Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?

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Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #60 il: 14 Nov 2019, 20:02 »
(tra tante punzecchiature state anche  :=)) scrivendo cose interessanti, continuate mi raccomando)

Quoto.

Tra l'altro, continuando l'enorme ot, c'è qualcosa che non quadra. La condotta politica dell'ex presidente è almeno discutibile, al netto della sentenza della corte costituzionale (il che lascia ricondurre il caso a un cd. "golpe bianco"). Ma, di certo, lui è scappato (e, se ci sono minacce anche implicite da parte dei militari, questo è - tecnicamente - un golpe tout court).

Poi, c'è il dato oggettivo che durante la sua presidenza, Morales ha migliorato enormemente il livello di vita e di servizi degli indigeni e dei poveri.

Quindi, non si può non notare che contro Morales sia orchestrata una campagna stampa molto negativa a livello internazionale. Troppo, mi pare, e senza che nessuno abbia tirato fuori tangenti o finanziamenti stile Lula. Qualcosa, ripeto, non mi quadra: lo dico sopratutto ai moderati non di sinistra, tipo Vincelor. Troppa merda addosso a questa persona, che non mi sembra sia scappato col valigione pieno di sporchi dollari.

A tal (puzzolente) proposito, vi riporto un "articolo" del "giornalista" e "dott." Mauro Bottarelli:

SPY FINANZA/ La vera ragione della debacle di Morales in Bolivia
https://www.ilsussidiario.net/autori/mauro-bottarelli/
7-9 minuti

La senatrice dell’opposizione, Jeanine Anez, fino a ieri seconda vice-presidente del Senato, ha assunto l’interim della presidenza boliviana, dopo il riconoscimento di questo status da parte dei parlamentari della sua formazione politica e di altri gruppi. Il presidente dimissionario della Bolivia, Evo Morales, ha definito la nomina della Anez “una autoproclamazione che costituisce il golpe più subdolo e nefasto della storia”. Immediatamente, invece, il Dipartimento di Stato Usa ne ha riconosciuto la legittimità. Insomma, la trama sembra già scritta: in Bolivia è andato in scena l’ennesimo colpo di Stato sudamericano orchestrato dalla Cia per tutelare gli interessi di Washington nel “giardino di casa”.

Già vedo il titolo di prima pagina de Il Manifesto di oggi, roba da 1973. D’altronde, gli argomenti immaginifici ci sono tutti: l’ex presidente cocalero e anti-imperialista, capace di regalare al Papa un crocefisso a forma di falce e martello, il profilo mitico di Che Guevara e delle sue gesta in quel Paese, le accuse di sobillazione del popolo da parte di forze straniere e quinte colonne interne, la volontà statunitense di chiudere tutti i “laboratori” socialisti a sud del Messico, a partire proprio da Cuba, Nicaragua e Bolivia. Ora, al netto che si voglia credere a questa vulgata o a quella contraria, ovvero a un Evo Morales che ha fatto ampiamente ricorso a intimidazioni e brogli alle ultime presidenziali, cui ha partecipato solo per una discussa deroga sul mandato garantitagli dalla Corte costituzionale, la realtà potrebbe essere molto più semplice e spietata di quanto non appaia. Evo Morales si è rimangiato la parola data su un tema che, in questo momento, non permette cambi di strategia. E non con gli Usa, bensì con la Germania: non avete notato, infatti, uno strano silenzio tombale dell’Ue su quanto sta accadendo in Bolivia, almeno rispetto alle prese di posizione tenute su altre situazioni calde come quella cilena o venezuelana?

Partiamo dal principio. Ovvero, dal dicembre del 2018, quando la Bolivia firmò un accordo con la Aci Systems Alemania (Acisa) per lo sfruttamento del litio presente nell’area di Potosi, regione che a ridosso delle saline di Salar de Uyuni può vantare la presenza del 50-70% di tutte le riserve di quel materiale così fondamentale. Per cosa? Molto, moltissimo. Ma, soprattutto, per le batterie necessarie al business del futuro, l’auto elettrica. Settore verso la cui riconversione la Germania ha investito circa 100 miliardi di euro, spostando le produzioni “classiche” al di fuori del Paese per concentrarsi sul comparto sostenibile, con tanto di accordo quadro con tutte le sigle sindacali del settore automobilistico. Insomma, il futuro dell’industria. Tanto che da qui al 2025, la domanda mondiale di litio è attesa in netto raddoppio e oltre ad Australia, Argentina e Cile, proprio la Bolivia è uno dei grandi produttori. Oltretutto, potendo vantare un “tesoro” ancora vergine a livello di commercializzazione come quelle riserve.

