Roma (in maiuscolo, la città)

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Roma (in maiuscolo, la città)
« il: 27 Apr 2016, 14:24 »
Ho trovato in rete questo scritto, che rispecchia in larga parte quello che mi viene alla mente quando vengo a Roma, il paio di volte all'anno che riesco a venire all'Olimpico e la decina di volte l'anno che ci vengo per lavoro. Pensieri simili a quelli che faccio io, quando arrivo da Roma nord attraverso la campagna, quando mi fermo nelle periferie poco dentro il GRA, quando mi tocca arrivare quasi in centro.
Non entro nel merito della parte finale, ne so troppo poco.
E' un pò lungo e scusate se mi permetto di proporvelo ma mi piacerebbe sapere, da dentro, che ne pensate.
La fonte è il blog http://pauperclass.myblog.it/

Roma non va governata, va demolita [Alceste]
Posted on 17 aprile 2016   

A Roma è facile svegliarsi stanchi.
Solo il pensiero dello spostamento fisico all’interno della città provoca scariche chimiche depressive.
Il rantolare degli autobus, le banchine della metropolitana rigurgitanti, un clangore sordo, costante, di trombette, di sgommate brucianti, clacson, motori imballati, chiacchiericcio telefonico, stupidaggini, suonerie coprolalie: un bordone che pian piano, per abitudine, o forse perché il corpo non può resistervi, scade nell’inudibile, anche se ce lo teniamo dentro, tutto il giorno, e quello lavora nell’anima, fino a svuotarla; e, poi, il paesaggio urbano: ai limiti dell’incubo postatomico: cassonetti sventrati, campane per il vetro bruciate, muri lordati dai writer, merde di cane, marciapiedi sbrecciati e infestati dalle erbacce – erbacce fiorenti, nonostante lo strato compatto e annoso dei rifiuti depositato negli angoli: involucri di merendine, carte unticce, lattine schiacciate, cariche telefoniche, polvere, mozziconi, schegge di plastica scolorite, residui di copertoni; e la promenade, sempre uguale, e sempre depressiva: una teoria interminabile di bar, pizzerie, kebabberie, yogurterie, gelaterie, patatinerie, tavole calde, nail bar, tea room, rosticcerie kosher, lounge bar, piadinerie, supermercati, ipermercati, discount, alimentari calmucchi, fornai egiziani; e poi il ciarpame: bigiotterie bengalesi, casalinghi cinesi, bancarellari d’ogni risma (Tutto a 3 euro! Tutto a 2 euro! Tutto a 1 euro!), a decine, a centinaia, sui marciapiedi, sugli scivoli per handicappati, appoggiati alle colonne di marmo secolari di Piazza della Repubblica, sotto la metro, dentro le stazioni, nei giardini pubblici, luridissimi, con l’erba scolorita e stenta per le continue pisciate; e poi gli sciami di mendicanti, i lavavetri, i venditori improvvisati, gli zingari che uncinano gli oggetti di scarto direttamente dalle pattumiere – oggetti da rivendere in fiere domenicali improvvisate, abusive e senza controllo, sotto lo sguardo domenicale e apatico dei vigili urbani, mentre tutti – zingari, vigili e romani – respirano il lezzo d’improvvisate e appiccicose bancarelle d’arrosticini.
E poi, in mezzo a tale formicolio d’uomini allo sbando, tremolanti nella vampa di calore che esala dai motori surriscaldati, ecco gli uffici del terziario privato, lividi e nichilisti: intermediazioni immobiliari, bancarie, finanziarie, burocratiche; quindi le poste, e le banche vere e proprie; e poi le emanazioni gnostiche dello Stato Italiano: scuole prefabbricate, bruttissime, municipi, dependance universitarie in vetrocemento; e ancora anagrafi, uffici tributari, uffici amministrativi, uffici giudiziari, ministeri, assessorati – una moltitudine spesso insediata in (ex) squisiti palazzi ottocenteschi che si è provveduto a distruggere con innovazioni folli: montacarichi, elevatori per