C'è il pensiero astratto che ti fa "vedere" cose che non esistono ma "tu" sei convinto che esistono.
E c'è il pensiero astratto che ti porta a intuire/dedurre l'esistenza di qualcosa che (ancora) non si riesce a "vedere".
Nel primo caso fai un pensiero astratto perché hai perso il rapporto con la realtà, e la conoscenza che deriva da quel pensiero è "falsa"
Nel secondo caso fai un pensiero astratto perché hai rapporto con la realtà e da questo pensiero deriva una più precisa conoscenza della realtà
ho capito cosa intendi e condivido il concetto ma c'è un utilizzo improprio dei termini.
L'astrazione è soltanto quella che descrivi nel secondo caso. Da αφαίρεσις, "trarre da", astrazione è il processo che isola un aspetto dalla complessità del reale per studiarne la forma pura. Senza rapporto col reale non c'è astrazione, quindi il tuo primo caso ipotizza una situazione che ci preclude l'uso corretto del termine.
La forza di gravità, l'attrito, il termine "animale", il termine "uomo" sono tutte astrazioni.
Nella realtà non esiste l'animale, esiste l'orso, la scimma, la formica, etc (a loro volta astrazioni, perché esiste QUELL'orso, QUELLA scimmia, QUELLA formica).
Così come non esiste l'uomo, ma esistono carib, Fatdanny, Vaz, etc.
Quella che invece tu delinei col primo caso è l'
immaginazione, ossia la capacità di creare all'interno della propria mente, spesso spiegata in filosofia attraverso il sogno o le forme artistiche.
Sono ambedue proprietà della
coscienza.
Anche in filosofia la questione è ben nota: laddove la coscienza perde il rapporto con la realtà (o più precisamente con le determinazioni del mondo) immaginazione e esperienza si confondono dando vita ad una falsa coscienza.
La scienza parla di quello che è definibile rigorosamente, quantificabile, misurabile direttamente o indirettamente. Usa l'astrazione, la generalizzazione il metodo sia deduttivo che induttivo da Galileo in poi ma i punti di partenza o in mezzo alla strada o alla fine in qualche modo devono essere sempre confrontati con le risposte che ci dà la realtà con stima di errori sia teorici che sperimentali. In questo percorso è affiancata, specialmente nelle scienze cosiddette dure dalla matematica che è il linguaggio che i modelli scientifici usano (e devono usarlo) per ricavare relazioni tra le varie grandezze introdotte per lo studio del fenomeno. Non si avventura in relazioni tra grandezze non misurabili per principio, quello lo fanno i filosofi i sociologi ecc. che andrebbe anche bene fino a quando, a volte non sempre, cercando di sfruttare il successo scientifico cercano di dare una ammantata di autorevolezza utilizzando ridicolmente a sproposito relazioni ed equazioni matematiche a supporto di tesi che non hanno nulla a che vedere. Leggere per credere l'esilarante "Imposture intellettuali di Sokal". L'oggettività della scienza sta nella riproducibilità dei risultati e delle risposte che ci dà la natura a parità di condizioni, ci sono teorie gravitazionali alternative a quella di Einstein, serie, consistenti, matematicamente ineccepibili e che vengono in continuazione, quando possibile testate nelle risposte che danno per vari fenomeni (che so, merger di buchi neri, emissione di onde gravitazionali ecc.) ma che al momento non sono soddisfacentemente "confermate" dalle risposte che ci dà la natura per questo vengono tenute da parte ma non buttate via . Non è che Einstein sia più di moda è che dà risposte migliori a quello che vediamo. Ovviamente visto i grandi successi in quegli anni della Rel. Generale i due sistemi totalitari in auge perseguitavano gli scienziati, l'uno perché non era fisica ariana e l'altro perché non seguiva il materialismo marxista. Ma queste sono miserie umane è un altro paio di maniche.
p.s. la medicina è un approccio razionale ma pratico ed empirico a sistemi molto complessi, attraverso prove e risposte del sistema specifiche al livello individuale con tratti comuni a livello statistico. Insomma non utilizza la matematica per questo si potrebbe chiamare scienza empirica. p.p.s. L'epidemiologia invece è praticamente statistica e matematica infatti non la trattano i medici ma statistici, matematici fisici ecc.
La scienza ha a lungo inseguito fenomeni che erano tutt'altro che quantificabili rigorosamente, ma sulla base di una semplice intuizione. Galileo è proprio un esempio di questo, così come molti altri.
Certo poi svilupparono un metodo per verificarlo nella realtà, ma non è affatto vero che questo è proprio del metodo scientifico. Non è che le altre forme del sapere si accontentano dell'enunciato.
Anche loro verificano l'attinenza della teoria al reale seppur non in forma di esperimento, il principio del
presupposto posto hegeliano è esattamente una di queste forme.
Affermare questa demarcazione significa semplicemente non conoscere le modalità di verifica di altre forme del sapere. Anche perché lo stesso metodo scientifico viene proprio dalle forme di verifica sviluppate concettualmente dalla filosofia (di cui, come giustamente sottolinea Parisi, la Fisica è figlia).
Concordo con te che oggi spesso le altre forme di conoscenza si abbandonano al metodo matematico in modo risibile, ma qui stai rovesciando il rapporto: si abbandonano sfiorando il ridicolo perché il metodo matematico è stato elevato ad unico criterio di validazione dell'oggettività (cosa che si ritrova anche in questo tuo commento) costringendo le altre forme della conoscenza ad andare su esso per ottenere validazione.
Se si pensa che solo la scienza è oggettiva per via dei rapporti quantitativi precisi allora anche io sociologo dovrò trovare questi per poter dimostrare l'oggettività della mia teoria. è un vero e proprio impero epistemologico che andrebbe contestato all'origine, dimostrando che la scienza non è oggettiva come sostieni, ma è una forma particolare di astrazione che permette di rendere intellegibile un importante fetta del reale, quella relativa al mondo naturale (fisico, biologico, chimico, etc).
Quanto dici su nazismo e socialismo reale è una banalizzazione.
Al contrario in URSS il lavoro degli scienziati era esaltato (almeno fin quando non si opponeva alla volontà del regime), proprio perché confermava le tesi del materialismo. Ma anche nella germania nazista gli scienziati perseguitati lo erano perché si opponevano al regime, non certo per il loro lavoro visto che il nazismo finanziò la scienza in forme inedite rispetto al passato. Tanto che autori come Adorno passarono la loro vita a studiare questo rapporto tra pensiero illuminista, scienza e totalitarismo, arrivando al concetto di
ragione strumentale (altra astrazione notevolmente utile per capire il '900).