L’unica spiegazione che trovo è che a commemorare le vittime sono le vittime stesse.
In Etiopia saranno o dovrebbero essere gli etiopi a farlo.
Forse troppo semplicistica?
Io sui numeri non riesco ad entrare sopratutto nel confronto che porta poi a misurare chi ha il crimine più “lungo”: si rischia di banalizzare, barricandosi su opposte posizioni : campi di concentramento vs lager, stragi vs rappresaglie, azioni vs reazioni.
Non lo so se i tedeschi abbiano istituito un giorno per ricordare le vittime dei bombardamenti alleati, davvero, ma così come si ricordano Hiroshima e Nagasaki, mica si solleva il tema delle atrocità giapponesi perpetrate durante la guerra.
Si parla di ricordare vittime anche o per lo più estranee alla guerra stessa.
Io quel giorno di ricordo lo vivo più come un atto civile di pietà dopo anni di oblio.
Non ci vedo strumentalizzazioni fasciste oggi e nemmeno accuse ai comunisti.
Comunismo e fascismo che oggi sono orientamenti in cui la maggioranza delle persone d’oggi non si identifica nemmeno più.
Tra l'altro, curiosamente, è oggi (in Etiopia).
Per me, su questo tema, come su altri, non è possibile trovare un punto di incontro.
Sono diverse le sensibilità.
Mio nonno, militare e partigiano bianco che ha combattuto contro i fascisti e i nazisti nel basso Lazio, se lo accomunavi alla resistenza rossa, si incazzava a morte e diceva: "Io sono un soldato ed un combattente, non un assassino". Credo che un partigiano rosso non la pensi così e che punto di incontro vuoi trovare su questo? Che verità storica, quando allo stesso evento danno un significato diverso pure due persone che lo stanno vivendo? Probabilmente, esistono molte verità ed una sintesi tra tutte non è possibile.
Io, personalmente, non ho bisogno delle foibe o del giorno della memoria per confermare le mie idee e, quindi, il dibattito non mi appassiona più di tanto. Per me, non aggiunge (o toglie) molto al resto.
Per me, sarebbe già un successo se ognuno si limitasse a riconoscere i propri torti e a provare a comprendere le posizioni dell'altro, pur non condividendole.