handicappati, orribili ascensori esterni, e condizionatori, migliaia, decine di migliaia di condizionatori, che sfregiano, con le loro nervature in PVC, i delicati davanzali, le spallette, gl’ingegnosi architravi e frontoni che gli architetti d’antan provvidero a quella città che sbalordiva tedeschi, francesi, russi e inglesi (“Roma, patria mia, città dell’anima!”, piangeva Byron); ma il centro e la periferia della città non bastano mica all’apparato della Capitale della Repubblica Italiana: e allora molti statali sono relegati in cittadelle (inutili) di cemento fuori del Raccordo Anulare: sedi ministeriali, anche qui, sedi delle forze di polizia, dell’Agenzia delle Entrate, e poi della Guardia di Finanza, di Equitalia: gigantesche concrezioni tumorali, inefficienti e spaventevoli, a cui il cittadino deve recarsi in pellegrinaggio, spendendo intere giornate e settimane, con le sue cartelline gonfie di scartoffie ingiallite, raccomandate, attestazioni di pagamento, fatture e liberatorie, onde espiare, quasi sempre, le colpe attribuite da un dio ingiusto e spietato.
Tu li osservi basito, questi inutili sepolcreti, mentre viaggi sul Raccordo che cinge Roma per settanta chilometri; e attaccati ci vedi altri delitti urbanistici: infinite catene condominiali, veloci a spuntare come fungaie corrotte; palazzotti in serie, grigiastri o, spesso, bianchi, altissimi, incongrui con la circostante campagna, su cui attecchiscono e proliferano come letali epiteliomi su una pelle delicata; enormi, spettrali, d’un candore da lebbroso, già insidiati dalla fatiscenza e dalla rovina, nonostante siano freschi di cazzuola; con le loro stradine insensate, bianche anch’esse, le panchine rachitiche, i giardinetti geometrici e asfittici, gli alberelli che spuntano direttamente dal cemento, i centri commerciali coi negozietti eguali a quelli d’ogni altro centro commerciale, i marciapiedi che – lo sappiamo già – si sfalderanno in mille brecce dopo qualche pioggia, le balconate chiuse da grate di ferro come stie per polli. E i parchi, i parchi per i bimbi: luoghi ricreativi che i costruttori devono costruire, per legge, e che, certo, costruiscono, ma con la delicatezza e l’amore di un sadico: scivoli di ferraccio, altalene postmoderne, simulazioni di giocosi labirinti: un ammasso di plasticaccia da scarto che scolorirà, screpolandosi, dopo la canicola di una sola estate.
Solo un ceto politico e imprenditoriale psichicamente disturbato può concepire queste epifanie del nulla, in cui il menefreghismo della corruzione si intreccia con l’insipienza. Questo non è più malgoverno, è, appunto, psicopatia; vuoto interiore, mancanza di profondità storica. Un serial killer e un assessore promanano dalla stessa anomia morale, ma l’assessore è infinitamente più pericoloso; è bene convincersi, queste sono sì architetture brutte, orrende, ma soprattutto criminogene. Vivere qui significa ammalarsi di quell’infelicità che non ha nome e che produce, nella falsa, infinita, libertà che il sistema ci prodiga, potenziali assassini e pazzi deprivati delle emozioni.
Solo il passato, che ancora residua, a chiazze, nella campagna romana, ci rammenta di un’età in cui vigevano sentimenti umani. Sì, ogni tanto, a ben cercare, quasi inavvertiti all’occhio, si ritrovano, come per miracolo, le forme d’antichi casolari, di grazia perfetta; o i ruderi di fontanili settecenteschi per il beveraggio delle bestie; o le mura perimetrali di ville romane, sepolte nell’erba; torrette medioevali in disfacimento eppure stupende; stallaggi dalle impertinenti finestre ad oblò.
Solo allora si capisce cosa siamo stati e a cosa abbiamo rinunciato.
Solo allora si comprendono le parole di Chateaubriand:

