Arrestati a Parigi i brigatisti rossi

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Offline FatDanny

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Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #60 il: 02 Mag 2021, 20:20 »
Nessuno ha scritto "se la sono andata a cercare", ma visto che si considerano vittime quelle di una parte sola diventa una conseguenza logica.
Non di tutti, chiaramente.

Invece ritengo che le cifre siano importanti e vadano ripetute, perché non è vero che siano così note. Per questo ne riporto tante.
Perché le narrazioni fanno tanto. Nel bene e nel male. E a volte l'unico modo per decostruirle è partire da alcuni dati oggettivi.

Sul piano soggettivo ognuno ha la sua memoria storica, se parliamo di quella è assolutamente chiaro che non arriviamo a nessun punto, perché è naturale che questa sia divisiva.

Offline pan

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Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #61 il: 02 Mag 2021, 21:32 »
che la polizia di stato abbia da sempre avuto una certa predilezione ad ammazzare braccianti, operai, studenti, sindacalisti, attivisti di sinistra non è una novità, purtroppo. lo si sa.
si parlava delle BR e messa così sembra quasi che quei 625 siano esclusivamente loro caduti a fronte dei 197 che hanno ammazzato loro. e non è così. perché quel numero sicuramente comprende tutti i braccianti, gli operai, gli studenti, i sindacalisti, attivisti di sinistra, sia appartenenti al vituperato PCI, sia anarchici, qualche radicale, ragazzetti di sezione fgci, ragazzetti senza tessera ma di idee conclamate di sinistra,  che niente aveva a che fare con fatti di sangue e lotta armata.
ed è ovvio che sono vittime, ce lo diciamo da 50 anni.

Offline jp1900

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Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #62 il: 02 Mag 2021, 23:20 »
OT
Per gli argomenti che tratta FatDanny,  per come scrive e per quello che scrive, oltre all'aggettivo "Fat", ogni santa volta che leggo un suo intervento lo associo a Max la memoria, co-protagonista dei romanzi della serie dell'Alligatore di Massimo Carlotto.
O forse è proprio lui?  :beer:
EOT

Offline FatDanny

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Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #63 il: 03 Mag 2021, 08:55 »
che la polizia di stato abbia da sempre avuto una certa predilezione ad ammazzare braccianti, operai, studenti, sindacalisti, attivisti di sinistra non è una novità, purtroppo. lo si sa.
si parlava delle BR e messa così sembra quasi che quei 625 siano esclusivamente loro caduti a fronte dei 197 che hanno ammazzato loro. e non è così. perché quel numero sicuramente comprende tutti i braccianti, gli operai, gli studenti, i sindacalisti, attivisti di sinistra, sia appartenenti al vituperato PCI, sia anarchici, qualche radicale, ragazzetti di sezione fgci, ragazzetti senza tessera ma di idee conclamate di sinistra,  che niente aveva a che fare con fatti di sangue e lotta armata.
ed è ovvio che sono vittime, ce lo diciamo da 50 anni.

non si parlava delle BR, anzi ho a più riprese sottolineato come fosse sbagliato schiacciare il discorso su di loro.
Anche stando ai recenti arresti il più "celebre" è Pietrostefani che con le BR non ci azzecca proprio niente (senza contare i termini scandalosi con cui si arrivò a condanna per lui e Sofri).

E' esattamente lo stesso errore che anni fa si compiva con Al Qaida rispetto ad un più diffuso fenomeno fondamentalista che aveva le sue ragioni nel fallimento dei movimenti d'indipendenza progressisti nel mondo arabo, nella corruzione dei regimi al potere e nelle manovre post-coloniali dell'occidente nell'area.
Il tutto semplificato ad un'unica organizzazione e ad un unico modo di portare avanti quel conflitto (in tal caso terrorismo nella più classica delle accezioni).
E anche in quel caso, ricordo discussioni su questo stesso forum, quando si faceva notare che si trattava di una enorme semplificazione giornalistica che non coglieva il fenomeno reale sembrava quasi che stessi difendendo il fondamentalismo, quando si trattava semplicemente di cogliere la realtà e non una sua mistificazione utile ad armare la "guerra di civiltà".

Capisco che se parliamo dei Settanta la confusione dei termini è più facile perché, come detto, io quell'assalto al cielo me lo difendo. Ma se avveniva pure sul fondamentalismo islamico evidentemente c'è un corto circuito comunicativo.