Lo scorso giugno, però, forse in vista del voto presidenziale del 20 ottobre, Evo Morales cambia idea e annuncia sibillino che intende “industrializzare il Paese, tanto da aver investito a tal fine larghissime somme di denaro affinché il litio venga processato all’interno del Paese e commercializzato all’estero ed esportato soltanto sotto forma di valore aggiunto per l’economia boliviana, ad esempio come batterie”. Insomma, Morales e il suo Governo avevano tardivamente fiutato la portata dell’affare fatto con i tedeschi e, forse deluso da quanto ottenuto/richiesto come diritto di sfruttamento, alzava la posta. Ovviamente, puntando tutto sulla retorica patriottica del suolo boliviano che appartiene ai boliviani e non alle multinazionali straniere. Ed ecco arrivare ottobre e la vigilia del voto presidenziale, animato da un dibattito sempre più forte sulla credibilità della candidatura di Morales a un quarto mandato vietato per legge ma reso possibile da una pronuncia della Corte costituzionale: il problema più grosso, però, non sono i partiti dell’opposizione. Bensì, i cittadini dell’area di Potosi, in piazza ormai quotidianamente contro l’accordo raggiunto con i tedeschi della Acisa per lo sfruttamento delle riserve di litio nelle saline.

Che fare? Rimangiarsi del tutto la parola data – e il contratto firmato – o mettersi contro il popolo, oltretutto passando per amico degli sfruttatori stranieri di materie prime? Con le presidenziali alle porte, un bel dilemma. Comunque sia, Morales tiene duro, evitando di prendere una posizione netta e il 20 ottobre vince ancora, nonostante le accuse di brogli anche da parte di osservatori di altri Paesi sudamericani. Le proteste, però, non calano. Anzi, si alzano di intensità, poiché vedono sommarsi a quelle degli oppositori politici, quelle dei cittadini contro l’accordo sul litio. Stretto in un angolo e costretto a ricorrere alla retorica golpista contro l’anti-imperialismo da lui incarnato, il 4 novembre Evo Morales gioca il tutto per tutto: il governo cancella d’imperio il decreto numero 3738 del 7 dicembre 2018 con cui si dava vita alla joint venture fra i tedeschi di Acisa e l’azienda statale Yacimientos de Litio Bolivianos (Ylb) per la produzione di idrossido di litio a uso industriale (batterie). Marco Pumari, leader del movimento di protesta dei cittadini della provincia di Potosi, dichiara la propria soddisfazione per l’operato del governo.

Cinque giorni dopo, Evo Morales si dimetterà, annunciando nuove elezioni e trasferendosi in Messico, Paese che nel frattempo gli ha garantito asilo politico. La scorsa settimana, subito dopo l’atto ufficiale del Governo boliviano, ecco le parole di un portavoce di Acisa all’emittente tedesca Deutsche Welle rispetto l’accaduto: “L’azienda è fiduciosa sul fatto che il nostro progetto legato al litio di quel Paese sarà riattivato dopo una fase di calma e chiarificazione politica”. Profetico, non vi pare? L’altro giorno, poi, il gigante Usa dell’auto elettrica Tesla ha annunciato la creazione in un’area vicino all’aeroporto di Berlino della sua gigafactory europea, progetto che porterà con sé circa 10mila nuovi posti di lavoro. Tutti tedeschi. Con investimento diretto in Germania. Servirà parecchio litio da quelle parti, voi cosa dite?

Evo Morales, piaccia o meno, deve piangere solo se stesso, poiché unica causa del suo male. Ha dato la sua parola, poi se la è rimangiata. Ma qui si parla di centinaia e centinaia di miliardi di business, non di fuffa ideologica da terzomondismo fuori tempo massimo. E, in effetti, per essere un guerriero indomito dell’anti-imperialismo, ci ha messo relativamente poco a fare le valigie e andare in Messico. Ma se preferite la retorica che pervade le cronache, fate pure. Io, per quanto possa apparire cinico, preferisco guardare in faccia la realtà. Anche ricorrendo alla sgradevole e poco socialmente accettata iconoclastia dei fatti, quelli testardi come la roccia.

