Giovanni Gozzini

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Offline Tarallo

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Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #40 il: 23 Feb 2021, 10:42 »
Forse l'ho espresso male, ma quando si rivendica il diritto all'insulto di chi non la pensa allo stesso modo come lo chiamate?

Chi l'ha rivendicato?

Online Sonni Boi

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Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #41 il: 23 Feb 2021, 10:45 »
Forse l'ho espresso male, ma quando si rivendica il diritto all'insulto di chi non la pensa allo stesso modo come lo chiamate?

A me sembra che la Meloni abbia ricevuto solidarietà unanime da tutte le forze politiche.

Lo stesso non si può dire per la Boldrini o la Kyenge, messe alla berlina e ricoperte di insulti da esponenti politici e stampa di destra da anni.

Offline FatDanny

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Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #42 il: 23 Feb 2021, 10:47 »
Tarallo, rileggi questa intervista di berlinguer:

I Partiti sono diventati macchine di potere
Intervista ad Enrico Berlinguer, di Eugenio Scalfari,
La Repubblica, 28 luglio 1981

La passione è finita? La stima reciproca è caduta?
Per noi comunisti la passione non è finita. Ma per gli altri? Non voglio dar giudizi e mettere il piede in casa altrui, ma i fatti ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”. La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi. Per la Dc: Bisaglia in Veneto, Gava in Campania, Lattanzio in Puglia, Andreotti nel Lazio, De Mita ad Avellino, Gaspari in Abruzzo, Forlani nelle Marche e così via. Ma per i socialisti, più o meno, è lo stesso e per i socialdemocratici peggio ancora…

Lei mi ha detto poco fa che la degenerazione dei partiti è il punto essenziale della crisi italiana.
È quello che io penso.

Per quale motivo?
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai Tv, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c’è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.

Lei fa un quadro della realtà italiana da far accapponare la pelle.
E secondo lei non corrisponde alla situazione?

Debbo riconoscere, signor Segretario, che in gran parte è un quadro realistico. Ma vorrei chiederle: se gli italiani sopportano questo stato di cose è segno che lo accettano o che non se ne accorgono. Altrimenti voi avreste conquistato la guida del paese da un pezzo.
La domanda è complessa. Mi consentirà di risponderle ordinatamente. Anzitutto: molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più. Vuole una conferma di quanto dico? Confronti il voto che gli italiani hanno dato in occasione dei referendum e quello delle normali elezioni politiche e amministrative. Il voto ai referendum non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non mette in gioco e non mobilita candidati e interessi privati o di un gruppo o di parte. È un voto assolutamente libero da questo genere di condizionamenti. Ebbene, sia nel ’74 per il divorzio, sia, ancor di più, nell’81 per l’aborto, gli italiani hanno fornito l’immagine di un paese liberissimo e moderno, hanno dato un voto di progresso. Al nord come al sud, nelle città come nelle campagne, nei quartieri borghesi come in quelli operai e proletari. Nelle elezioni politiche e amministrative il quadro cambia, anche a distanza di poche settimane.

Veniamo all’altra mia domanda, se permette, signor Segretario: dovreste aver vinto da un pezzo, se le cose stanno come lei descrive.
In un certo senso, al contrario, può apparire persino straordinario che un partito come il nostro, che va così decisamente contro l’andazzo corrente, conservi tanti consensi e persino li accresca. Ma io credo di sapere a che cosa lei pensa: poiché noi dichiariamo di essere un partito “diverso” dagli altri, lei pensa che gli italiani abbiano timore di questa diversità.

Sì, è così, penso proprio a questa vostra conclamata diversità. A volte ne parlate come se foste dei marziani, oppure dei missionari in terra d’infedeli: e la gente diffida. Vuole spiegarmi con chiarezza in che consiste la vostra diversità? C’è da averne paura?
Qualcuno, sì, ha ragione di temerne, e lei capisce subito chi intendo. Per una risposta chiara alla sua domanda, elencherò per punti molto semplici in che consiste il nostro essere diversi, così spero non ci sarà più margine all’equivoco. Dunque: primo, noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l’operato delle istituzioni. Ecco la prima ragione della nostra diversità. Le sembra che debba incutere tanta paura agli italiani?

