non è mia, ma la condivido abbastanza.
Il mago pannello, un balordo teramano col vizio del gioco, poi radicalmente cambiato, come lo dipinse Paz, è uno degli uomini pubblici italici più sopravvalutati di sempre, una specie di David Bowie della politica: furbo istrione con qualche trovata geniale a inizio carriera ma che non ne azzecca una da 30 anni.
Trovate geniali tipo quella di intestarsi la vittoria nel referendum sul divorzio, promosso dai cattolici vs una legge dello stato ma tuttora qualcuno è convinto che esista il divorzio grazie a pannella, e vincere perdendo quello sulla 194.
Il tutto alla guida di un partito che malgrado i voti dei diciottenni raccattava meno voti del PSDI di pietro longo.
La altre nobili battaglie di pannella e dei suoi pards contro la partitocrazia, il finanziamento pubblico, il proibizionismo mi evocano ricordi di happening festosi, ostruzionismi parlamentari al limite del demenziale, flash mob ante litteram, leggendari digiuni a base di cappuccini, pornostar e terroristi in parlamento, ma attendo fiducioso che qualcuno mi spieghi cosa abbiano prodotto oltre alla sovraesposizione mediatica di un ego francamente mostruoso.
Tanto da trasformare la nobile etichetta in una volgare lista pannella, partito bottega anni prima che nascesse il famigerato partito azienda.
Altro? Si. Ha messo al mondo politico un paio di generazioni di eredi da panico: tra i quali capezzone e rutelli.