Disturbo istrionico della personalità

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Offline Scialoja

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Disturbo istrionico della personalità
« il: 03 Feb 2022, 08:58 »
Estratto un pò lungo ma molto interessante riguardo il disturbo istrionico della personalità.
Qualcuno ha mai avuto a che fare direttamente o indirettamente con questa patologia?
sarebbe bello poter avere uno scambio di opinioni in merito.



1. Premessa

 I caratteri istrionici si presentano come seduttivi, affascinanti. Vogliono fare colpo. Vogliono essere al centro ed attirare l’attenzione. Hanno sempre bisogno di un pubblico. Hanno sviluppato abilità da showman, improvvisatori, attori. Sanno calarsi in un ruolo e recitare una parte. All’interno di un gruppo, riescono a scaldare l’atmosfera, a coinvolgere, euforizzare le persone. Tra le diverse subpersonalità, sono quelli meno autentici, più nella maschera, più nel personaggio. E quindi sono anche tra quelli più estranei a se stessi, cioè alla loro vera identità, oltre che staccati, estraniati in mezzo agli altri.

2. Ferita

 La ferita dell’istrionico è simile a quella del depresso: all’origine c’è un vissuto di esclusione, di estraneità, quindi una mancanza di sintonia profonda, rispetto, contatto, amore. Nella ferita dell’istrionico troviamo angosce depressive, senso di [...]tà, mancanza di affetto, timore di soccombere. Come nel depresso, una parte dell’energia vitale si ripiega su se stessa, vuole sparire, vuole morire. La convinzione profonda è: io non sono degno d’amore e affetto. L’emozione di fondo è la paura della solitudine e della morte. Come nel depresso c’è un fondamentale vissuto di inferiorità.

 “Ci sono delle situazioni familiari che facilitano lo sviluppo di una subpersonalità istrionica rispetto a quella depressa?”

 Sì, ci sono vari tipi di ambienti che predispongono il bambino a questa subpersonalità.

Ad esempio un ambiente familiare caotico, contraddittorio, imprevedibile, privo di guida e di validi modelli. Il bambino viene punito oggi per qualcosa di cui domani non ci si accorgerà nemmeno o addirittura lo si premierà. Oppure, il bambino non viene preso sul serio, come se fosse troppo piccolo, troppo stupido, troppo poco importante per rispondere alle sue domande.

Così le ingiunzioni che il bambino riceve sono: non crescere, non pensare. E di fatto, nell’istrionico troviamo sia la difficoltà a pensare in modo adulto, sia l’incapacità di assumersi responsabilità.

 “Questo tipo di ambiente non predispone alla subpersonalità ossessiva? Cioè il bambino, per sopravvivere, si dà delle regole, e naturalmente se le dà con la logica infantile, assolutista, dicotomica, rigida?”

 E’ vero. Un ambiente caotico può facilitare lo sviluppo ossessivo, oppure l’istrionico, che è il suo opposto. Si può ipotizzare che ci sia una componente tipologica del bambino che facilita l’una o l’altra direzione. L’ossessivo è per sua struttura un thinker e un judger; l’istrionico è un feeler e un perceiver. L’ossessivo cerca che cosa è giusto in base a regole astratte. Se trova le regole nell’ambiente, le assume e le fa sue; se non le trova, se le costruisce, perché è in questo modo che funziona il suo cervello. L’ossessivo pensa, programma, prevede e controlla. L’istrionico, invece, è centrato sui sentimenti e tende a improvvisare in base al momento presente, non quindi a programmare e darsi regole. L’ossessivo è rigido e si contrappone; l’istrionico è flessibile e manipola.

 “Ci sono altre possibili origini?”

