Ti rispondo a punti alla volta senno' mi ci vogliono ore.
Quale sarebbe l'argomento anti-intellettuale?
Ho detto forse qualcosa contro gli intellettuali?
Dan sta tranquillo io non ho problemi a riconoscere la mia ignoranza su tante e tante questioni.
Sicuramente, sebbene qualche libro l'abbia letto anche io, avto' letto un centesimo dei libri che hai letto tu su questi argomenti.
Possiamo avere lo stesso una discussione o mi devo prendere gli insulti?
Se vuoi qualcuno al tuo livello forse invece di scrivere su Lazio.net dovresti scrivere su qualche forum di filosofia.
La mia critica era rivolta al fatto che alcuni dei personaggi che hai citato come "traduttori culturali" non sono per niente al confine, ma sono essi stessi espressione del pensiero occidentale.
Cosi' come sinceramente mi fa ridere il fatto che tu consideri arrogante il mio approccio perche' "e'cosi' occidentale".
Certo che è occidentale, sono di Roma ho studiato filosofia a villa mirafiori no a Rangoon . E tu?
Secondo punto: non la butta' in caciara, non mi citare i Cara e gli operatori che lavorano in quella situazione perche' non stavamo parlando di questo, stavamo parlando di intellettuali e di scuole di pensiero.
Non utilizzare argomenti scorretti, sappiamo tutti che sei l'ultimo ad averne bisogno in una discussione.
L'afflato anti-intellettuale mi è sembrato proprio di coglierlo invece perchè altrimenti non si spiega il perché parlare in quel modo di alcuni teorici. Nel dire che "hanno studiato come minimo ad Harvard..." mi sembrava chiaro il tentativo di sminuirne il valore delle tesi in una chiave comunemente qualunquista. Mi sbagliavo? Tanto meglio.
Rispetto all' "essere Occidentale" già ti ho risposto in un post precedente: certo che anche io lo sono, così come sono uomo e non donna, ed è proprio questa consapevolezza che dovrebbe suggerirti di non muoverti come un elefante in un negozio di cristalli quando parli di culture diverse dalla nostra. Cautela e soprattutto ascolto più che affermazione, che noi so' secoli che non facciamo altro che affermare la nostra prosopopea.
Rispetto ai mediatori culturali intesi come operatori: pensi che il loro lavoro sarebbe quello che è senza la produzione teorica a cui mi riferisco? O meglio, per dirla ancora più netta, vai a vedere quanti disastri produce approcciare la mediazione culturale senza partire da determinati bagagli teorici.
Quindi rivendico la correttezza del mio argomento.
@Fat Danny
Vedo che di nuovo stai artatamente riducendo il discorso a "la liberta' di portare la minigonna".
eppure mi sembra aver parlato di dominio anzi di dominii.
io non sostengo affatto che la via della liberazione sia univoca, io sto sostenendo che ci deve essere la possibilita' all'interno di qualsiasi gruppo sociale di poter evadere dalle regole sociali e culturali di quello stesso gruppo, anche aderendo a valori di gruppi sociali esterni ( stranieri ).
mi citi il rock n roll e i blue jeans e poi sarei io quello che banalizza?
Innanzitutto non è affatto vero che l'occidente non abbia preso a modello culture altre: l'ha fatto tantissime volte, basti pensare a tutta la controcultura europea e americana tra il 55 e il 75: buddismo, filosofie indiane, recupero delle civilta' native americane, per dirne solo alcune.
Com'e' che siamo pienio di corsi di yoga, sette new age, il buddismo dilaga?
Certo magari la moda del velo non attecchisce, forse perche' ci ricorda il nostro passato, quando nel sud italia
le donne avevano un abbigliamento simile.
Ma il problema che mi pongo, lo ripeto, è un altro.
Non se il concetto di donna a Teheran sia lo stesso che qui ma se una donna a Teheran abbia la possibilita' di autodeterminare cos'e' il concetto di donna.
Se il concetto di donna a Teheran fosse quello di semi-animale , essere inferiore al maschio e non degno
di averne gli stessi diritti dovrei rispettare questa differenza culturale?
In che modo i traduttori mi potrebbero aiutare?
Il concetto di LIBERTA' ha bisogno di traduzioni?
L'amico di anderz che è terrorizzato pur vivendo in occidente è un colonizzato culturale?
Non mi ritirare fuori i blue jeans e il roccherroll Fat: io sto parlando della LIBERTA' dell'individuo in una societa'.
Il poter decidere se mettersi il chador oppure no oppure la minigonna oppure vestirsi da satana oppure credere o non credere, essere anti-occidentale o filo-occidentale.
Quindi ripeto, se non ti fosse chiaro: LIBERTA' DI SCEGLIERE.
NO LIBERTA' DI SCEGLIERE L'OCCIDENTE.
- lo dici tu stesso, non stai facendo riferimento alla cultura occidentale, ma alle controculture che vi si sono opposte condividendone i luoghi di articolazione. Basta andare alla definizione di controcultura per vedere confermate le mie affermazioni, semplicemente perchè stai parlando di altro (che nemmeno è a margine della cultura occidentale, quanto piuttosto è proprio in antitesi).
- ti domandi: a Teheran la donna può autodeterminare il concetto di donna? No.
Ma io ti domando: ah, perché qua si? Secondo te qui i canoni della "donnità", dall'aspetto estetico, agli aspetti caratterizzanti fino ad arrivare al ruolo più integralmente inteso sono canoni autodeterminati? O, come altri sosterrebbero, naturali?
La donna occidentale è culturalmente costruita come quella araba, o persiana, o indiana.
Quindi leggere le costrizioni o le libertà secondo una costruzione specifica è fonte di errore. E si, lo stesso concetto di Libertà ha bisogno di traduzioni.
Se oggi la donna è formalmente eguale all'uomo in occidente è perché la figura sociale universale è quella del "lavoratore indipendente", anche se non posso dilungarmi su questo concetto (rimando a "la giustizia incompiuta" di N. Fraser). Tuttavia questa eguaglianza formale e non sostanziale produce illibertà e costrizioni ben più ampie di un velo. Vai a chiedere ad una madre single nera di New Orleans se si sente più libera ed emancipata di una donna di Teheran per cui il velo è un habitus.
Attorno a pratiche sociali (o la contestazione delle stesse) sicuramente si possono sviluppare movimenti di liberazione. Ma è un qualcosa di contingente che tu puoi osservare e al massimo sostenere, non determinare.
Se fai l'errore di determinarlo rischi di avere un effetto collaterale peggiore del beneficio sperato: ossia fai perdere al soggetto subalterno il suo ruolo, senza creare i presupposti affinché ne abbia un altro.
Cosa che accade, ad esempio, a molte donne afgane oggi.
Non è un caso che la liberazione dei soggetti o è autodeterminata o è assolutamente aleatoria. Perché l'autodeterminazione porta con sé assieme alla distruzione del vecchio ruolo l'affermazione di uno nuovo.
La tua azione dall'esterno invece si limita alla prima parte, lasciando i soggetti in un vuoto sociale che è peggiore dell'oppressione stessa.