Kredskin ti riferisci ad una specie di lavaggio del cervello? Se è così il secondo dubbio riguarda allora l'ambiente circostante: ossia i parenti, gli amici, gli stessi vicini di casa. Possibile che se il processo è lungo...se la donna ha già subito violenze...intorno regna solo il silenzio? Nessuna denuncia, nessuno che provi a "scuotere" queste donne dal torpore psicologico che subiscono quotidianamente?
Riporto un parere di una psicologa che ha parlato oggi sulle agenzie, riguardo alle violenze sulle donne.
VIOLENZA SU DONNE: LA PSICOLOGA, FIGLIA DI SOCIETA' DEL TUTTO E SUBITO =
Roma, 11 gen. (AdnKronos) - Ancora violenza sulle donne, "domande che
si rincorrono nella mente per capire il senso di tanta crudeltà
rimbalzano sul muro dell'incredulità". La psicologa Sira Sebastianelli
interviene dopo il nuovo episodio di violenza nei confronti di una
28enne riminese sfregiata con l'acido dall'ex compagno. "Nell'epoca in
cui viviamo, caratterizzata dal tutto e subito, dove non si sa
aspettare per differire il soddisfacimento di un bisogno o rispettare
la libertà dell'altro, - riflette la psicoterapeuta - ogni evento
assume carattere di urgenza, anche non sentirsi rispondere ad una
telefonata o a un messaggio è sufficiente per scatenare ansia, rabbia
o frustrazione in chi già vive un disagio psicologico".
"La mano del carnefice non ha età, come non ha età la vittima. Tanta
produzione di morte per 'amorè - sottolinea Sebastianelli - propaga
onde mortifere che spaventano, soprattutto, genitori non più giovani,
che vivono nella preoccupazione di eventi imponderabili se i loro
figli vivono momenti critici della loro vita affettiva. Il
disorientamento che si prova di fronte all'imprevedibiltà della mente
umana fa vacillare ogni punto di riferimento che si riteneva stabile
nel concepire il confine tra il bene e il male".
"Confine labile che pone l'essere umano nella zona buia della sua
coscienza dove tutto si confonde e tutto svanisce: certezza,
sicurezza, chiarezza, stabilità. È a questo punto - osserva la
psicologa - che si cerca un approdo per potersi fermare e buttare,
così, l'àncora, per osservare, capire e cambiare qualcosa, affinché si
possa ripartire in sicurezza nella vita di tutti i giorni, senza
insidie e paure. L'àncora a cui potersi anche aggrappare per risalire
in superficie".
(Sin/AdnKronos)
ISSN 2465 - 1222