Offline FatDanny

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Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #61 il: 14 Nov 2019, 21:55 »
Va bene tutto, ma questo non è nemmeno un golpe bianco (seppur, ripeto, concordo sul censurare l'idea di ricandidarsi).

Golpe bianco è quando un governo in carica, per dire, non convoca le elezioni pur essendo previste. Quindi il potere resta legittimo (non avendo la controprova di un altro che lo sia altrettanto) ma comunque in una forma golpistica.
Una roba come quella di Morales è al massimo, se si ritiene la decisione della corte costituzionale eterodiretti, una forzatura.
Parlare di golpe subito dopo elezioni in cui gli osservatori indipendenti non hanno trovato brogli e irregolarità è un'enormità.

In confronto allora la rielezione di Bush jr. cosa fu?

Offline Vincelor

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Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #62 il: 15 Nov 2019, 03:45 »
Se in Italia venisse eletto un PdR al di sotto dei 50 anni, non sarebbe una forzatura, sarebbe un presidente illegittimo, in quanto ci sarebbe una violazione della Costituzione. Se Obama si fosse presentato per un terzo mandato e fosse stato rieletto non sarebbe stata una forzatura, ma un'elezione illegittima, in quanto in violazione della Costituzione. Di fronte a una violazione della Costituzione così grave il popolo ha il diritto (oserei dire il dovere) di ribellarsi.
Di fronte alla violazione delle regole, i giudizi di merito vengono meno. Io non discuto della bontà della presidenza Morales, è proprio un'altra storia. Per il nostro Giorgione, ti pregherei di non etichettarmi politicamente in base a quanto sto dicendo in questi post su Morales. Non è che rivendicare l'inviolabilità delle regole costituzionali fa di una persona un reazionario, anzi dovrebbe essere proprio il contrario. Nessuno risponde a quanto da me segnalato in precedenza che Morales è stato presidente per 13 anni senza che siano intervenuti golpe.

Offline Vincelor

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7113
Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #63 il: 15 Nov 2019, 04:26 »
(tra tante punzecchiature state anche  :=)) scrivendo cose interessanti, continuate mi raccomando)
Guarda che sono d'accordo. Sbaglierò anche io a rispondere, però a me dà fastidio quando sostengo un'opinione opposta a quella di un altro netter di essere tacciato di dire falsità o stupidaggini. Se qualcuno mi dimostra che sbaglio, e se sbaglio lo faccio perché ignoro determinate cose (cfr. 8 per mille), lo ammetto senza problemi. La malafede non mi appartiene, ho le mie convinzioni e le mie prevenzioni, discutere con chi non la pensa come me mi interessa, spero che lo si possa fare senza attacchi personali. Perché la discussione su Morales, trascende la vicenda in sé, sono opinioni diverse sul peso da dare a certe fattispecie politiche

Offline FatDanny

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Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #64 il: 15 Nov 2019, 07:03 »
Se in Italia venisse eletto un PdR al di sotto dei 50 anni, non sarebbe una forzatura, sarebbe un presidente illegittimo, in quanto ci sarebbe una violazione della Costituzione. Se Obama si fosse presentato per un terzo mandato e fosse stato rieletto non sarebbe stata una forzatura, ma un'elezione illegittima, in quanto in violazione della Costituzione. Di fronte a una violazione della Costituzione così grave il popolo ha il diritto (oserei dire il dovere) di ribellarsi.
Di fronte alla violazione delle regole, i giudizi di merito vengono meno. Io non discuto della bontà della presidenza Morales, è proprio un'altra storia. Per il nostro Giorgione, ti pregherei di non etichettarmi politicamente in base a quanto sto dicendo in questi post su Morales. Non è che rivendicare l'inviolabilità delle regole costituzionali fa di una persona un reazionario, anzi dovrebbe essere proprio il contrario. Nessuno risponde a quanto da me segnalato in precedenza che Morales è stato presidente per 13 anni senza che siano intervenuti golpe.

Ah è così?
Scommettiamo che ti trovo sei/sette violazioni palesi della costituzione italiana che se portassero ad una rivolta tu non la chiameresti legittima ma pericolosa sovversione?
Scommettiamo che in questo modo svelo la profonda ipocrisia con cui spesso si vestono i liberali.