Veniamo alla seconda diversità.
Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata.

Onorevole Berlinguer, queste cose le dicono tutti.
Già, ma nessuno dei partiti governativi le fa. Noi comunisti abbiamo sessant’anni di storia alle spalle e abbiamo dimostrato di perseguirle e di farle sul serio. In galera con gli operai ci siamo stati noi; sui monti con i partigiani ci siamo stati noi; nelle borgate con i disoccupati ci siamo stati noi; con le donne, con il proletariato emarginato, con i giovani ci siamo stati noi; alla direzione di certi comuni, di certe regioni, amministrate con onestà, ci siamo stati noi.

Non voi soltanto.
È vero, ma noi soprattutto. E passiamo al terzo punto di diversità. Noi pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza. Non vogliamo seguire i modelli di socialismo che si sono finora realizzati, rifiutiamo una rigida e centralizzata pianificazione dell’economia, pensiamo che il mercato possa mantenere una funzione essenziale, che l’iniziativa individuale sia insostituibile, che l’impresa privata abbia un suo spazio e conservi un suo ruolo importante. Ma siamo convinti che tutte queste realtà, dentro le forme capitalistiche – e soprattutto, oggi, sotto la cappa di piombo del sistema imperniato sulla DC – non funzionano più, e che quindi si possa e si debba discutere in qual modo superare il capitalismo inteso come meccanismo, come sistema, giacché esso, oggi, sta creando masse crescenti di disoccupati, di emarginati, di sfruttati. Sta qui, al fondo, la causa non solo dell’attuale crisi economica, ma di fenomeni di barbarie, del diffondersi della droga, del rifiuto del lavoro, della sfiducia, della noia, della disperazione. È un delitto avere queste idee?

Non trovo grandi differenze rispetto a quanto può pensare un convinto socialdemocratico europeo. Però a lei sembra un’offesa essere paragonato ad un socialdemocratico.
Bè, una differenza sostanziale esiste. La socialdemocrazia (parlo di quella seria, s’intende) si è sempre molto preoccupata degli operai, dei lavoratori sindacalmente organizzati e poco o nulla degli emarginati, dei sottoproletari, delle donne. Infatti, ora che si sono esauriti gli antichi margini di uno sviluppo capitalistico che consentivano una politica socialdemocratica, ora che i problemi che io prima ricordavo sono scoppiati in tutto l’occidente capitalistico, vi sono segni di crisi anche nella socialdemocrazia tedesca e nel laburismo inglese, proprio perché i partiti socialdemocratici si trovano di fronte a realtà per essi finora ignote o da essi ignorate.

Dunque, siete un partito socialista serio…
…nel senso che vogliamo costruire sul serio il socialismo…

Le dispiace, la preoccupa che il Psi lanci segnali verso strati borghesi della società?
No, non mi preoccupa. Ceti medi, borghesia produttiva sono strati importanti del paese e i loro interessi politici ed economici, quando sono legittimi, devono essere adeguatamente difesi e rappresentati. Anche noi lo facciamo. Se questi gruppi sociali trasferiscono una parte dei loro voti verso i partiti laici e verso il Psi, abbandonando la tradizionale tutela democristiana, non c’è che da esserne soddisfatti: ma a una condizione. La condizione è che, con questi nuovi voti, il Psi e i partiti laici dimostrino di saper fare una politica e di attuare un programma che davvero siano di effettivo e profondo mutamento rispetto al passato e rispetto al presente. Se invece si trattasse di un semplice trasferimento di clientele per consolidare, sotto nuove etichette, i vecchi e attuali rapporti tra partiti e Stato, partiti e governo, partiti e società, con i deleteri modi di governare e di amministrare che ne conseguono, allora non vedo di che cosa dovremmo dirci soddisfatti noi e il paese.

Secondo lei, quel mutamento di metodi e di politica c’è o no?
Francamente, no. Lei forse lo vede? La gente se ne accorge? Vada in giro per la Sicilia, ad esempio: vedrà che in gran parte c’è stato un trasferimento di clientele. Non voglio affermare che sempre e dovunque sia così. Ma affermo che socialisti e socialdemocratici non hanno finora dato alcun segno di voler iniziare quella riforma del rapporto tra partiti e istituzioni – che poi non è altro che un corretto ripristino del dettato costituzionale – senza la quale non può cominciare alcun rinnovamento e senza la quale la questione morale resterà del tutto insoluta.

