Posizioni antropocentriche che fanno ribrezzo e i vaffanculo sono, naturalmente, reciproci, C.d.L.61.
Per la posizione di FD non so che dire: quel che emerge e fa pensare è che tratta di afflato romantico ma su una base illuminista (non riconoscere la natura come madre e pertanto concedere la possibilità all'uomo di emendarla. Vedi Lessing). Noi siamo natura, dice FD, ma la natura non esiste, concetto che più romantico non esiste, quindi noi non esistiamo, direbbe Condorcet.
Essendo anche io molto steronzo sui temi discussi e avendo capito con chi ho a che fare, abbandono la diatriba in quanto non vi è possibilità di convergenza. Ovvio che la mia chiusura è relativa all'argomento in questione e non vale per altri, in cui le vedute sono gradevolmente simili.
Quintino la "natura" viene emendata da qualsiasi essere che viva al suo interno.
Perché ciò che chiamiamo natura non è altro che un'interazione complessa tra forme di vita e materia inorganica.
Non è proprio concepibile che la modificazione umana della natura sia concepita come una sua corruzione, perché equivale a trattare l'essere umano come una specie aliena, venuta da marte e non evolutasi proprio qui.
E invece le stesse metropoli SONO natura. Una natura ovviamente modificata, come i castori che deviano il corso di un fiume (e magari uccidono così migliaia di vite microscopiche), ma in forma notevolmente più complessa.
Non c'è nessuna concessione particolare all'essere umano di poterla modificare, per il semplice fatto che è una proprietà condivisa da ogni essere vivente. Ovviamente poiché cambia la potenza con cui si fa e dunque gli impatti, deve cambiare la consapevolezza.
La natura non esiste come entità organica, esiste come contesto biologico eterogeneo.
Quindi no, il tuo sillogismo è sbagliato, perché rende univoco il concetto di natura, mentre io ho smentito solo la tua accezione: noi siamo natura-relazione insieme a tutto ciò che ci circonda, la natura-madre non esiste.
Il problema dell'essere umano oggi non è quello di modificare la natura, che in quanto interazione non può che essere modificata da chi ne fa parte.
Ma che le sue modifiche non si pongono in equilibrio con il contesto circostante, ma in uno squilibrio volto all'autoaccrescimento senza limiti a cui consegue il soffocamento del contesto, della "natura".
Da cui il paragone medico che io trovo molto azzeccato.