Combatti la guerra non le guerre

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Online FatDanny

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Re:Combatti la guerra non le guerre
« Risposta #40 il: 19 Mar 2025, 20:53 »
Uff... Non ho detto se hai i social o meno, se hai la tessera di azione o meno, ma che ricalchi in modo significativo quegli argomenti,che ho riassunto con l'appellativo "social lib".
Per altro non ho chiamato te caprone, ma i marginalisti che fanno questa cosa in economia, dunque perché rispondere come l'avessi detto a te?

Non è che usare quei termini "faccia qualcosa di te", semplicemente è una forma per accreditarsi del tutto superflua.
Infine, non ho detto che so dove e come spendere, proprio perché non sono competente in materia ma che SE l'obiettivo sono tecnologie difensive contro i potenziali offensivi della Russia perché chiamarlo RIARMO?

Offline cartesio

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Re:Combatti la guerra non le guerre
« Risposta #41 il: 19 Mar 2025, 21:32 »

Ossia che ripeti a pappardella i leit motiv utilizzati dai lib sui social (lib non come Liberali, corrente teorico-politica di cui discuto con cartesio, ma come gentaglia di centro che ha le sue bolle sui social).

Lo vedi che te le tiri?
Perché usare la sigla "lib" per indicare "gentaglia di centro che ha le sue bolle sui social"?
Perché non "cen" se sono di centro, o qualcosaltro?

Online FatDanny

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Re:Combatti la guerra non le guerre
« Risposta #42 il: 19 Mar 2025, 22:28 »
Oddio, ho usato un diminutivo di uso comune su X, che va a indicare proprio quel segmento lì. Non ho deciso io la sigla, l'ho solo ripresa.
L'avessi inventata io avrei proposto cen così eravamo tutti più contenti ma "i cen" non lo usa nessuno, "i lib" si.
Cosi come si dice propal o boomer o rossobruno, anche se il primo magari è solo uno che critica israele, il secondo nato 20 anni dopo il boom economico e il terzo un neofascista.
Non è un trattato di teoria politica in questo caso, ma una definizione di massima.

Offline Warp

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Re:Combatti la guerra non le guerre
« Risposta #43 il: 20 Mar 2025, 19:56 »
Ora è partita la distrazione di massa sul manifesto di Ventotene. Che roba contessa.
Tutto un proliferare di gente che ci racconta della centralità del manifesto di Ventotene nella storia dell’europa.
Ma dove sta nei trattati il manifesto di Ventotene?
Qualcuno crede che Ursula bomber leyen o la kallas o fritzi merz da black rock abbiano letto il manifesto di Ventotene? Probabilmente ne hanno sentito parlare giusto perché un’ala del palazzo della commissione a Brussel porta il nome di spinelli e basta.
Questi signori insieme a quelli che oggi cantano le lodi del manifesto di Ventotene sono quelli che hanno smantellato lo stato sociale, il diritto alla salute e al lavoro.
Quelli che hanno fatto crollare il potere di acquisto dei salari (ammesso ieri dallo stesso Draghi) ed hanno ridotto la classe lavoratrice a morire di lavoro, i cantori della gig economy e dei master of the universe bezos, musk, zuckemberg e compagnia brutta prima che diventassero cattivi e trumpiani ovviamente.
Cosa ha a che fare il manifesto di Ventotene con la sospensione della volontà popolare nazionale, visto che le decisioni sono state sottratte agli organi eletti dei singoli paesi (il famoso "ce lo chiede l'Europa") e al loro controllo democratico e vengono prese da organismi non eletti?
Oggi scopriamo che fare  debiti per favorire l'industria delle armi e salvare l'industria tedesca si può fare mentre in Grecia sono stati compiuti veri e propri crimini contro l'umanità come se ne compiono ancora oggi nei mari e lungo i confini della fortezza europa dove la gente viene lasciata morire di fame e stenti.
Ma soldi per loro non ce ne sono.
Il manifesto di Ventotene scritto 80 anni fa in un mondo lontanissimo da quello di oggi è un nulla che serve adesso solo come foglia di fico a qualche partito, leggi il PDR (partito democratico di repubblica) per non parlare delle politiche antidemocratiche e antipopolari che hanno caratterizzato gli ultimi trent'anni di UE.
Tutto inutile, signori, siamo al capolinea, tra poco si scende.
Re:Combatti la guerra non le guerre
« Risposta #44 il: 23 Mar 2025, 12:45 »
Quanti di questi numeri sono investment spending e quanti operational costs? Si è tenuto conto della Military Purchasing Power Parity? La questione è complessa, come il momento storico.
Non dimentichiamo come la Russia ha per anni cercato di rendersi insostituibile dal punto di vista energetico con prezzi bassi e mazzette varie ai politici nazionali di turno per trovarsi poi una europa totalmente dipendente. Strategicamente è stata una mossa riuscita quella di affidarsi energicamente alla russia? Probabilmente no, nel breve tempo lo è stata economicamente, ma nel lungo periodo si è rivelata disastrosa.
800Mld Troppi? troppo pochi? Soprattutto come? Ripeto, per me è giusto cercare di essere finalmente indipendenti militarmente soprattutto dai finti amici states, attendiamo di vedere le reali modalità di attuazione di questo piano, prima di gridare all'europa