Lei ha detto varie volte che la questione morale oggi è al centro della questione italiana. Perché?
La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono provare d’essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche.

Le cause politiche che hanno provocato questo sfascio morale: me ne dica una.
Le dico quella che, secondo me, è la causa prima e decisiva: la discriminazione contro di noi.

Non le sembra eccessivo Signor Segretario? Tutto nasce dal fatto che non siete stati ammessi al governo del Paese?
Vorrei essere capito bene. Non dico che tutto nasca dal fatto che noi non siamo stati ammessi nel governo, quasi che, col nostro ingresso, di colpo si entrerebbe nell’Età dell’Oro . (…) Dico che col nostro ingresso si pone fine ad una stortura e una amputazione della nostra democrazia, della vita dello Stato; dico che verrebbe a cessare il fatto che per trentacinque anni un terzo degli italiani è stato discriminato per ragioni politiche, che non è mai stato rappresentato nel governo, che il sistema politico è stato bloccato, che non c’ è stato alcun ricambio della classe dirigente, alcuna alternativa di metodi e di programmi. Il gioco è stato artificialmente ristretto al 60 per cento degli elettori; ma è chiaro che, con un gioco limitato al 60 per cento della rappresentanza parlamentare, i socialisti si vengono a trovare in una posizione chiave.

Questo le dispiace?
Mi sembra un gioco truccato, oltre al fatto che bisogna vedere come il Psi sta usando questa posizione chiave di cui gode anche grazie alla nostra esclusione. Per esempio, potrebbe usarla proprio per rimuovere la pregiudiziale contro di noi. (…) Oppure i socialisti possono seguitare a usare la loro posizione per accrescere il potere del loro partito nella spartizione e nella lottizzazione dello Stato. E allora la situazione italiana non può che degradare sempre di più.

Dica la verità, signor segretario: lei ritiene che i socialisti stiano seguendo piuttosto questa seconda via, non la prima.
Ebbene, non sono io che la penso così, sono i fatti a dircelo. (…) Nell’80, poi, hanno addirittura capovolto la loro linea e, da una timida richiesta di far cadere le pregiudiziali anticomuniste, sono passati all’ alleanza con la destra democristiana, quella del ‘preambolo’ cioè della più ottusa discriminazione contro di noi e della divisione del movimento operaio. I socialisti pensano di crescere in fretta al riparo di una linea come quella del “preambolo”. Io non credo che sarà così.  Ma poi quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude

Offline FatDanny

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Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #43 il: 23 Feb 2021, 10:49 »
Forse l'ho espresso male, ma quando si rivendica il diritto all'insulto di chi non la pensa allo stesso modo come lo chiamate?

Ma l'insulto è una cosa a volte sana di fronte a certe espressioni e non riguarda il come la si pensa.
Non mi scandalizzerò di certo di fronte a un vaffanculo o a un "capra".
Il punto è cosa si vuole dire con l'insulto, a cosa si allude, che immaginario si sta evocando.
Ed esattamente questo è inaccettabile nelle parole di Gozzini, non che abbia insultato Meloni.
Meloni dice tante cose meritevoli di insulti, ma si sta al merito, non al fatto di essere una scrofa o di non essere all'altezza del sommo Draghi.

Offline Tarallo

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Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #44 il: 23 Feb 2021, 10:52 »
Allora, aspetta. La prima parte in neretto è una rivendicazione politica. Le fanno tutti.

La seconda, la famosa questione morale, fu sollevata dalla sinistra ma non credo che sia parte del manifesto e che indichi che solo a sinistra ci sia aspirazione ad uno standard morale superiore.

Offline Gio

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Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #45 il: 23 Feb 2021, 11:09 »
Chi l'ha rivendicato?
In questo topic, puoi leggere sopra.
Fuori, sono molti che stanno sostenendo che gli insulti sono sbagliati, ma nessuna solidarietà perchè  in fondo la Meloni se li è meritati (vedi la Lucarelli per tutti).


