La fine di un sogno - Venezuela

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Offline anderz

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La fine di un sogno - Venezuela
« il: 07 Dic 2015, 08:44 »
Venezuela: Maduro battuto, vincono le opposizioni, è la fine del chavismo
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha riconosciuto la vittoria dell’opposizione nelle elezioni legislative, in un messaggio televisivo trasmesso dopo la proclamazione dei risultati ufficiali da parte della Commissione elettorale nazionale

Con il crisma dell’ufficialità dei dati ufficiali della commissione elettorale si conferma la vittoria dell’opposizione in Venezuela. La coalizione Unione Democratica ha vinto 99 seggi su 167 dell’Assemblea Nazionale contro i 46 del partito chavista ponendo fine dopo 16 anni al dominio incontrastato dei socialisti-bolivariani del defunto Hugo Chavez, e del suo delfino, l’attuale presidente Nicolas Maduro. Il presidente della commissione elettorale Tibisay Lucena ha avvertito che mancano all’appello ancora i risultati in alcune parte del Paese per assegnare altri 22 seggi, numeri tali da non essere in grado di alterare da soli il risultato. Il 53enne Maduro ha riconosciuto la sconfitta, la prima per il chiavismo di cui è erede, al potere da 16 anni: «Siamo qui, come la nostra morale e l’etica, a riconoscere questi risultati avversi», ha detto il presidente attribuendo la colpa el risultato ad una «guerra economica» contro di lui. L’affluenza, che la responsabile del Cne ha definito «straordinaria», è stata del 74,25%.Con il crisma dell’ufficialità dei dati ufficiali della commissione elettorale si conferma la vittoria dell’opposizione in Venezuela. La coalizione Unione Democratica ha vinto 99 seggi su 167 dell’Assemblea Nazionale contro i 46 del partito chavista ponendo fine dopo 16 anni al dominio incontrastato dei socialisti-bolivariani del defunto Hugo Chavez, e del suo delfino, l’attuale presidente Nicolas Maduro. Il presidente della commissione elettorale Tibisay Lucena ha avvertito che mancano all’appello ancora i risultati in alcune parte del Paese per assegnare altri 22 seggi, numeri tali da non essere in grado di alterare da soli il risultato. Il 53enne Maduro ha riconosciuto la sconfitta, la prima per il chiavismo di cui è erede, al potere da 16 anni: «Siamo qui, come la nostra morale e l’etica, a riconoscere questi risultati avversi», ha detto il presidente attribuendo la colpa el risultato ad una «guerra economica» contro di lui. L’affluenza, che la responsabile del Cne ha definito «straordinaria», è stata del 74,25%.

L’ascesa del Mud
Il Movimento democratico unito (Mud), che ha vinto la maggioranza parlamentare in Venezuela per la prima volta in 16 anni, è una coalizione disparata di trenta partiti, insieme con un unico obiettivo: la sconfitta del chavismo. E’ stato formalmente creato nel 2009, anche se in realtà, esiste dal 2006, e raccoglie formazioni che vanno dalla sinistra moderata all’estrema destra e sembra costantemente divisa tra moderati e radicali, che si differenziano sulla strategia per raggiungere un cambiamento di governo. L’ala radicale del MUD è guidata da Leopoldo Lopez, condannato nel mese di settembre a quasi 14 anni di carcere per incitamento alla violenza durante le proteste del 2014, che hanno provocato 43 morti, secondo le autorità. Gli altri due dirigenti radicali sono il deposto sindaco di Caracas, Antonio Ledezma, imprigionato dopo essere stato accusato di aver complottato contro il presidente e l’ex parlamentare Maria Corina Machado, la cui candidatura per le elezioni parlamentari è stata bloccata dal Consiglio Elettorale. L’ala moderata è guidata da Henrique Capriles, governatore dello stato di Miranda e candidato presidenziale, che ha perso nel 2013 contro Nicolas Maduro, con una differenza di soli 1,5 punti. Nelle elezioni parlamentari del 2009, ha introdotto i candidati unitari, riuscendo ad avanzare nel numero dei voti e dei seggi, ma non raggiungendo la maggioranza parlamentare. Le divisioni erano emerse chiaramente nel 2014, quando Lopez e Machado avevano cercato di forzare l’uscita di scena di Maduro attraverso le manifestazioni di piazza, mentre l’ala moderata sosteneva una strada più pacifica.


Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #1 il: 07 Dic 2015, 12:37 »
La fine do un sogno? Semmai la fine di un incubo, anche se c'è ancora tanta strada da percorrere. La prima battaglia è stata vinta, ne rimangono altre.
Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #2 il: 07 Dic 2015, 13:03 »
il sogno chaveziano sarà anche fallito ma quelli che stanno tornando vedremo a chi faranno pagare la crisi economica

certo, qualcuno ne guadagnerà ma molti altri...?

steremo a vedere
Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #3 il: 07 Dic 2015, 13:19 »
Io il futuro non lo conosco, purtroppo non sono un profeta. Io prendo atto dei fatti attuali e del passato, fatti che mettono in evidenza un regime che ci governa da 17 anni ininterrottamente, e con dati economici, sociali, politici rabbrividenti.
Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #4 il: 07 Dic 2015, 13:21 »
Io il futuro non lo conosco, purtroppo non sono un profeta. Io prendo atto dei fatti attuali e del passato, fatti che mettono in evidenza un regime che ci governa da 17 anni ininterrottamente, e con dati economici, sociali, politici rabbrividenti.

si ma prima stava bene solo qualcuno, il resto viveva di nulla

ps
ci sono stato in Venezuela pre Chavez...ho visto con i miei occhi

Offline Zanzalf

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Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #5 il: 07 Dic 2015, 13:24 »
Il Venezuela ha avuto un decennio buono di petrolio a prezzi altissimi: su questo patrimonio si doveva costruire sviluppo e capacità di generare benessere, anche senza petrolio.

È stato fatto?
Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #6 il: 07 Dic 2015, 13:35 »
si ma prima stava bene solo qualcuno, il resto viveva di nulla

ps
ci sono stato in Venezuela pre Chavez...ho visto con i miei occhi

Questo è vero, il degrado ebbe inizio decine di anni fa. Il dettaglio è che l'avvento del chavismo non è stata la ciliegina, ma la torta.
Ora quel qualcuno che prima stava bene, non sta più bene; mentre quel resto che viveva di nulla, ora rappresenta il tutto, tranne ovviamente la aristocrazia statale.
Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #7 il: 07 Dic 2015, 13:56 »
Il Venezuela ha avuto un decennio buono di petrolio a prezzi altissimi: su questo patrimonio si doveva costruire sviluppo e capacità di generare benessere, anche senza petrolio.

È stato fatto?

Questo è il lascito dopo 17 anni di regime:

-più di 20.000 morti all'anno per omicidio.
-Scarsità di prodotti basilari per l'alimentazione: farina, carta igienica, carne, etc.
-Governo più corrotto della nostra storia, e uno dei più corrotti attualmente nel mondo.
-Inflazione del 100 e passa % (con il caudillo Chavez si raggiungeva "solo" il 50 %)
-Il sequestro è diventato un'industria.
-Diaspora senza precedenti con  milioni e milioni di emigrati.
-Censura, democrazia ridotta al lumicino, monologhi e sproloqui presidenziali che incatenano le televisioni in chiaro e radio durante ore.
-Crimini contro la società civile.
-Riforma dell'articolo costituzionale inerente al periodo presidenziale, che permette al presidente di candidarsi in eterno.
-La costituzione di miliziani, chiamati "circulos bolivarianos", "colectivos" e tanti altri bei nomi, destinati a terrorizzare le popolazioni più indifese.
-Povertà dilagante.

