Alcuni contributi alla discussione con elementi che non sento neanche citati da molti personaggi "autorevoli" che intervengono sulla vicenda:
Da
https://www.nextquotidiano.it/storia-charlie-gard/
chi volesse approfondire la questione dei diritti potrebbe ad esempio andare sul sito del Great Ormond Street Hospital dove troverebbe i riferimenti per poter leggere le sentenze della High Court, della Court of Appeal
In tutti i tre gradi di giudizio gli esperti hanno concordato su un fatto: Charlie Gard non può essere salvato, non può essere curato e non è possibile ridurre il danno cerebrale che ha subito in seguito alle crisi epilettiche sopraggiunte dal 9 gennaio 2017. La scienza medica, cui Renzi chiede un ultimo tentativo, ha già fatto tutto quello che è umanamente possibile per Charlie Gard.
però non si chiede cos’è nel migliore interesse del cucciolo. Quello lo hanno fatto i medici del GOSH
Charlie Gard sta morendo, sta morendo da quando è stato ricoverato in ospedale per una malattia genetica per la quale non esiste cura. Sta morendo da quando dopo l’ennesima crisi epilettica ha subito un danno cerebrale grave e irreversibile.
Si chiede sostanzialmente che una cura che non è stata sperimentata nemmeno sui ratti e che non è stata studiata come risposta alla mutazione genetica di cui è affetto Charlie venga usata su un bambino di nove mesi.
Ma cosa manca nel discorso? Proprio lui, Charlie. Sono i genitori ad essere pronti “ad esporsi ad altre pene”. Questo nonostante il medico statunitense da loro contattato abbia detto che la terapia è inutile e prolungherebbe solo le sofferenze di Charlie. La stessa conclusione cui sono giunti i tribunali inglesi. E la stessa cosa che dicono i medici del GOSH.
Si rivendica la consapevolezza dell’imperfezione della vita e di “di non poter mai scegliere per l’altro”. Che è esattamente quello che stavano facendo i genitori di Charlie per il figlio. Ed è per quello che i medici che lo hanno avuto in cura da quando è nato hanno deciso di rivolgersi al tribunale.
I medici hanno difeso il diritto di Charlie a vivere una vita dignitosa senza sofferenze quando i genitori avrebbero voluto – nella loro comprensibile disperazione – tentare di prolungarla anche solo di un attimo. I tribunali hanno deciso che i genitori di Charlie non stavano più agendo in nome del migliore interesse del bambino. Una tragica lezione di diritto a tutti coloro che in queste ore si riempiono la bocca di proclami sui “tribunali disumani” e su condanne a morte e che dimenticano che dall’altra parte c’è una vita di torture. Quanta pietà in questa seconda opzione.