Forze dell'ordine: non è una mela ad essere marcia

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Offline FatDanny

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Re:Forze dell'ordine: non è una mela ad essere marcia
« Risposta #1240 il: 25 Feb 2024, 07:20 »
Per evitare che i cellerini ridano mentre pestano la gente la soluzione è sempre e solo una. Ed è in mano alla gente.
Non la scrivo, ma se capisce.

Offline Quintino

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Re:Forze dell'ordine: non è una mela ad essere marcia
« Risposta #1241 il: 25 Feb 2024, 17:08 »
Stessa feccia di sempre.
Re:Forze dell'ordine: non è una mela ad essere marcia
« Risposta #1242 il: 24 Mar 2025, 13:35 »
Re:Forze dell'ordine: non è una mela ad essere marcia
« Risposta #1243 il: 24 Mar 2025, 16:43 »
Re:Forze dell'ordine: non è una mela ad essere marcia
« Risposta #1244 il: 24 Mar 2025, 18:34 »

Offline hafssol

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Re:Forze dell'ordine: non è una mela ad essere marcia
« Risposta #1245 il: 24 Mar 2025, 19:44 »
Giornalista ?
O ex-giornalista radiato dall’albo con anni di condanna al carcere da scontare?

Per una strana coincidenza, ho scoperto l'esistenza di questo personaggio e del relativo blog da poche settimane, imbattendomi in un articolo pieno di sottintesi e allusioni circa la ventilata cessione del Cosenza Calcio.
Da qualche contatto nel giornalismo locale ho appreso trattarsi un personaggio quanto meno particolare, come le centinaia di denunce per diffamazione testimoniano.

Ciò non toglie che il profilo della persona poco abbia a che fare con l'episodio del quale si parla, senz'altro attinente all'oggetto di questo topic e che, testimoniato da immagini e video, sembra parecchio grave e preoccupante.

Online cartesio

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Re:Forze dell'ordine: non è una mela ad essere marcia
« Risposta #1246 il: 24 Mar 2025, 19:51 »
Una curiosità: alle forze dell'ordine fanno test antidroga?

Bella domanda. Quando partecipavo alle manifestazioni, alcuni decenni fa, penso che parecchi celerini non avrebbero passato i test antidroga. Ora non so.
Re:Forze dell'ordine: non è una mela ad essere marcia
« Risposta #1247 il: 25 Mar 2025, 12:15 »
Non ho mai conosciuto in vita mia una guardia che non sia stato un ignorante,un ebete,un fascio montato che se crede da sta' in un film de Clint Eastwood,che non se senta l' ispettore Callaghan der Tiburtino,o il Cellerino della serie ACAB.. Nun ne ho conosciuto manco 1... E non sono un pischelletto de 17 anni che ce l'ha co le guardie a prescindere,o che gira con uno spray nello zainetto pe scrive sui muri " ACAB"..so un padre de famiglia,si ho 41 anni,so giovane, ma il mio pensiero sulle forze dell'ordine ce l'ho da quando ne ho 6...
Ho visto abusi di potere,ho notato quanto, delle volte,si sentano questo potere, questa sensazione di onnipotenza quando fermano qualcuno, anche per un semplice controllo sulla patente...
Riguardo questo argomento,non esiste qualcuno che possa dire ad un altro:"guarda che ti sbagli,non è così!".. ognuno ha vissuto le esperienze che ha vissuto, ognuno la pensa come je pare riguardo le forze del (DIS)ordine ..
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SSL RIONE XXII
Re:Forze dell'ordine: non è una mela ad essere marcia
« Risposta #1248 il: 13 Mag 2025, 16:46 »
Una puntata oltre Manica per le coperture date agli squadroni della morte inglesi

di Marco Santopadre | 13 Mag 2025 | In evidenza, Medioriente, Mondo

Pagine Esteri – Alcune delle forze militari britanniche coinvolte nell’occupazione dell’Iraq e dell’Afghanistan per circa un decennio operavano come veri e propri “squadroni della morte”, dedicandosi ad abusi di ogni tipo, torture ed omicidi.

È quanto emerge da un’inchiesta della rete pubblica britannica, la BBC, che durante il suo programma settimanale Panorama ha riportato nei giorni scorsi una serie di testimonianze di ex membri delle forze speciali del Regno Unito che hanno denunciato, in condizione di anonimato per evitare ritorsioni, le responsabilità dei propri commilitoni, in parte già emerse negli anni scorsi.

Al centro delle testimonianze alla base dell’inchiesta condotta dall’ente radiofonico e televisivo di Londra lo Special Air Service (Sas) e lo Special Boat Service (Sbs) della Marina, le unità più importanti delle forze speciali del Regno Unito.

