In Africa c'è chi aiuta, e chi sfrutta. Non si devono confondere questi due piani.
Qualcuno può permettersi di scrivere certe cose.
Sono in Africa, in una capanna di fango, piove.
C'è un solo televisore nel villaggio, alimentato da una batteria, e tutti lo stanno guardando. È sintonizzato su un canale di notizie, parlano dell'Italia, mostrano le immagini dell'arresto di Carola Rackete. La gente si gira, mi guardano, sono l'unico bianco nel raggio di decine di chilometri, sanno che sono italiano, provo vergogna.
A differenza di Salvini, che parla, insulta e mangia come un maiale all'ingrasso, io sono in Africa, mangio farina e fagioli, a volte anche solo farina, e "li aiuto a casa loro", proprio come predica lui, fra una porchetta e una serata in discoteca.
Non sono un santo, non sono un martire, non sono un volontario. Sono un professionista, ricevo uno stipendio, e faccio il mio lavoro, esattamente come un sacco di altra gente, né più, né meno.
Salvini mi fa schifo, e mi fa schifo quello che sta facendo al mio paese, esattamente come a Salvini facciamo schifo io e tutti coloro che lavorano nelle ONG, e gli fa schifo quello che facciamo tutti i giorni.
Ma c'è un'enorme differenza fra noi e Salvini.
Noi abbiamo ragione, lui fa solo schifo.