Lo scorso anno, una mia carissima amica mi rivelò, dopo tanti anni che ci conosciamo che i suoi genitori erano morti nel disastro aereo di Montagna Longa. Sapevo che aveva perso i genitori quando era molto piccola ma non aveva mai parlato delle cause o delle ragioni.
Erano gli unici due francesi su quell'aereo. Nel maggio maggio del 2022 sono stati 50 anni e, per la prima volta, ha deciso di fare i conti con questo dramma personale (aveva 2 anni al momento della tragedia) e scendere in sicilia per visitare il luogo del dramma. Il sindaco di palermo lo scorso anno ha deciso di apporre una targa e dare il nome dei caduti di Montagna Longa a una piazza della città. L'ho aiutata nel tradurre gli scambi con l'associazione delle vittime e alcuni giornalisti. Uno dei quali da tanti anni studia quella tragedia e ha scritto un libro che la mia amica mi ha regalato.
Un caso abbastanza sconosciuto dal grande pubblico ma che ha punti oscuri importanti.
ma dai, che storia la tua amica, una sceneggiatura, lei piccola, il ritorno nel luogo dove sono morti i genitori... struggente.
"Montagna Longa" è stato un impatto devastante per la città. certo, era un modo di dire esagerato, lo capisco, ma il concetto "tutti conoscono o hanno perso qualcuno su quell'aereo" era la prassi, forse perché molti di loro erano noti (politici, giornalisti, il regista Franco Indovina, il figlio di Vicpalek, professionisti). nel mio condominio, per dire, abitavano i genitori anziani di un signore morto nell'accaduto.
io so solo che il timore per gli aerei cominciò lì, ingigantito poi certo da tutte le tragedie successe nel tempo, costante palermitana, una tassa figlia dei nostri spostamenti isolani obbligati, a quanto pare non solo destino ineluttabile ma anche "aiutato" come nel caso di Ustica e forse anche questo di Montagna Longa. da bambina non potevo guardare la montagna in lontananza, in campagna, senza provare angoscia pura. poi lo shock del caccia sui tetti. poi Ustica, 1980, a fortificare il dolore della città, anche qui, racconti, episodi, leggende metropolitane di bocca in bocca a susseguirsi. ma prima di Ustica, 23 dicembre 1978, altro disastro, questa volta l'aereo cade in acqua davanti la pista d'atterraggio, con il suo carico di palermitani e siciliani a ritornare a casa per le feste di Natale. 108 morti, ma 21 si salvano. e tra questi 21, come ho già raccontato una volta, il nipote di mia zia. le lacrime incredule di mia zia seduta al tavolo del soggiorno, ricordo indelebile. su questa tragedia perlomeno non si hanno dubbi, sembra essere stato veramente un errore umano.
insomma, una convivenza obbligata, come dicevo. isola siamo. e non puoi prendere sempre la nave. se sono a Roma, in un certo qual modo, è anche frutto di sta ovvietà. mio padre, che faceva il sindacalista, il lunedì mattina prendeva l'aereo a Punta Raisi, andava a Roma, lavorava e viveva lì, in foresteria, e tornava a casa il venerdì sera. due giorni con noi e poi il rientro a Roma. così per anni, fino alla scelta del trasferimento definitivo, anche per tali motivi di pesantezza costanti. e così siamo andati via.
vabbè dai, scusate i ricordi, colpa dell'argomento.