Siamo nel 2018, contano più i valori che le classi sociali.
Ogni centro industriale e commerciale in Inghilterra possiede ora una classe operaia divisa in due campi ostili, proletari inglesi e proletari irlandesi. L’operaio comune inglese odia l’operaio irlandese come un concorrente che comprime il livello di vita. In relazione al lavoratore irlandese egli si considera un membro della nazione dominante e di conseguenza diventa uno strumento degli aristocratici inglesi e capitalisti contro l’Irlanda, rafforzando così il loro dominio su se stesso. Egli nutre pregiudizi religiosi, sociali e nazionali contro l’operaio irlandese. Il suo atteggiamento verso di lui è più o meno identico a quello dei “bianchi poveri” verso i negri negli ex Stati schiavisti degli U.S.A. L’irlandese lo ripaga con gli interessi della stessa moneta. Egli vede nell’operaio inglese il corresponsabile e lo strumento idiota del dominio inglese sull’Irlanda.
Questo antagonismo viene alimentato artificialmente e accresciuto dalla stampa, dal pulpito, dai giornali umoristici, insomma con tutti i mezzi a disposizione delle classi dominanti. Questo antagonismo è il segreto dell’impotenza della classe operaia inglese, a dispetto della sua organizzazione. Esso è il segreto della conservazione del potere da parte della classe capitalistica. E quest’ultima lo sa benissimo.Karl Marx, 1870
Come dice orchetto secondo me abbiamo una doppia mistificazione sulla "lotta di classe".
1) Una mistificazione ex post, in cui ci immaginiamo una classe dei tempi d'oro del socialismo fatta di solidarietà, fratellanza, cori in osteria e fischiabotti.
Ma Marx invece ha sempre parlato, come soggetto di riferimento, di una classe bestiale, brutale, resa meno che umana dalle condizioni di lavoro. Razzista, sessista, in cui le donne se la vedevano malissimo e dovevano conquistarsi ogni centimetro di agibilità.
Gli attuali "proletari razzisti" sono menti illuminate in confronto a quelli che marx voleva organizzare allora.
E non è che allora non esistevano i valori. Anche allora c'era l'aristocratico illuminato, vedi Engels.
Con cui Marx collaborò infatti, mica gli disse "tu, sporco capitalista di Manchester, muori". Ma ci collaborò per organizzare la classe, non per demarcare chi aveva i giusti valori né per educarla (punto centrale, ci torno)
2) una mistificazione ex ante, in cui si pensa che il punto non sia più la classe perché non si ravvedono più la solidarietà, la fratellanza, i cori da osteria e i fischiabotti. Quelli che non c'erano manco allora.
La classe è cambiata certo. Infatti non credo che qualcuno immagini da ripartire dai minatori belgi o daila mezzadria pugliese.
Classe oggi significa parlare al facchino brutalizzato da Amazon, al migrante che raccoglie pomodori, alla collaboratrice domestica del sud est asiatico, al barista di tiburtino terzo, alla giovane laureata che scappa dall'Italia perché non viene da una famiglia che la sistema e lavora a 500 euro al mese.
Figure contemporanee, non ottocentesche. Che subiscono la stessa identica dinamica del capitale in forme diverse. La classe non c'è, ha ragione whitenoise, ma perché non si esprime politicamente, non perché non abbia una sua confromazione sociologica. Esiste una classe probabile, potenziale, non una organizzata, altrimenti non avevamo i problemi che abbiamo.
Quindi su uno stesso fantasma inesistente si mistifica due volte.
Una delle principali fonti della mistificazione è l'istruzione. Si suppone che la differenza (e la giustificazione) si ritrovi nel fatto che nell'800 la classe era ignorante, dunque in qualche modo legittimata a essere brutale. Oggi con l'istruzione di massa non lo sarebbe più.
Questa è una seconda mistificazione. Sia perché l'istruzione di massa serve a normare più che a istruire, ma soprattutto perché non ci si rende conto che la brutalità è un dato materiale, non culturale (da qui la terza mistificazione, quella sulla battaglia dei valori).
Non è che convinci le persone in base a "valori giusti". Come se ci fossero da qualche parte tavole della legge che sanciscono i Valori davvero corretti.
I Valori sono specchi di dati materiali. La battaglia schiacciata sui Valori giusto ai Parioli si può fare e non è un caso che sia l'unico collegio in cui vince il PD.
Dove vive la classe o i valori hanno una corrispondenza materiale o sono più che deboli, sono nulli.
Il che non significa che non ci sia chi li segue eh, ma è un dato di identità politica sempre meno presente (e infatti la sinistra finisce al 3%).
Occorre dare un'alternativa a queste persone, sono d'accordo. L'alternativa al razzismo è proprio la lotta di classe.
Ma non la lotta di classe mistificata, il quadretto da circolo del PCI. Quella è stantia e non serve a un cazzo.
Dire che l'alternativa è la lotta di classe significa che se ci organizziamo e blocchiamo il profitto, ottenendo una redistribuzione di ricchezza, questo ci fa ottenere molto più per NOI che odiarci TRA noi.
Più concretamente l'alternativa è che nel momento in cui il facchino italiano razzista dell'SDA capisce che bloccando i cancelli di un modernissimo polo della logistica assieme al suo collega magrebino ottiene 50 euro in più al mese non lo odierà più. Sarà solidale, mosso anzitutto da necessità.
Non di quella solidarietà etico-politica propria del catto-comunismo benestante.
Di quella solidarietà materiale, corporea, emotiva data dal lottare e vincere insieme.
Questa è lotta di classe. Questo è ciò a cui dovrebbe lavorare una sinistra più che pensare al parlamento (anche perché sarebbe l'unica strada per tornarci).
La lotta di classe è viva e vegeta. Non solo perché la controparte non ha mai smesso di praticarla (vedere attacchi degli ultimi vent'anni), ma anche perché frammentata si esprime in mille forme, dalle insegnanti dello West Virginia che hanno appena vinto il 5% di aumento fino ad arrivare allo sciopero massivo di ieri (in spagna hanno scioperato CINQUE MILIONI di donne).
La lotta di classe è l'unica alternativa da cui possono discendere dei valori, che a quel punto non si afffermano come assoluto basato non si sa bene su cosa, ma come relativi ad un dato materiale.
Finché la sinistra non recupera questo asse, in chiave moderata o radicale, è perduta senza alcuna possibilità di ripresa.