Cosa succede ora in Francia: i candidati premier della sinistra
di Stefano Montefiori
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI - E adesso, chi governa in Francia? Per gli affari correnti resta in carica il primo ministro attuale Gabriel Attal, che ha presentato le dimissioni ma è stato pregato dal presidente Emmanuel Macron di restare ancora per qualche giorno o settimana. Ma sono già partite le trattative per proporre un successore, che portano alla luce la questione più profonda e decisiva: quella della nuova maggioranza, ancora da trovare.
L’ipotesi Jean-Luc Mélenchon è sostenuta da sé stesso, dai suoi fedelissimi come la deputata Mathilde Panot, capogruppo nella precedente Assemblea, e da nessun altro. Panot ancora stamattina ancora sosteneva che «Mélenchon ha ancora tutte le sue chance di essere nominato», perché con lui la sinistra è tornata a vincere. I suoi detrattori pensano invece che la sinistra del Nouveau Front Populaire abbia vinto nonostante Mélenchon, che con i suoi toni da tribuno e la sua politica senza limiti pro-Palestina – come se il conflitto mediorientale fosse non solo importante, ma centrale nella vita quotidiana dei francesi – ha allontanato molti del suo stesso campo.
Per esempio Clémentine Autain e François Ruffin, due esponenti della prima ora della France Insoumise che fanno parte della fronda interna al partito di Mélenchon e che questa mattina, all’indomani delle elezioni, hanno subito annunciato di voler lasciare Lfi per formare un gruppo autonomo o apparentato con altri nella nuova Assemblea nazionale, che si riunirà al completo il 18 luglio.
Il segretario del partito socialista Olivier Faure dice che il Nouveau Front Populaire presenterà un’ipotesi di possibile primo ministro entro la fine di questa settimana, e questo potrebbe precipitare la crisi della coalizione, che finora è stata più un cartello elettorale che una vera alleanza politica con un vero programma comune condiviso. Le anime interne al Nfp sono molto diverse e divise, e questo aspetto potrebbe esplodere quando si tratta di trovare un’intesa sul primo ministro.
Soprattutto visto che il voto di domenica ha cambiato il rapporto di forza all’interno alla sinistra: nel precedente parlamento i deputati della France insoumise errano dominanti, stavolta lo saranno molto meno. Per il momento, all’interno del Nouveau Front Populaire, i deputati Lfi di Mélenchon sono 72, quelli socialisti di Glucksmann e Faure 64, gli ecologisti di Marine Tondelier 33 e i comunisti di Fabien Roussel 9. Ma alcuni deputati come Autain e Ruffin, come si diceva, hanno già detto che lasceranno il gruppo Lfi in polemica con Mélenchon, e altri potrebbero seguirli. Quindi, in sostanza, l’estrema sinistra di Mélenchon e la sinistra moderata di Glucksmann sono ormai più o meno equivalenti.
Questo influenza ovviamente il possibile nome da indicare come primo ministro espressione del Nfp: né Mélenchon, questo è sicuro, né probabilmente neppure Glucksmann, visto che i due non si sopportano e hanno smesso di attaccarsi solo per una tregua provvisoria tra il primo e il secondo turno, ma sono destinati a ricominciare. Anche la possibilità dell’ex presidente socialista François Hollande, che è tornato alla politica facendosi eleggere nella sua storica roccaforte della Corrèze, sembra tramontare, per la stessa ragione: troppo anti-Mélenchon - al quale ha esplicitamente raccomandato di “stare zitto, per il bene di tutti” in campagna elettorale – per essere accettato anche da Lfi.
In caso di soluzione politica che parta da una sinistra che comprenda anche Lfi, un nome possibile potrebbe essere allora quello di Marine Tondelier, l’ecologista che è stata una delle rivelazioni del voto, che ha già parlato di Mélenchon come di «una personalità non adatta, perché non raccoglie sufficienti consensi tra tutte le componenti del Nfp» e che sarebbe pronta ad accettare un eventuale incarico.
Raphaël Glucksmann però non scompare dai possibili candidati, perché potrebbe forse essere il primo ministro in un’altra configurazione. Il suo partner socialista Olivier Faure sembra ancora attaccato all’idea del Nouveau Front Populaire, ma molti – primo tra tutti il campo macronista – sembrano invece convinti che l’incompatibilità politica (per non parlare di quella caratteriale) tra Glucksmann e Mélenchon porterà alla rapida fine del blocco che è arrivato primo alle elezioni. A quel punto Glucskmann – di sinistra e anche ecologista, europeista, pro-Ucraina e anti-Putin – potrebbe essere l’uomo di quella «larga maggioranza» auspicata da Macron dopo il primo turno, chiamata «alleanza plurale» da Gabriel Attal. Una maggioranza di coalizione tra partiti di orientamento diverso – sul modello della grande coalizione tedesca – uniti però su alcuni punti fondamentali. Che Glucksmann sembra potere rappresentare in modo convincente.
Altre future possibilità sono legate alla disgregazione più o meno totale del Nouveau Front Populaire, che potrebbe far tornare i macronisti di Ensemble il primo gruppo all’Assemblea nazionale, scenario che fino a domenica pomeriggio sembrava fantascientifico. In quel caso il nuovo premier potrebbe anche essere, di nuovo, un macronista, anche se difficilmente la sinistra potrebbe votarlo.
https://www.corriere.it/esteri/24_luglio_08/francia-cosa-succede-ora-candidati-premier-a82c7ead-042d-4f00-b67d-bfc4d1720xlk.shtmlInsomma a LFI je stanno per fà un buono!