 Sì, in generale i modelli genitoriali non improntati all’autenticità, che guardano più all’apparenza, al successo esteriore, alla mondanità, alla rispettabilità, all’opinione degli altri, più che alla verità dei sentimenti, alla sincerità, al rispetto di sé stessi e dei figli come persone. In questo tipo di famiglia il bambino avverte la falsità dei rapporti, la non comprensione e rispetto dei suoi veri bisogni. A lui viene chiesto di adeguarsi a un mondo in cui ciò che conta è la maschera esteriore, cui dietro corrisponde il vuoto dei sentimenti, la mancanza di verità, calore, riconoscimento. I genitori recitano una parte: nel profondo essi sono estranei a se stessi e tra loro. Al bambino viene chiesto altrettanto. E lui si adegua, o recitando lo stesso copione dei genitori, assumendo gli stessi valori di conformismo, o recitando il copione opposto: il ribelle, la pecora nera. Ma sempre di recita si tratta. E il prezzo da pagare è l’inautenticità, l’estraneità da se stesso, la mancanza di identità.

 “Quindi la mancanza di confini, di comprensione dei propri veri sentimenti, bisogni, desideri?”

 Sì, l’istrionico è un attore che recita non sul palcoscenico, ma nella vita, a tempo pieno. A suon di recitare, non è più in grado di uscire dal personaggio. E siccome sa fare solo questo, almeno ha bisogno di un pubblico che lo applauda.

Ma dietro questa facciata, c’è un dolore profondo, che lui cerca in ogni modo di tenere lontano, per non soccombere e collassare.

 “E non ricadere nella depressione?”

 Sì. Questa è la sua ferita.
3. Sé inferiore e maschera

 Nel sé inferiore, come nel depresso, troviamo molta rabbia: rabbia di essere squalificato, ignorato, svalutato, non riconosciuto. La rabbia del depresso è per non aver ricevuto amore; quella dell’ossessivo è per essere stato bloccato, ingabbiato; quella dell’istrionico è rabbia di chi, giunto sulla scena della vita, è stato ignorato, non riconosciuto, non visto come persona. La sua identità non è stata compressa e ingabbiata come nell’ossessivo: la sua identità è stata ignorata. Di qui il suo grande bisogno di affermarsi, e dire: io, io! Questo fortissimo bisogno di affermazione nel sé inferiore si accompagna alla prepotenza narcisistica, che vuole imporsi, schiacciare gli altri, renderli schiavi. Vorrebbe un pubblico osannante, perennemente al suo servizio.

 “Naturalmente la maschera si forma per controllare questa pretesa troppo egocentrica!”

 Sì, la maschera dell’istrionico cerca di coprire la rabbia narcisistica, e di trasformarla in seduzione, creatività, fascino. La decisione della maschera è: “ti sedurrò, così avrò la tua ammirazione di cui ho bisogno!”

 “Senza attirarsi l’aggressività degli altri, come farebbe il sé inferiore”.

 Certo. La maschera non solo non vuole scatenare l’aggressività, ma vuole lodi, ammirazione, plauso, o addirittura riconoscenza. Guai a non applaudire o criticare lo show di un istrionico: egli si allontana e diventa un nemico.

 “Perché, specificamente?”

 Egli mette tutta la sua energia per essere applaudito, riconosciuto. Se fallisce, rischia di ricadere nel vissuto depressivo, nella ferita. Rischia di contattare quella parte di sé, fragile, debole, triste, che non vuol assolutamente vedere. La politica della maschera è diretta totalmente a creare un personaggio che è esattamente l’opposto di quella parte: un personaggio affascinante, seduttore, vincitore. Un personaggio che susciti l’ammirazione e l’invidia, capace come nessun altro di conquistare i rappresentanti del sesso opposto: di qui la seduzione sessuale e il bisogno di competere nelle tenzoni amorose.

D’altra parte, il mancato successo mette in moto anche il sé inferiore, punitivo, vendicativo, narcisista. La politica del sé inferiore sarebbe disastrosa se si manifestasse all’esterno: addio fascino, addio stile e bellezza. Ne uscirebbe un personaggio veramente odioso, che otterrebbe solo biasimo e rifiuto. Di qui i mezzi che la maschera mette in moto per controllarlo.

 4. Controllo sul sé inferiore

 “Quali mezzi?”

 Il mezzo più semplice è la negazione accompagnata da disprezzo: non mi ammirano perché non valgono, sono delle nullità, non capiscono la mia grandezza, la mia finezza. Il disprezzo viene agito allontanandosi improvvisamente: queste persone non mi meritano! E poco dopo andando alla ricerca di un pubblico più condiscendente.

