Ciao Anderz.
Fa piacere rileggerti su temi geopolitici.
Ovviamente concordo con te su tutto , l'unica obiezione è il peso oggettivo dell'europa, su questa faccenda.
O si stabilisce un'agenda europea (vista in Ucraina, abbastanza divertente, se non fosse stata tragicomica....) oppure si segue quella di Washington.
Tertium non datur.
E non è detto che gli Usa perseguano i nostri interessi a breve termine, ossia una stabilità nell'area con annesso mantenimento dello status quo ante che viene stravolto in primis dall'intervento, uguale e contrario, di tutte le potenze regionali, come da te sottolineato.
Il discorso è che un'intervento militare significherebbe (per semplici rapporti di forza intra-Nato) che si segue la politica Usa, colpendo quello che dicono loro, come dicono loro, con il loro comando.
Il rischio di incidente aereo-navale nei pressi di tartsus è peraltro altissimo e li non ci sono i seguaci di assad ma gli spetznasz russi.
Di sti tempi , dunque, un'intervento militare in un'area simile, al netto di tutto, pare controproducente, e se persino Israele ha realizzato che un regime change in Siria non è un opzione praticabile....
Ciò detto non vedo come un'(ulteriore) intervento militare nell'area possa ridurre l'emergenza umanitaria invece di aumentarla in termini di vittime e profughi, finanche da effetti collaterali dell'intervento stesso.
Se l'Europa volesse attivarsi diplomaticamente per risolvere la cosa dovrebbe chiaramente fare le dovute pressioni su Istanbul e Rihad, oltre che Teheran ma appunto, c'è la volontà di farlo?
Sauditi e Iraniani stanno facendo all in adesso perchè hanno intuito che il momento fosse propizio, o c'è in atto qualcosa di più rispetto al great game di due , tutto sommato piccole, potenze regionali?
C'è la volontà di chiudere il capitolo IS / Siria in un modo che, alla fine dei conti, possa essere diverso dai desideratum degli sponsor Nato nell'area?
Chiaramente conta anche il messaggio che arriva , se arriva, a stati come Iran e Arabia Saudita, perchè l'accordo nucleare Usa-Iran è lì a dimostrare che la diplomazia la si può fare anche con i nemici, basta volerlo, ed essere credibili.
E quì mi sorge il dubbio, può la diplomazia europea rendersi credibile al tavolo con così dissimili attori senza pregiudicare i suoi propri interessi?