Scusa Fat, è la prima volta che intervengo su temi, ma la tua interpretazione del marxismo mi sembra a-storica. Che dobbiamo le conquiste sociali al comunismo, non credo proprio, le lotte sindacali non le hanno fatte solo i comunisti, e la sinistra sociale non è stata solo marxista. Dici che non ti riconosci nelle esperienze di socialismo reale, ma per un marxista storicista non deve essere semplice disconoscere quanto avvenuto nella realtà quando si sono applicate certe ricette sociali. Che il comunismo rappresenti la vera democrazia può essere vero a patto però che ci si metta d'accordo sui termini. Per me no, comunismo e democrazia (formale, sostanziale, o quant'altro) non vanno insieme, perché la concentrazione di tutti i mezzi di produzione in un unico soggetto porta al dispotismo (Wittfogel). E visto che il topic parla della ex Jugoslavia, mi permetto di consigliarti un libro di Milovan Gilas, La nuova classe.
Adoro Gilas.
Ho letto "la nuova classe" ovviamente.
Rispetto alle lotte sociali se vedi infatti ho parlato di "socialismo" e non prettamente di comunismo.
Se neghiamo però il contributo preminente di Marx come autore che ha condizionato non il socialismo, ma l'intero '900, secondo me non ne cogliamo la portata.
Anche i socialisti riformisti si rifacevano alla lettura marxista dell'economia.
Rispetto al comunismo, per essere precisi, penso che infatti in contesti larghi quella parola non sia più utilizzabile perché storicamente determinata.
E se quello è il comunismo, io lo schifo.
Non solo rispetto alla repressione, ma proprio sulla questione "mezzi di produzione". Un capitalismo di stato è peggio di uno di mercato.
La sfida comunista è proprio quella di socializzare i mezzi di produzione. Non abolire la proprietà privata dei propri beni, ma dei mezzi di produzione.
Se questi sono in mano allo stato sono comunque privati (a chi vi lavora). Perché lo stato ne usufruisce come se fosse un soggetto privato.
Il "comunismo", o se vuoi la realizzazione di un programma marxista, o è basato sull' autogestione e su un mercato decapitalistizzato (ossia che si muove sui bisogni e non sui profitti) o torna ad essere un abominio.
Come avrai capito sono tutt'altro che storicista. Mi riconosco nel marxismo di althusser, di bensaid, degli studi postcoloniali, di Angela davis e della scuola di Francoforte (per quanto riguarda la critica negativa al presente).
Non c'è alcuna "evoluzione storica naturale" che ci porterà al comunismo. Le determinazioni storiche dipendono dall'azione soggettiva, compresa la degenerazione del socialismo reale che ha svariati fattori: partito unico e concentrazione del potere, burocrazia crescente, assenza automatismi economici (che rendevano burocrazia necessaria), incapacità di crescita intensiva a fronte di una forte capacita di crescita estensiva, strutture intermedie devastate dalla guerra civile o intrise di carrierismo.
Ce n'è di cui parlare.
Ma la discussione da "libro nero del comunismo" è deprimente. Perché i libri neri ce li hanno tutti e contano più o meno gli stessi morti solo che non si considerano. E francamente questa pesata non è un gioco che politicamente mi interessa.