Ma che scherzi?
Tutti sceriffi.
stando qui dentro per qualche tempo è semplicissimo individuare le posizioni ben prima che vengano espresse, su qualsiasi tema.
c'è dietro un sistema coerente di idee, che non ammette dubbi o deroghe, nessun grigio.
se a sparare fosse stato il criminale, come spesso accade, avrei sentito interessanti disquisizioni sull'incidenza della povertà. se il criminale fosse stato un immigrato mi sarei beato di una serie di disquisizioni sugli effetti nefasti della marginalizzazione unita alla povertà.
in ogni caso il dibattito si sarebbe concentrato sulle ragioni sociali sottostanti la criminalità.
non importa che ve ne rendiate conto o meno, basta seguire le discussioni.
io ammetto di essere molto più malleabile, di non avere, probabilmente, una costruzione teorica alle spalle che mi consenta di incasellare tutto con immancabile puntualità.
buoni, cattivi, giusto, sbagliato.
comprendo perfettamente la ratio della norma che limita fortemente il possesso e l'uso delle armi. comprendo la sua utilità in un'ottica di comunità: gli usa ci dimostrano ciò che accade quando le armi sono a disposizione di tutti con allegra semplicità.
non approvo la norma dal punto di vista
morale, perché credo che chiunque debba potersi difendere e difendere la propria proprietà (ma, come detto, ciò implica un pericolo sociale diffuso inaccettabile, è uno di quei casi di
realpolitik)
nel caso in oggetto mi pare pacifico che il gioielliere abbia ucciso quella persona.
io non riesco a connettermi con una condanna del gesto, a livello superficiale so che deve pagare per il suo gesto, ma a livello profondo non posso negare di pensare che abbia fatto bene.
dal punto di vista
giuridico trovo aberrante che debba pagare anche solo 1 euro di risarcimento, in quanto la cosa è avvenuta in seguito ad un delitto della persona uccisa.