 “Il disprezzo consente al sé inferiore di scaricare in parte la rabbia?”

 Sì, e di allontanare il pericolo da sé: disprezzando gli altri, evita di disprezzare se stesso. Evita di ricontattare la ferita, dove il dolore lo risucchierebbe come un buco nero, rendendolo privo di energia e facendolo collassare.

 “Il disprezzo non è tipico della subpersonalità narcisista?”

 Sì, infatti, come dicevo, il sé inferiore dell’istrionico ha molti tratti narcisisti. C’è però una differenza: nell’istrionico il narcisismo è all’opposizione, non al governo. Il narcisista manifesta esteriormente il disprezzo. L’istrionico no. Manifestare disprezzo è troppo contrario alla politica della sua maggioranza, che ha scelto la via della compiacenza, della seduzione, della manipolazione, non dell’imposizione, della prepotenza, del dominio.

Per questo l’istrionico, non apprezzato, si ritira e, sdegnato, cerca un altro pubblico migliore da conquistare. Talvolta egli passa velocemente da un pubblico all’altro, ritirandosi quando ancora scrosciano gli applausi, per non subire le naturali cadute di attenzione.

 “Quindi ricevere lodi, apprezzamento, attenzione, è per lui un modo di controllo del sé inferiore?”

 Sì. Ottenendo continue gratificazioni narcisistiche, il suo governo toglie ogni pretesto all’opposizione. E’ come se dicesse: “Di cosa puoi lamentarti? Io sono ammirato, stimato, benvoluto. Ciò indica che la mia politica è vincente”. Un po’ come il governo di un paese ricco nei confronti di un partito comunista: “Ma per che cosa protestate? Avete tutto!” Una popolazione benestante non è la miglior candidata a sostenere un’ideologia marxista.

Nello stesso tempo, le carezze che ottiene servono a tamponare temporaneamente la ferita: “Non è vero che non valgo. Tutti mi cercano, tutti mi ammirano”.

 “Una sorta di sovracompensazione?”

 Sì. Questo è particolarmente evidente nei confronti dell’altro sesso. La conquista di un partner, specie se difficile, ricercato, magari già impegnato, fornisce all’istrionico una sorta di apoteosi dell’io: “io, io sono un genio, grande, splendido, superiore!”. Ma a questa fase, segue prima o poi una caduta. Spiegati i mezzi d’assalto, adoperati tutti gli strumenti di seduzione e fascinazione, la domanda diventa: e adesso? Come posso essere sempre all’altezza della mia immagine? Cos’altro mi posso inventare? Come posso ancora affascinarlo? A questo punto è facile che, per evitare la difficoltà, perda interesse e si rivolga altrove, alla prossima conquista.

“Stai dicendo che l’istrionico non presenta se stesso, ma la sua immagine?”

 Certo. Egli è innamorato, affascinato dalla sua stessa immagine. Immagine, però, che è costruita, e che non è in contatto con il sé profondo.

 “Di qui l’estraneità da se stesso?”

 Sì. Egli gonfia la sua immagine, come il narcisista. Ma l’immagine, staccata dalla vera identità, non può mai costituirne un vero nutrimento. Non c’è lode, non c’è apprezzamento al mondo che possa curare davvero la ferita e ritornare al core.

 “Perché?”

 Perché il piano dove si muove l’istrionico non è quello della sua realtà profonda. Alienato da sé stesso, tutto ciò che fa, dice, agisce ha effetti sull’immagine, non sul nucleo profondo, da cui egli si tiene continuamente lontano.

 “Ma ci sono casi in cui si rivela, piange, si confessa di questo, si apre davvero, si scopre per quello che è: una persona disperata!”

 Anche questi momenti di apparente verità, spesso non sono che recite. Poi tutto torna come prima. Ma intanto è riuscito a farsi consolare, e magari ancora una volta ammirare per la sua sincerità, genuinità, coraggio. In tal modo ha lasciato uscire davvero un po’ di tristezza della ferita, ma subito l’ha coperta con l’energia della maschera, che ancora una volta va in cerca di attenzione e conferma.

 5. La risorsa antidoto

 “Quali sono le risorse antidoto?”