“[Nella campagna romana c'è] un silenzio e una solitudine vasti come il rumore e il tumulto degli uomini che un tempo calpestavano questo suolo. Qua e là si scorgono accenni di strade romane in luoghi ove non passa più alcuno e tracce disseccate di torrenti invernali simili, quando si vedano da lontano, a grandi strade battute e frequentate, mentre non sono che il letto deserto di un’onda tempestosa trascorsa come il popolo di Roma.
Rari sono gli alberi, dovunque s’alzano rovine di acquedotti e di tombe; rovine che sembrano le foreste e le piante indigene d’una terra composta dalla polvere dei morti e dai ruderi degli imperi …”

E con umani non intendo buoni; anche il male è umano: la codardia, il disprezzo, la slealtà sono umani. Il dolore è umano.
Umana è la costellazione che sovraintende ai moti e alle passioni degli individui e che, con la sua alternanza di gioia e dolore, rende definite le nostre passioni, e possibile la gioia dopo il dolore.
E invece qui, a Roma, si forgia, giorno dopo giorno, un campo concentrazionario per edonisti nevrotici, senza emozioni, letargici, sfiniti; né tristi, né felici; sfiniti, come detto: dal rumore, dalla pubblicità, dal chiasso, dal cicaleccio dei social, dalla claustrofobia di una città impazzita.
Gente che non sente più nulla, e che ama sprofondarsi in quella dissoluzione da isolamento che gli garantiscono gli amatissimi auricolari e la masturbazione compulsiva da touch screen.
Non so come si sia arrivati a questo manicomio, ma una cosa è certa. È impossibile governarlo. Lo si può solo smontare pezzo a pezzo, con atti esclusivamente negativi.
Occorre demolire, abrogare o vietare: demolire interi quartieri, come Corviale o Tor Bella Monaca; demolire le defecazioni delle cosiddette archistar (l’orribile Nuvola di Fuksas, ad esempio, arriverà a costare da seicento milioni a un miliardo di euro, nonché la dismissione di quattro gioielli dell’urbanistica dell’Eur); abrogare la legislazione che tiene in piedi le municipalizzate, già formalmente fallite; abrogare la legislazione che consente l’esternalizzazione a cooperative e aziende amiche; vietare nuove costruzioni nel territorio comunale (lo spazio c’è: basta demolire l’esistente); vietare l’esercizio degli uffici comunali in ambiti non di proprietà comunale et cetera.
E si potrebbe continuare su questi toni da teologia negativa.
Ciò che differenzia il cattivo amministratore da quello buono: il primo propone riforme, il secondo le abolisce; il primo parla di novità, il secondo le ha in uggia; il primo inaugura, il secondo distrugge ciò che si è inaugurato.
Forte Roma non perit si Romani non pereant.
Ma è possibile un uomo che carichi su di sé questo fardello? E soprattutto: esistono ancora i romani? Ci sono ancora italiani?


Offline pan

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Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #1 il: 27 Apr 2016, 16:00 »
quando ero una piccola bambina strana, mi divertivo a considerarmi una sorta di "giustiziera del paesaggio cittadino" e, mentre ero in macchina con papà e mamma, facevo "questo sì", "questo no" e sceglievo quale palazzo, struttura, strada,  tenere e quale levare di mezzo per sempre. e pensavo che bello, quando sarò grande forse i grandi lo capiranno e lo faremo veramente. levare.
ecco.. siamo nel 2016 ed io sinceramente penso che quel delirio giocoso da bambina sia l'unica alternativa possibile per il nostro futuro. levare, togliere il brutto. demolire. tutto, palazzacci schifosi e centri commerciali squallidi.
e soprattutto non costruire più, usare, utilizzare quello che già c'è. gli operai dell'edilizia non rimarrebbero disoccupati perché il loro lavoro, invece che nelle costruzioni di nuovi obbrobri, sarebbe riconvertito, oltre che nella demolizione degli scempi, in opere di restauro, nel ripristino del bello di musei, case già esistenti, parchi e giardini, pulizia generale, sbiancamento statue e fontane.
(il giochino da giustiziera quando cammino per le strade lo faccio ancora.. :s)

Offline Kappa

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Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #2 il: 27 Apr 2016, 16:39 »
per distruggere, come per costruire, servono soldi. Che non ci sono già da un bel po'.