Lotta armata non significa semplicemente "detenere armi" o usarle nelle azioni politiche.
Perché se stiamo a questo il fenomeno è stato nettamente più ampio delle organizzazioni clandestine.
manco di poco, oltre alla sinistra extraparlamentare dovremmo fare i conti anche con alcuni scheletri nell'armadio del PCI.
Per lotta armata si intende l'azione politica articolata secondo un'organizzazione, obiettivi e strategie di tipo militare. Che si sviluppa nel Settanta a causa della violenza dello scontro in atto, in cui le armi le usavano diverse tipologie di organizzazioni, e che porta alcune a farne il campo esclusivo di lotta.

Quando si processano i Settanta non si processa la lotta armata, si processa tutto il fenomeno schiacciandolo sulla lotta armata a partire dalla loro definizione di "anni di piombo".
è una semplificazione funzionale a due ragioni:
1) condizionare la memoria: schiacciare il fenomeno alla sua espressione meno difendibile, soprattutto se decontestualizzata perché fa apparire chi la scelse degli invasati assetati di sangue, guidati dalla loro follia.
2) prevenire nuove ondate: criminalizzare la violenza dal basso, di massa, rendendola un tutt'uno con la strategia della lotta armata, serve a disarmare preventivamente qualsiasi nuova esplosione sociale.
Non è un caso che proprio in italia la questione sia oggetto di un atteggiamento propriamente nevrotico nel giudizio delle rivolte e delle loro narrazioni. Si fa della violenza un argomento propriamente morale, astorico, immateriale, separato dal concreto.
Vissuto in prima persona negli anni di Genova 2001, prima durante e dopo.
Con un dibattito sulla non-violenza calato dall'alto senza alcuna ragione da Bertinotti e la cricca di fanatici che lo accompagnava. Facendo di un elemento materiale una questione idealistica, speculare alla degenerazione armata di BR e compari (per questo funzionali al discorso).

La violenza nella storia è invece un fattore inaggirabile perché quando interessi non sintetizzabili si scontrano la tensione aumenta fino a che non si arriva ad uno scontro aperto che si gioca sul piano della forza. Non si può aggirare questa questione. Non si può farne un argomento morale perché questo si traduce inevitabilmente o nel pensare che arrivato allo scontro ti fermi oppure nell'idealizzare la possibilità che la controparte si dissolva.
Ma pretendere che la controparte si dissolva è appunto un idealismo. La controparte lotterà per la sua sopravvivenza, è naturale e per certi versi legittimo che sia così, pure si trattasse di una cricca isolata al comando.
Da qui la celebre frase per cui la rivoluzione non è un pranzo di gala, ma un atto di violenza.
ll che non significa fare della violenza un feticcio, perché anche questo è altrettanto idealistico.

La violenza è un passaggio inaggirabile di forze confliggenti. Vale addirittura per la fisica, per le forze naturali, per la biologia, figuriamoci se non vale per le umane vicende.
Legittimo farne una posizione individuale, la rispetto, pretendere che vi si adatti la dinamica sociale è a dir poco ridicolo.

Offline FatDanny

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Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #64 il: 03 Mag 2021, 12:34 »
Per una maggiore accuratezza della discussione ho ricostruito brevemente l'appartenenza dei 10 arrestati:

Uno, come detto, era di Lotta Continua
Uno era un autonomo di Rosso
Uno era dei PAC (Proletari armati per il comunismo)
Uno era dei NACT (Nuclei armati per il contropotere territoriale)
uno era della Walter Alasia, colonna espulsa dalle BR (che da sola contava circa 100 aderenti nel milanese, soprattutto interni alle grandi fabbriche)
I restanti cinque militavano nelle BR.

Offline carib

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Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #65 il: 04 Mag 2021, 18:09 »
Io penso questo.

La rivoluzione bisogna saperla fare.

Una rivoluzione non è mai violenza. Combattere per ottenere dei diritti sacrosanti o per liberarsi da una contesto di disumanità non è mai violenza. Via Rasella non è stata violenza.

Una rivoluzione fallita non è rivoluzione ma qualcosa senza idee e senza identità mascherato da rivoluzione o che scimmiotta una rivoluzione. E una rivoluzione da cui scaturisce uno Stato ancor più reazionario è una rivoluzione fallita.