 Egli ha sviluppato una grandissima capacità di attirare l’attenzione, di sedurre, di euforizzare. Sa empatizzare, sa cogliere molto bene i sentimenti dell’altro, e sa utilizzare questa capacità per creare un forte coinvolgimento e attrazione. Sa conquistare letteralmente l’altro. Di fronte al dolore, empatizza, ma sa anche sdrammatizzare. E’ molto flessibile, sa vedere le cose in modi sempre nuovi, è creativo. Ha molta immaginazione, fantasia. Sa creare nuovi mondi, nuove storie.

Non è attaccato ai dati sensoriali. Egli prende spunto dalla realtà, per costruire una sua realtà interna, sempre originale. Vive nel presente. Ha poca memoria storica.

Come tipologia, egli è un feeler e perceiver, quindi è focalizzato sui sentimenti e agisce flessibilmente, senza schemi.

Come feeler, è stato molto colpito da bambino dalla disattenzione dei genitori, dalla loro incapacità di vederlo. Egli condivide l’aspetto feeler con il depresso.

Quando il suo adulto, una volta decontaminato dalla maschera e disponibile a contattare la verità, va in missione dal bambino interiore, ebbene questo adulto è veramente capace di sintonizzarsi sui bisogni di quel bambino, comprenderlo, e dargli in massima misura ciò di cui ha bisogno: attenzione, ascolto, euforizzazione.

Il bambino interiore dell’istrionico, in contatto con la ferita, è un depresso. E il depresso può essere molto aiutato dalla vivacità e giocosità dell’istrionico.

 “Naturalmente occorre, come hai detto, che l’adulto sia decontaminato, altrimenti…”

 …altrimenti semplicemente non va in missione dalla ferita, non si prende questa responsabilità. Oppure lo fa in modo così superficiale, che rinforza ancora il vissuto di esclusione del bambino interiore. Ma questo in genere non avviene, perché, lo ripeto, l’istrionico comunque ha una notevole capacità empatica, come il depresso.

 “Con in più la marcia della giocosità e della creatività?”

 Sì, e della sdrammatizzazione. Abituato a vivere su un palcoscenico, l’istrionico ha imparato a uscire ed entrare dai personaggi, quindi a identificarsi e disidentificarsi. Sa drammatizzare, ma altrettanto bene sa sdrammatizzare. E questa è una capacità che gli rimane, anche quando da subpersonalità diventa stile.

 6. Il problema dell’identità

 Ogni subpersonalità è una struttura difensiva. Ma difensiva da che cosa? Se si aderisce, come facciamo noi, al modello della corenergetica, troviamo che ognuna di queste strutture presenta diversi livelli di difesa: la maschera difende dalle incursioni del sé inferiore; il sé inferiore difende dal contatto con la ferita, e quindi dal riprovare il dolore.

 “E la ferita? Costituisce anch’essa una difesa?”

 Sì. Il dolore, ogni segnale di dolore, ha una funzione originariamente difensiva. Se metto una mano su una stufa, mi scotto, così la ritiro immediatamente.

 “Da che cosa difende il dolore della ferita?”

 Dal tenere aperto e quindi vulnerabile il nostro nucleo o sé profondo. Il depresso ha ricevuto troppi rifiuti; l’ossessivo ha subito troppe costrizioni; lo schizoide ha subito troppa estraneità; l’istrionico ha ricevuto troppa disattenzione. Ognuna di queste cose ha prodotto troppo dolore nel bambino. Il dolore gli insegna a chiudersi, ritirarsi, corazzarsi, oppure a compiacere, manipolare, sedurre o a contrapporsi. In ogni caso egli blocca la sua naturale apertura e spontaneità. Perde la sua capacità di amare, e quindi di essere amato. Perde la sua capacità di affidarsi, e quindi di ricevere.

L’energia vitale, come energia di amore, subisce delle deviazioni dal suo flusso espansivo e attrattivo: si ripiega su se stessa, nella ferita; diventa distruttiva, nel sé inferiore; diventa manipolativa, nella maschera.

Soltanto una parte dell’originale forma energetica continua il suo percorso diretto, e costituisce la base di quelle che abbiamo definito “risorse antidoto”.

