Sono molto d'accordo.
Anche se la metafora calcio-cucina di Jimmy che tenta di salvare capra e cavolo mi sembra debolissima.
O la religione è un'altra forma di "Metafisica" con la M maiuscola (i principi, i comandamenti, oltre i quali non si va perché lo ha detto il Dio Vero, al massimo possiamo fare fatica a interpretarlo), oppure è un brodino new-age del quale non si capisce la necessità, a parte l'effetto placebo: possiamo senza problemi, ad esempio, aver fede nella riscossa della classe proletaria senza dover decidere se dobbiamo seguire Gesù o Vishnu, in quali giorni dell'anno sia giusto digiunare, a quali cerimonie partecipare, quali preghiere recitare ecc. Perché chiamarlo "pensiero religioso"?
La religione è una forma di passione. Se la si vuole ridurre a metafisica (M o m) la si giudica col metro filosofico, che non è adatto.
Un giudizio razionale sulla religione, ovvero che lascia fuori i temi passionali, può essere il seguente:
1 - L'uomo sente il bisogno di affrontare i grandi temi esistenziali?
2 - Se sì, come può fare?
3 - Se la risposta è con la filosofia, lo studio, la riflessione, che strumento hanno le classi deboli, le persone semplici, i meno dotati intellettivamente per affrontare quei temi?
4 - Se la risposta è una cosa qualsiasi che li distragga, e che li lasci individualmente soli ad annaspare sul senso della vita, benvenuti nella società contemporanea dei consumi di massa.
4b - Se invece la risposta è un moto collettivo di condivisione pubblica di speranze, collegamenti umani, consolazioni compassionevoli, compensazioni culturali reciproche tra dotti e semplici, rituali: ecco confezionata una bella religione di massa.
La religione di massa, secondo me, a prescindere che sia vera o meno, a prescindere di come è fatta, è un elemento essenziale nelle civiltà. Per me queso lo si osserva nella storia.