Ciò che permise sopravvivere ad un regime come questo fu il degrado decennale maturato prima dell'avvento di questo gruppo politico, la manipolazione retorica e il carisma di Chavez (sparito lui, insieme ai prezzi petroliferi stratosferici, il chavismo si è sciolto) e i prezzi petroliferi che permise di comprare le coscienze, soprattutto quelle più manipolabili e indifese.
Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #8 il: 07 Dic 2015, 13:59 »
in effetti il chavismo senza Chavez ....

porgascogne

porgascogne

Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #9 il: 09 Dic 2015, 09:34 »
La fine do un sogno? Semmai la fine di un incubo, anche se c'è ancora tanta strada da percorrere. La prima battaglia è stata vinta, ne rimangono altre.

un abbraccio, venezuelano
 :beer:

maburro se va
Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #10 il: 09 Dic 2015, 10:05 »
...segnalo questo pezzo sul FQ, quale elemento di riflessione


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12/08/venezuela-lelogio-del-chavismo/2285929/

Diego Fusaro

Il Venezuela ha voltato pagina. Dopo sedici anni di dominio incontrastato, il governo socialista ha registrato una pesantissima sconfitta elettorale alle elezioni legislative. L’opposizione di centrodestra si è aggiudicata 99 dei 167 seggi del Parlamento nazionale. Il partito di governo (Psuv), partito socialista del Venezuela, ha ottenuto solo 46 seggi.
Diciamolo pure apertamente, senza giri di parole: è una tragedia. E non in senso metaforico. Lo diciamo tanto più forte quanto più, anche nel nostro Paese, si alzano cori di giubilo per la fine del chavismo, conditi con le trite e logore retoriche neoliberiste che cantano la “fine della dittatura”, l’avvento dell’open society del libero mercato assoluto, e le mille altre amenità a cui siamo ormai avvezzi e che solo la stupidità generalizzata di questi tempi bui fanno scambiare per “libertà”; come se la libertà umana coincidesse tout court con la libertà dei mercati e delle merci, libere e senza impedimenti.
Insomma, diciamolo anche in questo caso forte e chiaro: l’open society – mai termine fu più orwelliano! – a cui ora pure il Venezuela accederà trionfalmente corrisponde in verità alla società più chiusa dell’intera avventura storica, trattandosi della società in cui tutto è possibile solo a patto che si disponga del valore di scambio equivalente; in assenza del quale, per converso, nulla è possibile, compresa l’istruzione e la sanità. Libertà di cosa e per chi, dunque? Per il mercato, naturalmente: così risponderemmo con un Marx che non smette di fare luce sulla volgarità di un presente in preda alla contraddizione.
Il chavismo ha svolto una funzione benemerita, mostrando la via anche all’Europa alla mercé delle banche e della monarchia del dollaro: ha insegnato a tutti noi la necessità di coniugare nazione e democrazia, falsificando in atto l’equazione che identifica la nazione con la destra e con il fascismo. La nazione, nel tempo dell’internazionale finanziaria e liberista, può e deve costituire il vettore della democrazia e dell’emancipazione, garantendo, per mezzo dello Stato, diritti sociali e civili inaccessibili per le leggi del do ut des mercatistico.
Il superamento degli Stati nazionali – qualcuno ancora non l’ha capito? – non sta portando al sol dell’avvenire, ma al dominio monocratico del sistema internazionale delle banche e del capitale finanziario. Chavez l’aveva pienamente capito: e aveva capito che il solo modo per continuare oggi nella lotta che fu di Marx contro il classismo planetario e contro l’alienazione che esso secerne consiste nel difendere la potenza dello Stato nazionale come fonte delprimato della politica sull’economia, come forza in grado di disciplinare e regolare l’economico, come potenza capace di tutelare gli interessi dei più deboli e di garantire diritti sociali altrimenti destinati a sparire in nome della “competitività internazionale”, il dogma preferito della teologia neoliberista.
Il chavismo, ancora, ha insegnato a tutti la possibilità di resistere come Stati alla “globalizzazione”, ossia al pudico nome che attribuiamo a questa terza fase dell’imperialismo: successivo all’imperialismo mercantilistico (tratta degli schiavi, ecc.) e all’imperialismo classico (quello studiato da Lenin, per intenderci), l’odierno imperialismo che si chiama globalizzazione è quello che coarta ogni popolo del pianeta a entrare nel modello del mercato unico e del progresso capitalistico, e che sgancia bombe non appena incontri resistenze (Iraq, Libia, ecc.). Ha insegnato – vorrei dire – che non tutto è perduto, finché si resiste, e che la globalizzazione a stelle e strisce è inarrestabile solo se non si lotta per arrestarla.
Ancora, il chavismo ha insegnato, a noi europei obnubilati dall’individualismo estremo e dalle lotte iperindividuali sempre e solo per i diritti civili dell’io isolato (nel completo oblio del sociale e del tema del lavoro), la necessità di difendere i lavoratori e i diritti sociali contro la “sacra fames” del capitale finanziario globalizzato. Ha continuato, a suo modo, nella lotta che fu di Marx, schierandosi in modo fermo e onesto dalla parte del lavoro e dei lavoratori.
Ancora, il chavismo ha affrancato il Venezuela dall’analfabetismoe ha garantito assistenza medica e medicinali gratuiti. Ha combattuto fermamente contro la povertà e la miseria, così diffuse in quelle aree. Tutte patologie che stanno gradualmente riaffiorando ove il modo della produzione capitalistica cessi di essere contenuto e governato dalla forma statale tipica della fase fordista.
Per queste, e per molte altre ragioni, il chavismo è stata un’esperienza positiva e feconda. Quanti oggi giubilano per la sua fine o sono in cattiva fede o, semplicemente, non sanno quel che fanno. Proprio come quelli che hanno elogiato per la caduta dell’Unione Sovietica. Il futuro del Venezuela pare essere scritto e non occorre disporre di una sfera di cristallo per prevederlo: privatizzazioni e competitività globale, libero mercato, servilismo integrale alla monarchia del dollaro. Non vi è proprio nulla da festeggiare in un giorno di lutto come questo.

