L'Italia e la ricerca scientifica

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Offline carib

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L'Italia e la ricerca scientifica
« il: 24 Gen 2016, 17:42 »
Prendo spunto da questo articolo a firma della senatrice Elena Cattaneo per proporre una discussione sul tema dell'importanza (o dell'inutilità) della ricerca scientifica. In estrema sintesi, in Italia, secondo EC, la scienza e chi la pratica non sono sufficientemente sostenuti e valorizzati dalle istituzioni politiche. Arrivando a dei paradossi davvero imbarazzanti e pericolosi per la salute pubblica (cialtroni tipo mr. Stamina etc). Siete d'accordo?
La Cattaneo seppur notoriamente battagliera appare molto pessimista sul futuro di un Paese che rinuncia a fare ricerca senza che nemmeno la stessa comunità scientifica combatta più in sua difesa. L'opinione pubblica di sicuro se ne sbatte. Il mondo dell'informazione ancora di più, svegliandosi dal torpore solo quando c'è da fare del sensazionalismo il più delle volte antiscientifico. Siamo a un punto di non ritorno?

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Il Paese e gli scienziati di Elena Cattaneo*
Repubblica 24 gennaio 16

QUESTO non è più un Paese per scienziati, malgrado il più o meno glorioso passato. Non lo è più se un candidato a sindaco di Milano (e attuale vice) si vanta per aver sostenuto la battaglia contro la “famosa direttiva europea sulla vivisezione”. Non sapendo che il termine “vivisezione” descrive una pratica estranea alla Ricerca; che senza sperimentazione animale la medicina sarebbe a uno stadio tribale.
CHE la citata direttiva è frutto di anni di dialogo tra esperti e associazioni animaliste per trovare il miglior bilanciamento tra diverse aspettative; che Milano e zone limitrofe sono un importante distretto biomedico del Paese, e che non abbiamo bisogno di ulteriori motivi per accrescere la fuga dei cervelli, mortificando l’innovazione.
Non è un Paese per scienziati se servono mesi e mesi perché il ministero della Salute approvi i progetti di sperimentazione animale (la norma prevede 40 giorni), facendo ammuffire idee e frustrando capacità costrette a competere col mondo zavorrate dalle proprie istituzioni; e se l’apertura dei bandi di ricerca Prin (del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) è affidata a procedure che sembrano quelle della lettura dei tarocchi tanto sono inaffidabili oltre che saltuarie nei tempi e disarticolate nelle valutazioni; e se il ministro delle Politiche agricole millanta di “andare oltre” gli Ogm e assegna qualche milione ai suoi enti (briciole, a cui nessuna libera ricerca universitaria potrà direttamente accedere) a patto che le idee rimangano chiuse nei laboratori, senza l’indispensabile verifica in campo aperto; lo stesso ministro che benedice una pratica agricola (la biodinamica) basata su astrologia e altre superstizioni.
Non è un Paese per scienziati se si commina il carcere a ricercatori che derivino da embrioni umani “sovrannumerari abbandonati” cellule staminali, e se si concepiscono bandi di ricerca che escludono, immotivatamente, progetti che utilizzino quelle cellule, ma si rimane ipocritamente indifferenti all’importazione (legale) delle stesse cellule dall’estero. Non lo è se si impone per via giudiziaria una presunta cura (il “metodo Stamina”), la si avalla per legge, salvo poi scoprire - come sostenuto fin dall’inizio da tutti gli scienziati – che era una tragica truffa. E se, pochi mesi dopo, si ripete l’errore di metodo cercando di finanziare una specifica sperimentazione clinica, ancora “per legge”.
Non è un paese per scienziati se questi sono considerati fantomatici untori di manzoniana memoria e li si indaga con l’ipotesi di aver deliberatamente introdotto un batterio (temuto ovunque nel mondo) che sta facendo strage di ulivi nel Salento. Quegli studiosi cercavano di capire il problema. Le regole dell’Ue prescrivono con rigore e esperienza cosa fare (e prontamente adottate in Francia sono state efficaci), ma una procura della Repubblica dice che l’esistenza di ulivi “ancora vivi pur se positivi per la Xylella” è un motivo che avvalora le tesi accusatorie. Un po’ come dire che, siccome alcuni fumatori non si ammalano di cancro al polmone, allora il fumo è innocuo.
E cosa dire di un Paese che persegue un modello di sviluppo improvvisato, investe un misero 1,2% del Pil in ricerca e sviluppo e impiega 4,6 ricercatori per mille occupati? Per inciso, le medie Ue sono circa il doppio.
Ma se questo non è un Paese per scienziati, cosa facciamo noi perché torni ad esserlo? Quanta responsabilità abbiamo nell’accettare che la Scienza sia squalificata, processata, manipolata, svenduta, sotto-finanziata ?
Di certo non si promuove la Scienza – anzi la si tradisce – diffondendo dati manipolati. Né aiuta la Scienza chi va alla ricerca di finanziamenti top- down, ad hoc per il proprio orto. “Crepi quello degli altri”, anche se migliore. O chi è alla ricerca di amicizie e scorciatoie politiche, cancellando ogni logica valutativa su basi comparative, spogliando il Paese degli ultimi barlumi di razionalità e integrità necessari per provare a ricostruire una nuova politica del finanziamento pubblico per la Ricerca. Una politica capace di prevedere un unico meccanismo competitivo e affidabile di erogazione di ogni singolo euro (un’Agenzia per la Ricerca, come chiede il Gruppo 2003) con bandi aperti a tutti, con tutti allo stesso nastro di partenza, neutralizzando chi s’approfitta del frazionamento delle fonti di finanziamento, dell’incompetenza degli erogatori, o è prono alla necessità propagandistica del decisore politico. Andrebbe impedito che un ente possa ricevere decine di milioni dallo Stato per accantonarli in depositi infruttiferi per anni, mentre i laboratori agonizzano e i nostri dottorandi (personale laureato) percepiscono un salario di mille euro al mese.
Non aiuta la Scienza quella parte di comunità scientifica che sceglie di tacere, anche se avrebbe gli argomenti per dire “no”, e si limita a “non esistere” per la società pur di non pagare il costo e la fatica d’essere sgradevole, scomoda o pressante. Anche quando i fatti lo richiedono, preferendo il quieto vivere del “buoni con tutti”, “per tutte le stagioni”, in fondo “non si sa mai, ci possono essere briciole anche per noi”.
Scienza, Ricerca e Accademia hanno un ruolo sociale. Formano generazioni libere, preparate e critiche. Non difendere questa libertà (e integrità decisionale) non lascia alibi. Tantomeno a chi guarda dolente a un Paese in compiaciuta contemplazione delle vestigia del passato, per nascondere che non sa progettare il presente e improvvisa sul futuro. La Scienza è il miglior strumento di cui disponiamo per comprendere il mondo e le opportunità offerte da un presente complesso, fragile e competitivo. Ciascuno dovrebbe capire qual è il proprio compito, il personale imperativo sociale, e impegnarsi a metterlo in pratica. Senza sconti per nessuno. Nemmeno per chi si professa scienziato, perché la Scienza può essere cosa discorde da loro e non perdona.