A me sembra che la Meloni abbia ricevuto solidarietà unanime da tutte le forze politiche.
Lo stesso non si può dire per la Boldrini o la Kyenge, messe alla berlina e ricoperte di insulti da esponenti politici e stampa di destra da anni.
A destra si commettono molti errori (che fanno più male alla destra che ad altri).
La Meloni, però, alla Boldrini aveva espresso la stessa identica solidarietèa per un caso simile








Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #46 il: 23 Feb 2021, 11:14 »
Forse l'ho espresso male, ma quando si rivendica il diritto all'insulto di chi non la pensa allo stesso modo come lo chiamate?

eh no. io non rivendico quello che dici tu. io rivendico il diritto ad insultare chi assume comportamenti e dice cose schifose.
Non insulterei nessuno che esponesse un piano di tassazione piatta o che auspicasse la sanità o l'istruzione totalmente privata (ne penserei malissimo ma non mi sentirei autorizzato ad insultarlo).
Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #47 il: 23 Feb 2021, 11:17 »
A me sembra che la Meloni abbia ricevuto solidarietà unanime da tutte le forze politiche.

Lo stesso non si può dire per la Boldrini o la Kyenge, messe alla berlina e ricoperte di insulti da esponenti politici e stampa di destra da anni.
Gli insulti da ovunque arrivino e chiunque li esprima , sono da censurare.
In maniera molto severa.
Specie se rivolti verso i deboli.
Qui non è questione di colore e di qualsivoglia orientamento si voglia parlare.

Offline arturo

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15232
Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #48 il: 23 Feb 2021, 11:18 »
infatti, caro IlnostroGiorgione, mi sono resa conto in questi anni che dichiararsi comunista, pure se ti ritieni tale, pure se lo hai considerato e consideri  una cosa normale, non vale più la pena. non solo di esibirlo, ma nemmeno di dichiararlo colloquialmente.
un lavorìo prima sotterraneo poi sempre più palese, pretende e vuole solo la perfezione, per chi si definisce tale. tipo una sorta di collocazione negli alvei della santità religiosa, nemmeno chiesta però ai santi veri, vedasi le asperità conclamate di una moltitudine di essi. il comunista no, l'asticella per lui è sempre posizionata bella alta, come se l'ambire o desiderare ardentemente una società diversa sul serio debba essere pagata, per contraltare, con la mortificazione dell'essenza stessa della vita personale o non commettere mai uno sbaglio che uno.
è un cul de sac (mi perdonino i francesi del forum non lo so scrivere) clamoroso. se sei povero in canna è lecito "fare il" o essere comunista. se il tuo lavoro o il tuo status comincia a salire di livello è quasi ingiustificato.  seguendo pedissequamente le frecciate tanto di moda che ultimamente vengono rivolte (dagli attici, ai rolex, alle capalbio, a momenti pure annasse a fa na messa in piega) dovresti scendere, come scrissi già una volta, la scala degli orientamenti politici fino a diventà, chessò, magari perlomeno doroteo per ogni volta che ti compri un maglione in più o cambi macchina.
la cosa non è tanto di poco conto eh, anzi direi che è proprio pericolosa, perché si sta allargando anche verso chi è genericamente di sinistra. se porti avanti, perché lo credi corretto, quelli che per te sono dogmi di sensibilità (grazie per il complimento sulla sensibilità...) intrecciati alla politica di appartenenza, adesso vieni pure considerato ipocrita, con la meravigliosa e tanto furba invenzione del concetto in negativo di politically correct.
quindi, la panacea per chi è di destra conclamata.  loro le hanno nel loro statuto interiore la rudezza, il prima io poi gli altri, le pene di morte, gli ergastoli, i ricchisesòfatti da soli, il clientelismo mascherato da meritocrazia, l'attaccare o sbeffeggiare le grete, le carole, le boldrini, gli africani e quindi, quando succede, ti si risponde quasi che è lecito che sia così. da loro non ti aspetti niente di diverso sono disegnati così. sei tu che devi essere pronto alla crocifissione.
occultamento unica via. che a me, di dichiararmi comunista, per poi farmi fare i conti in tasca, materiali e morali, da chicchessia, in questo gioco perverso e furbo, mica me va più eh.

scusate il papiro come sempre, ogni volta dico di non ricascarci e poi invece scrivo, scrivo...pietà.
Un applauso a Pan.