C'è chi uccise Guido Rossa, è bene ricordarlo per capire il livello di patologia che c'era dietro certe idee sconclusionate, astratte e violentissime.

La rivoluzione bisogna saperla fare e per saperla fare bisogna essere esseri umani.
Quelli erano più stolidi di stupide iene.

Detto questo, va bene che alle sentenze va data sempre esecuzione ma una risata amara di fronte a questa ridicola prova muscolare di uno Stato alla frutta* e terrorizzato da possibili tensioni sociali per l'incapacità di far ripartire l'economia, ci sta tutta

Secondo me.

*o forse due? C'è pure Macron

Offline orchetto

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Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #66 il: 04 Mag 2021, 18:18 »
La narrazione giornalistica, su ciò che viene definito anni '70 in Italia rimane ancora a livello superficiale. Un periodo denso di contenuti, fatti e trasformazioni, che inizia prima degli anni '70 e che chiamarlo solo con il numero, o di contro "anni di piombo", contribuisce nel caso specifico, a rendere il tutto fuorviante. Non che di "piombo" non ce ne sia stato o che alcuni nodi al pettine non si siano presentati in forma critica proprio in quegli anni. Proprio in quegli anni si vide l'approvazione dello statuto dei lavoratori nel 1970 e otto anni dopo, nel 1978, la svolta sindacale dell'EUR che contribuiva dal lato del sindacato ad avviare un percorso che avrebbe poi portato nei fatti a rimetttere in discussione i risultati raggiunti con lo statuto dei lavoratori. Già questi due fatti, a non molti anni di distanza l'uno dall'altro, danno il segno delle tensioni che correvano nella società italiana.
Tensioni che trovano una loro ragione nel fatto che il capitale stava cominciando a relegare anche la fabbrica dell'operai massa ad un ruolo secondario. Con lo statuto dei lavoratori si era capitalizzata in Italia (anche in altri paesi ma il discorso diventerebbe qui troppo complesso), se bene o male è un altro discorso, la ridistribuzione del capitalismo in espansione, la presenza di due grossi partiti operai e proletari (PCI e PSI) e di un vasto sindacalismo, l'emergere della nuova figura dell'operaio massa che trovava riferimento nella nuova sinistra (quella dei gruppi) che ebbe vita breve ed intensa e che era iniziata a metà degli anni '60. Su tutto questo aleggiava un coacervo di forze atlantiste, fasciste, reazionarie, padronali che alzava la tensione, intorbidiva le dinamiche sociali, usava gli apparati statali spingendo al massimo la loro funzione repressiva in funzione antipopolare, vedasi le stragi, le manifestazioni disperse a colpi di fucile (anche contro i braccianti), i tentativi di colpi di stato.
Tutto ciò inoltre avvenne con la crisi dei due principali partiti di sinistra (PCI e PSI). Il PSI era entrato nelle contraddizioni dell'orizzonte del centro sinistra, e si che qualche risultato tangibile i governi anni '60 col PSI avevano raggiunto, risultati possibili appunto per la fase espansiva del capitale. Il PCI, dopo la morte di Togliatti comincia ad avere sempre più una critica consistente alla sua sinistra (complice anche la situazione internazionale si pensi solo a Mao e la Cina ma non solo). Movimento variegato e composito, che in parte nasceva al suo esterno ma in parte anche al suo interno e che si avvantaggierà del bienni '68-69 per dare vita a quella galassia di gruppi di varie tendenze marxiste (tutte) che entreranno definitivamente in crisi nel 75-76 e la cui esperienza di Democrazia Proletaria sarà la sintesi fuori tempo massimo e che sopravviverà fino al 1991.
Oltre allo scenario internazionale che a mio avviso c'entra fino ad un certo punto, la critica al PCI è frutto di un percorso che ancora non è stato colto nella sua pienezza, di inizio di abbandono della centralità proletaria e di uno spostamento verso i ceti piccolo borghesi, con conseguente riorganizzazione interna del partito. Processo molto complesso che inizia a manifestarsi a metà anni '60. E che, con il senno del poi, era veramente difficile cogliere a pieno in quel periodo e soprattutto non era facile trovare una quadra alternativa immediata, visto che cosa era a livello organizzativo e di prestigio nel proletariato il PCI di quel periodo. Tra l'altro era un processo che per il momento avveniva senza l'avvallo o forse senza proprio l'accordo, del vertice massimo del partito. Il segretario dell'epoca del PCI era Luigi Longo, personaggio indiscutibilmente comunista, filo movimenti di liberazione nazionale e rivoluzioni del terzo mondo e che cercò ed in parte in principio ottenne, un accordo con i nuovi gruppi, almeno i più rappresentativi e maggioritari della nuova sinistra. Quindi ai vertici del partito, quindi nella sua manifestazione ufficiale, il messaggio politico che veniva lanciato era diverso da quello che invece avvenica sul piano sociale. In parte la formazione di gruppi alla sua sinistra (di veri e propri partiti) ne era il segnale ma al di la di ciò la cosa provocava un corto circuito complesso in cui però ancora il tutto era, mi si passi il termine "in famiglia".
Piaccia o non piaccia, con l'elezione di Berlinguer a segretario del PCI nel 1972, la svolta del PCI iniziata negli anni '60, diventa sempre più veloce, si va avanti a strappi, strappo dopo strappo, si arriva fino intorno al 1975 che sono gli anni in cui i gruppi della nuova sinistra entrano in crisi perchè incapaci di gestire la marea montante della nuova figura dell'operaio massa, il PCI, nei fatti smette di essere un partito comunista, resta si per il momento ancora, un partito a composizione ed elettorato proletario ma dalla ideologia incerta (io personalmente non lo definirei neanche socialdemocratico), sempre più fiancheggiatore degli apparati dello stato nella repressione. Questa cosa, con l'affermarsi sulla scena del movimento dell'autonomia, crea tensioni enormi. 