«Hanno ammanettato un ragazzino e gli hanno sparato. Era chiaramente un bambino, nemmeno vicino all’età per combattere» ha raccontato un veterano che ha prestato servizio con le truppe d’élite in Afghanistan.

L’uccisione dei detenuti «era diventata una routine», ha detto il militare, aggiungendo che i soldati rimuovevano le manette di plastica dai polsi dei detenuti giustiziati e piazzavano delle armi vicino ai loro corpi – in genere pistole, fucili AK47 col calcio pieghevole e granate finte, più facili da trasportare negli zaini – per farli sembrare dei combattenti uccisi in uno scontro.

Un altro dei 30 veterani, per lo più appartenenti al reggimento delle forze speciali della Marina, ascoltati dalla BBC, ha testimoniato che alcuni commilitoni hanno mostrato comportamenti “barbari”: «Ho visto i ragazzi più tranquilli passare all’azione, mostrando gravi tratti psicopatici (…) erano senza legge. Si sentivano intoccabili».

Un ex soldato ha descritto gli omicidi come il frutto di una vera e propria “dipendenza”, e che alcuni soldati schierati in Afghanistan sono rimasti «intossicati da quella sensazione». «In alcune operazioni, le truppe entravano negli edifici e uccidevano tutti», ha detto. «Entravano e sparavano a chiunque dormisse lì, dall’ingresso».

«Se un obiettivo era già comparso sulla lista due o tre volte, allora entravamo con l’intenzione di ucciderlo, senza tentare di catturarlo», ha raccontato un veterano. «A volte controllavamo di aver identificato il bersaglio, confermavamo la sua identità e poi gli sparavamo», ha aggiunto un altro.

I testimoni hanno raccontato che anche alcune persone ferite che non rappresentavano una minaccia per nessuno sono state giustiziate a freddo, sul posto. In un episodio che, secondo alcune fonti, è diventato tristemente noto all’interno delle SAS, un militare avrebbe tagliato la gola ad un afghano ferito dopo aver intimato ad un collega di non sparargli più, «Perché voleva finire il ferito con il suo coltello».

Un ex agente delle forze speciali ha affermato che l’esecuzione di una persona disarmata in Iraq non è mai stata oggetto di indagini adeguate, aggiungendo che i comandanti superiori erano a conoscenza del comportamento di una parte dei propri sottoposti molto prima di partire per l’Afghanistan.


Hamid Karzai e David Cameron

La BBC ha anche ottenuto nuove prove video che dimostrano come i diversi squadroni delle forze speciali fossero impegnati in una vera e propria gara a chi produceva più vittime. Un veterano ha affermato che un suo ex collega cercava di uccidere più persone possibile in ogni singola operazione, diventando famoso per aver ucciso decine di persone.

Un altro testimone ha denunciato che nel comando delle forze speciali del Regno Unito «tutti sapevano» degli omicidi commessi, e alcune testimonianze indicano che gli ufficiali falsificavano i rapporti post-operativi per evitare controlli e inchieste.
«Se una sparatoria poteva rappresentare una violazione delle regole d’ingaggio, ricevevi una telefonata dal consulente legale o da uno degli ufficiali di stato maggiore del quartier generale. Ti aiutavano a modificare il racconto di quanto era avvenuto» per non destare sospetti sulla Polizia Militare.

Secondo la BBC l’allora primo ministro conservatore David Cameron, in carica dal giugno del 2010 al novembre del 2013, periodo ora al vaglio anche di un’inchiesta condotta da un giudice sulle forze speciali, è stato più volte informato delle “preoccupazioni” espresse dall’allora presidente dell’Afghanistan Hamid Karzai in merito alle uccisioni ingiustificate e agli abusi, senza però mai prendere alcuna iniziativa.

Un portavoce dell’ex premier ha dichiarato alla Bbc che «per quanto Lord Cameron ricordi» le questioni sollevate dal presidente afghano riguardavano le forze della Nato in generale e che «non sono stati sollevati incidenti specifici riguardanti le forze speciali del Regno Unito».
Il Parlamento britannico non ha alcun controllo diretto sui suoi reggimenti di forze d’élite; la responsabilità strategica delle loro azioni ricade sul primo ministro, sul segretario alla Difesa e sul capo delle forze speciali.