Offline FatDanny

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38991
Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #49 il: 23 Feb 2021, 11:22 »
Allora, aspetta. La prima parte in neretto è una rivendicazione politica. Le fanno tutti.

La seconda, la famosa questione morale, fu sollevata dalla sinistra ma non credo che sia parte del manifesto e che indichi che solo a sinistra ci sia aspirazione ad uno standard morale superiore.

Non credo.
Il senso di quanto detto è molto diverso proprio in base a come i rispettivi pensieri sono situati.
E l'origine della vicenda è parecchio lontana.

Il pensiero liberale - così come quello religioso - ci dicono "non è il sistema ingiusto, lo sono gli uomini".
Attraverso questo concetto non solo si sono assolti i meccanismi sistemici artefici delle storture, ma si sono anche concettualmente concepiti gli esseri umani come propensi alla corruzione (intesa in senso lato).
Questo concetto di fondo è oltremodo trasversale, dai grillini (onestah!) ai difensori del clero (anche i preti sono esseri umani), dai liberisti spinti (è il monopolio!) ai liberali di sinistra (ci vuole competenza!)

Il pensiero socialista ha invece detto "non sono gli uomini ad essere ingiusti, è il sistema".
Da questo però deriva che quegli uomini che si collocano fuori da questo sistema devono essere giusti. Questo sillogismo implicito passa inevitabilmente SE si mescolano questione politica e questione morale.

Non a caso Marx criticò aspramente le altre correnti del socialismo proprio per questa ragione e sempre per questa ragione si riferì alla sua teoria in termini di socialismo scientifico.
Non perché basato sull'empirismo, ma proprio perché scevro da questa dicotomia.
C'è un bellissimo libro, Marx's Inferno, in cui William Clare Roberts, prefessore di princeton, illustra come Marx abbia volutamente strutturato il primo libro del capitale in modo simile all'inferno di Dante, combinando la discesa nelle profondità recondite della forma-merce alla critica alle correnti del socialismo che avevano confuso i rapporti sociali con categorie morali, facendo del borghese un parassita malvagio e non il prodotto di un rapporto combinato.

Ecco, direi che il lavorio di Pan è la nemesi di questo errore.

Online Sonni Boi

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16452
Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #50 il: 23 Feb 2021, 11:23 »
Gli insulti da ovunque arrivino e chiunque li esprima , sono da censurare.
In maniera molto severa.
Specie se rivolti verso i deboli.
Qui non è questione di colore e di qualsivoglia orientamento si voglia parlare.

Sì ma non prendiamoci in giro: che gli insulti - specialmente sessisti, di quelli razzisti manco ne parlo - arrivino nel 99% dei casi da una parte è ampiamente verificato. Basti vedere quante ne sparano, quasi quotidianamente, i vari esponenti locali di Lega e FdI, tanto che oramai manco fanno più notizia.

A me pare che sta vicenda sia vissuta dalla destra come una specie di sospiro di sollievo, una sorta di "liberi tutti". E infatti se ne parla e fa notizia. Fosse successo il contrario, il topic, caro Adler Nest, non lo avresti mai aperto.

Offline FatDanny

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38991
Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #51 il: 23 Feb 2021, 11:26 »
In questo topic, puoi leggere sopra.
Fuori, sono molti che stanno sostenendo che gli insulti sono sbagliati, ma nessuna solidarietà perchè  in fondo la Meloni se li è meritati (vedi la Lucarelli per tutti).


stai mancando di vedere la ragione espressa da Lucarelli e anche da me.
Non c'entra assolutamente niente il merito, è proprio una categoria sbagliata.
C'entra tutto cosa significa "solidarietà".

Nessuno dice che Meloni si è meritata gli insulti arrivati.
Ma che essendo lei in primis artefice di un linguaggio aggressivo e insultante non ha alcun senso empatizzare. Perché manca il termine del rapporto di empatia.
Sarebbe come cercare di scaldarsi abbracciando un pezzo di ghiaccio.