Offline blu73

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Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #3 il: 28 Apr 2016, 09:10 »
Penso che l'estensore dell'articolo sia stato preso da un momento di sconforto vedendo il caos imperante di Roma.
Che è immersa nel caos da sempre, basta leggere le lettere di Marziale.
Personalmente credo che riuscire a togliere completamente il traffico privato, creando una rete di trasporti efficiente, attiva h24 ed eliminare i cassonetti già sarebbe un contributo importante al miglioramento della qualità del paesaggio urbano. A Londra in dieci anni, o anche meno, ci sono riusciti.
Poi, per raggiungere la perfezione, occorrerebbero un sindaco ed una giunta all'altezza per far funzionare perfettamente gli uffici comunali e migliorare i servizi, governare il territorio riqualificando l'urbanistica dei quartieri e sfruttare meglio le risorse storiche, artistiche ed archeologiche disseminate nell'area urbana.
Alla fine non servirebbero nemmeno le demolizioni di mussoliniana memoria basterebbe riqualificare l'esistente ma occorrerebbe un progetto solido e lungimirante. Occorrerebbe una qualità umana e culturale che non vedo nel nostro ceto dirigente dove, specie in politica, si cerca il meno peggio.

Offline jp1900

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Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #4 il: 28 Apr 2016, 11:11 »
Più o meno in tema. Siete d'accordo? A me, che non abito più a Roma, fa girare un po' le balle, perchè chiaramente di parte. Tra l'altro i tassisti che mi portano in giro quando vado a Milano mi raccontano altre realtà...

http://www.nytimes.com/2016/04/27/opinion/is-milan-the-real-capital-of-italy.html?smid=fb-nytimes&smtyp=cur&_r=0
Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #5 il: 28 Apr 2016, 11:31 »
Vivo all'estero da 20 anni.
Beppe Severgnini é interessante come una lezione di filologia romanza fatta da Cicoria Tempestilli.
Scrive banalità affliggenti a piene mani. Gli italiani all'estero che racconta lui sono sempre degli archetipi abbastanza artefatti, buoni per un pubblico che, in fondo, l'unico viaggio che ha fatto é stato quello a Sciarmelscieik.
Perché davvero voi pensate che Severgnini quando viene a Roma prende l'autobus ?
Davvero pensate che Beppe Severgnini quando viene a Roma prende l'autobus ? No, ve prego, ditemi che non ci credete, nun po esse.
Voi davvero pensate che Beppe Severgnini un giorno ha preso il 107 per andare a Grotte Celoni ?
O magari la linea B fino a Lucio Sestio ?

Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #6 il: 28 Apr 2016, 11:39 »
Sull'articolo iniziale del topic, devo dire che me so fermato alla decima riga.
Troppo pomposo, mischia tutto, come se una città di 3 milioni di abitanti possa presentare lo stesso silenzio che c'é a Roccaraso. Come se Roma fosse la sola città del mondo con più di 3 milioni di abitanti dove non "vigono più i sentimenti umani". Mei [...]i.
A Parigi prova ad abbracciare uno sconosciuto sulla metro...minimo minimo te squarta.

