Posso fare una domanda: è corretto usare il termine "violenza" quando a subire l'aggressione è un oggetto inanimato?
Io ho sempre pensato che la vittima di una violenza può essere solo una persona. Non riesco a pensare a una vetrina come a una vittima di violenza. Hosbajo?
Intervengo soltanto su questo punto, di pura teoria.
L'atto di distruggere un oggetto inanimato come una vetrina può essere difficilmente catalogabile alla voce "violenza", che è meglio applicabile alla realtà di un oggetto animato, come può essere un animale o addirittura un uomo, con il suo carico di dignità, di diritti, di umanità.
Purtuttavia, non è infrequente il caso in cui la distruzione di quell'oggetto inanimato si concentra su un luogo per niente inanimato, come può essere una banca, una frutteria, un benzinaio. Si tratta di luoghidove - al di là dei tentacoli del capitale finanziario che da Wall street guida le nostre vite - ci sono pur sempre persone in carne ed ossa, impiegati, piccoli commercianti, gente comune, veramente comune, che sotto il carico del loro lavoro quotidiano, delle mille preoccupazionei per se e la loro azienda (per non parlare delle loro famiglie), cercano eroicamente di sbarcare il lunario e questa espressione non è proprio figurata in moltissimi casi.
Pertanto, in queste situazioni, la distruzione di una vetrina se è atto simbolico che storicamente è stato sempre utilizzato come mezzo di rivolta contro il capitale, alla luce dei fatti può essere opportuno da sottoporre a un ripensamento perché va a toccare, nel vivo della loro carne, altri proletari o sottoproletari che cercano di tirare la carretta e che di queste pompose elucubrazioni non ha alcunitneresse, visto che stanno lì, giorno per giorno, h24, a sputare sangue, mentre colui che tira la molotov, in molti casi per niente simbolica, passa e se ne va (talvolta accompagnato da personale di ps).
Non proprio la stessa cosa.
PS Il post è scritto da sinistra.