Online Sonni Boi

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Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #11 il: 09 Dic 2015, 10:31 »
Ma quel Fusaro che lavora all'università privata fondata da Don Verzè?  :lol:
Direi che Popper o non lo ha letto, o l'ha capito pochino

Parlando di cose serie, Chavez è la dimostrazione che puoi avere tutte le buone intenzioni di questo mondo (ammesso che le avesse davvero), ma se non sei in grado di gestire l'economia di un paese è probabile che arriverai a fare gli stessi danni dei neoliberisti ultraconservatori.

Offline anderz

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Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #12 il: 09 Dic 2015, 10:38 »
Un regime che si professa popolare e perde il sostegno popolare in modo così roboante, un tonfo inaudito, non può essere stato che un fallimento.
Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #13 il: 09 Dic 2015, 10:41 »
...segnalo questo pezzo sul FQ, quale elemento di riflessione


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12/08/venezuela-lelogio-del-chavismo/2285929/

Diego Fusaro



io ho avuto una certa ammirazione per chavez ma questo tizio mi sembra veramente delusional...

being delusional: maintaining fixed false beliefs even when confronted with facts, usually as a result of mental illness

Online FatDanny

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Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #14 il: 09 Dic 2015, 10:59 »
Il Venezuela ha avuto un decennio buono di petrolio a prezzi altissimi: su questo patrimonio si doveva costruire sviluppo e capacità di generare benessere, anche senza petrolio.

È stato fatto?

no, infatti.
Questa è una domanda (e una critica) a mio modo di vedere correttissima.
Le risposte che vengono date un po' meno.

Io il futuro non lo conosco, purtroppo non sono un profeta. Io prendo atto dei fatti attuali e del passato, fatti che mettono in evidenza un regime che ci governa da 17 anni ininterrottamente, e con dati economici, sociali, politici rabbrividenti.

ma se era un regime dittatoriale.... come mai le opposizioni hanno vinto le elezioni?!?
(senza contare che tutte le commissioni internazionali inviate non hanno mai riscontrato violazioni evidenti, come invece accade in tanti poco democratici paesi amici degli USA).

