Alle elezioni politiche del 2013 arrivò prima la coalizione Italia Bene Comune, composta per gran parte da parlamentari del PD, in cui, grazie alle parlamentarie di Bersani, erano presenti molti giovani, donne, facce nuove. Il PD, grazie all'aiuto di parlamentari provenienti dal centrodestra, ha guidato i tre governi della legislatura nei quali il programma presentato agli elettori è stato largamente disatteso, si è fatto altro, di completamente diverso a parte qualcosa (diritti civili e altro): i risultati sono stati negativi, stiamo messi peggio di cinque anni fa. Il nuovo segretario, Renzi, ha nominato e inserito nel partito una nuova classe dirigente su cui non mi dilungo perché non mi piace sparare sulla Croce Rossa, diciamo che ha fatto rimpiangere le precedenti. A tutto questo si è aggiunto l’errore capitale di ricandidarsi alle primarie dopo la sconfitta al referendum costituzionale. Mi si dirà: ma le ha vinte. Ma hanno partecipato una piccola minoranza di cittadini, e si era capito che si era invisi alla maggioranza di essi: doveva “saltare un turno”, rimanere dentro il partito e aspettare la prossima occasione. Tutto questo ha portato il PD alla disfatta di ieri. Renzi e i suoi hanno distrutto non solo la sinistra, ma tutto il centrosinistra e ci vorranno anni, se non un decennio per ricostruirlo e riconquistare credibilità. Il centrodestra ha preso i voti che ci si aspettava, c’è stato un travaso da FI alla Lega. Dei vincitori (M5S) parlo poco perché si sono limitati a raccogliere il lavoro fatto dagli altri a loro vantaggio. Non stiamo messi bene, in Italia, e quando si stenta ad arrivare a fine mese, si lavora quattro ore a settimana e si sente dire che l’occupazione è in aumento e si viene considerati parte di questi dati positivi (ripeto sempre: guardare anche il numero di ore lavorate e la qualità del lavoro) uno non ci pensa ai disastri della Raggi, ti vota contro. E’ il voto dato ai cinquestelle è un voto contro, io credo che la maggioranza dei loro elettori non conosca i nomi di chi ha mandato in Parlamento. Il caso emblematico è quello di Pesaro, dove il ministro dell’Interno Minniti è stato sconfitto da uno dei protagonisti di rimborsopoli. E a loro favore hanno giocato anche i media, progressisti e non, che hanno fatto molto spesso, in TV e sui social, propaganda e non informazione che si è rivelata un boomerang convincendo molti elettori di sinistra, ad esempio, che se non volevi il centrodestra al governo non dovevi votare PD ma M5S.
LeU è stato un fallimento annunciato, è composto in gran parte di gente uscita troppo tardi dal PD (se ricordo bene causa le legge elettorale), dopo aver votato Job’s Act & co.: il colpo di grazia sono state le candidature, sempre le stesse facce candidate in più collegi, dando l’impressione di essere una nomenklatura interessata alle poltrone. Servivano facce nuove.
Adesso vediamo quello che accadrà, le ipotesi sono tante.