una candidatura seria, a prescindere dal taglio dell'azione politica che vuole avere, dovrebbe partire da uno scarto decisivo: invece che costruire il suo discorso politico sull'incompetenza delle amministrazioni precedenti sottolineare alcuni problemi trasversali che hanno causato l'aggravarsi progressivo dei problemi di cui state parlando.
Che non dipendono dalle capacità individuali di Raggi, Marino, Alemanno (sicuramente figure limitate sotto vari aspetti), ma da fenomeni di più ampia portata che sussisterebbero anche con la mente più geniale che vi possa venire in mente come sindaco.
Possiamo riassumere i problemi in tre macro-aree:
1) Debito degli enti locali: la spirale del debito attanaglia gli enti locali (non solo Roma) in termini sempre più stringenti, costringendo le amministrazioni a fare tagli sempre più irrazionali. A tagliare servizi, a racimolare risorse chiedendo cifre folli ad associazioni destinatarie di spazi, a barcamenarsi col taglio e cucito avendo davanti una metropoli e non un paesino.
Questa roba, per la Capitale, si è provata ad aggirare con la Città Metropolitana e i fondi a lei destinati.
Non ha funzionato, serve affrontare la questione direttamente e non può essere un tema puramente amministrativo in cui decide la Ragioneria. Soprattutto se parliamo della Capitale, per quanto a me nello specifico questo argomento interessi poco.
Qualsiasi sindaco, se non parla chiaramente di questo problema, sta frodando il suo elettorato e ne sta manipolando l'attenzione per evitare che ci si concentri su un problema tanto serio.
2) le municipalizzate: Raggi e Marino sono sembrati ancor più disastrosi di quanto non potessero perché una all'inizio e l'altro sul finire hanno provato a mettere le mani nelle principali aziende pubbliche e nei servizi romani (acqua, rifiuti, trasporti, ecc) e sistematicamente questo ha portato a sabotaggi. Tanto che Raggi dopo il primo anno ha capito cosa fare per restare al suo posto per l'intero mandato: non toccare gli equilibri.
Il problema è che i dirigenti di questi settori sono in grado di mettere facilmente in ginocchio la città. E alla fine l'incompetente risulta sempre l'amministrazione, perché i responsabili degli uffici non li conosce nessuno di faccia e quasi nessuno di nome.
Per cambiare questo aspetto servirebbe più che un sindaco geniale un elettorato consapevole che di fronte a queste manomissioni sa con chi prendersela invece di seguire i flussi mediatici di questo o quel centro di potere cittadino, ben rappresentati da alcuni giornali, da alcune figure molto in vista ecc.
3) la necessità inaggirabile di un piano regolatore: il grande assente per troppi anni a Roma. E il troppo derogato quando presente.
Che ha portato buona parte dei problemi perché le amministrazioni hanno inseguito i palazzinari e non il contrario, così da dover sostenere con i fondi pubblici l'allaccio dei servizi ai nuovi quartieri posti quando e dove decidevano lorsignori. E questo ha causato in ampia parte il punto 1)
Lo stadio delle merde come esempio lampante.
Una candidatura seria partirebbe come prima attività alla stesura di un piano regolatore INDEROGABILE se non per urgenze clamorose. Si costruisce, ma dove decide la collettività, non dove vuole il cazzo di privato costringendo poi la collettività a mettere le pezze, indebitarsi e non starci più dietro perché quello "crea ricchezza" (stocazzo, la crea pe lui).