Parto da questo semplice ma commovente post di IB in altro topic per discorrere di aspetti troppo spesso sottaciuti
Che le lezioni al telefonino non siano una cosa normale né semplice non é complicato pensarlo.
E no, non tutti i ragazzini hanno un telefonino 4G con sufficiente credito per seguire una lezione di mezzora, a dire tanto, con un professore. O anche solo una stanza tranquilli dove poter seguire la lezione senza altri fratelli/sorelle che devono seguire altre lezioni di altri professori.
Pensare che possano sostituire 4 o 5 ore di lezioni quotidiane seguite da un professore/professoressa é qualcosa che supera ogni chimera.
No, non tutti gli appartamenti sono equipaggiati di fibra ottica e di banda passante sufficiente affinché una famiglia di 2,3 o anche quattro ragazzi possa seguire le lezioni serenamente come la loro età e uno stato degno di questo nome deve garantirgli.
Anzi, spesso sono proprio i ragazzi che hanno più bisogno di attenzione e di presenza quelli che rischiano di trovarsi indietro pesantemente.
L'umanità purtroppo non é composta solo da famiglie come la mia dove mia figlia (unica) ha la banda passante, la scelta di 4 computer su dove seguire i corsi e due genitori mediamente scolarizzati che possono, eventualmente, aiutarla quando si trova in difficoltà. Oltre ad avere una stanza tutta sua dove poter ascoltare in tranquillità le lezioni senza nessuno che, magari, stira, lava i piatti o, guarda la televisione (o peggio...) nella stessa stanza.
L'ho scritto e ripetuto, se é necessario per abbassare le cifre del contagio benvenga la chiusura delle scuole, ma é e resterà una ferita aperta e sanguinante nel percorso formativo di una generazione di ragazzi che sarà estremamente complicato recuperare.
Schivare il problema con un'alzata di spalle mi sembra una profonda leggerezza.
Una lezione di storia/matematica/geometria/algebra/fisica fatta bene con un professore non sarà mai sostituibile con un tutorial su Youtube.
Siamo schiavi del tutto é possibile sul computer che sta, in qualche modo, drogando il dibattito.
Non é vero.
Parto da una esperienza personale.
Quando sono andato all'università mi sono scontrato con un gap culturale rispetto alla maggioranza dei miei compagni di studio. Io venivo da una famiglia normale, di lavoratori come si diceva una volta. Padri operai, impiegati, piccoli commercianti, madri generalmente casalinghe, un po' tutti con la licenza media come titolo di studio più elevato conseguito. Non ci mancava niente, qualche rinuncia, qualche sacrificio ma si viveva con serenità, con la consapevolezza di dover "fare passi secondo la gamba".
Sono stato il primo nella mia macro famiglia, parlo di altre sei famiglie di fratelli/sorelle di mia madre e di altre quattro famiglie di fratelli/sorelle di mio padre, per un totale di 26 tra fratelli e cugini di primo grado. Dopo di me solo altri due hanno affrontato il percorso universitario e si sono laureati.
All'università mi sono trovato a frequentare e studiare con persone con estrazione sociale simile alla mia, poche di estrazione ancora più popolare (anche questo un segnale grave), diverse invece provenivano da famiglie con un livello di istruzione superiore. Questi ultimi quasi tutti con genitori almeno diplomati, molti con genitori laureati alcuni proprio in materie scientifiche, poi qualche "punta" come figli di docenti universitari, di parlamentari e un figlio di uno che è stato anche Ministro.
Il "linguaggio" di questi ragazzi era superiore, maggiore la capacità di comprendere di cosa si stava parlando, la visione delle questioni reali di cui stavamo apprendendo nozioni apparentemente astratte, analizzando metodi di misura e modellizzazioni. Proprio un discorso di "protocolli comunicativi", un conto è crescere in una famiglia in cui concetti normativi, economici, sociologici sono argomenti di cui si parla a tavola in famiglia e quando si sta con amici, da un punto di vista di chi quegli argomenti li studia per lavoro e qualche volta è attore protagonista egli stesso di quei fenomeni. Un conto è non parlarne o parlarne sulla base di quanto si legge sui giornali o avendoli approfonditi da autodidatti. Due punti di partenza completamente diversi.
In certi contesti mi sono sentito "diverso" quando ho detto che scegliere di fare l'università fu una scelta faticosa, per molti il dubbio era solo sulla facoltà da scegliere e poi, una volta scelta questa, quale fosse l'università migliore.
Se la differenza non era ancora più netta gran parte era dovuto all'aver frequentato la Scuola. Andare a scuola, di persona, avere la la possibilità di interagire con coetanei di altri "quartieri culturali", di interagire con insegnanti che a volte uscivano dal mero seguire i programmi ministeriali e ci donavano conoscenza, riflessioni su cosa significa vivere in una società complessa, è un qualcosa di inestimabile.
Ora che sono abbondantemente adulto, con figli prossimi alla fine del ciclo delle scuole superiori, avendo interagito con molti loro amici e con le loro famiglie, vivendo in un quartiere molto variegato, case popolari e appartamenti di prestigio, posso dire di aver visto che la situazione non è sostanzialmente diversa a quella di trenta/quaranta anni fa. Per quanto riguarda i miei figli li vedo partire da una situazione di vantaggio rispetto a molti dei loro compagni di scuola, hanno potuto respirare una conoscenza della complessità (non conoscenza delle cose eh! solo coscienza che sapere una cosa è meno immediato di quanto spesso si creda). Ma contemporaneamente li vedo svantaggiati rispetto ad altri: a parte ovviamente per disponibilità economiche, se vorranno potrò permettergli di fare l'università ma la dovranno fare con la consapevolezza che qualche rinuncia andrà fatta, parlo proprio dello stesso vantaggio culturale che loro hanno nei confronti di altri e per il quale io non ho saputo/potuto compensare più di tanto.
Quanto sia importante il "linguaggio" che si usa a casa, gli "argomenti" che vengono trattati, la "competenza" con cui vengono trattati, nella quotidianità, nei momenti di convivialità, non nei momenti di "formazione" è una questione cruciale nella crescita degli individui. Solo la scuola, la frequentazione e non la semplice erogazione di concetti, può permettere di non violentare completamente il valore dell'Uguaglianza.
Mi accorgo di aver scritto tanto, troppo, e di aver centrato l'attenzione sulla mia esperienza mentre volevo parlare della crescita di bambini e ragazzi in famiglie in cui non si sa proprio cosa sia il mondo nel 2020. Ma forse traslando il ragionamento esposto si capisce quello di cui vorrei parlare meglio di quanto saprei fare riscrivendo tutto da capo
NB:
Discorso che vorrebbe essere in generale, se OGGI, se DOMANI, servirà ricorrere massicciamente alla Didattica A Distanza per salvare vite umane che lo si faccia senza indugio.
Ma sarà una sconfitta per la nostra comunità di 60milioni di persone, non un dolorino accettabile