Quindi non si sta proprio discutendo se Meloni meriti o meno di essere chiamata scrofa, vacca, etc.
Si sta dicendo invece che il discorso moralista astratto sugli insulti stucca.
Se meloni fomenta l'odio verso i migranti arrivati per mare ritengo di avere il pieno diritto di INSULTARE questi suoi argomenti. Non di dire "non sono d'accordo", ma di dirle che dalla bocca le esce merda rancida.
Non mi sento in diritto di chiamarla scrofa, perché ciò a cui questo insulto allude è vergognoso e nulla c'entra con il merito della questione.
Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #52 il: 23 Feb 2021, 11:27 »
Non servirà più a trovare un lavoro ben remunerato, ma la cultura conserva ancora la fama di filtro delle passioni. Perciò ha fatto scalpore il professor Gozzini dell’università di Siena, che ha sfoderato l’intero bestiario delle volgarità per attaccare Giorgia Meloni. Gozzini intendeva rinfacciarle di non avere mai aperto un libro, ma con quell’eloquio da taverna social dimostra soltanto quanto poco giovamento abbia tratto lui nel leggerli.

Il prof si ritrova in ottima compagnia. Anche nelle classi colte l’ironia è stata sostituita dalla comicità greve e l’umorismo dal sarcasmo. Per strappare l’applauso, o semplicemente per farsi capire, bisogna esibire un gestaccio, dire una parolaccia, storpiare in modo becero il nome del bersaglio dialettico. La pelle dei cosiddetti intellettuali si è talmente inspessita che, se ti azzardi a usare il fioretto al posto della più comoda clava, rischi di non lasciare il segno. La mitezza è sinonimo di debolezza, quando non di connivenza. Ricordate il Veltroni che si rifiutava di nominare Berlusconi nei comizi? Passò per ipocrita. L’avversario va aggredito e dileggiato, mescolando il disprezzo alla violenza verbale. Chissà che cosa si direbbe oggi del feroce ma elegantissimo scambio tra lady Astor e Churchill: «Se io fossi vostra moglie, vi avvelenerei il caffè», «E se io fossi vostro marito, lo berrei». Dal momento che non le diede della vacca, siamo sicuri che al vecchio Winston la signora stesse davvero sullo stomaco.
- Gramellini -

Offline TomYorke

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11602
Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #53 il: 23 Feb 2021, 11:30 »
Forse l'ho espresso male, ma quando si rivendica il diritto all'insulto di chi non la pensa allo stesso modo come lo chiamate?


Odio, Politico e di classe.
Cosa che rivendico.


Non servirà più a trovare un lavoro ben remunerato, ma la cultura conserva ancora la fama di filtro delle passioni. Perciò ha fatto scalpore il professor Gozzini dell’università di Siena, che ha sfoderato l’intero bestiario delle volgarità per attaccare Giorgia Meloni. Gozzini intendeva rinfacciarle di non avere mai aperto un libro, ma con quell’eloquio da taverna social dimostra soltanto quanto poco giovamento abbia tratto lui nel leggerli.

Il prof si ritrova in ottima compagnia. Anche nelle classi colte l’ironia è stata sostituita dalla comicità greve e l’umorismo dal sarcasmo. Per strappare l’applauso, o semplicemente per farsi capire, bisogna esibire un gestaccio, dire una parolaccia, storpiare in modo becero il nome del bersaglio dialettico. La pelle dei cosiddetti intellettuali si è talmente inspessita che, se ti azzardi a usare il fioretto al posto della più comoda clava, rischi di non lasciare il segno. La mitezza è sinonimo di debolezza, quando non di connivenza. Ricordate il Veltroni che si rifiutava di nominare Berlusconi nei comizi? Passò per ipocrita. L’avversario va aggredito e dileggiato, mescolando il disprezzo alla violenza verbale. Chissà che cosa si direbbe oggi del feroce ma elegantissimo scambio tra lady Astor e Churchill: «Se io fossi vostra moglie, vi avvelenerei il caffè», «E se io fossi vostro marito, lo berrei». Dal momento che non le diede della vacca, siamo sicuri che al vecchio Winston la signora stesse davvero sullo stomaco.
- Gramellini -

Madonna, che due [...] Gramellini
Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #54 il: 23 Feb 2021, 11:31 »
Sì ma non prendiamoci in giro: che gli insulti - specialmente sessisti, di quelli razzisti manco ne parlo - arrivino nel 99% dei casi da una parte è ampiamente verificato. Basti vedere quante ne sparano, quasi quotidianamente, i vari esponenti locali di Lega e FdI, tanto che oramai manco fanno più notizia.

