppata la discussione. Volevo dire che ragione e fede, scienza e teologia, sono molto piú complementari e meno alternativi di quanto comunemente si creda.
Semplificando discorsi molto piú complessi, sono sempre di piú gli scienziati che (nonostante la sparata di Hawkins) trovano nel progresso scientifico la conferma della loro fede senza che ciò sia in contraddizione. Perché gli appare sempre piú evidente che la realtá risponde e si conforma a regole che sono frutto di un ordine e di un progetto intelligente che preesiste. Anche la teologia ha smesso di vedere la scienza come un nemico e la considera ormai uno strumento utile (essenziale) per rivelare il progetto di Dio e non per ridurne il ruolo (contro le tesi di chi sostiene che lo spazio di Dio si riduce man mano che il progresso scientifico avanza).
In ambito teologico, ma non solo, c'é anche chi sostiene che lo stesso metodo scientifico si sia potuto affermare solo grazie all'intuizione cristiana dell'esistenza di una creazione razionale, non capricciosa o casuale, e libera, non necessaria, scelta tra piú alternative possibili. In un mondo governato dal caso o da una divinitá volubile, il metodo scientifico non avrebbe avuto alcun senso perché caso e capricci non sono sperimentabili, né replicabili. Un mondo governato dalla sola ragione, necessario, dovrebbe (poter) essere dedotto con il solo ragionamento, senza bisogno di alcun esperimento (quello che facevano i filosofi greci, che hanno sviluppato il pensiero piú alto della storia, probabilmente, ma non hanno mai sentito l'esigenza di provare sperimentalmente le conclusioni cui arrivavano con il ragionamento). In sostanza, per questa tesi, il cristianesimo é stata una premessa teorica indispensabile per la nascita del metodo scientifico.
Sono tesi ovviamente, ma al di ĺá delle legittime posizioni di ognuno, quello che volevo dire che é tutt'altro che scontata (provata) l'idea che la ragione e la scienza non portino a Dio e soprattutto, ciò che piú mi preme, che credere in Dio significhi aver rinunciato alla ragione per comoditá o per dare una risposta semplice a domande complicate. É una valutazione piuttosto superficiale e la strada verso la veritá (se mai ci si arriverá) é ancora molto lunga.