*Docente all’Università Statale di Milano e senatore a vita


Offline vaz

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Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #1 il: 24 Gen 2016, 23:49 »
sì, siamo ad un punto di non ritorno.
ed è un peccato perché a livello di produttività stiamo ai massimi livelli.
Il problema serio è che adesso la ricerca vera (parlo di postdoc, i motori della ricerca) sta avendo un periodo di crisi su scala mondiale e quando ciò arriverà anche in Italia c'è il serio rischio di venire spazzati via.
La speranza è che si ri-inizi a puntare fortemente sulla ricerca, cercando di prendere i migliori cervelli emigrati (a livello di Singapore e Cina hanno fatto incetta negli ultimi 20 anni, se ora si vedono i ranking dei migliori labs si nota chiaramente lo spostamento verso l'estremo oriente) e far crescere una nuova generazione di ricercatori.

Il rischio è altissimo, perché la passione rischia di venire meno.

Offline vaz

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Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #2 il: 24 Gen 2016, 23:53 »
ad ogni modo, in Italia più che Stamina danni veri li hanno fatti gli animalisti, secondo me.

Offline carib

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Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #3 il: 25 Gen 2016, 09:48 »
ad ogni modo, in Italia più che Stamina danni veri li hanno fatti gli animalisti, secondo me.
Fermo, ando vai? Spiega.

Offline vaz

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Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #4 il: 25 Gen 2016, 09:53 »
il ricercatore in Italia viene visto quasi alla stregua di un assassino.
Parecchi dei miei ex-colleghi mi raccontano di discussioni anche accese sul "eh ma non si dovrebbero usare gli animali".
Laggente dice questo, laggente so voti.

