Io, ad esempio, mi spavento quando vado ad un concerto, ma anche a certe partite, o ai matrimoni ecc.
Mi preoccupa la smania con cui lo spettatore, colui che in quel momento assiste in prima persona all'evento, ormai decide inconsciamente di porre un dispositivo (tablet o smartphone) tra sè e ciò che sta vedendo.
Oltre a non comprendere appieno questa necessità di immagazzinare e mettere da parte, proprio non concepisco come si possa pensare di vivere un'esperienza dietro uno schermo.
Avete presente quelli che allo stadio, mentre magari la Lazio tira un calcio di rigore, si mettono a fare il video?
Ma come fanno? Ma perchè lo fanno?
Non perdono parte dell'urto emotivo di quel momento?
Ci tengono così tanto a condividerlo? E' solo quello?
Io non credo. Credo più che si sia arrivati ad una sorta di osservazione sistematica dell'eclissi solare: se non guardi attraverso il vetrino nero rischi che ti fai male agli occhi. E quindi tutto ciò che è bello, importante e unico va visto al riparo altrimenti spaventa, altrimenti è troppo forte. E va condiviso non solo per una questione di 'competenza sociale', ma anche perchè non si ha più un'assetto interiore capace di gestire per sè stessi emozioni forti.
Magari c'entra poco con l'analfabetismo funzionale, però mi ci ha fatto pensare.