da quello che ho scritto (e diciamo anche dallo stato oggettivo delle cose, ma vabbe') mi pare chiaro da che parte stanno l'innovazione e la purchasing power. e direi che li' resteranno per il prevedibile futuro, non avendo noi ne' energia ne' materie prime per fare nulla. perche' il riarmo eu non e' un problema in primis ideologico ("e' giusto o non e' giusto?") o di soldi ("800 sono pochi? famo 900"), ma materiale. leggiti il rapporto eurostat sull'energia di mar-25, vai a vedere quanto paghiamo e a chi. guarda i costi che si sostengono per il LNG (senza il quale oggi avremmo le industrie ferme). ricordi il "cartello dei compratori" di von der leyen, quello che doveva avere la purchasing power perche' "tutti vogliono fare affari con noi"? guarda che fine ha fatto... cioe' la dicotomia strategia riuscita/non riuscita secondo me manca proprio il bersaglio.
e anche ammesso che la eu voglia veramente "riarmarsi" e non solo raccogliere fondi per ingessare tutti assieme, perche' i nostri pusher dovrebbero sostenere un "riarmo" che tutt'ora sbandieriamo apertamente essere contro di loro? i singoli paesi possono armarsi, se trovano motivazioni, consenso e risorse (soldi), e se ritornano a buoni rapporti coi paesi da cui devono acquistare energia e materie. la eu, divisa su tutto, non puo' fare una beata mazza, secondo me. e' solo propaganda.
Re:Combatti la guerra non le guerre
« Risposta #45 il: 23 Mar 2025, 13:24 »
A questo punto smantelliamo l'esercito italiano, tanto così come è attualmente è sostanzialmente inutile in un vero conflitto moderno. La guerra in pochi anni è completamente cambiata, vogliamo rimanere fermi? Ok smantelliamo tutto, w la pace e abbasso la guerra. Nessuno sano di mente vuole un conflitto bellico, come nessuno vuole i ladri in casa, ma la porta blindata, il cane da guardia e l'antifurto meglio averli oppure no? o si fa propaganda?  Poi se vogliamo credere alla favole dei fiori che spuntano dal fucile o a Conte( :o) alzo le mani e mi autocatalogo nei guerrafondai bianchi etero  :=))
SFL
Che maschio alfa. Che membro immensamente grande e potente. Kratos di God of war. Un grande. Sei un grande. Fame distruzione pestilenza VINCEREMO! WOKE PETAL CALENDA ARMY

Offline Warp

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Re:Combatti la guerra non le guerre
« Risposta #46 il: 23 Mar 2025, 14:18 »

A chi pensiamo di venderli i tank poi ce lo spiegheranno quelli bravi.


