Sarebbero i Republicains?
Leggevo che anche loro hanno attaccato pesantemente Macron in campagna elettorale.
E cmq non hanno pochissimi seggi...
La situazione ormai è delineata. Nupes è andata bene, ha triplicato il numero di deputati, ma non benissimo, 131 deputati sono (molto) meno di quelli che si sperava e si pensava. L'unico vero partito che puo' esultare è il Rassemblement National di Marine Le Pen che si prende 90 seggi. Era dagli anni 80, quando fu applicato (per poco tempo) il sistema proporzionale che non erano cosi presenti.
Rispetto all'assemblea eletta nel 2017 diminuisce la percentuale di donne elette, grazie soprattutto alle liste di destra. Tra gli eletti Nupes la maggioranza è femminile.
Continua il bombardamento mediatico contro la sinistra unita, anche da esponenti socialdemocratici. Ieri grossa polemica per una frase di Melenchon che propone la creazione di un gruppo unito Nupes. Cosa che non era prevista nell'accordo tra i partiti. Grossa soffiata sul fuoco da parte dei media per cercare di spezzare questa dinamica di unione. Dopo le prime reazioni, effettivamente, stizzite di socialisti e ecologisti contro il leader della
France Insoumise, le acque si stanno calmando. Anche perché la proposizione assume una vera dimensione politica. In caso di gruppi separati, il maggior gruppo d'opposizione diventerebbe quello del RN di Marine Le Pen a cui andrebbe, per consuetudine costituzionale, il ruolo di presidente della commissione finanze. Un ruolo, uno dei pochi, forse l'unico, che assegna alle opposizioni parlamentari un minimo potere di controllo efficace contro la maggioranza presindenziale. In caso di gruppo parlamentare unito quel posto sarebbe preso da un elemento della Nupes. Sembra che questa opportunità stia spengendo gli ardori di chi aveva reagito male alla proposta di Melenchon e ci si sta pensando seriamente.
Su quello che farà Macron, per ora, c'è molta nebbia. In teoria potrebbe anche sciogliere le camere se queste non gli piacciono. Una sola volta, poi dovrebbe aspettare un anno se le elezioni dovessero essergli sempre negative. Qualcuno lo suggerisce al presidente ma pochi pensano sia una cosa fattibile. Stamattina il primo ministro Borne avrebbe presentato le dimissioni ma Macron le avrebbe rifiutate. Madame Borne è un ex socialista e tutto lascia pensare che i suoi giorni sono, comunque, contati. L'unico bastone su cui fondare una minima maggioranza sembrano veramente essere gli ex gollisti che, in fondo, portando a casa 61 deputati hanno frenato quella lunga erosione di consensi che sembrava definitiva. Se è vero che, a parole, affermano la loro opposizione a Macron dall'altra parte alcuni punti del programma presidenziale sono vicini alle loro posizioni (riforma delle pensioni, tassazione, ecc...). Rachida Dati, ex ministro di Sarkozy e leader gollista a Parigi, ha detto che si, sono fermamente convinti di essere una forza di opposizione nei confronti di Macron ma, in fondo, sono anche pronti a votare
con coscienza se le iniziative dell'esecutivo sono ragionevoli e corrispondono alle loro convinzioni. Se non è un'apertura poco ci manca. Pero', ovviamente, chiedono la sostituzione del primo ministro Borne (ex socialista appunto) con un elemento più vicino al centro-destra. Forse Bruno Le Maire, ministro delle finanze, uomo forte del governo e ex candidato alle primarie golliste del 2012. Tutto dipende da che parte Macron intende appoggiarsi.
La costituzione francese, alla base, è una costituzione potenzialmente autoritaria. Il Presidente, e spesso è stato fatto, puo' anche governare senza l'appoggio del parlamento e utilizzare poteri speciali che gli sono conferiti. Oppure, ed è un'altra possibilità che qualche commentatore suggerisce, andare a pesca di consensi individuali. La
Macronie è un grosso cestone nel quale si puo' trovare di tutto, dall'ex ecologista e ex leader sessantottino Cohn-Bendit fino appunto agli ex Gollisti come Le Maire. Alcuni osservatori scrivono che Macron, come sua abitudine, stia in disparte per far scendere la pressione e poi andare a caccia di consensi. Vedremo cosa succederà. Potrebbe essere il caos oppure l'occasione, per la Francia, di riscoprire la politica fatta di compromessi e convergenze evitando altre tensioni sociali.