In ordine:
1) anche nei regimi a socialismo reale i fenomeni antidemocratici, dispotici e criminosi erano formalmente vietati.
Pensa che il temutissimo Berija, una delle figure più spregevoli degli anni staliniani, si preoccupava nel 1953 di emanare circolari che " disponevano il divieto di qualsiasi misura di pressione fisica e psicologica sui prigionieri, sottolineandone il diritto alla dignità e denunciando le grossolane violazioni della legalità commesse"! (Andrea Graziosi, Guerra e Rivoluzione, Il Mulino 2001)
Se vedi le varie costituzioni sovietiche sono in larga parte più garantiste ed eque di quelle occidentali, ma non ne farei mai un argomento di merito. Occorre andare alle condizioni materiali più che alle enunciazioni formali.
Però se questo è vero non è possibile che si usino due pesi e due misure. Non si può quindi attribuire alla componente ideologica del comunismo quel che allora andrebbe attribuito anche alle democrazie liberali. Oppure in ambedue i casi li si inquadra in fattori contingenti e non ideologici.
Discorso a parte invece per il nazifascismo che faceva di questi elementi coercitivi valori ideologici fondanti.
2) La rivoluzione non nasce inevitabilmente dalla violenza in una visione marxista (mentre invece è proprio la tua una visione blanquista, poiché Blanqui teorizzava proprio il colpo di stato come forma di presa del potere rivoluzionario).
L'ideologia marxista prevede il ricorso alla violenza a difesa del processo, non come strumento per affermarlo. Perché nella misura in cui la storia è una lotta tra classi per il potere, nessuna classe al potere è disposta a cederlo senza difenderlo.
Un potere rivoluzionario è necessariamente un potere dittatoriale (termine più rigoroso di "tirannico")? Potrei anche essere d'accordo, è esattamente il motivo per cui Marx parlava di "dittatura del proletariato". Ma attenzione, non significa essere d'accordo con il partito unico al potere.
Significa semplicemente che cambia il soggetto-guida di un regime politico, dalla borghesia al proletariato. Per dirla con una fotografia sicuramente banale, ma chiara: significa passare da un parlamento fatto di notai, avvocati, imprenditori e dottori a uno composto essenzialmente di lavoratori medi. QUESTO SIGNIFICA passaggio dalla dittatura della borghesia a quella del proletariato, il cambio della COMPOSIZIONE DEL POTERE, non che un partito autoelettosi guida del popolo prende il potere.
Tu pensa che il comunismo si differenzierebbe dal socialismo esattamente perché nella fase comunista dovrebbe venire a cadere anche questa "dittatura" in una società liberata dalle classi.
Quindi, questo si può dire senza dubbio alcuno, la società comunista è notevolmente meno dittatoriale della società socialista, che è ancora caratterizzata dalle forme storiche dei precedenti regimi.
Ecco perché spiriti libertari come me fanno riferimento al marxismo. Perché il marxismo è questo.
E attenzione, non è una visione "mistica", anzi è una visione dotata di un minimo di rigorosità storica.
Lo vediamo al punto 3
3) Il testo da te ripreso non è di Graziosi, il cui lavoro per quanto criticabile (come quello di tutti) è rigoroso, ma dal sito Museo [degli orrori] del Comunismo, che estrapola dal testo di Graziosi quello che gli fa più comodo e, cosa particolarmente odiosa quando parliamo di saggi, facendo uno spezzatino di citazioni volta a fargli dire quel che si vuole.
Basta fare un giro su quel sito per vedere che è una roba priva di credibilità, pura propaganda anticomunista, che anche sulle Foibe scrive cose prive di qualsiasi autenticità e rigore storico.
la solita solfa di derivazione neofascista che rimuove come le foibe furono un fenomeno iniziato dall'ESERCITO ITALIANO FASCISTA ai danni degli slavi.
Senza pensare di convincerti di alcunché ti consiglio di affidarti a fonti più credibili, altrimenti mi sembra naturale che sviluppi questo odio per il comunismo, ma quello a soffrire di mistificazioni diventi tu.
Lo dico in totale amicizia e privo di qualsiasi vena polemica: il comunismo non è stato quello che si legge in sitacci come quelli. Te lo garantisco da storico, prima ancora che da marxista.