Offline zorba

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Re:Combatti la guerra non le guerre
« Risposta #47 il: 23 Mar 2025, 15:57 »
A chi pensiamo di venderli i tank poi ce lo spiegheranno quelli bravi.



Strano, in genere i veicoli elettrici sono carissimi...

 :=)) :=)) :=))
Re:Combatti la guerra non le guerre
« Risposta #48 il: 24 Mar 2025, 09:11 »
Che maschio alfa. Che membro immensamente grande e potente. Kratos di God of war. Un grande. Sei un grande. Fame distruzione pestilenza VINCEREMO! WOKE PETAL CALENDA ARMY
Dagli all'untore!

Offline Warp

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Re:Combatti la guerra non le guerre
« Risposta #49 il: 24 Mar 2025, 18:50 »
I fondi pensione si buttano nel business del riarmo. Tfr usati per finanziare la costruzione di missili e carri armati

DI MAURO DEL CORNO

Parecchi operatori stanno rivendendo le politiche di esclusione dei produttori di armi dai possibili investimenti. Tra le motivazioni non vengono mai citati i lauti profitti attesi: ci si giustifica affermando che la finanza si mette al servizio del piano di riarmo europeo

Prima c’era stato il ritorno di fiamma per i combustibili fossili e le compagnie petrolifere, tornati molto redditizi con la crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina. Ora il nuovo amore degli investitori, inclusi i fondi pensione europei, sono le armi. Persino i fondi Esg, in teoria esplicitamente ispirati a standard etici, hanno introdotto vari escamotage per non lasciarsi sfuggire i nuovi affari. Ad esempio argomentando che finanziare la produzione di bombe, missili, jet, carri armati e quant’altro è un modo per difendere le democrazie. Si ricordi che, effetti, i big europei della difesa stanno mettendo a segno performance borsistiche da lustrarsi gli occhi. In un anno le azioni di Leonardo sono cresciute di oltre il 100%, quelle della tedesca Rheinmetall addirittura del 203% mentre la francese Thales ha dovuto “accontentarsi” di un + 65%.

Come segnala l’agenzia Bloomberg, anche parecchi fondi pensione europei hanno deciso di conseguenza di rivedere le loro politiche di esclusione dei produttori di armi dai possibili investimenti. La cosa piuttosto comica è che tra le motivazioni non vengono mai citati i lauti profitti attesi, ma ci si giustifica affermando che la finanza si mette al servizio del piano di riarmo europeo. Quasi fosse un sacrificio dettato da un disinteressato moto di solidarietà.

Ad esempio, il più grande fondo pensione europeo, Stichting Pensioenfonds ABP, che raccoglie i contributi degli insegnanti olandesi, ha fatto sapere di avere già importanti investimenti nell’industria delle armi ma di essere pronto ad aumentarli in supporto al piano Ue. Il fondo danese Pfa Pension, che gestisce circa 120 miliardi di euro, afferma che il consiglio di amministrazione sta lavorando alla rimozione anche del divieto di investire in gruppi che producono componenti per le armi nucleari.

L’AkademikerPension danese, con 20 miliardi gestiti, ha a sua volta avviato le procedure autorizzative per accrescere l’esposizione sui produttori di armi, persino verso quelli che costruiscono i cosiddetti ordigni controversi (mine antiuomo, munizioni a grappolo, armi chimiche e biologiche, frammenti non rilevabili, fosforo bianco, armi laser accecanti e uranio impoverito). “Ci troviamo in una situazione eccezionale”, ha detto in un’intervista l’amministratore delegato Jens Munch Holst. “È una lotta per la democrazia e senza democrazia non esistiamo. È un problema esistenziale”.