Questa citazione, pero' é anche molto curiosa, vagamente razzista
Citazione
bar, pizzerie, kebabberie, yogurterie, gelaterie, patatinerie, tavole calde, nail bar, tea room, rosticcerie kosher, lounge bar, piadinerie, supermercati, ipermercati, discount, alimentari calmucchi, fornai egiziani; e poi il ciarpame: bigiotterie bengalesi, casalinghi cinesi, bancarellari d’ogni risma

Che cazzo ce voi trova in una metropoli ?
Ma perché a Parigi, Londra, Berlino, NewYork le "bar, pizzerie, kebabberie, yogurterie, gelaterie, patatinerie, tavole calde, nail bar, tea room, rosticcerie kosher, lounge bar, piadinerie, supermercati, ipermercati, discount, alimentari calmucchi, fornai egiziani; e poi il ciarpame: bigiotterie bengalesi, casalinghi cinesi, bancarellari d’ogni risma" nun le trovi ?

Notate l'aggettivo "ciarpame" aggiunto nel momento in cui alla semplice definizione dell'esercizio commerciale viene aggiunta anche l'eventuale nazionalità del proprietario o della merce venduta....
Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #7 il: 28 Apr 2016, 14:37 »
Londra, Berlino...il centro è un cantiere continuo, la città muta pelle, assume forme

vabbè

qui a Roma si è persa l'occasione storica di puntare al "bello" negli anni Settanta (sino ai primi Sessanta si faceva ancora edilizia di livello, anche quella popolare)

c'era una città da tirare su, prati periferici, terra vergine ...e invece

Offline fabichan

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Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #8 il: 28 Apr 2016, 14:56 »
Condivido quanto scrive italicblod al 100%.
Nell'articolo si potrebbe sostituire la parola "Roma" con "New York" e sarebbe ugualmente realistico.

Solo che chi non vive fuori non se ne rende conto (poi ci sarebbe da fare un discorso sul livello di tolleranza degli italiani nei confronti di disagi e inefficienze quando vanno all'estero VS quando sono in Italia; ma sarebbe fuori topic)
Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #9 il: 28 Apr 2016, 14:58 »
si ma la Roma attuale (tornatece ogni tanto... :) soprattutto nelle periferie) è davvero degrado allo stato puro
non scherzate

Offline fabichan

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Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #10 il: 28 Apr 2016, 15:03 »
si ma la Roma attuale (tornatece ogni tanto... :) soprattutto nelle periferie) è davvero degrado allo stato puro
non scherzate

Se vieni qui ti porto a Jamaica, Queens o a Bed-Stuy, Brooklyn oppure in alcune zone del Bronx.
Giusto per ricalibrare la tua idea di degrado...
Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #11 il: 28 Apr 2016, 15:06 »
Se vieni qui ti porto a Jamaica, Queens o a Bed-Stuy, Brooklyn oppure in alcune zone del Bronx.
Giusto per ricalibrare la tua idea di degrado...

paragone azzeccato   :roll:

il punto è che questo degrado qui, odierno è peggio di quello delle periferie dei Settanta, delle borgate pasoliniane

tornatece a Roma, fateve un giro
Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #12 il: 28 Apr 2016, 15:08 »
si parla di Roma, di quello che era e di quello che sta diventando
e francamente del paragone col Bronx me ne impipperei
Roma non era sta roba qui, questo è il punto

Offline fabichan

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Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #13 il: 28 Apr 2016, 15:47 »
Il paragone serve a contestualizzare, senno' anche il riferimento agli anni 60 e' inutile.
E' negli ultimi 40-50 anni che Roma e' diventata una metropoli, non prima.
Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #14 il: 28 Apr 2016, 15:51 »
si ma la Roma attuale (tornatece ogni tanto... :) soprattutto nelle periferie) è davvero degrado allo stato puro
non scherzate

Attenzione, non interpretare quello che ho scritto come un "Roma é una città bellissima".
O "Roma é la più bella città del mondo".
Non é quello che ho scritto.

