Grazie pensionato, l'hai spiegato perfettamente.
Aumento la tua citazione di un inno di lotta che personalmente è quello che più di tutti mi tocca emotivamente e che forse qualcuno, magari i più giovani, non ha colto:
Compagni avanti, il gran Partito
noi siamo dei lavoratori.
Rosso un fiore in petto c'è fiorito
una fede ci è nata in cuor.
Noi non siamo più nell'officina,
entro terra, dai campi, al mar
la plebe sempre all'opra china
Senza ideale in cui sperar.
Su, lottiamo! l'ideale
nostro alfine sarà
l'Internazionale
futura umanità!
Qui c'è veramente tutto.
La fede è nel cuore non nel cervello.
Alla faccia della sinistra che per una ragione o per l'altra (in tutti i sensi) se l'è scordato.
La plebe senza fede sarà sempre all'opra china. Sempre. È inevitabile. Ed infatti è quel che accade.
Rispetto alla non contraddizione sottolineo anche un passaggio della versione originale francese che recita "La raison tonne en son cratère".
Vi consiglio di leggerla tutta la versione francese perché è ancor più bella di quella italiana e spazza via tutta la ciarla su quel che dovrebbe essere la sinistra.
Altro che compromessi, altro che difesa della costituzione...
Non è questione di oltranzismo, estremismo, massimalismo.
La sinistra, non solo quella comunista, venne fondata su queste parole e su quello che implicarono per milioni di persone.
A me fa letteralmente piangere dal trasporto e non è un eufemismo.
Non perchè razionalmente mi convince ma perché mi prende nelle viscere come mio credo.
come qualcosa per cui battersi e anche morire se necessario.
Un inno che parla di ragione e trasuda fede in un futuro radicalmente diverso, operando la sintesi necessaria.
In piedi, dannati della terra,
In piedi, forzati della fame!
La ragione tuona nel suo cratere,
È l'eruzione finale.
Del passato facciamo tabula rasa,
Folle, schiavi, in piedi! In piedi!
Il mondo sta cambiando radicalmente,
Non siamo niente, saremo tutto!
È la lotta finale, Uniamoci, e domani (bis)
L'Internazionale sarà il genere umano.
Non ci son supremi salvatori,
Né Dio, né Cesare, né tribuno,
Produttori, salviamoci noi stessi,
Decretiamo la salute comune.
Affinché il ladro renda il maltolto
E respiri l'aria della galera
Soffiamo nella forgia, noi stessi
Battiamo il ferro quando è caldo!
È la lotta finale, Uniamoci, e domani (bis)
L'Internazionale sarà il genere umano.
Lo stato opprime e la legge imbroglia,
Le tasse dissanguano lo sventurato;
Nessun dovere è imposto al ricco,
Il diritto per i poveri è una parola vuota.
Basta languir nella tutela!
L'uguaglianza chiede altre leggi,
Niente diritti senza doveri, dice,
Uguali, nessun dovere senza diritti!
È la lotta finale, Uniamoci, e domani (bis)
L'Internazionale sarà il genere umano.
Orrendi nella loro apoteosi
I re della miniera e della ferrovia
Mai hanno fatto altra cosa
Che derubare il lavoro.
Nelle casseforti della banda
È stato fuso quel che s'è creato
Decretando che gli si renda
Il popolo non vuole che il dovuto.
È la lotta finale, Uniamoci, e domani (bis)
L'Internazionale sarà il genere umano.
I re ci hanno ubriacato di fumo!
Pace tra noi, guerra ai tiranni!
Applichiamo lo sciopero alle armate,
Cannone puntato in aria e rompiamo i ranghi!
Se si ostinano, questi cannibali
A far di noi degli eroi
Sapranno presto che le nostre pallottole
Son per i nostri generali!
È la lotta finale, Uniamoci, e domani (bis)
L'Internazionale sarà il genere umano.
Operai contadini, noi siamo
Il gran partito dei lavoratori,
La terra non appartiene che agli uomini,
Il fannullone sloggerà!
Quanto si nutrono della nostra carne,
Ma se i corvi e gli avvoltoi
Un mattino scompariranno
Il sole brillerà per sempre!
È la lotta finale, Uniamoci, e domani (bis)
L'Internazionale sarà il genere umano