https://bologna.repubblica.it/cronaca/2020/07/30/news/strage_il_neofascista_maggi_sono_stati_giusva_e_mambro_ustica_andava_dimenticata_-263245848/Forse si inizia a fare un po' di chiarezza su quegli anni.
stranamente tutti i possibili imputati sono morti, chi l'avrebbe mai detto.
Da Piazza fontana alla strage di Bologna passano 11 anni.
Gli stessi anni in cui si sviluppò in Italia il fenomeno della lotta armata.
Su un piano storico, seppur si rifiuta ancora di porre questa essenziale relazione, i due fenomeni sono strettamente interconnessi.
Fu Piazza Fontana a convincere alcuni ragazzi tra l'università di Trento, le fabbriche milanesi e i circoli emiliani che era necessario rispondere sullo stesso livello all'attacco di Stato fondando le BR.
In modo analogo nacquero diversi altri gruppi e migliaia di persone vi confluirono, arrivando alla clandestinità.
Se lo Stato uccideva, non ci si poteva esimere da una risposta militare che facesse scoppiare la scintilla della rivoluzione.
Fu una guerra, impari, distorta, giocata in modo sporco.
Seppur le infiltrazioni c'erano sicuramente non mi convince la lettura complottista dell'eterodirezione.
Si portò scientemente un pezzo di movimento a considerare quell'opzione come l'unica possibile, a ritenere che
chi non terrorizza si ammala di terrore. Ma fu una scelta compiuta, non eterodiretta.
Penso che a cinquant'anni circa da quegli eventi avrebbe senso una lettura storica che eviti la costruzione di mostri - si veda cosa accade con Battisti - e tenga conto di tutti gli elementi, per quanto brutali oggi possano sembrare, e non si faccia finta che quanto avvenuto sia dipeso da "furore ideologico".
Non per fare un favore ai militanti della lotta armata, ma per farlo a noi stessi.
Perché da una memoria cialtronesca e priva di equilibrio non può nascere nulla di buono.
Quei ragazzi avevano torto, ma non si può certo dire che lo Stato - o importanti parti di esso - avesse ragione.
Piazza Fontana, Brescia, Italicus, Bologna stanno lì a ricordarcelo.