Quello che ho scritto é altro.
E' che Roma, come ogni altra grande metropoli mondiale, si é evoluta in un senso che impedisce ogni altro ritorno all'arcadia delle "seggiole" davanti ai portoni, dei vicini che si conoscono tutti nel condominio e della campagna sotto casa, del se volevo tutti bene e temo tutti gentili gli uni con gli altri.
Col cazzo.
Roma é una metropoli di dimensioni spaventose (Il sindaco di Parigi si occupa di un territorio comunale che é un decimo del territorio comunale di roma) e che é soggetta, come tutte le metropoli mondiali, alle dinamiche sociali di questi ultimi anni che, talaltro, sono accelerate in maniera esponenziale.  Dinamiche il più delle volte violente.
L'altro giorno mi sono accorto che esiste una tendopoli spaventosa in pieno centro di Parigi, una cosa spaventosa.

Io, fermo con la macchina (ebbene si, gli ingorghi esistono anche qui), e a 3 metri da me un'umanità completamente devastata.
Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #15 il: 28 Apr 2016, 17:19 »
I servizi sono pessimi. A Parigi a Londra no.
Metro. Taxi. Pulizia strade...tutto. non funziona
un cazzo. E le cose sono peggiorate nel tempo.
E sintetizzo perché col cell. mi stresso.
A Roma si vive male.

Offline Thorin

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Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #16 il: 28 Apr 2016, 17:33 »
Attenzione, non interpretare quello che ho scritto come un "Roma é una città bellissima".
O "Roma é la più bella città del mondo".
Non é quello che ho scritto.

Quello che ho scritto é altro.
E' che Roma, come ogni altra grande metropoli mondiale, si é evoluta in un senso che impedisce ogni altro ritorno all'arcadia delle "seggiole" davanti ai portoni, dei vicini che si conoscono tutti nel condominio e della campagna sotto casa, del se volevo tutti bene e temo tutti gentili gli uni con gli altri.
Col cazzo.
Roma é una metropoli di dimensioni spaventose (Il sindaco di Parigi si occupa di un territorio comunale che é un decimo del territorio comunale di roma) e che é soggetta, come tutte le metropoli mondiali, alle dinamiche sociali di questi ultimi anni che, talaltro, sono accelerate in maniera esponenziale.  Dinamiche il più delle volte violente.
L'altro giorno mi sono accorto che esiste una tendopoli spaventosa in pieno centro di Parigi, una cosa spaventosa.

Io, fermo con la macchina (ebbene si, gli ingorghi esistono anche qui), e a 3 metri da me un'umanità completamente devastata.

Se vieni a vedere davanti alla Stazione Tiburtina non hanno neanche le tende.

Offline edge24

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Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #17 il: 28 Apr 2016, 17:43 »
sono STRA d'accordo con ItalicBold. sono stato 7 mesi a barcellona, e la situazione non è per nulla diversa da quella romana. nei quartieri malfamati, ma anche in giro per la città, c'è una puzza di piscio ben peggiore di quella che puoi sentire a roma e tantissima spazzatura per strada, i furti per le vie del centro sono all'ordine del giorno (direi all'ordine del minuto, addirittura ho assistito ad un tentativo mentre passeggiavamo di giorno), la notte escono cervezari e mignotte sulla rambla (centrissimo) che ti mettono le mani addosso per rubare, parecchia gente non paga il biglietto sulle metro, che comunque so' piene di borseggiatori. roma non sarà vivibile, ma anche all'estero non è tutto oro quello che luccica

Offline Thorin

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3078
Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #18 il: 28 Apr 2016, 17:43 »
si ma la Roma attuale (tornatece ogni tanto... :) soprattutto nelle periferie) è davvero degrado allo stato puro
non scherzate

