@FD Sono abbastanza certo che se Salvini o Conte riuscissero a mettere Dublino sul tavolo, cosa di per sè altamente improbabile, capitalizzerebbero molto più consenso di quello che già hanno. Bisognerebbe però chiedersi quanto le politiche italiane sull'immigrazione italiani siano in realtà funzionali agli altri paesi europei.
La rotta balcanica è la principale? Ma dove sta scritto? Dipende dagli anni e dalle misure che vengono prese per dissuadere o bloccare il flusso. Nel 2016 un egiziano sarebbe passato per la Libia, oggi magari passerebbe per la Grecia. Noi conosciamo il numero di ingressi, non quelli potenziali. L'OIM nel 2018 calcolava fino a un milione di migranti presenti in Libia. Ah, e considera che tra chi percorre la rotta balcanica trovi gente provenienti da paesi africani come la Somalia che in altri anni avrebbero provato a raggiungere la Libia, esattamente come è possibile trovare pakistani e bengalesi nei barconi per Lampedusa. L'equivoco si chiarisce da sé, prima di Minniti avevamo 180.000 ingressi annui (2016) che nel 2017 avrebbero superato (potenzialmente) i 200.000, dopo Minniti i numeri sono drasticamente calati.
Anche su Marx te la rigiri come ti fa più comodo. Io ho banalmente detto che un uomo del XIX secolo non poteva prevedere uno scenario del genere e non sapremo mai come interpreterebbe questa situazione. Da uomo del XIX secolo, pur rifiutando ferocemente ogni forma di colonialismo, considerava il colonialismo quasi come un male necessario (semplifico eh, il ragionamento era molto più sottile ovviamente) che involontariamente avrebbe causato un progresso sociale tale da emancipare i colonizzati dal "dispotismo orientale". Ma non andiamo troppo OT.
Resta il fatto che diede il suo sostegno alla causa nazionale irlandese pur essendo fortissimamente internazionalista, internazionalismo che mai nella storia è stato sinonimo di supporto alle migrazioni di massa.
Mi accusi di ragionare in termini di stato nazione e mi dai del sovranista, termine che continuo non solo a non capire ma che rifiuto in toto, portandomi l'esempio di Lenin e della seconda internazionale. Ma lo stesso Lenin dopo la rivoluzione fu costretto ad agire nell'ambito del sistema delle nazioni, nonostante la Russia sovietica fosse uno stato paria, e questo accadde sia a Brest Litovsk che a Riga dopo la guerra polacca.
Sarebbe anche auspicabile ragionare a livello internazionale in termini di conflitto di classe, ma se parliamo dell'attuale è semplicemente utopia. Il tentativo fallì nel biennio rosso, figuriamoci oggi.
Nel mondo attuale esiste un solo soggetto che pratica l'internazionalismo puro, ed è il grande capitale sovranazionale.
- La riforma di Dublino potrebbe essere negli interessi dei 5S, te lo concedo, assolutamente non è negli interessi di Salvini e ancora meno dei suoi alleati in Europa.
Un'eventuale riforma di dublino non svuoterebbe di certo l'Italia di migranti e toglierebbe un argomento enorme di propaganda. Non capisco in base a quale logica tu possa pensare che Salvini sia interessato, ma al di là della logica che non lo sia lo dimostrano ampiamente i fatti.
- che la rotta balcanica sia la principale lo dicono proprio i numeri effettivi.
Se ipotizzi che i numeri potenziali potrebbero sovvertire questo dato stai implicitamente dicendo che utilizziamo la morte in mare come deterrente.
Cosa che confermerebbe il giudizio tutt'altro che privo di argomenti di Carib: agghiacciante.
- Su Marx: non poteva prevedere i flussi migratori odierni così come il cambiamento climatico in corso. Ma infatti non è che va evocato tipo messia o veggente, il punto nel citarlo resta quello di seguire le sue tracce di lavoro.
Rifiuti in toto il termine sovranista ma fai riferimento ad un Marx distorto.
Prendi ad esempio la tesi - quella sul "despotismo orientale" e dello sviluppo storico - di un giovane marx (l'
ideologia tedesca è del 1846), ancora impregnata di determinismo hegeliano e talmente centrale per lo stesso autore da essere pubblicata solo postuma nel 1932, perché il manoscritto venne abbandonato per dare priorità ad opere e argomenti più politicamente rilevanti.
Non solo, se andiamo al merito della questione potrei citarti il Marx maturo de
la guerra civile in Francia e della
critica al programma di Gotha, ambedue del 1870.
Un Marx che ha definitivamente abbandonato qualsiasi determinismo storico perché è prodotto materiale dei soggetti storici in carne e ossa (in merito al "colonialismo necessario") e che critica aspramente i socialisti proprio nel loro ragionare in termini di Stato nazione. Persino a livello di istruzione pubblica (guai a permettere che Chiesa e governo educhino il popolo), figuriamoci sul piano diretto della lotta di classe!
Come ho già avuto modo di dire in passato si confonde un po' troppo spesso Marx con Blanqui.
Non sappiamo cosa avrebbe detto delle migrazioni di massa, ma sicuramente sappiamo come concepiva politicamente la dialettica con lo Stato e, ancor più rilevante, la necessaria alleanza tra lavoratori contro un capitale che si faceva sempre più globale.
Certo che Lenin nel secondo dopoguerra fu costretto ad agire nell'ambito delle nazioni, ma questo cosa c'entra? non mi sembra di vedere alcun governo popolare oggi in Europa costretto a tale necessità. Da quello che vedo ci sono solo governi espressione delle elite, gialloverdi compresi, perché la Lega risponde alla variegata composizione capitalistica settentrionale, mica ai razzisti [...]i che la votano.