però il tema coinvolge proprio il livello emozionale se si parla del vino del contadino, allo stesso tempo non si limita a quello come scrivo dopo.
Su questo punto ti seguo pienamente, una componente fondamentale del vino per me è l'aspetto umano e conviviale. Andare a conoscere chi il vino lo fa in un certo modo, imparare come lo fa e perchè ha scelto quel percorso e ha fatto quella scelta di vita - perchè fare vino è davvero una scelta di vita, e non è vuota retorica - aggiunge una dimensione a questo mondo che, secondo me, è assente in quasi ogni altro bene di consumo, persino nel 2022.
Quando parlavo di male (quasi, la parentesi era voluta) assoluto, mi riferivo esclusivamente al contenuto della bottiglia, tralasciando tutto quello che c'è intorno. Un vino fatto in maniera scarsamente igienica è un vino fatto con poco rispetto del prodotto (e di chi lo beve, compreso sè stessi), in cui il sapore stesso viene coperto da difetti che lo uccidono. Basta portare, come racconti tu stesso, il vino fuori dal fresco dalla cantina, che i batteri contenuti nella bottiglia con le più alte temperature entrano in azione, rifermentandolo. Questo è il vino che in larga parte si beveva in passato (dove la solforosa si usava, eccome: nelle damigiane che i nostri nonni usavano per andarle a riempire nelle cantine sociali galleggiavano le famose pasticchette: indovinate da cosa erano composte), e che per nostra fortuna oggi sempre meno si beve (il consumo pro capite di alcool è crollato, e questo non è assolutamente un male).
Topic senza futuro.
Argomento su cui c'è poco da dire e disquisire.
Ma beato te, il mondo del vino è incredibilmente variegato, e soprattutto sempre in evoluzione, con nuovi attori che entrano in gioco praticamente ad ogni annata. Cambiano i gusti, cambiano le tecniche di produzione, i poli si avvicinano e riallontanano di continuo. Potremmo aprire un forum aprendo decine di topic e sottotopic, e parlare solo di vino, in tutte le sue mille sfaccettature.
Tralasciando la setta del biodinamico, l’assenza o l’uso minimo della solforosa ha permesso di ricreare sapori persi nel tempo. Questo porta a vini di beva complessa ma, quando ben fatti, incredibili.
Ancora una volta voglio sottolineare come all'uso della benedetta solforosa sia data un'importanza veramente sproporzionata e fuorviante. Soprattutto se ne confonde uso ed abuso.
La solforosa agisce come antiossidante e antisettico, usata nella giusta misura e nei giusti momenti del processo di vinificazione aiuta a proteggere il vino dall'azione dei batteri e a preservarne gli aromi. Ti dirò: un uso accorto della solforosa può esaltare il profilo varietale del vino e persino il terroir. Certo, se la si usa a badilate e solo per mascherare la sciatteria con cui tanti prodotti (contadini o industriali) vengono prodotti, è inutile starne a parlare.
Oggi si beve molto, ma molto meglio rispetto a qualche decina di anni fa, soprattutto perchè è migliorato tantissimo il lavoro in vigna, abbassando le rese per ettaro e portando il cantina solo la giusta quantità di uve, e tutte sane e al giusto punto di maturazione. Cosa che i contadini o i conferitori di cantine sociali di un tempo, che dovevano portare a casa quanta più roba possibile, non facevano, badando molto di più alla quantità (il vino era visto proprio come un apportatore di calorie). Poi si passa in cantina, dove oggi grazie ad un'igiene neanche lontanamente paragonabile al passato (in meglio, ovviamente) e ad una comprensione anni luce migliore dell'azione dei lieviti, dei contenitori e delle temperature più adatte per la fermentazione e la maturazione si giunge ad un prodotto finale molto più ricco e complesso rispetto a quanto accadesse un tempo.
Questo a grandi linee, ovviamente. E' per questo che i vini di oggi sono più complessi e profumati, non per via della solforosa.