 “Quindi, in sintesi, le subpersonalità, come difese, servono a tenerci lontani da noi stessi, dalla nostra verità?”

 Esattamente. La nostra verità, il nostro core, è gravato e incrostato da queste strutture. Esse lo coprono, lo proteggono, lo schermano. Impediscono che esso continui a subire ferite così gravi. Ma nel contempo ne impediscono la sua espressione, la sua manifestazione.



Offline Scialoja

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Re:Disturbo istrionico della personalità
« Risposta #1 il: 03 Feb 2022, 08:58 »
Un io sano ha un buon collegamento con l’energia del core: se ne fa ispirare, e in questo modo ha facilità a creare armonia tra parti interne, creare sintesi, sciogliere conflitti. L’energia di amore è il miglior antidoto contro la radicalizzazione, l’ostinazione, la pretesa, l’egocentrismo, il narcisismo connaturato alle nostre parti interne meno evolute. Ma perché possa accedere all’energia d’amore, l’io deve disidentificarsi dalle subpersonalità, e farsi strada fino ad arrivare a contattare il core.

“Quindi ogni subpersonalità costituisce un ostacolo in questo cammino?”

 Sì. Ogni subpersonalità ha congelato una parte dell’energia vitale in un loop senza uscita e in una falsa identità. Ogni subpersonalità blocca in parte la possibilità dell’io di dare e ricevere amore. Per recuperare quest’energia e metterla al servizio dell’evoluzione personale, l’io deve assumersi il compito di riattraversare tutto il percorso: dalla maschera scendere nel sé inferiore, poi alla ferita, e quindi, finalmente, nel core. E questo per ciascuna subpersonalità. La coscienza deve scendere negli inferi per lenire la sofferenza e ricollegarsi alla fonte originaria: la sua vera identità.

 “Ma per far questo ha bisogno di disporre già di una certa quantità di energia vitale libera, cioè di amore!”

 Sì, altrimenti non ha la possibilità di far partire il processo. Senza l’energia dell’amore, e quindi della comprensione profonda, l’io tende subito a identificarsi, o con la maschera (contro il sé inferiore), o con il sé inferiore (contro la maschera). Viceversa, più l’io è decontaminato, più dispone di una parte sana e adulta, più dispone di una visione allargata, tanto più ha la possibilità di attingere all’energia del core: energia unitiva, armonizzante, anziché disgiuntiva, separativa.

 “Ritornando all’istrionico, come ogni subpersonalità, è in un loop senza uscita: cerca riconoscimento e ammirazione per colmare una mancanza di contatto con la sua vera identità?”

 Sì. La maschera crea una falsa identità, un personaggio. Egli riceve plausi per questo personaggio, non per il vero sé, per la vera identità. Come il depresso, egli si costruisce un auto doppio legame: ottenere apprezzamento disprezzandosi, ottenere riconoscimento svalutandosi.

 “In che senso l’istrionico si disprezza?”

 Solo chi si disprezza crea un personaggio dietro cui nascondersi. Paradossalmente, più il personaggio viene confermato, più l’immagine acquisisce valore a scapito della verità, più la frattura si allarga.

Più la frattura si allarga e i confini si indeboliscono, più può recitare un personaggio diverso da sé. In tal modo l’insicurezza di fondo aumenta.

 “E quindi aumenta il bisogno di conferma?”

 Sì. Questo è il loop dell’istrionico.
Nell’enneagramma si dice che ogni struttura di carattere – cioè, nei nostri termini, ogni subpersonalità – si fonda su un oscuramento ontico, ovvero su un oscuramento dell’essere. La guarigione o la crescita è pertanto definita come un ritorno all’essere, abbandonando l’identificazione con l’immagine, il personaggio, il ruolo.

Si tratta cioè di un ritorno a casa, un ritorno al sé.

Questo è particolarmente vero per l’istrionico.