Attendo risposta, che ti sei messo in un cul de sac clamoroso
Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #65 il: 15 Nov 2019, 08:03 »
a questo si aggiunge l'assurdità che la costituzione l'ha scritta Morales e ci ha messo i due mandati
anche se credo che lui abbia iniziato a contare i mandati da quando viene votata la costituzione
la storia del litio non la conoscevo ma se voleva iniziare a produrre batterie in proprio, sarebbe stata un'altra mossa intelligente, il problema della Bolivia è sempre stato il poco vantaggio economico dallo sfruttamento delle proprie risorse minerarie, responsabilità dei bianchi che da sempre hanno regalato queste risorse alle multinazionali straniere

però mi sono letto la storia di camacho e c'è un punto che ci fa rientrare nel topic
in questo forum c'è la difesa delle posizioni indipendentiste catalane
se sono valide, devono valere anche per gli abitanti di Santa Cruz che vogliono la separazione dalla regione andina
anzi tra Cochabamba e Santa Cruz le differenze sono enormente più marcate che tra catalani e resto della Spagna

Offline Gio

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Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #66 il: 15 Nov 2019, 08:33 »
Vi concentrate sulla forma, ma nella sostanza è sempre la stessa storia sudamericana e dei leader che si susseguono.
Nascono democratici e vogliono finire imperatori. Poi finiscono male.
In realtà, in Sudamerica sono incapaci di costruire sistemi democratici stabili che siano in grado di sopravvivere alle personalità dei vari leader che di tanto in tanto emergono. Creano sistemi corrotti, e corruttibili, che, dopo grandi proclami,  si pongono come unico obiettivo il mantenimento del potere del leader ed il benessere della (ristretta) cerchia che lo consente. Altro che popolo.
Ed, anche, sono incapaci di costruire economie stabili che prescindano dallo sfruttamento delle risorse che hanno in abbondanza, per sorte e non per bravura. Mandano in malora le economie ed affamano i popoli, eppure occupano la parte del pianeta più ricca.
E la colpa (come per gli africani) è sempre di un altro. Del mondo ingrato, in genere, e degli americani, in particolare. Gli altri sono bravi e buoni. Auguri.
Per me, gli ha detto male che i Pilgrim Fathers sono andati a nord. Se fossero andati un po' più a sud, oggi, il Sudamerica sarebbe il centro del mondo.
Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #67 il: 15 Nov 2019, 09:35 »
agli indigeni però veramente non gli si può dire nulla
in Bolivia fino a Morales hanno sempre governato i bianchi e sempre molto male, arricchendosi rubando e facendosi corrompere
i latifondi di Santa Cruz, ad esempio non sono neanche legali, hanno preso la terra senza comprarla
specie per l'integrazione indigena in questi 13 anni si sono fatti passi da gigante e la costituzione boliviana da questo punto di vista è eccezionale
passi che quasi sicuramente resteranno, oggi il presidente entrante nomina 5 nuovi ministri e una è aymara, la polizia si scusa per aver ammainato durante gli scontri la whipala, il presidente ha le doppie bandiere, tutte cose che 15 anni fa erano follia pura
sulla situazione  africana, forse gli italiani meno, ma tutti gli altri hanno fatto un sacco di danni, capitalisti e comunisti, i cinesi ad esempio se la stanno a prendere tutta l'africa

Offline arturo

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Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #68 il: 15 Nov 2019, 10:05 »
Ma infatti Allende voleva fare l'imperatore... :sisisi:

Offline carib

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Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #69 il: 15 Nov 2019, 10:16 »
In realtà in Africa, l'Italia è il Paese europeo con il volume di investimenti diretti più alto. E in Nigeria (delta del Niger) ed Etiopia (diga Gibe) ha fatto danni veri all'ambiente e soprattutto alle popolazioni locali.