A me pare che sta vicenda sia vissuta dalla destra come una specie di sospiro di sollievo, una sorta di "liberi tutti". E infatti se ne parla e fa notizia. Fosse successo il contrario, il topic, caro Adler Nest, non lo avresti mai aperto.

Addirittura il processo alle intenzioni.
Avrei potuto aprire il topic con il titolo: solidarietà a Giorgia Meloni, come feci quando aprii quello su  Liliana Segre un po’ di tempo fa quando venne vilmente attaccata e offesa.
Il giorno in cui tu aprirai un topic di solidarietà verso una persona che non la pensa come te, che ha idee diverse dalle tue senza che tu le debba sempre giudicare, ma rispettare, sarai più credibile.
Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #55 il: 23 Feb 2021, 11:37 »
stai mancando di vedere la ragione espressa da Lucarelli e anche da me.
Non c'entra assolutamente niente il merito, è proprio una categoria sbagliata.
C'entra tutto cosa significa "solidarietà".

Nessuno dice che Meloni si è meritata gli insulti arrivati.
Ma che essendo lei in primis artefice di un linguaggio aggressivo e insultante non ha alcun senso empatizzare. Perché manca il termine del rapporto di empatia.
Sarebbe come cercare di scaldarsi abbracciando un pezzo di ghiaccio.

Quindi non si sta proprio discutendo se Meloni meriti o meno di essere chiamata scrofa, vacca, etc.
Si sta dicendo invece che il discorso moralista astratto sugli insulti stucca.
Se meloni fomenta l'odio verso i migranti arrivati per mare ritengo di avere il pieno diritto di INSULTARE questi suoi argomenti. Non di dire "non sono d'accordo", ma di dirle che dalla bocca le esce merda rancida.
Non mi sento in diritto di chiamarla scrofa, perché ciò a cui questo insulto allude è vergognoso e nulla c'entra con il merito della questione.
100%
Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #56 il: 23 Feb 2021, 11:38 »
Correggo: non aprii un topic di solidarietà a Liliana Segre: me ne  scuso.
La espressi nel topic sul razzismo.


Online Sonni Boi

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16452
Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #57 il: 23 Feb 2021, 11:41 »
Addirittura il processo alle intenzioni.
Avrei potuto aprire il topic con il titolo: solidarietà a Giorgia Meloni, come feci quando aprii quello su  Liliana Segre un po’ di tempo fa quando venne vilmente attaccata e offesa.
Il giorno in cui tu aprirai un topic di solidarietà verso una persona che non la pensa come te, che ha idee diverse dalle tue senza che tu le debba sempre giudicare, ma rispettare, sarai più credibile.

Ma non prenderlo come un attacco personale.

Volevo solo sottolineare come il fatto che una persona che si identifica di sinistra (che poi è un professore, mica una figura pubblica) insulti volgarmente una di destra venga percepita come una notizia e ti abbia spinto (te, ma poteva essere chiunque altro) ad aprire un topic, mentre il contrario (e ci sono esempi quasi quotidiani) ormai passi quasi inosservato.

Quindi il discorso che facevi - gli insulti sono sempre sbagliati, da qualunque parte provengano - oltre che scontato, mi sembra abbastanza fuori fuoco.

C'è un doppio standard, eccome, il discorso di Pan lo condivido abbastanza (e non sono manco comunista io). L'analisi che ne ha fatto FD è a sua volta molto interessante.

PS: Liliana Segre non c'entra nulla, essendo una figura super partes ed estranea all'agone politico.

Offline Tarallo

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111509
Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #58 il: 23 Feb 2021, 11:44 »
In questo topic, puoi leggere sopra.

Esagero se dico che uno o due netter non rappresentano una ideologia bicentenaria?

Offline arturo

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Re:Giovanni Gozzini
« Risposta #59 il: 23 Feb 2021, 11:46 »
Gramellini , quello dei Laziofascisti...
ok
 

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