 

Offline FatDanny

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Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #67 il: 07 Mag 2021, 11:46 »
Io penso questo.

La rivoluzione bisogna saperla fare.

Una rivoluzione non è mai violenza. Combattere per ottenere dei diritti sacrosanti o per liberarsi da una contesto di disumanità non è mai violenza. Via Rasella non è stata violenza.

Una rivoluzione fallita non è rivoluzione ma qualcosa senza idee e senza identità mascherato da rivoluzione o che scimmiotta una rivoluzione. E una rivoluzione da cui scaturisce uno Stato ancor più reazionario è una rivoluzione fallita.

C'è chi uccise Guido Rossa, è bene ricordarlo per capire il livello di patologia che c'era dietro certe idee sconclusionate, astratte e violentissime.

La rivoluzione bisogna saperla fare e per saperla fare bisogna essere esseri umani.
Quelli erano più stolidi di stupide iene.

Detto questo, va bene che alle sentenze va data sempre esecuzione ma una risata amara di fronte a questa ridicola prova muscolare di uno Stato alla frutta* e terrorizzato da possibili tensioni sociali per l'incapacità di far ripartire l'economia, ci sta tutta

Secondo me.

*o forse due? C'è pure Macron

invece una rivoluzione per me può essere solo violenza (non in termini di violenza fisica, ma di rottura dell'ordine costituito a favore di un nuovo ordine, cosa che implica una tensione inaggirabile tra vecchio e nuovo, che le due parti vivono reciprocamente come violenza. Cosa succede quando due forze fisiche antagoniste si scontrano? Se non si annullano, se accumulano una tensione, ci sarà una reazione violenta in termini di moto, calore, etc. Il principio non è così dissimile)

Perché una rivoluzione non è solo il rispetto di "diritti sacrosanti" sanciti da un qualche apriori, ma proprio l'affermazione di diritti oggi non riconosciuti come sacrosanti, anzi oggi nemmeno considerati diritti.
L'idea che la rivoluzione sia semplicemente affermazione di diritti sacrosanti deriva dall'idea che esistano diritti assoluti, i "diritti dell'uomo" (e della donna, così siamo al passo coi tempi).
Ma questo assoluto è un altro prodotto della naturalizzazione dei rapporti sociali apportata dall'Illuminismo. Non sono solo i rapporti economici ad essere naturalizzati, ma anche cosa sia l'individuo. Il libero scambio implica e necessita della libera individualità, quindi di un'affermazione di essa che sia altrettanto naturalizzata.
L'essere umano non come prodotto storico, ma come assoluto a cui ricercare di aderire in termini di uguaglianza, libertà e fraternità.