7. La combinazione istrionico-depresso

 Tra le origini della subpersonalità istrionica, ce n’è una che genera una particolare combinazione con la subpersonalità depressa. Si tratta dei casi in cui un genitore che non ha realizzato ciò che veramente desiderava nella vita, induce il figlio a realizzarsi per lui. Investe sul figlio non in quanto persona distinta da sé, ma in quanto suo prolungamento, destinato a procurargli le soddisfazioni che la vita gli ha negato.

Il bambino impara presto che riceve amore non per chi è veramente, ma per chi può diventare. Quindi impara a scollegarsi dalla sua vera identità, per crearsi una falsa identità, quella voluta dal genitore.

 “Gli manca quindi il permesso di amare se stesso, di sentirsi ok?”

 Sì, e anche il permesso di sentire i veri sentimenti, emozioni, desideri. Il distacco dai propri sentimenti, crea un profondo senso di insicurezza, sfiducia. Non sa bene chi è. I confini sono labili, e quindi più facilmente soggetti a condizionamenti. Gli è così più facile identificarsi e proiettarsi nel personaggio ideale voluto dal genitore. Un personaggio che deve primeggiare, essere ammirato, essere al centro.

 “In che cosa si distingue questa da una subpersonalità istrionica pura?

 Dal fatto che non c’è solo la disconferma, il non riconoscimento della vera identità, ma c’è anche la diretta induzione ad assumere una specifica immagine. Il non riconoscimento è già una cosa piuttosto seria: e genera il vissuto depressivo. Questo è alla base di ogni subpersonalità istrionica. Poi è il bambino a scegliere la via della seduzione, e il modo in cui sedurre.

In questo caso, invece, oltre al vissuto depressivo, si aggiunge l’induzione del genitore al bambino ad assumere una certa immagine, maschera o personaggio. Il bambino, per superare il vissuto depressivo, deve diventare il personaggio brillante, ambito dal genitore, per compensarlo dei suoi insuccessi. Ma è una scelta condizionata, che il bambino fa per compiacere. La compiacenza, quindi, diventa il vero motore della seduzione: non l’autoaffermazione, l’autoriconoscimento. Certo, anche quello, ma non è primario come nella semplice subpersonalità istrionica. Qui il motore primario è la struttura depressiva, che rimane quindi sempre sullo sfondo.

 “Quindi l’istrionico-depresso non si lascia mai veramente andare nella maschera, nella finzione, forse perché non è in grado di credere fino in fondo al suo personaggio?”

 Esattamente. L’istrionico puro è un impulsivo. Fa le cose di getto. Non ha un io storico, cioè non ricorda con precisione il suo passato: lo ricostruisce e inventa a modo suo. Ogni volta si butta a capofitto nell’immagine che ha scelto di recitare, e dimentica che è un’immagine. Crede davvero di essere fatto così.

Qui invece la componente della subpersonalità depressa ostacola la piena adesione alla politica istrionica: il bambino, e poi l’adulto, avranno una forte marcia istrionica, ma non in grado di reggere da sola la scena. A differenza del normale istrionico, egli si interroga sovente su chi è, su che cosa veramente vuole.

Questo comporta alcuni vantaggi e svantaggi. Da una parte egli spesso fallisce anche nella seduzione: ha troppi freni e ostacoli interni. Non ha il via libero.

Dall’altra, però, egli cade meno nella trappola dell’inconsapevolezza, dell’inconsistenza, della superficialità.

Ciò non gli impedisce di scegliere più volte strade che non gli sono congeniali, per seguire un sogno che non è il suo, e per il quale non è neppure adatto. Egli soffre perché a sua volta ripropone il dramma del genitore: non riesce a trovare la sua strada e quindi fallisce o comunque non si realizza e rimane infelice. In questo il sé inferiore trova modo di scaricare parte della sua rabbia: punire il genitore che non gli ha consentito di essere se stesso: guarda come sono ridotto! L’hai voluto tu!

La punizione è particolarmente efficace perché egli non è solo un figlio, è anche un’appendice cui il genitore aveva affidato la propria realizzazione. Mai come in questo caso, il fallimento del figlio è castigo per il genitore.

Va aggiunto, però, che questa struttura complessa ha anche il vantaggio di una maggiore mobilità interna, di una minore fissità, e quindi di una migliore possibilità di evoluzione.