E in Italia? IlFattoquotidiano.it ha chiesto ad alcuni dei più importanti protagonisti del settore della previdenza integrativa quale sia il loro orientamento. Cometa, uno dei più grandi fondi di categoria, che raccoglie il denaro dei lavoratori del settore metalmeccanico, fa sapere di essere dotato di una procedura per garantire il rispetto della Legge 9 dicembre 2021. La legge contrasta il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo, insomma le armi controverse di cui si è già fatto cenno. A parte questo vincolo, non viene fatta menzione di particolari politiche tese a tenere fuori dai portafogli le azioni o le obbligazioni di aziende che costruiscono armi convenzionali.

Previndai, altro big italiano della previdenza integrativa, adotta la medesima linea. “Per quanto riguarda il settore della difesa, si adottano criteri di esclusione per le così dette “armi controverse”, che dunque non rientrano nei portafogli. Non sono previste revisioni dell’asset allocation strategica per aumentare l’esposizione al settore della difesa né revisioni dei filtri di esclusione adottati”, fa sapere il fondo dei dirigenti industriali a Ilfattoquotidiano.it.

Stessa posizione per il colosso tedesco Allianz che in Italia ha una variegata offerta di prodotti previdenziali. L’esclusione delle armi controverse da qualunque portafoglio, inclusi i fondi pensione, è la politica adottata pure dal gruppo Intesa Sanpaolo. Come per gli altri, però, nessun veto o limite per gli investimenti in costruttori di armi che non rientrano tra quelle “non convenzionali”, come ad esempio le già menzionate Leonardo, Rheinmetall, Thales etc. Assofondipensione, l’associazione di categoria dei fondi integrativi, si limita a confermare che le previsioni normative sono quelle della Legge 220, mentre i fondi pensione possono prevedere (e in alcuni casi lo hanno fatto) ulteriori esclusioni a livello di propria politica di investimento/sostenibilità.

Anche questi elementi sono da tenere in considerazione quando si decide se tenere il proprio Tfr in azienda oppure destinarlo ai fondi pensione, immettendo così il proprio denaro nei mercati finanziari. Utile sapere che, se affidato ai fondi della previdenza complementare, può andare anche a sostenere i piani di riarmo, essendo investito in aziende che costruiscono missili, carri armati, caccia militari, cannoni, etc.. Si può naturalmente non avere nulla in contrario, basta però esserne consapevoli.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/03/24/i-fondi-pensione-si-buttano-nel-business-del-riarmo-tfr-usati-per-finanziare-la-costruzione-di-missili-e-carri-armati/7912199/
Re:Combatti la guerra non le guerre
« Risposta #50 il: 26 Mar 2025, 10:56 »
Il piano choc dell'Europa in caso di guerra: cibo, medicine e batterie per tre giorni

di Francesca Basso

Corriere.it



BRUXELLES - Il punto di partenza è la relazione dell’ottobre scorso dell’ex presidente finlandese Sauli  Niinistö su come «Rafforzare la preparazione e la prontezza civile e militare dell’Europa». Oggi la Commissione europea presenta la strategia di preparazione e gestione delle crisi, concentrandosi sulle misure civili: la «Eu Preparedness Union Strategy» prevede trenta azioni chiave per affrontare le emergenze, che vanno dal rischio di un conflitto (i timori dei Paesi confinano con la Russia sono molto elevati) alle catastrofi ambientali, dagli attacchi informatici alle pandemie.

La commissaria Ue per la Gestione delle crisi Hadja Lahbib ha spiegato in un’intervista all’Afp che «sosterremo gli Stati membri nel mettere insieme quella che chiamiamo una borsa della resilienza, in modo che tutti i cittadini siano pronti a resistere, a essere strategicamente autonomi per almeno 72 ore». Un kit di sopravvivenza che dovrà contenere una decina di prodotti ritenuti essenziali, tra cui acqua, medicinali, una torcia, documenti d’identità, fiammiferi, cibo. Un’altra proposta è quella di creare una «giornata nazionale di preparazione» per sensibilizzare sulla necessità di essere pronti a qualsiasi catastrofe nell’Ue. È prevista anche una strategia specifica per le scuole.