il feticcio della merce, da troppi ridotto a pura mistificazione del capitale, invece riguarda esattamente questi valori. Che non sono una truffa, ma astrazioni reali.
Finché non si comprendono fino in fondo nel loro carattere contraddittorio tra forma e sostanza non si può cogliere né la loro irrealizzabilità, né quindi i limiti inaggirabili del costituzionalismo ed infine, di conseguenza, perché la rivoluzione è violenta nei termini secondo cui impone un cambio di paradigma.
Impone perché i cambi di paradigma, per loro natura, non sono istanze su richiesta. Mettendo in discussione le fondamenta o si ha la forza di imporli o non sono ammissibili.
Che poi questa violenza debba avere un consenso maggioritario, che non debba trattarsi di un colpo di stato, sono il primo a sostenerlo.
Ma la questione del potere resta tale, l'obiettivo non è la piena realizzazione dei diritti dell'uomo presunti come assoluti.

C'è un bel testo a riguardo, Beyond Liberal Egalitarianism di Tony Smith (2018)

BTW non penso sia possibile leggere un'intera stagione con l'omicidio Rossa, responsabilità anzitutto delle scelte sconsiderate di un individuo che venne anche punito dalla propria organizzazione per un'esecuzione inf.à.me di un uomo inerme.
Dire questo non significa che se si fossero limitati alla gambizzazione avrebbero fatto bene, semplicemente che quanto accaduto con Rossa non fa capire proprio nulla delle idee dell'epoca.
Non venne colpito perché esponente della CGIL o per le sue idee, non può essere paragonato, per capirsi, ad un D'Antona. Venne colpito perché aveva fatto arrestare un suo collega denunciandolo.

Mi rifaccio quindi alle parole di Fiammetta, alle ragioni umane - non politiche - per cui lei ammette che non avrebbe mai denunciato per quel che rappresentava lo Stato all'epoca. Non per l'arresto in sé, ma per quello che avrebbe comportato per quella persona in termini di torture in carcere.
Questi sono gli aspetti, specifici e non generalizzabili, che avvicinano quella stagione ad una guerra.
Denunciando tu non mandavi una persona dietro le sbarre, la mandavi a farsi torturare in modi inenarrabili.
Parole che riecheggiano anche in quanto risponde Vesce alla domanda di Zavoli:

Non le sfuggirà, per fare un esempio, che anche un uomo "d'onore", cioè un mafioso, seppur in altri contesti potrebbe esprimersi con le sue stesse parole?

Devo dire che rispetto all'[...]a resto di questo parere; e il fatto che un mafioso possa esprimersi come me, significa semplicemente che anche dietro un mafioso c'è probabilmente un uomo.




vulesse essere ’a chiave p’arapì tutt’ ’e ccancelle
pecché cu tutte ’e sbaglie c’hanno fatto
cu ’e contraddizione ca le se songo schiattate mpietto
cu ttutto ’o’ sanghe ca coscientemente hanno versato
cu ttutte ’e fferite
c’hanno apierto e nun se chiudarranno maie
vulesse essere ’a chiave p’arapì tutt’ ’e ccancelle


Offline FatDanny

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Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #68 il: 19 Mag 2021, 10:31 »
mi sono andato a riprendere un po' di testi dei "cattivi maestri" dell'autonomia.
Così per verificare la nostra discussione. Mi piace sempre verificare.
Andare alle fonti primarie vale più di dieci saggi secondari.
Perché dieci saggi secondari possono fare riferimento ad uno stesso impianto e non apportare nulla di originale.  Per me.

Francamente, al netto delle implicazioni giuridiche, la demonizzazione di questi "cattivi maestri" non si spiega. Non si spiega il furore ideologico con cui vennero trattati, in particolare da PCI e affini, soprattutto postumi.
O meglio, si spiega in modo diverso dalla vulgata. Perché in questi libri, opuscoli, documenti di organizzazione si trova qualcosa in più della lotta armata.
In particolare si trova - in forme diverse - una critica al compromesso storico che letta oggi ha un'incredibile capacità predittiva. Straordinaria oserei dire.

L'idea che il compromesso storico dietro la fuffa propagandistica ed emotional fosse in realtà un accordo che permetteva la ristrutturazione economica sulla pelle dei livelli salariali allora raggiunti, a danno dei risultati conseguiti dai dieci anni di lotte precedenti, dentro un progetto che aveva come obiettivo la precarizzazione del lavoro e la trasformazione del sindacato in cinghia di trasmissione concertativa.

ecco, io credo che il vero motivo della demonizzazione è che avevano ragione.
In questi documenti viene descritta perfettamente la parabola del PCI, le sue vergogne, le incredibili responsabilità che ci hanno portato all'oggi, fatte bere a milioni di elettori assopiti, ad essere buoni.
E questo deve sparire, agitando scompostamente lo spettro della lotta armata in termini moralistici.