Mi sono accorto della cosa perché la "Storia dell'Unione Sovietica" di Graziosi, in particolare "L'URSS di Lenin e Stalin" è stato il testo base che utilizzai all'epoca nei miei studi storici in materia (perché, nonostante quel che pensa qualcuno qui sopra, io svolgo le mie ricerche con rigore e non in un mio mondo ideologico parallelo).
Come testi base di campo opposto utilizzai invece "la Rivoluzione russa" e "la rivoluzione tradita" di Trotzkji.
Non elenco la miriade di monografie successive, ti dico solo che la ricerca era volta ad approfondire il dibattito Stato-Mercato aperto da Liberman-Nemcinov-Trapeznikov con "Piano e Profitto nell'economia sovietica" nel congresso del 1962.
E leggendo la tua risposta, nonostante io conosca le critiche a Lenin di Graziosi, non mi ritrovavo in un testo così poco rigoroso, così gonfio di livore e privo di equilibrio. Tuttavia per correttezza ho ricontrollato prima di partire in quarta senza essere certo dei miei timori.
Ti giro come Graziosi descrive DAVVERO il processo generale della rivoluzione russa e la sua involuzione nel testo citato (per andare nei vari dettagli citati dal tuo testo mi servirebbero dieci post e ve li evito), nota le differenze non per dare credibilità al comunismo ma per toglierla al sito di cui sopra. Da pag. 172:
"L'analisi più profonda delle mutazioni politiche ed economiche scatenate dall'impatto di guerra-rivoluzione-ideologia e guerra civile sul peculiare terrreno storico preparato dallo zarismo fu probabilmente quella elaborata da Sorokin. Rifacendosi anche lui a Spencer e riprendendo, come Mises, la categoria di "socialismo di guerra", egli sostenne che la guerra aveva causato ovunque una deformazione complessiva dello stato, della società e dell'esistenza umana.
Il socialismo di guerra, fenomeno generale come il "bolscevismo mondiale" di Martov, non poteva quindi essere ridotto a mero fatto economico. Si trattava piuttosto di un fenomeno sociale complessivo e quindi anche politico, prodotto da guerra, fame, e impoverimento, e caratterizzato da un rafforzamento della tendenza generale verso l'assolutismo, dispotismo e aumento del controllo statale, vale a dire verso un "dispotismo di stato interventista" che poteva manifestarsi, e di fatto si manifestava, con diverse vesti ideologiche. In Russia, quello che a molti era apparso e appariva come un originale esperimento politico ed economico, non era altro che il più estremo esempio di dispotismo statale, integrato e nutrito da un'economia coatta particolarmente estesa che ne assicurava la sopravvivenza. Tanto il primo che la seconda erano giudicati i prodotti della sequenza guerra-rivoluzione-guerra civile che aveva avuto in Russia durata e intensità maggiori di quelle di analoghi fenomeni in Europa Occidentale, provocandovi perciò l'emergere di una società socialista militare, caratterizzata dall'illimitata estensione dell'intervento statale in ogni sfera dell'esistenza umana, che aveva drasticamente ridotto gli spazi del comportamento autonomo individuale e collettivo."
Confronta questo testo con quanto finora detto da me e troverai molte più analogie (da parte di un autore molto distante oggi dalle mie convinzioni) che rispetto al suddetto sitaccio.
Non perché siamo in accordo, ma perché Graziosi è uno storico autorevole, io uno che ha studiato storia contemporanea in modo rigoroso e quello è un sitaccio di disinformazione anticomunista travestito da sito di denuncia.
NON PUOI considerare, per fare un esempio, quanto accaduto a Kronstadt fuori da un contesto di guerra.
Perché in QUALSIASI esercito occidentale un ammutinamento di quel tipo, in piena fase di guerra, avrebbe portato alla fucilazione di tutti i rivoltosi. In QUALSIASI caro mio.
In quello americano, in quello italiano, in quello francese. Sarebbero stati fucilati ovunque. E in diversi eserciti occidentali lo sarebbero tutt'oggi (sicuramente in quello USA o in quello tedesco) perché in guerra vale la legge marziale.
Quindi derivare una causa ideologica o dispotica da un evento come quello è storicamente errato.
