Se leggi il mio post non ho semplicemente detto che da sempre il capitalismo mira a fare più profitto possibile, ma che quanto tu e Gio sostenete non sia una novità odierna.
Vado per paragrafi in neretto in base ai temi.
il capitale oggi si è spersonalizzato? Si, anche se pure qui, la permanenza di società a carattere familiare è molto italiana, che altrove la spersonalizzazione della proprietà fa capo sempre ad inizi 900 con la grande diffusione delle SpA. Non è un elemento nuovo.
Per altro, spersonalizzazione solo di facciata, perché in realtà il capitale si è molto concentrato, quindi in realtà oggi più di allora si potrebbe fare un bell'elenco dei grandi proprietari.
Gente che siede in dieci, quindici, venti consigli di amministrazione.
Oggi molto più di allora potremmo personalizzarlo sto capitale. Solo che se lo fai ti farebbero passare per neobrigatista che fa le liste dei nemici da abbattere.
E quindi ci attestiamo alle etichette, alle marche, senza andare a ricomporre i fili e dove questi conducono.
Anche il discorso sul manager è vero fino ad un certo punto: oggi i manager vengono pagati con quote di partecipazione che li rendono proprietari interessati. E ne alterano anche i comportamenti gestionali e finanziari.
Ecco, questa è la vera differenza rispetto ad allora: la finanziarizzazione dell'economia, dato effettivamente sviluppato dai '70 in avanti, che ci parla di come il capitalismo sia riuscito a spingersi oltre i suoi limiti reali, ma è un tema non proprio inerente al topic e che ci porterebbe lontano.
Tornando a noi e al lavoro, anche qui vedo tanta confusione nelle tue parole. Ti dico la mia da persona che facendo sindacato ha cognizione diretta di
come funzionano le cose sia nella grande che nella piccola impresa:
- Amazon paga i facchini 1700 euro netti al mese. Sai perché dalle parti mie in Sabina vogliono lavorare tutti da Amazon a passo corese pur sapendo che ti spacca la schiena? Perché NESSUNO paga come Amazon lì attorno. Nessuno. E NESSUNO ti da garanzie in termini di malattia, ferie, permessi che ti da amazon (che poi so lo schifo dell'attuale contratto facchini, ma almeno lo rispetta a differenza dei padroncini!)
- Il grande può delocalizzare, vero. Ma il piccolo può chiudere, può fallire e riaprire sotto altro nome grazie alle Srl, non è che il ricatto sia minore.
Sai di quanta gente vinciamo cause e quindi guadagnamo titoli di credito che non potranno mai essere riscossi dai lavoratori perché la cassa della piccola impresa viene svuotata in un'iter che la conduce al fallimento e quindi prendono un bel palo in faccia? Quando vinci una vertenza con la grande impresa, cosa niente affatto impossibile, i soldi, fidati, ti arrivano.
- nella tua rappresentazione astratta grande vs piccolo ti perdi che invece le due dimensioni sono integrate. Il piccolo spesso è indotto del grande. Il call center albanese che citi è proprio un esempio di piccola impresa (a servizio della grande).
La piccola impresa campa al 90% così. A ridosso della grande, grazie ai salari bassi, ritagliandosi tramite essi margini di redditività.
Si ammanta di umanità perché oltre quello può offrire ben poco.
Come vedi io ti racconto aspetti molto concreti, mica ti cito i passaggi dal Capitale, a me pare che sia molto più tu ad affidarti a discorsi astratti, che tornano molto nel senso comune ma non so quanto riscontrabili nella realtà concreta. Anzi, mi sembrano quelli molto legati ad una narrazione preconfezionata a prescindere da riscontri che vuole contrapporre il piccolo capitale umano al cattivo grande capitale con cui è facile prendercela perché molto distante.
Solo che se andiamo a vedere la vulgata quello ideologico sarei io perché marxista.
Non ho detto che la soluzione sia far fallire i piccoli. per me la soluzione è ben più radicale.
Ma se l'Italia è in difficoltà e in perenne rincorsa sugli altri paesi ciò è colpa di ristrutturazioni mancate del capitale e questa difesa perenne della piccola proprietà che no, non è affatto meglio della grande.
Realtà concreta alla mano non è affatto meglio.
Lavorare meno e tutti non è una bellissima teoria astratta, dei sognatori utopisti.
è al contrario la concretissima alternativa nel caso in cui l'organizzazione dei lavoratori si rivela più forte di quella del capitale.
Se il lavoro è organizzato meglio e vince si lavora meno e tutti. Chi paga? Il capitalista che guadagna meno.
Se il capitale è organizzato meglio e vince si lavora IN meno di più. Chi paga? i lavoratori che vedranno comprimersi i salari reali avendo più disoccupati a fare concorrenza.
Raccontare il "lavorare meno tutti" come la favoletta utopistica è già parte di un discorso ideologico di parte, propagandistico. Che non si può più fare, torno a dirlo, il capitale lo dice sistematicamente. Ma è ovvio, è il modo per convincere e quindi vincere. La battaglia egemonica prima e di conseguenza quella economica.
Come avvenuto negli ultimi 40 anni e infatti le ricchezze si sono concentrate a dismisura.
Se vincono i lavoratori non è che falliscono tutti. Semplicemente chi oggi è diventato smodatamente ricco lo diventa un po' meno a favore nostro che lavoriamo meno, tutti, per più soldi.