Pensate che bello, una realtà in cui le persone per decidere se una cosa sia corretta o meno argomentano con razionalità, senza fare riferimento a testi vecchi di millenni e riscritti e reinterpretati decine di volte.
Dove non si dice 'Dio lo vuole'.
Dove il Relativismo è la normalità, all'interno di una piattaforma di civiltà nella quale ogni adulto è libero di fare ciò che vuole entro i soli limiti della convivenza.
Dove si vive per migliorare il presente e non in vista di un'Aldilà dove i nostri sforzi saranno premiati.
Dove non ci sono simboli da rispettare e la libertà di parola/scrittura/azione è realtà.
Dove non c'è il Noi vs. Voi, ma essendo tutti autorizzati ad essere diversi il concetto di Gruppo è solo temporaneo e non definitivo e assoluto.
Aaaahhh....
Ammetto che non ho seguito il topic nella sua interezza ma purtroppo ho sempre poco tempo a disposizione e non riesco mai ad intervenire sul forum come vorrei, però il tema è interessante.
Di mio sono una persona estremamente poco incline alla spiritualità e non do mai alcun credito ai rappresentanti delle religioni organizzate (da sempre strumenti di potere e controllo) o, peggio alla gente bruciata da puttanate provenienti da sette più piccole di qualsivoglia estrazione para religiosa. Però l'utopia che tratteggi tu non è poi dissimile da un credo. Cioè, tu credi che eliminando l'elemento religioso o metafisico la società sarebbe migliore per definizione e associ al razionalismo la parola relativismo. È evidente che, semmai ci fosse un razionalismo assoluto, una verità scientifica tale da essere indiscutibilmente esatta anche nel campo della filosofia e della politica, che scienze esatte non sono, non ci sarebbe alcun posto per il relativismo.
Il relativismo presuppone l'esistenza di credi e culture diverse. Presuppone anche l'esistenza di chi urla "deus vult".
Tu hai detto la tua con le migliori intenzioni, ma hai descritto una società impossibile. E probabilmente anche orribile. Questo perché un razionalismo politico (nel senso che regola la vita comune della persone), se mai esistesse, sarebbe la negazione di due cardini dell'animo umano, l'individualità e la spiritualità. Noi agiamo da individui prima e da animali sociali poi. Un re non accetterebbe mai spontaneamente di cedere le sue prerogative al popolo, e per un essere umano è un atteggiamento assolutamente razionale.
Il "noi" non è il demonio. È semplicemente un meccanismo umano, naturale. È l'estensione dell'io, una cosa che hanno gli animali, anche quelli più basilari. Lo usiamo tutti, su diversi livelli e con diverse sfumature, lo usano alacremente anche coloro i quali hanno l'ossessione dell'unicità della razza umana. Ogni torre, ogni castello, ogni borgo arroccato, ogni tratto di mura antiche, ogni bandiera, ogni statua dedicata a dei, eroi o caduti è un monumento al "noi".
La spiritualità, invece, non è diffusa uniformemente allo stesso modo, è più variegata, ma è innegabile che abbia dato di più all'umanità rispetto a ciò che ha tolto. E non mi riferisco a questa o quella religione. La maggioranza degli edifici dell'antichità che sono rimasti in piedi e che ammiriamo ancora oggi hanno quella radice comune: Stonehenge, le piramidi, le necropoli etrusche i templi greci e romani, le rovine precolombiane, i siti buddhisti e induisti in Asia orientale. E ovviamente non tralascio le migliaia di basiliche, duomi e cattedrali che abbelliscono l'Europa. Tutto parla della ricerca dell'uomo di andare oltre la materia, di trovare un senso "altro" dell'esistenza.
Quindi, per chiuderla in breve, forse l'essere umano è semplicemente umano. Per fortuna.