Non è solo "poco rigoroso", è proprio sbagliato. E dimostra che ad essere accecato dall'ideologia è proprio chi lo fa. Bada bene, te lo dice chi, sul piano politico, si sente solidale con i fucilati di Kronstadt!!!
Ma torno a dirti che lo stesso Lenin all'epoca parlava del socialismo reale in costruzione come di "CAPITALISMO DI STATO".
Ovvio che io da Marxista (o anche comunista, in questa discussione ha senso riappropriarsi di tale identità che politicamente non userei oggi) non posso essere certo fautore di questo.
Ma semplicemente perché questo grande leviatano statale NON C'ENTRA NIENTE COL COMUNISMO.
Fu il prodotto storico di una serie di contingenze che si combinarono all'ideologia leninista producendo errori ed orrori. In Russia come in Cina.
Ma fare del marxismo e del comunismo l'origine di questi orrori è una panzana storica propagandata per evitare che il rischio di una liberazione autorganizzata della povera gente torni a rappresentare una minaccia storica concreta.
Il Marxismo è un ideale che va in tutt'altra direzione, a chiarissime lettere, ed è la ragione per cui io mi definisco marxista.
E la differenza con i nazifascismi sta in gran parte qui: i nazifascismi teorizzarono apertamente gli orrori poi provocati, il comunismo no. E nel '900, per colpa di chi si è appropriato del termine a fini di potere personale e burocratico, si è finito per chiamare comunismo una roba che niente aveva a che fare con esso. Non un po', proprio niente, basti pensare che il comunismo mira ad abolire lo Stato e viene oggi definito comunista chi vuole che lo Stato sia tutto.
Fat, mi ero perso questo interessantissimo post. Ti ringrazio molto per il tempo e l'attenzione al particolare che ci hai dedicato e perdonami se non avevo risposto.
Ora, mi sono riletto la nostra discussione un po' rapidamente e mi pare che noi abbiamo due urgenze contrapposte.
La tua, se ho ben capito, è quella di dimostrare l'erroneità storica della lettura (frutto di una interpretazione storicamente manipolata) che assegna all'ideologia comunista l'intrinseca vocazione all'assolutismo, alla violenza, all'autorerenzialità.
La mia - attrenzione: quella da cui sono partito in questa discussione - circa la natura immediatamente violenta, dittatoriale e sanguinaria della rivoluzione voluta, promossa e perseguita
da Lenin. Che è pervenuta esattamente alla necessarie conseguenze della "visione" del processo marxiano attinta da Lenin.
Per rafforzare questa mia affermazione avevo citato un testo di un ex militante di estrema sinistra, il prof. Graziosi. Ovviamente, senza la presunzione di farti una lezione di storia sul comunismo, che rappresenta il tuo sommo territorio di elezione, non il mio.
Ora, cominciando proprio da quest'ultimo aspetto, ti rinvio a pag. 151 del libro di Graziosi, dove si legge "
nacque così un culto della violenza che trovò seguaci in rappresentanti locali del regime, i quali sostenevano che "era giunta l'ora di abbaaonbdonare le prertese umanitarie che ci sostano molto caro, che ci scavano la fossa" [....]
in qersto culto, di cui torviamo le tracce nell'Armata a cavallo di Babel [....]" eccetera
Graziosi, poi, riporta in tutta la prima parte del libro (fino a pag. 215) una ampia selezione delle efferatezze commesse, con lucida volontà e determinazione, da quel mostro di Lenin.
Racconta le istruzioni date per procedere agli stermini di massa dei contadini, che egli vedeva contrapposti, come classe in nuce contrapposta a quella operaia e dunque controrivoluzionari. Nell'estate del 1918, Lenin avvia la compagna per estorcere ai villaggi il grano che i contadini avrebbero dovuto vendere al governo per un prezzo fisso irrealisticamente basso. Le istruzioni sono note "impiccate senza ombra di dubbio coss'chè la gente possa vedere non meno di cento kulaki conosciuti... fatelo in modo le che la gente per centinaria di verste possa vedere, tremare, sapere, gridare: stranno strangolando e strangoleranno a morte i vampiri kulaki".