8. In breve

 Reazione alla frustrazione

Alla medesima situazione frustrante di partenza, l’istrionico reagisce con il sorriso, il depresso con il pianto e il lamento, l’ossessivo con l’urlo.

 Recita.

Assunzione di un ruolo (no permesso di essere se stesso).

Frequente identificazione con personaggi seducenti.

— vita come recita sul palcoscenico

— tendenza a dare spettacolo

— tendenza al sogno ad occhi aperti

— connotati di eccentricità (abbigliamento, abitazione, atteggiamenti)

— piacere di strabiliare, di far colpo.

Talvolta il bisogno di strabiliare è più importante della vita stessa (es.: minaccia di suicidio dal cornicione).

 Personalità camaleontica.

No costanza e senso di responsabilità.

Quando viene smascherato, cambia pubblico.

Talvolta, utilizzando le sue doti mimetiche, recita il ruolo che l’altro gli attribuisce per corrispondere alle sue aspettative (compiaci + seduci).

 Improvvisazione.

Persone brillanti, cariche di inventiva, con grande capacità di improvvisare (attori, showman).  Ai pianti isterici succedono le confessioni più intime.

 Finzione.

Gli atteggiamenti istrionici possono degenerare in autentiche finzioni o bugie, spacconate, smargiassate. Nei casi più gravi si giunge alla megalomania.

Insicurezza di fondo coperta da una facciata di fascino, autoaffermazione, invidiabilità.

Grande duttilità di comportamento, persone adattabili, poco rigide.

Spesso prendono l’esistenza non troppo sul serio.

 Aggressività.

Nell’ossessivo =  aggressività/competizione diretta al possesso.

Nell’istrionico =  aggressività/competizione diretta all’autoaffermazione.

L’aggressività dell’istrionico è elastica, irriflessiva, spontanea, meno dura, meno vendicativa, astiosa, permalosa di quella dell’ossessivo.

Ha facilità a dimenticare e “perdonare”.

Aggressività a fini di drammatizzazione (scenate rivolte a un pubblico), per impressionare l’altro. Nelle forme più gravi, egli diventa pubblico di se stesso e recita allo specchio.

Quanto più sono marcati i tratti istrionici, tanto più l’aggressività viene messa al servizio dell’ambizione: ne seguono narcisismo, autoincensamento (io, io, io…), spacconate, bisogno di essere sempre in primo piano; ogni persona dello stesso sesso diventa un rivale potenziale da eliminare per aumentare la propria gloria, pavoneggiamento, essere al centro, far impressione.

Senso di inferiorità profondo.

Più grande è la discrepanza tra apparire ed essere, maggiore è il suo desiderio di piacere agli altri e di essere ammirato. E maggiore è la sua suscettibilità alle critiche. Dietro una facciata seducente, si nascondono sensi di inferiorità e vissuti depressivi.

 Mancanza di io storico.

— dimentica facilmente,

— non ha senso di responsabilità (spesso tiene condotte irresponsabili)

— non ha sensi di colpa

— le esperienze del passato non hanno potere rassicurante sul presente, per cui deve continuamente ripetere tutto daccapo. Ciò vale in particolare per la conferma del proprio valore (spesso identificato con la sessualità).

 Rapporto d’amore.

Ha bisogno del partner come specchio del proprio valore. Il rapporto d’amore serve ai fini dell’autoaffermazione:

— innamoramenti adolescenziali, fuochi i paglia

— scarso senso di responsabilità verso l’altro

— tende a sedurre con promesse allettanti: “vieni e vedrai”

— passionale ed esigente.

Tempi veloci nella conquista: non regge i tempi lunghi. Ha tattica (perceiver), non strategia (judger), più tipica dell’ossessivo.

Sa creare atmosfera erotica, incantare, affascinare.

Sbalordisce il partner, facendone il proprio pubblico.

La fedeltà è poco importante per lui (tranne quella nei suoi confronti).

Ama le relazioni segrete.

Il gioco erotico, il preludio sono più importanti del soddisfacimento.

Gode l’attimo fuggente, vorrebbe rendere eterna la luna di miele.

Non sopporta la piattezza della quotidianità.

 Capacità di amare.