La bozza del documento che sarà approvato oggi, visionata da El País, propone la creazione di un comitato di crisi speciale in cui saranno rappresentati la Commissione Ue, l’Alto rappresentante per la politica estera e i 27 Stati membri, che riceveranno il sostegno delle agenzie europee nazionali. «L’identificazione precoce di rischi e minacce — spiega il documento — può far guadagnare tempo prezioso e aiutare a prevenire le crisi o facilitarne la gestione e minimizzarne l’impatto». La Commissione vuole anche accelerare i piani per ampliare il suo servizio di analisi e intelligence, il Centro unico di analisi dell’intelligence dell’Ue, l’ente che riceve informazioni civili e militari dalle agenzie di spionaggio dei Paesi membri. Bruxelles creerà anche una piattaforma digitale in modo che cittadini e viaggiatori abbiano informazioni sui rischi e sulle opzioni disponibili (ad esempio i rifugi) in caso di crisi. Inoltre propone di coordinare a livello Ue le riserve strategiche di medicinali, materie prime essenziali, energia e cibo.



Offline mr_steed

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Re:Combatti la guerra non le guerre
« Risposta #51 il: 26 Mar 2025, 15:31 »
Il piano choc dell'Europa in caso di guerra: cibo, medicine e batterie per tre giorni

di Francesca Basso

Corriere.it



BRUXELLES - Il punto di partenza è la relazione dell’ottobre scorso dell’ex presidente finlandese Sauli  Niinistö su come «Rafforzare la preparazione e la prontezza civile e militare dell’Europa». Oggi la Commissione europea presenta la strategia di preparazione e gestione delle crisi, concentrandosi sulle misure civili: la «Eu Preparedness Union Strategy» prevede trenta azioni chiave per affrontare le emergenze, che vanno dal rischio di un conflitto (i timori dei Paesi confinano con la Russia sono molto elevati) alle catastrofi ambientali, dagli attacchi informatici alle pandemie.

La commissaria Ue per la Gestione delle crisi Hadja Lahbib ha spiegato in un’intervista all’Afp che «sosterremo gli Stati membri nel mettere insieme quella che chiamiamo una borsa della resilienza, in modo che tutti i cittadini siano pronti a resistere, a essere strategicamente autonomi per almeno 72 ore». Un kit di sopravvivenza che dovrà contenere una decina di prodotti ritenuti essenziali, tra cui acqua, medicinali, una torcia, documenti d’identità, fiammiferi, cibo. Un’altra proposta è quella di creare una «giornata nazionale di preparazione» per sensibilizzare sulla necessità di essere pronti a qualsiasi catastrofe nell’Ue. È prevista anche una strategia specifica per le scuole.


La bozza del documento che sarà approvato oggi, visionata da El País, propone la creazione di un comitato di crisi speciale in cui saranno rappresentati la Commissione Ue, l’Alto rappresentante per la politica estera e i 27 Stati membri, che riceveranno il sostegno delle agenzie europee nazionali. «L’identificazione precoce di rischi e minacce — spiega il documento — può far guadagnare tempo prezioso e aiutare a prevenire le crisi o facilitarne la gestione e minimizzarne l’impatto». La Commissione vuole anche accelerare i piani per ampliare il suo servizio di analisi e intelligence, il Centro unico di analisi dell’intelligence dell’Ue, l’ente che riceve informazioni civili e militari dalle agenzie di spionaggio dei Paesi membri. Bruxelles creerà anche una piattaforma digitale in modo che cittadini e viaggiatori abbiano informazioni sui rischi e sulle opzioni disponibili (ad esempio i rifugi) in caso di crisi. Inoltre propone di coordinare a livello Ue le riserve strategiche di medicinali, materie prime essenziali, energia e cibo.


3 giorni sarebbe il limite massimo di resistenza armata di qualsiasi paese europei in caso di una guerra?

e dopo i 3 giorni si muore di fame?

sempre a patto che non si tratti di una guerra atomica ovviamente....

