Ancora con questo "nulla in cambio".
Ma perché tu invece hai le tue libertà senza nulla in cambio? a me non pare.
Semplicemente tu noti lo scambio che ti sembra anomalo mentre accetti di buon grado quello che ti sembra
normale. Vale anche per loro.
Per prospettiva culturale si intende esattamente questo.
Pensare che FB sia in potenza fonte di libertà perché permette di informarti è un'affermazione quantomeno discutibile. Ma dovremmo approfondire epistemologicamente come avviene la conoscenza, come si afferma un regime di verità e dunque se effettivamente l'affermarsi di forme come i social ti aiutano nell'essere più libero o l'esatto contrario.
Anche al netto di Maria De Filippi.
L'idea che hai trasuda - come è ovvio che sia - della nostra cultura.
Perché quella che tu indichi come potenza, il "potenzialmente potrei informarmi" è proprio il riflesso dell'individuo astratto liberale di formazione occidentale. Ma non è un assoluto eh, è un concetto passibile di svariate critiche.
Ad esempio che sia un soggetto del tutto irreale, perché le interazioni umane individuali non avvengono nell'orizzontalità dell'esempio astratto, ma all'interno di gerarchie e rapporti di potere che falsificano la potenzialità che tu dai per assodata.
Ma per capire, é etnocentrico dire che sostenere che i cinesi se non sono soddisfatti del governo cinese se ne possono andare per il mondo?
Perché a me me pare una cazzata bella grossa (senza considerare le difficoltà logistiche e burocratiche che troverebbero nei paesi di destinazione).
Gli uiguri hanno libertà perché nei lager in cui sono possono (forse, credo) mangiare e stare al caldo?
edit: per me un essere umano libero non é colui che ha accesso a facebook, non é colui che ha da mangiare (cosa, come?) cioé non mi sembra un discorso da tagliare con l'accetta in questa maniera.
Cioé, va bene l'etnocentrismo pero' non sbragamo.
non ho fatto riferimento alle politiche di emigrazione, dunque non capisco perché fai questo esempio.
Tuttavia, per capirci, dovremmo anche considerare che cosa garantisce lo stato ad un cittadino alla nascita.
Se garantisce istruzione fino ai massimi livelli è ragionevole che ci sia un divieto a emigrare non in assoluto, ma per tot anni. è una questione di costi e di restituzione alla collettività.
In forma minore avviene anche in Italia. Se io faccio un dottorato a spese del mio ente una volta terminato devo stare almeno due anni.
Se l'Italia ti paga tramite l'aeronautica il brevetto di volo, la ferma dura 12 anni. Perché quella specifica formazione è, in rapporto all'Italia, molto costosa.
Dobbiamo considerare lo sviluppo storico e la situazione nel quadro internazionale dei singoli paesi.
In un paese che affronta enormi costi per formare i suoi paesi e soggetto all'attrazione esterna dei livelli di reddito occidentali, emigrare è un costo netto non ripagato in alcun modo.
Lo stesso problema, non a caso, ce l'ha pure Cuba.
é ovvio che se consideriamo tale libertà in assoluto, destoricizzando la situazione di un paese europeo rispetto a un altro, si, stiamo affrontando la questione in termini etnocentrici.
Sugli uiguri: a me non risulta che si venga chiusi nei lager in quanto uiguri.
Ma che ciò avvenga - fatto altrettanto esecrabile - in contrasto all'islamizzazione presente in quella comunità. Particolarità: ciò avvenne in particolare a seguito dell'11 settembre.
Faccio solo notare che questo fenomeno non è peculiare della Cina, l'India democratico-liberale ha adottato - in particolare dopo l'11 settembre - politiche analoghe nei confronti delle minoranze islamiche.
Anzi, i cinesi li
rieducano, gli indiani - soprattutto sotto il governo del BKP - li massacrano direttamente.
Non capisco dunque perché in merito ci si concentri sulla cina. Anche qui, il timore è che il discorso sia orientato da un etnocentrismo che vuole additare la Cina in qualità di Altro politico, piuttosto che il trattamento delle popolazioni Islamiche in Asia centrale.
Non sbragamo, concordo.
Se vogliamo affrontare le vessazioni che affliggono le popolazioni islamiche in quei territori mi sembra un tema serissimo, soprattutto perché abbiamo avuto grande responsabilità attraverso una diffusione smodata dell'islamofobia su cui le due potenze in oggetto - Cina e India - hanno fondato le loro politiche discriminatorie.
Cioè, se quelli fanno Guantanamo mo te pare che io non posso fa lo Xinjiang?