Offline Kappa

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Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #15 il: 09 Dic 2015, 11:01 »
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12/08/venezuela-lelogio-del-chavismo/2285929/

Diego Fusaro

Per queste, e per molte altre ragioni, il chavismo è stata un’esperienza positiva e feconda. Quanti oggi giubilano per la sua fine o sono in cattiva fede o, semplicemente, non sanno quel che fanno. Proprio come quelli che hanno elogiato per la caduta dell’Unione Sovietica.
del venezuela so poco, quindi non entro nel merito, ma se l'affermazione qui sopra nell'articolo è la cartina di tornasole, evviva la fine del chavismo. Chi si dispiace per la fine dell'Unione Sovietica  non ha mai vissuto nel blocco comunista, e farebbe meglio a stare zitto.

Offline Thorin

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Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #16 il: 09 Dic 2015, 11:53 »
Eh, so' tutti antidemocratici col culo dell'altri... (semi-cit.)
Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #17 il: 09 Dic 2015, 12:09 »
no, infatti.
Questa è una domanda (e una critica) a mio modo di vedere correttissima.
Le risposte che vengono date un po' meno.

ma se era un regime dittatoriale.... come mai le opposizioni hanno vinto le elezioni?!?
(senza contare che tutte le commissioni internazionali inviate non hanno mai riscontrato violazioni evidenti, come invece accade in tanti poco democratici paesi amici degli USA).

Come mai? Perché l'acuirsi della crisi economica, dell'inflazione, della mancanza di prodotti basilari per la sopravvivenza, hanno portato un disincanto diffuso, il quale ha provocato una maggioranza d'opposizione impossibile da alterare con il solito artifizio basato sull'estorsione, sulle minacce, sulla propaganda politica propagata lungo i canali televisivi e radiofonici omolagati al regime, utilizzando le risorse economiche di PDVSA per portare a termine i propri fini loschi.
Ti rocordo che nel nostro paese il presidente della repubblica ha la possibilità di ricandidarsi in eterno, grazie ad un'ammenda costituzionale eseguita durante questo regime dittatoriale. In sintesi,  le basi per una democrazia nel nostro paese non esistono.
Ricordo anche che l'uscita del dittatore Pinochet avvenne per vie elettorali, quindi la favoletta basata sul principio che in ogni paese in cui ci sono elezioni vi è democrazia è ormai andata in malora.
Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #18 il: 09 Dic 2015, 12:12 »
un abbraccio, venezuelano
 :beer:

maburro se va

Un abbraccio anche a te. Speriamo che l'opposizione sappia amministrare serenamente e con intelligenza questa vittoria.
Re:La fine di un sogno - Venezuela
« Risposta #19 il: 09 Dic 2015, 12:15 »
...segnalo questo pezzo sul FQ, quale elemento di riflessione


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12/08/venezuela-lelogio-del-chavismo/2285929/

