@FD
Parlare della percezione occidentale della rivoluzione siriana del 2011 è fuori tema e sottintende una visione eurocentrica della situazione. Fondamentalmente se cominciano a spararti addosso, a prendere d'assedio le tue città, a commettere crimini di guerra nei tuoi confronti, io penso proprio che te ne sbatti altamente della percezione che hanno altrove dei tuoi aguzzini, vieppiù se questi aguzzini sono finanziati dai tuoi nemici storici. E ciò avviene dal 2012, non da ieri.
No, perché l'esercito libero siriano e il suo organo politico il quartier generale lo hanno in Turchia, e già con questo "piccolo ed insignificante" dettaglio crolla tutto il tuo ragionamento, si disintegra. Ripeto, non è da ieri che i turchi finanziano e in qualche modo dirigono i ribelli; la coalizione nazionale dei ribelli siriani è nata a Doha già nel 2012 (il Qatar è stato il più grande sponsor dei gruppi jihadisti in Siria, Al Nusra in particolar modo) e ha sede a Istanbul. Come si può chiedere ai curdi di guardare con favore o di intavolare trattative con fazioni che, per motivi politici, etnici o religiosi, sono naturalmente nemiche?
Io non dico che non ci sia stato un movimento democratico filoccidentale in Siria, direi una cazzata e mi contraddirei da solo. Però sono assolutamente convinto, e questo lo dimostrano i fatti, che i sinceri democratici siano, anzi, fossero una minoranza della minoranza. La stessa coalizione SDF - forze democratiche siriane - non è altro che un termine per indicare YPG/YPJ più un gruppo raffazzonato di combattenti dalla varia provenienza, anche ex jihadisti, comprati dagli americani, i quali si trovavano nella complicata situazione di non avere più alleati affidabili sul campo di battaglia.
Poi dei russi che dire, soffrono di una non del tutto campata in aria sindrome di accerchiamento. Se Obama fosse intervenuto contro Assad nel 2013, i russi sarebbero rimasti nelle loro basi nel Mar Nero e avrebbero con ogni probabilità perso l'unica base militare che avevano fuori dallo spazio ex sovietico (già, gli imperialisti russi hanno UNA base fuori dal CSI, meno di Francia, UK e addirittura Turchia). Invece hanno visto uno spiraglio per mantenerla quella base e sono stati decisivi nell'indirizzare la guerra verso la vittoria di Assad e la sconfitta dell'Isis. Ora, nessuno pensa che Putin abbia agito per scopi umanitari: l'accordo di Sochi, unitamente con la tregua siglata con gli USA, ha il banale obiettivo di addormentare il conflitto, limitare i danni, e far sì che ognuna delle parti in causa possa cantare vittoria. Non è l'accordo migliore possibile, tutt'altro.
Però parliamo anche chiaro e senza voli pindarici: una Siria governata da un insieme eterogeneo di bande armate finanziate da una molteplicità di stati dai loschi interessi - ed è evidentemente questa la prospettiva che si sarebbe aperta con la guerra occidentale e democratica ad Assad - sarebbe stata la soluzione auspicabile? Quanto sarebbe durata l'esperienza del Rojava in un simile contesto? E gli alawiti, i drusi, i cristiani (in larghissima parte pro Assad) che fine avrebbero fatto? L'esempio libico è sotto gli occhi di tutti, quello yemenita idem. Per cui mettere Erdogan seduto ad un tavolo un piccolo risultato lo ha ottenuto, quello di non vedere i territori del Rojava, pianeggianti e senza ostacoli naturali degni di nota, inghiottito nel giro di pochi giorni dal secondo esercito della NATO per uomini e mezzi. Non è finita, ovvio, però meglio trattare con Assad dalla propria parte che aspettare i risultati delle firmette dei volenterosi europei.