Lo so, l’odio non è un bel sentimento, perchè rischia di abbrutire anche chi lo pratica. Ma io -fin da ragazzino- non ho mai potuto fare a meno di odiarli, in quanto rappresentano la parte peggiore della nostra città, perché incarnano l’arroganza del potere, il conformismo becero, la prostituzione intellettuale delle consorterie giornalistiche, l'idolatria verso Cappetani umanamente miseri o giocatori imbolsiti da acclamare sui tetti delle automobili.
Ed anche oggi che stanno implodendo, non provo alcuna pietà per loro perché, come diceva Mao (certo, con riprovevole insensibilità verso le tematiche animaliste), “bisogna bastonare il cane che annega”.
LA CAPITALE LIBERATA
I
Canto l’audaci imprese, canto la truce istoria
dell’entità maligna, del grosso carcinoma
che ha sede tra le lande immonde di Trigoria,
e conosciuta al secolo col nome di “aesse roma”.
O Musa che risiedi sui monti del Parnaso
ispiraci le rime, fai eco a questo coro:
fa poi che l’eco giunga, potente, a volo raso,
all’alma derelitta de li mortacci loro.
II
L’istoria ebbe esordio invero alquanto oscuro:
la culla fu Corropoli, metropoli d'Abruzzo;
incerta fu la data, ma già all’inizio, giuro,
la roma non fece aròma, bensì solo gran puzzo.
Padrino di battesimo fu il Duce capoccione
dal mento volitivo e il bel cranio ignudo
il quale in modo alchemico, con orrida fusione
creò la merda unendo Alba, Roman e Fortitudo.
III
Se triste fu l’esordio, miglior non fu il futuro:
trofei davvero pochi e vinti in modo oscuro,
scudetti aregalati, o vinti con pastette,
la Coppa delle Fiere e quella del tressette.
E poi disfatte ignobili, con esiti umoristici,
figure assai meschine, punteggi anche tennistici.
Insomma un pedigree davvero niente male
per quella che è la squadra di Mafia Capitale.
IV
E infine arrivò maggio, il mese più crudele:
la Lazio fu Caino, la Roma invece Abele.
Il giorno ventisei ci fu la Coppainfaccia
che al poro romoletto il sangue ancora agghiaccia.
Fu il giorno del giudizio nel mondo di Trigoria,
fu il giorno del ripetersi della eterna istoria:
t’illudi, speri, sogni, ma poi non vinci mai,
volevi alzar la coppa, alzasti solo il bonsai.
(Torquato Tasso)