Diego Fusaro

Il Venezuela ha voltato pagina. Dopo sedici anni di dominio incontrastato, il governo socialista ha registrato una pesantissima sconfitta elettorale alle elezioni legislative. L’opposizione di centrodestra si è aggiudicata 99 dei 167 seggi del Parlamento nazionale. Il partito di governo (Psuv), partito socialista del Venezuela, ha ottenuto solo 46 seggi.
Diciamolo pure apertamente, senza giri di parole: è una tragedia. E non in senso metaforico. Lo diciamo tanto più forte quanto più, anche nel nostro Paese, si alzano cori di giubilo per la fine del chavismo, conditi con le trite e logore retoriche neoliberiste che cantano la “fine della dittatura”, l’avvento dell’open society del libero mercato assoluto, e le mille altre amenità a cui siamo ormai avvezzi e che solo la stupidità generalizzata di questi tempi bui fanno scambiare per “libertà”; come se la libertà umana coincidesse tout court con la libertà dei mercati e delle merci, libere e senza impedimenti.
Insomma, diciamolo anche in questo caso forte e chiaro: l’open society – mai termine fu più orwelliano! – a cui ora pure il Venezuela accederà trionfalmente corrisponde in verità alla società più chiusa dell’intera avventura storica, trattandosi della società in cui tutto è possibile solo a patto che si disponga del valore di scambio equivalente; in assenza del quale, per converso, nulla è possibile, compresa l’istruzione e la sanità. Libertà di cosa e per chi, dunque? Per il mercato, naturalmente: così risponderemmo con un Marx che non smette di fare luce sulla volgarità di un presente in preda alla contraddizione.
Il chavismo ha svolto una funzione benemerita, mostrando la via anche all’Europa alla mercé delle banche e della monarchia del dollaro: ha insegnato a tutti noi la necessità di coniugare nazione e democrazia, falsificando in atto l’equazione che identifica la nazione con la destra e con il fascismo. La nazione, nel tempo dell’internazionale finanziaria e liberista, può e deve costituire il vettore della democrazia e dell’emancipazione, garantendo, per mezzo dello Stato, diritti sociali e civili inaccessibili per le leggi del do ut des mercatistico.
Il superamento degli Stati nazionali – qualcuno ancora non l’ha capito? – non sta portando al sol dell’avvenire, ma al dominio monocratico del sistema internazionale delle banche e del capitale finanziario. Chavez l’aveva pienamente capito: e aveva capito che il solo modo per continuare oggi nella lotta che fu di Marx contro il classismo planetario e contro l’alienazione che esso secerne consiste nel difendere la potenza dello Stato nazionale come fonte delprimato della politica sull’economia, come forza in grado di disciplinare e regolare l’economico, come potenza capace di tutelare gli interessi dei più deboli e di garantire diritti sociali altrimenti destinati a sparire in nome della “competitività internazionale”, il dogma preferito della teologia neoliberista.
Il chavismo, ancora, ha insegnato a tutti la possibilità di resistere come Stati alla “globalizzazione”, ossia al pudico nome che attribuiamo a questa terza fase dell’imperialismo: successivo all’imperialismo mercantilistico (tratta degli schiavi, ecc.) e all’imperialismo classico (quello studiato da Lenin, per intenderci), l’odierno imperialismo che si chiama globalizzazione è quello che coarta ogni popolo del pianeta a entrare nel modello del mercato unico e del progresso capitalistico, e che sgancia bombe non appena incontri resistenze (Iraq, Libia, ecc.). Ha insegnato – vorrei dire – che non tutto è perduto, finché si resiste, e che la globalizzazione a stelle e strisce è inarrestabile solo se non si lotta per arrestarla.
Ancora, il chavismo ha insegnato, a noi europei obnubilati dall’individualismo estremo e dalle lotte iperindividuali sempre e solo per i diritti civili dell’io isolato (nel completo oblio del sociale e del tema del lavoro), la necessità di difendere i lavoratori e i diritti sociali contro la “sacra fames” del capitale finanziario globalizzato. Ha continuato, a suo modo, nella lotta che fu di Marx, schierandosi in modo fermo e onesto dalla parte del lavoro e dei lavoratori.
Ancora, il chavismo ha affrancato il Venezuela dall’analfabetismoe ha garantito assistenza medica e medicinali gratuiti. Ha combattuto fermamente contro la povertà e la miseria, così diffuse in quelle aree. Tutte patologie che stanno gradualmente riaffiorando ove il modo della produzione capitalistica cessi di essere contenuto e governato dalla forma statale tipica della fase fordista.
Per queste, e per molte altre ragioni, il chavismo è stata un’esperienza positiva e feconda. Quanti oggi giubilano per la sua fine o sono in cattiva fede o, semplicemente, non sanno quel che fanno. Proprio come quelli che hanno elogiato per la caduta dell’Unione Sovietica. Il futuro del Venezuela pare essere scritto e non occorre disporre di una sfera di cristallo per prevederlo: privatizzazioni e competitività globale, libero mercato, servilismo integrale alla monarchia del dollaro. Non vi è proprio nulla da festeggiare in un giorno di lutto come questo.



In realtà i numeri definitivi e ufficiali hanno assegnato 112 seggi all'opposizione e 55 al chavismo.
 

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