riprendo questo interessante topic su cui sarei voluto intervenire per lungo tempo senza mai trovare il tempo.
A mio avviso c'è una grande distinzione preliminare da fare, senza la quale si affronta il tema in modo confuso, come infatti è confusa l'idea di "anarchismo" nel senso comune.
Abbiamo due grandi macro-aree del pensiero anarchico, legate ad un approccio individuale o collettivo del mondo.
1) l'anarchismo individualista (o anarco-individualismo) è un filone di pensiero che fa dell'individuo e della libertà individuale il centro assoluto. Stirner, Tucker, per certi versi anche Camus.
Questo filone può essere inteso come espressione radicale dei valori illuministi, una sorta di loro realizzazione integrale e infatti pone una critica al liberalismo storico come negazione concreta, tradimento, di quei valori.
Partendo da un presupposto di questo tipo si può arrivare agli esiti più svariati, dal primitivismo all'anarco-capitalismo stile South Park.
Questo perché l'anarco-individualismo, Stirner in testa (ma pure Camus nell'uomo in rivolta), non riesce a situare quei valori illuministi in un contesto specifico, li naturalizza in forma di "realtà umana" (positiva o negativa che sia) finendo per sovrapporre essere umano e individuo, senza invece considerare che oggetto delle loro riflessioni e critiche non è l'essere umano, ma il borghese.
Non inteso come capitalista, ma individuo "standard" della società borghese, non a caso derivato in molti casi da esempi letterari. Senza considerare come quegli esempi non fossero assolutamente esaustivi dell'intera società, né passata né presente, ma solo di un suo segmento egemone.
In tal modo diventano proprietà dell'uomo/individuo quelle che sono in realtà proprietà di rapporti sociali specifici.
Senza questo importante rovesciamento (proprio del marxismo e dell'anarchismo di tipo 2) il pensiero anarchico non può che assumere tratti nichilistici (se prevale l'afflato negativo) o autoaffermativi (se prevale quello positivo).
Il Banchiere anarchico di Pessoa è forse l'opera letteraria che meglio ne descrive le contraddizioni.
2) l'anarchismo libertario (o comunismo anarchico) di Cafiero, Malatesta, Goldman, Kropotkin - con tutte le differenze tra i vari autori - è invece tutt'altro e non può essere confuso con il primo se non per un comune riferimento alla libertà.
In realtà questo secondo filone ha ben presente che al centro del discorso non c'è la "natura umana" ma i rapporti sociali che determinano ciò che poi l'individuo concretamente è o fa e dunque si pongono anzitutto il problema di modificare tali rapporti in modo da poter realizzare l' Umanità nova.
In tal senso molte sono le convergenze con il marxismo libertario sulle questioni del lavoro, dello stato, della proprietà, la critica al socialismo reale.
Quasi superfluo dire come trovo molto interessante il confronto con questo secondo filone, mentre ritengo il primo del tutto interno alle contraddizioni della società capitalista. Una sorta di suo tentativo di salvarsi da se stessa. Genuino a volte, apprezzabile, ma che comunque manca della chiave di lettura necessaria al superamento dei problemi che così bene arriva a riconoscere.