Lo scorso anno ad emergere, in un’altra inchiesta, erano stati i crimini di guerra compiuti dalle truppe australiane in Afghanistan. Pagine Esteri
Re:Forze dell'ordine: non è una mela ad essere marcia
« Risposta #1249 il: 22 Giu 2025, 09:52 »

20 Giugno 2025
17:30
Genova, bufera sulla polizia locale, 15 agenti indagati per violenze: “Sei uno scarto della società”
Lesioni, peculato e falso ideologico: sono le accuse che la Procura rivolge a 15 agenti della polizia locale di Genova, tutti appartenenti al reparto di sicurezza urbana, che sono stati trasferiti ad altre mansioni.

A cura di Davide Falcioni


Quindici agenti della polizia locale di Genova sono finiti al centro di una clamorosa inchiesta della Procura per lesioni, peculato e falso ideologico. Gli agenti, tutti appartenenti al reparto di sicurezza urbana, sono stati trasferiti ad altre mansioni dopo un provvedimento del Comune: non svolgeranno più compiti operativi. Si tratta di un chiaro segnale politico e amministrativo da parte della giunta guidata dalla neo-sindaca Marta Salis, all'indomani dell'esplosione dell’indagine che scuote i vertici del corpo. Nel mirino degli inquirenti anche l’ex assessore alla polizia locale, oggi consigliere comunale, Sergio Gambino, e il comandante della polizia municipale Gianluca Giurato. Entrambi risultano indagati in un filone parallelo dell'inchiesta.
Le botte e gli insulti razzisti ai fermati (anche minorenni)

L’inchiesta ha preso avvio dopo le denunce di due agenti donne, appartenenti allo stesso corpo, che hanno raccontato agli inquirenti episodi di pestaggi, soprusi e falsificazioni. Tra i casi contestati, il violento fermo di tre persone, tutte straniere, tra cui un minorenne. Determinante nell’inchiesta è stata una chat su WhatsApp, dal nome emblematico: "Quei bravi ragazzi", esplicito richiamo al film di Martin Scorsese. Secondo la Procura, in quella chat gli agenti si scambiavano racconti violenti, utilizzando un linguaggio in codice per riferirsi ai pestaggi: "Cioccolatini" per indicare le botte, "torta Sacher" per un pestaggio riuscito. Un lessico inquietante, che si accompagnava a risate e commenti macabri anche sotto alle foto dei referti medici delle vittime.

In un episodio, un uomo accusato di rapina – e successivamente assolto – avrebbe riportato 21 giorni di prognosi per un trauma facciale e lombare. Secondo il verbale, si sarebbe trattato di autolesionismo. Ma la Procura sostiene che si tratti di un pestaggio condotto da più agenti. In un altro caso, un uomo sorpreso a dormire in auto sarebbe stato picchiato mentre chiedeva aiuto.

Una delle due vigilesse che hanno denunciato gli abusi era presente la sera del 5 ottobre 2024 in via Mura degli Zingari, durante un controllo a un’auto senza assicurazione in cui dormiva una coppia di italiani. Secondo il suo racconto, l’uomo sarebbe stato subito aggredito da un agente: "Sei uno scarto della società, non servi a un c… Ti va bene che non eri nella mia macchina perché ti avrei ammazzato di botte". Poi, lo stesso agente gli avrebbe infilato in tasca 0,26 grammi di hashish.

Quando l’uomo ha negato di essere possessore della droga, affermando che faceva uso solo di crack, avrebbe urlato: "Menomale che voi siete la polizia". La vigilessa, ascoltata dalla pm, ha commentato: "In quell’occasione mi sono vergognata della mia appartenenza al corpo della polizia locale".

L’episodio è stato poi deriso nella chat "Quei bravi ragazzi". Un agente ha postato la foto dell’auto scrivendo "Pulizia in via Mura degli Zingari", poi si è fatto un selfie con una "sciarpa di verbali", vantandosi delle sanzioni emesse.
Cos'era la "tecnica del sussurro": insulti razzisti e minacce all’orecchio per intimidire le persone fermate

Gli atti dell’indagine parlano anche di "tecnica del sussurro": insulti razzisti e minacce all’orecchio per intimidire le persone fermate. E ancora: perquisizioni durante le quali sarebbero spariti oggetti personali e denaro, bodycam attivate solo dopo le ispezioni, presunte dosi di droga fatte scivolare nelle tasche per giustificare arresti.