Come ha avuto modo di dire ZC esiste solo una cancel culture in occidente e non è cosa nuova, esiste da decenni, e riguarda il conflitto. In particolare il conflitto violento. Anche quello sacrosanto.

Offline Aquila1979

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Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #69 il: 20 Mag 2021, 13:41 »
parlare di terrorismo fa proprio parte dell'incapacità tutta italiana di guardare a quei fatti

il terrorismo è quello della parte che perde.
naturale esercizio del monopolio della forza è quello della parte che vince, se è lo Stato. in caso contrario si parla di uno straordinario atto rivoluzionario.

il nostro problema, europeo, è l'incapacità di difendersi con la durezza che di solito ci si aspetta da uno Stato. e i sovvertitori dello Stato si sono giovati dell'ordine che dicevano di voler abbattere, del suo lassismo, della sua mancanza di volontà.

per dire, Trockij non ha fatto una bella fine a scassare troppo la minchia. né la fanno quelli che parlano di diritti in Cina o chi tenta di sovvertire le istituzioni in USA.

adesso è tardi per fare i conti. uno Stato serio avrebbe chiuso il tutto con un'"Operazione Ira di Dio"

Offline FatDanny

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Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #70 il: 12 Giu 2021, 10:19 »
Intanto succede questo.
Perché evidentemente la ricerca storica sui Settanta non deve prevedere verità diverse.
Ma si parla di cancel culture parlando artatamente di Biancaneve. Sigh.

"Martedì 8 giugno dopo aver lasciato i miei figli a scuola, da poco passate le nove del mattino, sono stato fermato da una pattuglia della Digos e scortato nella mia abitazione dove ad attendermi c’erano altri agenti appartenenti a tre diversi servizi della polizia di Stato: Direzione centrale della Polizia di Prevenzione, Digos e Polizia postale [...] Si è trattato di un attacco senza precedenti alla libertà della ricerca storica, alla possibilità di fare storia sugli anni 70, di considerare quel periodo ormai vecchio di 50 anni non un tabù, intoccabile e indicibile se non nella versione quirinalizia declamata in queste ultime settimane, ma materia da approcciare senza complessi e preconcetti con i molteplici strumenti e discipline delle scienze sociali, non certo penali e forensi.
Oggi sono un uomo nudo, non ho più il mio archivio costruito con anni di paziente e duro lavoro, raccolto studiando i fondi presenti presso l’Archivio centrale dello Stato, l’Archivio storico del senato, la Biblioteca della Camera dei deputati, la Biblioteca Caetani, l’Emeroteca di Stato, l’Archivio della Corte d’appello e ancora ricavato da una quotidiana raccolta delle fonti aperte, dei portali istituzionali, arricchito da testimonianze orali, esperienze di vita, percorsi. Mi sono state sottratte le tonnellate di appunti, schemi, note e materiali con i quali stavo preparando diversi libri e progetti. Ho dovuto rinunciare in queste ore a un libro che dovevo consegnare nel corso dell’estate, perché i capitoli sono stati sequestrati. Forse qualcuno ha pensato di ammutolirmi relegandomi alla morte civile. Quel che è avvenuto è dunque una intimidazione gravissima che deve allertare tutti in questo Paese, in modo particolare chi lavora nella ricerca, chi si occupa e ama la storia.
Oggi è accaduto a me, domani potrà accadere ad altri se non si organizza un risposta civile ferma, forte e indignata
."

Paolo Persichetti

Offline surg

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Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #71 il: 14 Giu 2021, 12:08 »
Chi commette azioni contrarie alla legge va indagato, arrestato e processato nei tre gradi di giudizio.
Una volta condannato deve scontare la pena.
Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #72 il: 14 Giu 2021, 13:43 »
Chi commette azioni contrarie alla legge va indagato, arrestato e processato nei tre gradi di giudizio.
Una volta condannato deve scontare la pena.