Parere puramente personale eh
Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #5 il: 25 Gen 2016, 10:06 »
tutto bello, niente di nuovo. manca una cosa: Non è un Paese per scienziati se le universita' e gli enti di ricerca sono pieni di gente diventata professore ordinario o associato sostanzialmente per clientela e non per meriti scientifici; se molte di queste persone, per il semplice fatto che non pubblicano un lavoro da anni, oggi non passerebbero uno solo dei check points (valutazioni) a cui gli scienziati piu' giovani si devono (giustamente!) sottoporre per avere accesso ai finanziamenti europei, gli unici disponibili; se i giovani che stanno sotto a questi fanno sostanzialmente lo stesso lavoro, solo molto meglio e molto di piu', guadagnando un quarto o anche un quinto di quello che prendono loro; se tutte le decisioni importanti sulle pochissime immissioni in ruolo (o anche sulle linee di ricerca su cui puntare) passano sempre e solo per questi occupanti di spazio e di tempo; se inevitabilmente la difesa della ricerca passa sempre per l'appoggio di questi (senza pare che uno chiede di fare la rivoluzione); se c'e' una distanza abissale fra le parole ("secondo me fai bene ad andare") e i fatti che seguono ("tu te ne sei andato, che pretendi?"); se da anni non esiste un programma di reclutamento regolare perche' in passato si usava nominare "todos caballeros" a cazzo (e c'e' chi pensa che dovrebbe essere ancora cosi', e non solo fra i vecchi)...

potrei andare avanti. e non mi si dica che e' un problema che non riguarda le discipline scientifiche, perche' non e' cosi'. l'ottima cattaneo avrebbe poi anche potuto dire chiaro a quale ente si riferiva quando parlava di prestiti infruttiferi, perche' cosi' e' mooolto ambiguo.

Offline anderz

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Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #6 il: 25 Gen 2016, 14:00 »
il ricercatore in Italia viene visto quasi alla stregua di un assassino.
Parecchi dei miei ex-colleghi mi raccontano di discussioni anche accese sul "eh ma non si dovrebbero usare gli animali".
Laggente dice questo, laggente so voti.

Parere puramente personale eh

laggente ok, ma i legislatori?

Offline carib

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Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #7 il: 25 Gen 2016, 14:08 »
tutto bello, niente di nuovo. manca una cosa: Non è un Paese per scienziati se le universita' e gli enti di ricerca sono pieni di gente diventata professore ordinario o associato sostanzialmente per clientela e non per meriti scientifici; se molte di queste persone, per il semplice fatto che non pubblicano un lavoro da anni, oggi non passerebbero uno solo dei check points (valutazioni) a cui gli scienziati piu' giovani si devono (giustamente!) sottoporre per avere accesso ai finanziamenti europei, gli unici disponibili; se i giovani che stanno sotto a questi fanno sostanzialmente lo stesso lavoro, solo molto meglio e molto di piu', guadagnando un quarto o anche un quinto di quello che prendono loro; se tutte le decisioni importanti sulle pochissime immissioni in ruolo (o anche sulle linee di ricerca su cui puntare) passano sempre e solo per questi occupanti di spazio e di tempo; se inevitabilmente la difesa della ricerca passa sempre per l'appoggio di questi (senza pare che uno chiede di fare la rivoluzione); se c'e' una distanza abissale fra le parole ("secondo me fai bene ad andare") e i fatti che seguono ("tu te ne sei andato, che pretendi?"); se da anni non esiste un programma di reclutamento regolare perche' in passato si usava nominare "todos caballeros" a cazzo (e c'e' chi pensa che dovrebbe essere ancora cosi', e non solo fra i vecchi)...

potrei andare avanti. e non mi si dica che e' un problema che non riguarda le discipline scientifiche, perche' non e' cosi'. l'ottima cattaneo avrebbe poi anche potuto dire chiaro a quale ente si riferiva quando parlava di prestiti infruttiferi, perche' cosi' e' mooolto ambiguo.
E vai avanti!

IMHO c'è poco di ambiguo: l'accusa è allo Stato e a certe sue regole...
Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #8 il: 25 Gen 2016, 15:44 »
elena cattaneo è una pasdaran della scienza nel suo caso genetica per cui tutti gli altri sono poco più che dei cretini
questo fondamentalmente comporta avere mani libere su tutto anche su ciò in cui non è preparata (agricoltura biodinamica)
E' come un ingegnere nucleare che vuole costruire centrali ma gli stupidi non lo capiscono
l'articolo poi non dice niente se non quello di mettersi contro tutti
se invece di scrivere lettere aperte provasse a legiferare sull'argomento sarebbe meglio anche se poi non sono sicuro se fa casino solo per battere cassa

Offline vaz

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Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #9 il: 25 Gen 2016, 16:04 »
Ci prova. Poi battere cassa su cosa?
Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #10 il: 25 Gen 2016, 16:23 »
E vai avanti!

