Attenzione pero' a interpretare la realtà francese sotto il prisma della politica italiana (ma europea in generale). In Italia, ma anche in Germania, le coalizioni sono una maniera assolutamente normale (e secondo me anche giusta) di fare politica. Da più di 60 anni in Francia il maggioritario, spinto da una legge elettorale a doppio turno, è quasi una religione. Associato a un potere presidenziale a cui la costituzione formale da poteri relativi mentre quella formale lo rende arbitro abbastanza determinante della vita politica del paese. Insomma, sono abituati al chi vince prende tutto.
Per la prima volta il parlamento si divide in 3 grandi campi. Non ci sarà la forza politica che prenderà tutto, non ci sono i numeri. Tocca mettersi d'accordo.
Detto questo, anche qui, da ieri sera, ci sono i moderati che gongolano. I marconisti hanno limitato le perdite, che restano comunque notevoli e questa limitazione la devono soprattutto al grande movimento popolare che ha spinto i cittadini alle urne. Insomma hanno vinto con tantissimi voti di sinistra. Addirittura gongolano anche i vecchi gollisti, gente che ha veramente sulla coscienza la situazione complessa di questo paese. Ieri sera, addirittura è rispuntato François Cope, il vecchio accolito di Sarkozy (per dire del vento di novità) a urlare che avevano comunque vinto anche loro.
E poi, comunque, bisogna tener presente che il RN neofascista ha preso sempre più di 10 milioni di voti. Sono tanti, comunque que sono tanti. Tocca andarli a recuperare.
Marine Le Pen ieri era furiosa ma sa che comunque si porta a casa un risultato storico per loro. Non quello che tutti (non solo loro) immaginavano ma raddoppiano il numero di deputati.
E poi c'è il Fronte Popolare. Si, hanno vinto loro le elezioni, se veramente si deve dare la palma del vincitore a qualcuno. Le hanno vinte soprattutto perché hanno costruito una macchina elettorale in meno di due settimane che è riuscita a risollevare le forze assopite di questo paese e a invertire una tendenza che sembrava irrimediabile. Qui si parlava di ondata delle estrema destra.
Melenchon è simpatico come la sabbia sul pisello, ma se oggi c'è una sinistra in Francia lo dobbiamo a lui. Quando il partito socialista era ai minimi storici con meno del 3% di voti raccolti da quella monnezza umana della sindaca di parigi (che riesce a tirare fuori il peggio di me nell'insultarla), che manco il figlio l'ha votata per quanto è idiota. Se oggi il partito socialista è rinato lo dobbiamo a chi quei fermenti di sinistra, quella voglia di occuparsi degli altri, l'ha tenuta in vita. E non puo' essere che Melenchon. No, non credo che sarà il primo ministro, troppo difficile come personaggio. Tralaltro penso che miri più alle presidenziali del 2027. E no, mi dispiace Kelly, non credo neanche che sia un'opzione per Ruffin, che resta personaggio curioso e particolare. Si parla della leader ecologista Marine Tondelier come possibile opzione. Perché comunque si deve cominciare a trovare anche appoggi dove sia possibile.
Insomma, la Francia stamattina si risveglia con un sorriso stampato sulle labbra ma con un panorama assolutamente inedito per la sua storia recente. In Italia si farebbe un governo in 24 ore senza problemi (e continuo a pensare che le nostre istituzioni, la nostra costituzione sia circa quattordici milioni di volte migliore di quella francese), qui in Francia invece si deve fare qualcosa che non si fa dal 1958. Fare compromessi.