E che gli serva da lezione

Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #73 il: 14 Giu 2021, 14:02 »
L'affaire Persichetti è molto strano. Questa storia dei "documenti riservati" pare una cazzata colossale e non credo possa sostenere un provvedimento del genere. Tutte le altre cose che mi vengono in mente, però, sono altrettanto assurde. Non capisco proprio, è una vicenda da seguire con particolare attenzione.

Offline surg

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7452
Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #74 il: 15 Giu 2021, 11:50 »
Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #75 il: 17 Giu 2021, 18:07 »
L'affaire Persichetti è molto strano. Questa storia dei "documenti riservati" pare una cazzata colossale e non credo possa sostenere un provvedimento del genere. Tutte le altre cose che mi vengono in mente, però, sono altrettanto assurde. Non capisco proprio, è una vicenda da seguire con particolare attenzione.

Io ho scoperto ora che Paolo Persichetti è il papà del mitico bambino Sirio, quello di Sirio e i tetrabondi.  :o
Comunque sì, vicenda allucinante. Ci sono casi in cui il potere giudiziario mi preoccupa assai.

Offline surg

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Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #76 il: 18 Giu 2021, 09:36 »
Più che delle avanguardie, le BR, ma non erano solo loro, anche i NAP, ad esempio, hanno giovato degli autonomi, in un primo tempo. In ogni caso le associazioni a banda armata sono sorte in seno ai movimenti extraparlamentari, ciò significa che avevano comunque relazioni preesistenti alla lotta armata. Quelle relazioni che poi si risolvevano (parlo per esperienza personale, queste cose le ho viste e vissute) in rapporti d'amicizia, d'affetto, d'amore, di identità di sogni, a volte di metodo, altre drammaticamente conflittuali, sono sopravvissute solo in alcuni casi.
Io ho amato (in modo fraterno) un autonomo per tutta la mia vita. Gli ho visto dare botte da orbi, lanciare molotov, pianificare scontri, ma pur essendo una convinta pacifista da sempre, tu non puoi non amare uno che mentre sei poliziotti ti stanno rincorrendo, ti spinge in un portone, se lo chiude alle spalle e resta fuori a prendere un fracco di manganellate per te, per proteggere te che hai dodici anni. Lui ne aveva ventuno all'epoca. Mi ha protetta ad ogni manifestazione. Mi ha protetta sempre (quando cominciarono a distruggerci con la scusa di distruggere la lotta armata, si unì ai sandinisti in Nicaragua. Era un guerrigliero, si chiamava Bonaventura, non lo dimenticherò mai). I miei fratelli durante i cortei manco mi guardavano. Erano troppo impegnati a fare a botte con tutto ciò che si muoveva. Che fai, rinneghi i tuoi fratelli perché non sei d'accordo sui metodi? E' una storia complessa, una passione annegata nel sangue, sofferta da tutti per moltissimi motivi.
"Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza" (il Che). Molti erano così. Erano ragazzi bellissimi, sdegnati, incazzati contro uno stato marcio fino al midollo, corrotto a livelli di terzo mondo. Uno stato che poi ha prodotto non a caso lo schifo contemporaneo.
Eravamo soli e lo sapevamo, ma eravamo ancora tanti, malgrado le droghe e l'uso strumentale che la politica ne fece. Sulla lotta armata ci siamo spaccati, sfrangiati, perché avevamo lo stesso sogno, ma sognavamo di raggiungerlo in modi profondamente diversi.
Quello che ti posso dire in tutta sincerità è che nessuno di quelli onestamente coinvolti nella lotta politica avrebbe mai denunciato un brigadista. Nemmeno io, che a malapena tolleravo le mazzate in piazza, figurati le armi. Perché non si consegna un uomo a uno stato che proclamandosi democratico mette in atto una repressione cilena.
La lotta armata mi ha traumatizzata, ma mai quanto quello che ho visto fare alla polizia. A distanza di tanti anni, lo schifo che mi sale in gola è anche peggiore. Una mia amica fu arrestata perché compagna di un "fiancheggiatore" delle BR. Fu scarcerata dopo tre mesi, ma tornò qui dopo due anni. Era irriconoscibile, ci tolse anche il saluto, quando ci vedeva tremava. Ci siamo riviste dopo anni. Ha cambiato fisionomia, capelli, è l'ombra della ragazza che conoscevo. Non abbiamo mai parlato di quello che le fecero in carcere. Solo a nominarle quel periodo, inizia a tremare. Io so solo che l'hanno distrutta ed era pacifista come me. Aveva quindici anni quando la presero e dalla galera, la persona che conoscevo non è più uscita. Ti dico solo che era bella e che secondo me ha pagato un prezzo indicibile solo perché era innamorata.
Ugualmente ti dico, che se mio padre fosse stato ammazzato dalle BR, forse la forza di prendere un fucile e andarli a sparare di persona l'avrei trovata, altro che perdono. Questo però non giustifica in nessun caso questo paese. Nessuna vittima giustifica il fascismo, perché di fascismo si tratta, degli apparati dello stato (la s piccola è assolutamente voluta). Anche questo arresto è un rigurgito fascista, ma quale giustizia? La giustizia in Italia non interessa a nessuno, solo ai familiari delle vittime. Chissà da cosa ci devono distrarre.
La nostra repubblica è una repubblica parlamentare ed è la maggioranza che la deve governare. Se non si è soddisfatti si deve cercare di vincere le elezioni.
Le vendette personali non sono ammesse. Devono pensarci la polizia e la magistratura.
Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #77 il: 18 Giu 2021, 12:24 »
La nostra repubblica è una repubblica parlamentare ed è la maggioranza che la deve governare...

