Sono d'accordo con te. L'umana reazione, l'umanissimo rifiuto di un gesto disumano diventa azione politica costruttiva se dietro c'è un pensiero, un'elaborazione coerente, un concreto rapporto con la realtà. E qui IMHO, detto in estrema sintesi, purtroppo non c'è o c'è solo in parte. Queste manifestazioni sono solo un gesto riflesso che può tramutarsi in suicidio anche se dovessero aver successo. In tal caso vedremo i "vincitori" diventare carnefici a loro volta (Penso alla rivoluzione sandinista e a Daniel Ortega). Perché non è con l'annullamento della controparte provocato dalla rabbia che si ottiene qualcosa di nuovo. La lotta di classe non si fa più con la ghigliottina. Siamo nel 2020, è ora di svecchiare certe convinzioni peraltro simbolo di fallimento totale.
Io invece temo, personalissima opinione, che questo modo di vedere rimuova il conflitto e le sue implicazioni, soprattutto le più drammatiche.
Ossia, per dirlo in altri modi, riduca il confronto politico ad una battaglia di idee.
Se così fosse paesi in cui si ha un'istruzione pubblica forte e viva dovrebbero essere capi fila del progresso umano, cosa che invece a mio avviso non sono.
Proprio per questo: la lotta di classe è anche una lotta di idee, senza dubbio, ma è soprattutto una lotta di pancia.
Cosa voglio dire? Che senza alcun feticcio della ghigliottina la violenza è storicamente necessaria. Non solo ieri e nemmeno oggi, ma anche nel 5430, ammesso che qualche essere umano allora esista.
Per storicamente necessaria intendo dire che è una caratteristica inaggirabile della storia.
Per violenza non intendo i massacri o i morti, ma l'intrinseca violenza alla base di un qualsiasi cambio di sistema.
Che si parli di età antica e feudalesimo, di feudalesimo e stato liberal/borghese questo passaggio violento è inaggirabile. Violento anche nella Gloriosa rivoluzione inglese.
Violento può essere senza sangue, ma resta violento nella capacità coercitiva che assume.
Senza questa capacità un nuovo sistema non ha modo di imporsi sulla capacità coercitiva del vecchio.
È logicamente, politicamente e storicamente impossibile. Per il semplice fatto che non esercita la forza necessaria a sostituirlo.
Non parlo di annullamento, perché nemmeno il capitalismo ha annullato il feudalesimo o quest'ultimo i rapporti sociali dell'età antica.
Il nuovo sistema diventa prevalente ma restano tracce più o meno marginali delle sedimentazione passate. Sempre.
Possiamo inventarci qualsiasi forma per lottare ma con la "questione del potere" toccherà farci i conti sempre. A meno che non si pensi che basti quello attuale ma organizzato bene, allora è abbastanza chiara la ragione per cui non si ha il bisogno di porselo.
Ad esempio a me se lo stato italiano applicasse la Costituzione alla lettera non andrebbe bene comunque. Tenterei di sovvertire anche uno Stato del genere, per quanto sicuramente preferibile all'odierno.
Per quanto anch'io ritenga alcuni lasciti del pensiero di sinistra assolutamente meritori di critica perché storicamente ancorati a quei tempi (leninismo, partito di avanguardie, gruppi guerriglieri, etc) penso che spesso quando si dice "aggiorniamo" si ha poco chiaro che a certi problemi non siamo arrivati noi nel 2020, sono affrontati da secoli e spesso a certe soluzioni violente si è arrivati proprio sulla base del fallimento di quelle non violente (vedi esempio afroamericano, ma io citerei anche il movimento operaio ottocentesco europeo)