Ah ok, lavoriamo in prospettiva alla Lazio, e in prospettiva (millenaria) a sinistra.
Mi sono reso conto di una cosa, FD. La maggior parte delle persone non è di sinistra.
Ma non è che siano stupidi, o che non capiscano, o che non ci arrivano ma ci arriveranno.
Semplicemente nel proprio intimo mal sopportano l'ingerenza pubblica in ogni dove ed in particolare in economia, preferiscono il rischio all'omologazione, il pragmatismo all'idealismo, la possibilità alla sicurezza, l'io al noi.
E parliamo della maggioranza delle persone. È un dato immutabile.
Fino a quando una certa sinistra sceglierà di cambiare l'Uomo, piuttosto che governarne ed indirizzarne gli istinti senza soffocarli, perderà in libere elezioni.
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Beh permettimi di dire che se dai questa definizione di sinistra e grazie che gran parte degli esseri umani sarà contraria. Ti dirò di più lo sarei anch'io.
Perché sostituire un padrone privato ad un padrone statale intangibile non cambierebbe molto della mia condizione e delle mie possibilità.
Così come mi metterebbe i brividi pensare ad un sistema in cui c'è il panettiere di Stato che fa il pane secondo le direttive di un Comitato Centrale.
Mi sembrano banalizzazioni abbastanza ideologiche, basate su un dato vero (i limiti e gli errori del socialismo reale), portato però ad una caricatura grottesca.
Il mio criterio di base per dirlo in modo semplicistico è molto più pragmatico: la tua attività è determinata unicamente dal tuo lavoro (es. artigiano)? bene, svolgila, vendi i tuoi prodotti sul mercato e guadagna quanto più riesci a fare. Non vedo perché lo stato debba appropriarsi del tuo lavoro (fatto salvo una quota di tasse necessaria in ogni regime politico).
La tua attività necessita del lavoro altrui? Devi spartire i profitti, oppure non puoi svolgere quell'attività.
Perché per fare un computer (o una macchina, o un telefono) non basta una singola persona, nemmeno se svolge tutti i ruoli produttivi. Senza la cooperazione questa produzione sarebbe semplicemente irrealizzabile.
Quindi è la cooperazione che determina la possibilità di produrre e non l'imprenditore.
Si può immaginare una produzione senza imprenditore (ossia senza finanziamento privato dell'impresa), non si può immaginare una produzione senza cooperazione.
Quindi è la cooperazione che deve godere dei profitti e non l'imprenditore. Questo è un principio "comunista", non il despotismo di stato.
E quindi la domanda diviene: preferisci guadagnare meno condividendo il prodotto del VOSTRO lavoro (non solo del tuo) NON con lo Stato, ma con quelli che contribuiscono a quel prodotto e guadagnare meno o preferisci non guadagnare affatto per il semplice fatto che quella produzione ti è impossibile sulla base del tuo lavoro individuale?
Fermo restando che questo atrocissimo dilemma riguarderebbe una minoranza infima delle persone (solo gli imprenditori che utilizzano lavoro dipendente) e quindi che la tua cara maggioranza non ne risulterebbe altro che avvantaggiata e ne guadagnerebbe, non capisco dove vedi in questo semplice assunto l'ingerenza dello Stato, la limitazione alla creatività individuale o alla crescita personale.
Mi fermo qui con l'allusione per non fare un post monstre, ma potrei dettagliare ulteriormente rispetto ad alcuni aspetti centrali (tipo che anche oggi lo stesso imprenditore non è il finanziatore diretto di un'impresa, lo sono le banche. E allora si potrebbe tranquillamente dire che da domani la responsabilità individuale d'impresa diviene responsabilità collettiva d'impresa non in funzione di uno Stato, ma in funzione dei lavoratori coinvolti in questa impresa).
Aggiungo solo un altro elemento essenziale: accanto a questo è necessario che la democrazia sia il perno attorno a cui ruota una società siffatta. Pensare una società "a Partito Unico" che provi a far ruotare il mondo attorno ad un principio diverso dal Profitto porta inevitabilmente ad aberrazioni totalitarie.
Detto questo ritengo che Lenin sia invece prodotto del suo tempo e che un passaggio attraverso quella disfatta si sia reso necessario. Dagli errori storici si impara e se ne traggono delle conclusioni.
Senza quegli errori forse io oggi ancora parlerei di collettivizzazione forzata, chissà...