IMHO c'è poco di ambiguo: l'accusa è allo Stato e a certe sue regole...

ma si, certo. tuttavia nella fattispecie e' ambiguo, perche' ci sono almeno 2 enti (anzi un ente solo, l'altro non e' un ente o non credo lo sia ancora, non ne sono certo) di ricerca in italia che ricevono molti soldi e non li usano (tutti) per la ricerca. sono pero' due situazioni molto diverse insomma alle orecchie di chi e' del settore quella frase suona "dico il peccato ma non il peccatore" e non si capisce perche' vista la situazione. ma e' cosa da niente, un "minor point" come direbbe un reviewer...
Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #11 il: 25 Gen 2016, 16:52 »
anche se senatrice resta nella ricerca e resterà sempre nella ricerca
non è detto che alzi la voce perché ci sono progetti senza copertura
se sta zitta nessuno gli domanda nulla ma se si fa sentire qualcuno gli può domandare "a fra che te serve"
sta dentro da sempre per non conoscere come si gioca
poi non la conosco personalmente magari davvero ha a cuore la ricerca scientifica italiana
quella comunque non è gente che si preoccupa dove andare a vivere sono come i surfisti

Offline carib

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30356
Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #12 il: 25 Gen 2016, 20:02 »
anche se senatrice resta nella ricerca e resterà sempre nella ricerca
non è detto che alzi la voce perché ci sono progetti senza copertura
se sta zitta nessuno gli domanda nulla ma se si fa sentire qualcuno gli può domandare "a fra che te serve"
sta dentro da sempre per non conoscere come si gioca
poi non la conosco personalmente magari davvero ha a cuore la ricerca scientifica italiana
quella comunque non è gente che si preoccupa dove andare a vivere sono come i surfisti
Prima di fare affermazioni del genere, qualunquiste anzi che no, OLTRE CHE OFF TOPIC, dovresti documentarti. In rete trovi tutto quello che ti serve per farti un'idea meno superficiale. Scoprirai che la Cattaneo da quando è senatrice "prova a legiferare" e che già prima, da diversi anni, di denunce ne aveva fatte parecchie con tanto di nomi e cognomi, anche in tribunale. Tuttavia, ripeto, non è la Cattaneo l'oggetto del topic. Ma il contenuto della sua lettera.

Ora, se vuoi contribuire con un commento sullo stato di salute della ricerca italiana ed eventualmente sulle possibili "terapie", ogni tuo post è ben accetto. Grazie per la collaborazione.

Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #13 il: 25 Gen 2016, 21:26 »
pensa un po' a me sembra già strano che la cattaneo sia senatrice a vita
certo una che in 2 anni passa da associato ad ordinario deve essere proprio brava
poi vai in pubmed e scopri che semplicemente non dorme la notte
scusa qui scatta il qualunquismo come ha fatto a legiferare con tutte le pubblicazioni che ha fatto? e ho preso solo quelle degli ultimi tre anni (62)
ma mi dicevi che l'argomento non era la cattaneo ma la ricerca scientifica partendo dall'articolo in questione
l'articolo lo ritengo urticante per cui rischio di cadere nel qualunquismo io passo anche se un po' di anni di ricerca nell'università italiana e non solo li ho fatti

Offline vaz

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Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #14 il: 25 Gen 2016, 21:49 »
della cattaneo non sai proprio niente.
le pubblicazioni sono tutte da corresponding author, sai che vuol dire?
Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #15 il: 25 Gen 2016, 21:57 »
si è il primo nome
ma non toglie che mettere il primo nome significa non fare niente
chi mette il primo nome dovrebbe stare lì almeno a vedere che si scrive
ma vi piace la cattaneo mica vi ho detto cotica

Offline vaz

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Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #16 il: 25 Gen 2016, 22:17 »
no, corresponding author è l'ultimo nome
stai dicendo cazzate su
Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #17 il: 25 Gen 2016, 22:38 »
avessi scritto autore responsabile non mi avresti scoperto
peccato starò più attento la prossima ma il piccolo taglia le I il grande mi legge una storia
meglio non scrivere di getto magari trovi anche qualche errore di ortografia
ma volevo uscire da questo ginepraio non disturbo più

Offline carib

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Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #18 il: 26 Gen 2016, 01:18 »
 Ecco bravo
Re:L'Italia e la ricerca scientifica
« Risposta #19 il: 26 Gen 2016, 12:44 »
no, corresponding author è l'ultimo nome
stai dicendo cazzate su

Non necessariamente. In ambito informatico, dove io pubblico, il corresponding author è il primo.
Per il resto, concordo con la denuncia della Cattaneo. Ma lo faccio dalla nota di chi afferma che il sistema accademico italiano è quello che è: una fogna a cielo aperto, in un contesto umano, sociale e culturale (chiamato Italia) ancor più deprimente.
Nell'università inglese dove lavoro, mio figlio non potrebbe essere mai assunto: la famiglia Frati avrebbe conosciuto una diaspora che a confronto quella dei miei avi è stata 'na barzelletta.
 

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