La nostra repubblica è una buffonata mafiosa, corrotta da lobby industriali e finanziarie interne ed estere, e i nostri governanti hanno capacità di decidere su quale poltrona sedersi, per tutto il resto compreso respirare attendono ordini da chi gli gonfia i portafogli.

Offline Fiammetta

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Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #78 il: 18 Giu 2021, 13:28 »
La nostra repubblica è una repubblica parlamentare ed è la maggioranza che la deve governare. Se non si è soddisfatti si deve cercare di vincere le elezioni.
Le vendette personali non sono ammesse. Devono pensarci la polizia e la magistratura.
Davvero?  :lol:
Dovresti ricordarlo allo Stato, non a me. Non ho mai commesso reati in vita mia e sono stata schedata ugualmente perché appartenevo a un movimento pacifista. Mi è stato puntato un mitra al collo durante un fermo a un posto di blocco, avevo sedici anni e lo stesso potere eversivo armato di Topo Gigio, ero in compagnia del mio ragazzo dell'epoca che non solo non aveva mai preso parte a un corteo in vita sua, ma alla vista dei mitra scoppiò a piangere, mentre io inveivo contro un poliziotto di un metro e novanta, ricordandogli che "l'Italia è una repubblica parlamentare in cui governa la maggioranza e che le vendette personali non sono ammesse" men che meno dagli apparati dello Stato. Lui abbassò il mitra, fu una scena patetica, una cosa che ricordo con un senso di squallore profondo insieme alla sensazione di freddo al collo. La canna di un mitra non si dimentica più.
Grazie della lezioncina da prima media. Mi sa che hai i figli piccoli, ma ti faccio presente che io non sono tua figlia, per fortuna tua e mia.

Offline FatDanny

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Re:Arrestati a Parigi i brigatisti rossi
« Risposta #79 il: 27 Giu 2021, 23:11 »
Non c'entra con gli anni Settanta né con la lotta armata, ma c'entra con una certa concezione di giustizia e di pena che piace tanto a molti.

Penso che Emilio Fede sia stata una delle persone che più ho odiato nella mia adolescenza e gioventù.
Un "giornalista" terribile, uno dei responsabili della totale demolizione della categoria, al guinzaglio del suo padrone, ha calunniato i movimenti sociali in ogni modo possibile.
Detto questo ritengo che quanto gli è appena successo sia tra le cose più vomitevoli e indecorose che io abbia mai sentito.

https://www.corriere.it/cronache/21_giugno_26/emilio-fede-svegliato-di-notte-dopo-morte-moglie-6b85edec-d661-11eb-94c4-73c6504e8d78.shtml

Se per esecuzione della pena si intende l'accanimento perché l'unico principio vigente deve essere quella del debito con la legge, a prescindere dal contesto, per me questo non ha nulla a che vedere né con la giustizia e nemmeno con una società augurabile.
è una roba stupida, sadica e che può trovare attuazione solo in una società che oltre ad essere sempre più inumana è sempre meno capace di pensare, di riflettere, di commisurare.
Degli automi idioti. Questa è l'applicazione della legge da parte di automi idioti.

La repressione per i reati di cinquant'anni fa segue ed è alimentata dalla stessa idiozia.
 

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