Agli interrogatori, molti degli agenti indagati hanno dichiarato di non ricordare i fatti.  Il quadro che emerge dalle carte della Procura è definito dagli inquirenti come "desolante", non solo per le condotte contestate, ma per l'idea stessa di impunità che sembrava permeare il reparto. Un’immagine devastante per un corpo di polizia locale chiamato a garantire legalità e sicurezza.
Salis: "Bisogna cambiare l’aria che si respira"

La sindaca Salis – nel corso di una conferenza stampa – ha annunciato che è in corso una riorganizzazione dell’intero corpo di polizia locale. "Non è una questione di numeri o gruppi, ma di metodo. Bisogna cambiare l’aria che si respira. Serve un clima nel quale non solo certi comportamenti siano condannati, ma in cui chi pensa di poterseli permettere capisca che non è possibile", ha dichiarato la prima cittadina.

https://www.fanpage.it/attualita/genova-bufera-sulla-polizia-locale-15-agenti-indagati-per-violenze-sei-uno-scarto-della-societa/
Re:Forze dell'ordine: non è una mela ad essere marcia
« Risposta #1250 il: 24 Giu 2025, 12:05 »
Sarà il caldo? Boh



Avrebbero distratto circa 80 chilogrammi di hashish sequestrato per rimetterlo sul mercato. Per questo sei agenti della Polizia di Stato, uno in pensione, sono finiti sotto indagine, due di loro sono stati anche arrestati nell'ambito di una operazione della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Roma su delega della Direzione Distrettuale Antimafia che ha portato in manette 16 persone complessivamente. Il provvedimento, emesso dal Gip del Tribunale capitolino è l’epilogo di un’indagine durata oltre due anni e coordinata dalla DDA di Roma, che ha svelato l’esistenza di una rete criminale transnazionale dedita al narcotraffico, al riciclaggio e alla detenzione illegale di armi. Le accuse contestate agli indagati vanno dall’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti alla rapina, ricettazione, riciclaggio e porto abusivo d’armi. Tredici persone sono finite in carcere,
tre agli arresti domiciliari. Nel mirino è finito un sodalizio composto da cittadini marocchini radicati nei quartieri Casal Boccone e Fonte Meravigliosa.
La banda avrebbe importato dall’estero, via Spagna e Marocco, oltre una tonnellata e mezzo di hashish e marijuana, destinati alla distribuzione in numerose piazze di spaccio di Roma – tra cui Don Bosco, Pigneto, Capannelle e Spinaceto – e nelle province di Roma e Latina. La base operativa del gruppo era tra Ardea e Torvaianica. Grazie a membri stabili all’estero, il narcotraffico si articolava in spedizioni su gomma, con veicoli modificati e dotati di doppi fondi. Le indagini condotte dal Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno portato al sequestro di 660 kg di hashish e oltre 50 kg di marijuana. Gli investigatori hanno anche documentato l’uso di telefoni criptati, armi da fuoco e una “cassa comune” con cui venivano finanziati gli affiliati e coperti eventuali fermi o indagini. Sconcertante la scoperta del coinvolgimento di almeno sei agenti della Polizia di Stato, di cui due arrestati. Uno in carcere, l'altro ai domiciliari. Altri quattro colleghi del commissariato San Lorenzo, avrebbero invece manipolato i dati dei sequestri, a cui seguirono anche dei comunicati stampa sulle operazioni, falsificato verbali e addirittura riconsegnato partite di droga ai narcos marocchini. Due episodi chiave hanno fatto emergere la complicità, il 10 novembre 2022 sarebbero stati sottratti 15 kg di hashish mai annotati sugli atti e dodici giorni dopo, il 22 novembre, altri 59,5 kg di droga sarebbero stati prelevati e restituiti agli spacciatori in un parcheggio della periferia est di Roma. In entrambi i casi, secondo la procura, sarebbero stati alterati orari e verbali.

Secondo gli inquirenti, il traffico era attivo almeno dal giugno 2021. Durante il blitz, battezzato 'Don Rodrigo', è emerso anche un maxi
sequestro da 1,3 tonnellate di hashish effettuato lo scorso 19 aprile a Capena, in un tir parcheggiato. Anche su quest’operazione sarebbero emerse alcune anomalie operative al vaglio della magistratura. Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha commentato l’operazione: “La Polizia di Stato è
un’istituzione sana e trasparente, capace di intervenire con decisione anche al proprio interno. Questi casi, seppur rari e dolorosi, non intaccano la
fiducia nei confronti delle forze dell’ordine, che ogni giorno operano al servizio dei cittadini”. La rete criminale smantellata aveva una struttura
gerarchica, conti occulti all’estero e una capacità logistica di pianificare l'arrivo dei carichi di droga in Italia.

https://www.rainews.it/tgr/lazio/articoli/2025/06/operazione-della-finanza-16-arresti-per-droga-a-roma-coinvolti-anche-5-agenti-di-polizia-a990c471-4a15-41e6-9b25-7057315aac98.html
 

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