Sul tema della persecuzione religiosa, ti ricodo che Lenin teorizza: “La religione è una delle forme dell'oppressione spirituale” , infatti “La religione predica l'umiltà e la rassegnazione nella vita terrena a coloro che trascorrono tutta l'esistenza nel lavoro e nella miseria, consolandoli con la speranza di una ricompensa celeste; invece, a coloro che vivono del lavoro altrui la religione insegna la carità in questo mondo, offrendo così una facile giustificazione alla loro esistenza di sfruttatori”; quindi “La religione dev'essere dichiarata un affare privato”. (Socialismo e religione)
Queste le istruzioni impartite a Molotov (pag. 159 L'Urss di Lenin e Stalin): "è precisaamente ora, e solo ora, quando nelle regioni in preda alla carestia la gente mangia carne umana, e centinaia se mnon migliaia di corpi giacciono sulle strade, che possiamo (e quindi dobbiamo) portare avanti la confisca dei valori posseduti dalla chiesa, con la più selvaggia e spietata energia, non fermandoci dinanzi ad alcuna resistenza. Più grande sarà il numero di preti e borghesi reazionari che riusciremo a giustiziare per questo motivo, meglio sarà. Dobbiamo insegnare ora a questa gente una lezione tale che non osino nemmeno pensare a qualunque resistenza per alcuni decenni".
Del resto, ancora Graziosi, in un passaggio un po' rapido (pag. 51) ipotizza il tributo di Lenin ai costrutti blanquisti.
Detto questo, mi pare che la sentenza definitiva su Lenin e sul comunismo leninsta si debba scrivere partendo da un punto: "l’emancipazione della classe lavoratrice deve essere opera dei lavoratori stessi". Converrai, uno dei cardini del pensiero di Marx
Esattamente la tesi negata, nel concreto della storia, dal rivoluzionario (vero) Lenin, che si pone un obiettivo politico, non filosofico: "per il passaggio dal regime borghese a quello socialista, per la dittatura del proletariato, la Repubblica dei Soviet dei deputati degli operai, dei soldati e dei contadini non soltanto è una forma di istituzione democratica di tipo più elevato (in confronto a una comune repubblica borghese che abbia un’Assemblea costituente come coronamento), ma è anche l’unica forma capace di assicurare il passaggio al socialismo nel modo meno doloroso [....] la coscienza rivoluzionaria può essere apportata alla classe operaia solo dall’esterno”.
Da chi, precisamente?
Ecco l'epifania del dogmatismo, dell'illuminato (dal marxismo-comunismo) in grado di rimodellare la natura umana, "infinitramente malleabile" e di condurla sino al compimento della sua tratettoria storica per come ipotizzata da Marx e Engels.
"Lenin è un artista che ha lavorato gli uomini come altrti artisti lavorano il marmo e i metalli. Ma gli uomini sono più duri del macigno e meno malleabili del ferro. Il capolavore non c'è L'artitsta ga fallito. Il Compito era superiore alla sue forza". (la frase è di Mussolini, non ti incazzare, ma ci ha preso. Era il 1920).
Questa realtà ha costretto i regimi comunisti a ricorrere alla violenza come metodo abituale di governo: o vogliamo negare questo dato storico?
Lenin intendeva proprio questo quando definirva la dittatura del proletariato "un potere non limitato da nulla, da nessuna legge, non condizionato da alcuna regola, che si base sulla coercizione".
Scusa, di meglio non riesco a scrivere e tra poco mi prendo pure un cazziatone a casa. Insomma, il senso del mio intervento è questo: io non avrei la minima esitazione a rimuovere qualsiasi dedica toponomastica in ricordo di Lenin. Quale che fosse la sua personale percezione dell'ideale migliore per l'umanità, ha commesso crimini senza perdono e ha concorso in modo decisivo a creare un regime tenebroso, liberticida e sanguinario.
Inoltre, aspetto per me molto importante, noto una diffusa indulgenza nei suoi confronti e non ne capisco il motivo. Si manca di rispetto a troppe persone rimaste senza storia, senza volto, senza memoria delle loro sofferenze, delle loro violenze, delle loro ignobili ingiustizie sopportate. Troppe - milioni - le vittime collaterali, dirette e indirette, della sua parabola storica per poterlo legittimamente traportare in un luogo astratto di studio e riflessione per le generazioni future (come, invece, è ovviamente opportuno se non necessario fare con Marx e Engels).
Non rileggo, invio e ti saluto con un abbraccio e un forza Lazio.