Non ogni decisione di un'autorità giudiziaria è, a sua volta, necessariamente neutra e, in effetti, negli ultimi tempi si sta assistendo a una sempre maggiore politicizzazione anche degli organi di garanzia, quale appunto la corte costituzionale.
Nella fattispecie, quella romena è interamente di nomina politica (tre membri scelti dal presidente e tre da ciascuna delle due camere), senza alcuna componente di provenienza dagli organi della magistratura come in Italia. Inoltre, è vero che la costituzione le affida il potere (art. 146, lett. f) di "assicurare l'osservanza delle procedure per l'elezione del presidente", ma almeno in linea di massima si tratta di vigilanza formale-istituzionale, non certo di un potere nel merito e tanto meno esercitabile soltanto ex-post per mettere in discussione un risultato non gradito.
Sul punto non posso che essere pienamente d'accordo con FD, perché ormai in troppi paesi e occasioni si usano metri di valutazione anche diametralmente opposti a seconda delle convenienze e, in generale, l'aver reso parecchi organi di garanzia nei fatti molto meno "neutri" di quel che dovrebbero essere è una distorsione finora funzionale all'asservimento di determinati poteri ma che domani potrebbe ritorcersi loro contro. E comunque, quando viene meno la fiducia nelle garanzie e la loro condivisione da parte dei cittadini, beh, è il modello stesso di Stato a traballare, con conseguenze difficilmente prevedibili.