La pandemia insieme a tanta merda ha portato anche qualcosa di buono, il tempo di studiare (mai avuto così tanto).
In questo tempo ho approfondito moltissimo i temi economici e in particolare grazie a due autori (Postone e Backhaus) e ad una rilettura dei testi originali sono giusto a focalizzare cosa, secondo me, ha portato ad una totale distorsione della teoria marxista da parte del marxismo tradizionale, delle sue esperienze storiche e quindi anche dei suoi critici (per mezzo delle esperienze storiche).
Mi piacerebbe condividere queste riflessioni qui:
1) la
teoria del valore è stata interpretata come
critica del capitalismo dal punto di vista del lavoro, relegando il problema ad una questione di
distribuzione.
I lavoratori vengono pagati meno di quel che producono, il socialismo è il superamento del modello attuale attraverso una distribuzione equa dei valori prodotti in modo pianificato.
La produzione è indirettamente sociale e direttamente privata (ognuno produce per tutti, ma lo fa per interessi individuali), nel socialismo la produzione sarà direttamente sociale e collettiva.
Valore e
lavoro assumono così carattere trans-storiche, ossia valgono in qualsiasi epoca.
La produzione sociale è vista come termine opposta a quella privata e la realizzazione compiuta del lavoro come sua liberazione.
2) Questa interpretazione, a rivedere i testi di Marx, non regge.
E, per altro, è proprio questa interpretazione a rendere la teoria di marx obsoleta, adatta unicamente al capitalismo del 1800 per varie ragioni che non ho qui il tempo di descrivere.
Marx ritiene che la forma del valore (e quindi il tempo di lavoro come misura e il lavoro stesso) è storicamente specifica di questo modello economico. Non vale per le epoche precedenti in cui si scambiavano solo le eccedenze e non vale per il futuro, in cui l'
automazione slega in modo sempre più importante ricchezza prodotta e tempo di lavoro impiegato.
E' proprio il Lavoro ad essere una merda, non solo perché una parte resta al capitale. Lo è perché vincola l'individuo dentro un meccanismo astratto di dominio in cui se non lavora nei termini utili all'accumulazione (non al singolo capitalista cattivo, ma all'accumulazione) non può vivere.
In secondo luogo Marx non critica la produzione privata a favore di quella sociale, ma
vede ambedue i termini dell'antinomia come caratteristici del capitalismo.
L'intera produzione industriale è caratteristica del capitalismo nella sua duplice veste privata-sociale, quindi anche se avviene in forma collettivizzata. Tanto da affermare letteralmente che il capitalismo ha prodotto il progresso dell'umanità - grazie all'aumento di produttività e la conseguente liberazione di forza lavoro per nuovi settori produttivi - a spese della vita e della salute dei singoli lavoratori.
Il discorso individuale, seppur non individualista, è assolutamente centrale e inaggirabile.In questi termini il socialismo reale non è altro che capitalismo di Stato.
D'altronde se guardiamo altri esempi non socialisti nelle periferie del mercato globale vediamo che la "rivoluzione capitalista" è potuta avvenire solo in quei termini, grazie allo Stato, nonostante l'ideologia socialista fosse totalmente assente da questi regimi (vedi estremo oriente, vedi sudamerica).
Marx non proponeva un modello collettivo del lavoro privato, come si è visto nel socialismo reale.
Marx pensava al superamento dell'antinomia privato-sociale propria del capitalismo con l'emersione delle
individualità sociali (le chiama proprio così).
Marx pensava al superamento del
lavoro in toto come forma di mediazione principale della nostra società.
Dal momento che la tecnologia ci permette di produrre riducendo al massimo la fatica, dobbiamo appropriarcene, toglierla alla logica del profitto e sfruttarla per farci ridurre il lavoro al minimo a favore della libera e totale realizzazione individuale.
Occorre riappropriarci dei risultati tecnologici del capitalismo per rendere il lavoro (inteso come attività per rispondere allo stato di necessità) un residuo necessario invece che la principale attività delle nostre vite, che andrebbero invece volte all'arte, alle scienze, a fare quello che più ci piace.
Marx dispiega questo discorso, non un altro.
Può sembrare utopico? L'intera produzione di Marx, purtroppo malinterpretata, era volta proprio a tradurre un discorso che così fatto sembra una favoletta in un discorso di carattere scientifico sul piano dell'analisi e volto ad individuare le forme di concretizzazione di questa possibilità sul piano politico.
Scusate il pippone se di scarso interesse.