Citazione

In realtà, in Sudamerica sono incapaci di costruire sistemi democratici stabili che siano in grado di sopravvivere alle personalità dei vari leader che di tanto in tanto emergono.
Questa affermazione è sconcertante, insultante, offensiva, ignorante, superficiale, arida, falsa, vuota, ipocrita, disumana, senza senso, fatua, senza rapporto con la realtà, con la storia, con la cronaca.
Andrebbe fatta leggere ai figli di Juan José Montiglio - il capo della scorta personale di Salvador Allende, sopravvissuto all'assalto alla Moneda, fatto prigioniero, torturato, fucilato e fatto a brandelli a colpi di mortaio tra il 12 e il 13 settembre 1973 dai militari di Pinochet. Montiglio è uno dei tremila cileni desparecidos (chissà forse questa parola AIUTA A SMUOVERE un po' la coscienza, se se ne ha una). Oppure andrebbe fatta leggere ad Aurora Meloni che nel settembre del 1974 insieme al compagno Daniel Banfi e alle due figlie (2 e 3 anni) fuggì dall'Uruguay militarizzato dal presidente nominatosi dittatore Bordaberry, per rifugiarsi nella democratica Argentina. Da qui se ne andò poche settimane dopo con le ossa del suo compagno in un sacchetto. Non sapevano dell'esistenza del Plan condor. Non lo sapeva nessuno se non i firmatari (Pinochet, Contreras, Blanco, i capi della polizia argentina, il presidente brasiliano, quelli delle forze armate boliviane, paraguayane, peruviane etc). La polizia argentina li segnalò ai colleghi uruguayani che oltrepassarono il confine in virtù di quell'accordo segreto e illegale e uccisero Daniel.
Si stima che in quasi venti anni tra il 1973 e la fine degli anni Ottanta, l'internazionale nera del terrore (che ha colpito anche in Italia, Stati Uniti e Spagna)  oltre ad aver sovvertito, con golpe armati e no, tutte le giovani democrazie esistenti in Sud America (Paesi che dopo 500 anni di colonialismo e saccheggio feroce erano più che faticosamente riusciti a darsi un'identità civile), abbia fatto almeno 100mila vittime, trasformando il Cono sur in una prigione a cielo aperto oltre che luogo di tortura e sparizioni forzate. Per inciso, Montiglio e Banfi erano cittadini italiani. E anche Aurora Meloni lo è. Motivo in più per essere doverosamente a conoscenza di questo spicchio di storia recente. Così magari si evita di sputarci 1ndegnamente sopra. VERGOGNA.

Offline Gio

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9728
Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #70 il: 15 Nov 2019, 10:47 »
...
 VERGOGNA.

Io non ho sputato su nessuno.
E nella mia critica non ho fatto distinzioni, come fai tu che leggi in maniera pregiudiziale (ma sei tu e ne rispondi a  te stesso; io non c'entro).
Ho parlato di Sudamerica e di sudamericani. Nessuno escluso.
E che il Sudamerica non riesca a produrre democrazie stabili é un fatto. A volerlo vedere.
Buona discussione.

Offline Tarallo

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111509
Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #71 il: 15 Nov 2019, 11:07 »
Se i pilgrim fathers affogavano era meglio.

Offline arturo

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14831
Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #72 il: 15 Nov 2019, 11:29 »
Io non ho sputato su nessuno.
E nella mia critica non ho fatto distinzioni, come fai tu che leggi in maniera pregiudiziale (ma sei tu e ne rispondi a  te stesso; io non c'entro).
Ho parlato di Sudamerica e di sudamericani. Nessuno escluso.
E che il Sudamerica non riesca a produrre democrazie stabili é un fatto. A volerlo vedere.
Buona discussione.

E' un fatto ?
Ripropongo la domanda : ma Allende ?
Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #73 il: 15 Nov 2019, 11:31 »
Resto dell'idea che inglesi e francesi abbiano fatto maggiori danni di noi in Africa
Ma io non capisco neanche certe reazioni
Anche io non sono d'accordo con quello che ha scritto gio, ma esiste sempre la possibilità di dialogare anche per capire meglio quello che si vuole dire
non è neanche falso che esistano cattivi sudamericani, del resto ne fai menzione, e sarebbero restati cattivi anche senza interventi esterni

Offline arturo

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14831
Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #74 il: 15 Nov 2019, 11:35 »
Resto dell'idea che inglesi e francesi abbiano fatto maggiori danni di noi in Africa
Ma io non capisco neanche certe reazioni
Anche io non sono d'accordo con quello che ha scritto gio, ma esiste sempre la possibilità di dialogare anche per capire meglio quello che si vuole dire
non è neanche falso che esistano cattivi sudamericani, del resto ne fai menzione, e sarebbero restati cattivi anche senza interventi esterni

Quindi tutti uguali  .Pinochet / Allende
Lula / Bolsonaro

Io non ho sputato su nessuno.
E nella mia critica non ho fatto distinzioni, come fai tu che leggi in maniera pregiudiziale (ma sei tu e ne rispondi a  te stesso; io non c'entro).
Ho parlato di Sudamerica e di sudamericani. Nessuno escluso.
E che il Sudamerica non riesca a produrre democrazie stabili é un fatto. A volerlo vedere.
Buona discussione.


Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #75 il: 15 Nov 2019, 12:08 »

Quindi tutti uguali  .Pinochet / Allende
Lula / Bolsonaro
i cattivi li decide chi guarda
e come in Italia ci sono milioni che votano salvini, in Brasile milioni votano bolsonaro
probabilmente durante la dittatura Pinochet avrebbe vinto anche in libere elezioni
la cultura di destra in sudamerica probabilmente è persino più forte che da noi
e questo non è colpa degli americani o della cia
mentre la vicinanza con gli stati uniti crea dei seri problemi economici perché è un concorrente troppo forte per le loro economie

Offline arturo

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14831
Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #76 il: 15 Nov 2019, 12:12 »
Sta di fatto che Allende aveva vinto elezioni libere e democratiche , quel porco di pinochet no .
Quindi tutti uguali un cazzo , se permetti.

Offline carib

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30356
Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #77 il: 15 Nov 2019, 12:16 »

Anche io non sono d'accordo con quello che ha scritto gio, ma esiste sempre la possibilità di dialogare anche per capire meglio quello che si vuole dire

Capisco cosa vuoi dire. Ma a volte questa possibilità non esiste.
Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #78 il: 15 Nov 2019, 12:28 »
la possibilità di dialogare esiste sempre, anche perché non mi sembra che abbia detto sono nazista
ha la convinzione che i sudamericani siano un popolo indolente e li mette tutti insieme anche se hanno storie molto diverse

Offline carib

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30356
Re:Nello Stato Spagnolo vi è quasi un "franchismo" di ritorno?
« Risposta #79 il: 15 Nov 2019, 13:08 »
i cattivi li decide chi guarda
e come in Italia ci sono milioni che votano salvini, in Brasile milioni votano bolsonaro
probabilmente durante la dittatura Pinochet avrebbe vinto anche in libere elezioni
la cultura di destra in sudamerica probabilmente è persino più forte che da noi
e questo non è colpa degli americani o della cia
mentre la vicinanza con gli stati uniti crea dei seri problemi economici perché è un concorrente troppo forte per le loro economie
io non sono un esperto di storia e di politica sudamericana. Per cultura personale e per lavoro  ho avuto modo di constatare che, pur essendo un continente che ha strettissimi legami con il nostro e con l'Italia in particolare, a livello sociopolitico ha sviluppato delle dinamiche estremamente diverse e se possibile molto più complesse e radicali delle nostre. Lo so, è un pensiero molto generico e superficiale, però una cosa ho capito: non è possibile disgiungere la storia latinoamericana del secondo Novecento da quello che è accaduto nei 500 anni precedenti (come si fa con nonchalance dentro questo topic), da quello cioè che la Spagna in particolare e la Chiesa cattolica hanno fatto subire alla popolazione indigena nei 500 anni che hanno preceduto le prime fragili democrazie. Questo per dire che parlare di "cultura" di destra è molto riduttivo. Quello che il modello neoliberista IMPOSTO DALLA CIA E DAGLI USA e messo in pratica con le armi con il Plan condor (questa è storia ormai e non si può negare), hanno provocato nella storia recente, ha avuto gioco facile perché ha attecchito su un humus "coloniale" e religioso dalle radici profondissime esportato dalla nostra civiltà superiore. In Argentina, in Brasile ci sono ancora i latifondisti, per dire, e in questi due Paesi - insieme alla Chiesa evangelica e alle multinazionali occidentali - sono stati l'ago della bilancia delle elezioni di Macri e Bolsonaro. Gli squilibri sociali che persistono a quelle latitudini, provocati dall'adesione dei dittatori alle teorie economiche di Milton Friedman non ci sono in nessuna altra parte del pianeta. Nemmeno in Africa. C'è una popolazione per certi versi annichilita da una parte e un manipolo di militari, imprenditori e politici corrotti clericofascisti dall'altra. Questa è la destra in Sud america. Con questa destra le persone normali si ritrovano oggi a fare i conti, oltre che appunto con 500 anni di oppressione e repressione anche culturale. E con la consapevolezza che, non più tardi di 45 anni fa quando la gente normale ha provato ad alzare la testa DEMOCRATICAMENTE, è stato messo in atto un genocidio su scala continentale che ha spazzato via un'intera generazione. Con il benestare della Cia e dell'amministrazione Usa, ribadisco senza tema di smentita.






probabilmente durante la dittatura Pinochet avrebbe vinto anche in libere elezioni

In realtà Pinochet ha PERSO libere elezioni durante la dittatura.
 

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