La capacità di amare degli istrionici è resa difficile dal fatto che essi rimangono fissati alle prime figure parentali del sesso opposto più a lungo di altre persone, e più difficilmente possono distaccarsi dall’identificazione con loro. Si danno quindi due possibilità:

— ricerca del partner ideale (atteggiamento infantile-idealizzante-adorante)

— proiezione sul partner delle figure parentali (transfert).

Ad esempio, il figlio deluso dalla madre può sviluppare odio nei confronti delle donne, e vendicarsi con le partner della delusione primaria; la figlia delusa dal padre può vendicarsi con l’uomo, diventando castratrice nei confronti del maschio. Può vendicarsi anche dandosi a molti uomini: “Se non mi ami, io non valgo niente e posso buttarmi via” (questo è lo sfondo psicodinamico di alcune prostitute).

Altro esempio: gli istrionici finiscono spesso in rapporti triangolari, nei quali ripetono inconsciamente la loro posizione tra i genitori. Ciò accade soprattutto ai figli unici, che finiscono in rapporti triangolari come per caso, senza volerlo. Ciò viene interpretato come sfortuna: tutti gli uomini o le donne che a loro piacciono sono già legati.

In realtà, nel cercare partner non liberi, essi ripetono l’antica rivalità che avevano come figli nei confronti del genitore dello stesso sesso. Si intromettono nel rapporto tra due partner ed entrano così in competizione con il rivale. D’altra parte, essi hanno paura di un rapporto in cui il partner sia libero, perché allora dovrebbero impegnarsi in modo più serio, responsabile e totale.

 Tipi di coppia.

— coppia istrionico-isterico: può funzionare se si tratta di strutture non troppo marcate: ognuno fa da pubblico all’altro, e non hanno bisogno di cercare un pubblico al di fuori della coppia;

— coppia istrionico-depresso: funziona abbastanza bene. Il depresso è un buon pubblico ed è dotato di quella disponibilità che all’istrionico manca. E’ anche dotato della capacità di farsi carico. Alla lunga è lui che paga quasi totalmente il prezzo del rapporto;

— coppia istrionico-ossessivo: va abbastanza bene con un ossessivo moderato: esso pone dei limiti alla sua vacuità e in sintesi gli offre sicurezza (anche economica); non va bene con un ossessivo più marcato. Si tratta di strutture di personalità dai tratti opposti: tanto più l’ossessivo insiste implacabilmente con la sua coerenza, tanto più l’isterico si sottrae tramite l’incoerenza o l’adozione di una logica incomprensibile;

— coppia istrionico-schizoide: non può assolutamente funzionare perché lo schizoide è il peggiore dei pubblici. Egli tende subito a smascherare l’istrionico, impedendogli di fare il suo gioco e gettandolo nel vissuto depressivo e nella disperazione. L’istrionico può salvarsi solo con la fuga.

 In termini di analisi transazionale.

Spinte = compiaci + sforzati/sbrigati

Ingiunzioni = non crescere, non pensare, non essere importante, non essere te stesso (non essere del tuo sesso)

Porta aperta = sentimenti

Porta bersaglio = pensiero

Porta trappola = comportamento.

 Terapia, evoluzione personale.

Obiettivi terapeutici:

— aiutarli a non sfuggire più alla realtà, a riconoscerla e ad accettarne le regole;

— aumentare la disponibilità all’introspezione, a riconoscere il pensiero che sta dietro le emozioni;

— acquisire il coraggio dell’autenticità;

— accettare le rinunce cui ciascuno deve sottoporsi (fine delle lamentele).

L’istrionico deve affrontare il passaggio di maturità che consiste nel riconoscere l’altro come persona, nella sua individualità, nelle sue caratteristiche e aspettative, al di là del ruolo di pubblico e delle proiezioni/identificazioni di cui è investito. Ciò avviene attraverso crisi depressive ed elaborazioni del lutto connesse alla mancanza di amore.

L’istrionico ama la sua immagine, non se stesso (narcisista). Guarisce quando comincia ad amarsi come persona: allora può amare anche gli altri.

tratto da “subpersonalità e crescita dell’io” di Mauro Scardovelli
 

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