La Roma attuale?
La Roma attuale sono le strade dissestate, i cassonetti dell'umido con dentro i vestiti, i cassonetti della carta con dentro l'umido, i cassonetti dati alle fiamme, lo stadio aperto in deroga, le guardie che "Ma noi non ci possiamo fare niente", le baraccopoli lungo l'argine dell'Aniene e del Tevere, i roghi tossici nei campi rom...
Roma è metterci 1h 45m da piazzale Clodio a Fidene coi mezzi, alle 2 del pomeriggio senza traffico, Roma è la doppia fila selvaggia perchè "Ho capito ma io ndo la metto la macchina?", Roma è "Chi se fa li cazzi sua campa cent'anni", Roma è allagata quando piove perchè non si puliscono i tombini, è gli alberi che cadono perchè tira vento, è la merda dei cani sui marciapiedi perchè "e che mo la devo raccoje?"...
Roma è la somma di tutto il menefreghismo e le autoassoluzioni dei romani, e rimpiango sempre di più di non essermene andato.
Re:Roma (in maiuscolo, la città)
« Risposta #19 il: 28 Apr 2016, 17:57 »
I servizi sono pessimi. A Parigi a Londra no.
Metro. Taxi. Pulizia strade...tutto. non funziona
un cazzo. E le cose sono peggiorate nel tempo.
E sintetizzo perché col cell. mi stresso.
A Roma si vive male.

Il problema é che poi, ne sono convinto, qualcuno pensa che io stia scrivendo che Roma é meravigliosa, é il miglior posto del mondo. E non é vero. ce lo so che a Roma se vive male.
Ma quello che scrivo é altro. E' che si vive male in qualsiasi metropoli del mondo, che sia Londra, Parigi, Roma o Berlino. Che le cose so peggiorate ovunque. Perché l'umanità s'é imbruttita ovunque.
Non me raccontate storie di degrado urbano, ce lo so da me.
Il problema é che dietro la cartolina postale di qualsiasi altra metropoli del mondo ce stanno gli stessi problemi.

Se uno me scrive un articolo in cui disprezza Roma a causa di
Citazione
bar, pizzerie, kebabberie, yogurterie, gelaterie, patatinerie, tavole calde, nail bar, tea room, rosticcerie kosher, lounge bar, piadinerie, supermercati, ipermercati, discount, alimentari calmucchi, fornai egiziani; e poi il ciarpame: bigiotterie bengalesi, casalinghi cinesi, bancarellari d’ogni risma
vuol dire che non ha mai messo neanche la punta del naso fuori dal raccordo.
Che in qualsiasi città del mondo manco ha visto le foto.
La settimana scorsa sono stato una settimana a Barcelona, appartamento in affitto nel barrio vecchio, subito dietro la Boqueria. La prima sera m'hanno vomitato sulla porta del appartamento che stava al piano terra. La seconda sera c'é stata una sparatoria, la terza sera probabilmente la notte c'é stato un festival di musica strana, in cui comunque i bongos erano lo strumento principale...
In pieno centro c'era il degrado che te se magnava. Si, certo, poi c'é la fondazione Miro', il museo Picasso e tutto l'ambaradan, come a Roma ce sta er Colosseo e San Pietro, ma se me scrivete che l'umanità dispersa, zone di no man's land ce stanno solo tra Rieti e Pomezia, ve lo giuro, state sbagliando.
Sbagliando di grosso.

Se vuoi il silenzio con gli uccellini che ti svegliano la mattina, poi il cornetto fatto dal panettiere artigianale che si sveglia alla 3 di mattina e con amorevole cura impasta solo e soltanto la tua prelibata leccornia, poi tranquillamente ti vesti e esci di casa trovando subissimo un mezzo di trasporto che ti fa attraversare la metropoli silenziosissima dove tu abiti in pochissimi minuti, facendoti arrivare al lavoro fresco come una rosa, stai in un  film di Terry Gilliam, non nella vita reale.
Se questi sono i criteri per vivere bene, se i criteri sono l'assenza di
Citazione
bar, pizzerie, kebabberie, yogurterie, gelaterie, patatinerie, tavole calde, nail bar, tea room, rosticcerie kosher, lounge bar, piadinerie, supermercati, ipermercati, discount, alimentari calmucchi, fornai egiziani; e poi il ciarpame: bigiotterie bengalesi, casalinghi cinesi, bancarellari d’ogni risma
te resta Magliano Sabino.
E neanche ne sono sicuro.

 

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