Offline Warp

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Re:Combatti la guerra non le guerre
« Risposta #52 il: 26 Mar 2025, 18:48 »
e dopo i 3 giorni si muore di fame?
adamuri'  :)

Offline mr_steed

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Re:Combatti la guerra non le guerre
« Risposta #53 il: 26 Mar 2025, 19:14 »
adamuri'  :)

«Tranquilli, con le cose che si possono portarsi dietro per 72 ore ci si può fare pure la pasta alla puttanesca: pasta, salsa di pomodoro, capperi. Io la adoro».

https://www.open.online/2025/03/26/kit-sopravvivenza-ue-crisi-hadja-lahbib-pasta-video/



Offline LaFonte

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Re:Combatti la guerra non le guerre
« Risposta #54 il: 26 Mar 2025, 23:36 »
3 giorni sarebbe il limite massimo di resistenza armata di qualsiasi paese europei in caso di una guerra?

e dopo i 3 giorni si muore di fame?

sempre a patto che non si tratti di una guerra atomica ovviamente....

L'idea è che entro 3 giorni la macchina dell'emergenza si sia messa in moto e riesca a fornire quel che serve.
Facile ironia a parte, non serve una guerra per dover usare un kit di emergenza. Alluvione, sisma, eruzione vulcanica... quando capitano nelle prime 24 ore difficilmente si riesce ad avere soccorsi 100% operativi, e uno deve cavarsela da solo.
Per queste evenienze un kit è utilissimo. Ma da operatrice del volontariato di protezione civile divento una iena quando vedo che sti messaggi vengono lanciati in un modo tanto dem.enz.iale!  E' il modo perfetto per farli prendere sottogamba o rigettare in blocco solo per via del contesto in cui sono lanciati ("ci vogliono terrorizzare con una guerra che  non ci sarà") o per via di chi li lancia ("sti guerrafondai di Bruxelles").
Peraltro, ste campagne di sensibilizzazione esistono da anni!!
Re:Combatti la guerra non le guerre
« Risposta #55 il: 27 Mar 2025, 10:07 »
L'idea è che entro 3 giorni la macchina dell'emergenza si sia messa in moto e riesca a fornire quel che serve.
Facile ironia a parte, non serve una guerra per dover usare un kit di emergenza. Alluvione, sisma, eruzione vulcanica... quando capitano nelle prime 24 ore difficilmente si riesce ad avere soccorsi 100% operativi, e uno deve cavarsela da solo.
Per queste evenienze un kit è utilissimo. Ma da operatrice del volontariato di protezione civile divento una iena quando vedo che sti messaggi vengono lanciati in un modo tanto dem.enz.iale!  E' il modo perfetto per farli prendere sottogamba o rigettare in blocco solo per via del contesto in cui sono lanciati ("ci vogliono terrorizzare con una guerra che  non ci sarà") o per via di chi li lancia ("sti guerrafondai di Bruxelles").
Peraltro, ste campagne di sensibilizzazione esistono da anni!!

Ma infatti, questa è una cosa che esula da una possibile guerra. Vale per qualsiasi situazione in cui siamo costretti fuori casa ( o anche in casa senza acqua ed elettricità magari ) per un breve periodo di tempo, anche appunto a seguito di un terremoto o qualsiasi altra calamità. Tra l'altro vedo che nei titoli o comunque nel far notare questi articoli non si mette quasi mai in evidenza una delle cose più importanti, mantenere la temperatura corporea, magari con delle coperte termiche che occupano pochissimo spazio.
Tempo fa ho lavorato in Algeria al confine con la Libia e ricevemmo una formazione su cosa fare in caso di attacco terroristico ( era dopo i fatti di Tigentourine ) e nello zaino sotto al letto ci doveva sempre essere la coperta termica, un telefono satellitare, cibo, coltello/multiuso e torcia.

Detta come la dicono loro pare che dobbiamo entrare in guerra domani e stare pronti a sparare
 

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