Romanzo musicale

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Offline Fiammetta

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #280 il: 17 Ago 2023, 16:07 »
Attenta che ti sorveglio :) Io c'ero.
Non ti temo.  :P
C'ero anch'io, ma nemmeno parlavo ancora, per la gioia dell'universo tutto.  :DD
Re:Romanzo musicale
« Risposta #281 il: 17 Ago 2023, 17:37 »
1966 - quadro primo
Gennaio
Franca Viola


Non conoscevo la storia di Franca Viola, ma conferma che fino al secolo scorso la condizione di molte donne era terribile ed insostenibile. Specialmente nelle comunità contadine la nascita di una femmina era vissuta come una disgrazia, in quanto le donne erano considerate meno produttive nei lavori agricoli e perchè avevano bisogno di una buona dote per trovare marito. In realtà le donne lavoravano come e più degli uomini, perchè fin dall'adolescenza erano addestrate a curare le faccende di casa, ad allevare gli animali e a zappare gli orti, in attesa di sposarsi e passare dall'asservimento del padre a quello del marito.
Poi, una volta sposate, le donne sfornavano figli a ciclo continuo, e questa esistenza le logorava a tal punto che loro aspettativa di vita era molto bassa. Non era raro, perciò, che un uomo facesse figli con mogli diverse, e proprio da questi fatti ebbero origine in passato tante fiabe popolari -come quelle di Biancaneve e Cenerentola- popolate da matrigne crudeli ed orfani maltrattati.
Qualche volta, però, le donne si ribellavano, e lo facevano senza mezze misure. Da noi, per esempio, è sempre vivo il doloroso ricordo di Anna, vissuta agli inizi del secolo scorso, sfruttata e cornificata dal marito, oltre che maltrattata dai parenti di lui. Accecata dalla disperazione, un giorno Anna decise di farla finita: condotti i tre figli in un bosco con la scusa di 'giocare a nascondino', li bendò e ne scaraventò due dentro un pozzo. Poi, abbracciata al terzo figlio, si buttò anche lei.
Anna come la Medea di Euripide, donne sole, disperate, non disposte a piegarsi di fronte alle vessazioni degli uomini, e quindi -almeno ai loro tempi- condannate ad un tragico destino.



Offline Fiammetta

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #282 il: 18 Ago 2023, 10:47 »
Sì Leo, la condizione della donna era disperante e lo è tuttora in troppe parti del mondo. Però anche le favole sono scritte dai maschi e proiettano le loro aspettative, non quelle femminili. Biancaneve perseguitata da una donna e salvata dal primo principe idiota che passa di lì (l'unica cosa bella erano i sette nani, ma l'industria porno me li ha fatti odiare). Cenerentola ridotta in schiavitù da una donna e salvata da un imbecille in calzamaglia. La bella addormentata maledetta da una donna e salvata da pappappero. Morale: le donne quando hanno un potere lo usano perseguendo il male perché sono figlie del demonio, perciò tu che sei brava e bella hai un'unica speranza: essere salvata dal primo imbecille (ma nobile, uno spaccapietre non può salvarti) che passa. E ringrazia pure. Maschilismo e classismo in poche pagine a diffusione capillare. Beh, sono capolavori d'ingegno malefico, non c'è che dire.
Nosside di Locri era una poetessa. In questi versi che posto c'è l'aspettativa reale di una donna:
“Straniero, se navigando ti recherai a Mitilene dai bei cori,
per cogliervi il fior fiore delle grazie di Saffo,
dì che fui cara alle Muse, e la terra Locrese mi generò.
Il mio nome, ricordalo, è Nosside. Ora va’!”
E' quasi una preghiera a un uomo che non sappiamo se abbia fatto sesso con lei (credo di sì, ma potrei tranquillamente sbagliare). Straniero, (lo chiama così perché tale resterà), tizio qualunque sbarcato qui, se andrai a trombare a Mitilene (per cogliere il fior fiore delle grazie di Saffo), almeno ricorda il mio nome, almeno di' che sono stata amata da qualcuno (le Muse... povera Nosside, doveva avere il vuoto intorno) e che sono nata a Locri. Questa è un'aspirazione femminile reale. Essere almeno considerata viva e amata. Essere ricordata da qualcuno.
Ultima cosa, poi concludo l'OT, perché potrei continuare per ore (non è un topic dedicato e purtroppo ho poco tempo come al solito). Accanto a queste figure martoriate, mortificate e impotenti che descrivevi, esiste anche Atalanta. In anni e anni di studio non sai quante ne ho trovate di donne ribelli, che hanno combattuto da sole una guerra impossibile per autodeterminare la propria esistenza. Poi penso a quelle seppellite da una storia monocroma, a una sola voce, le cui vite non potrò mai conoscere, e mi infurio. Pensa che per parlare della condizione delle donne dell'epoca elisabettiana, ho dovuto fare un confronto tra quattro regine, perché le notizie sulle inglesi sono ancora così scarse, che si riesce a comporre uno stentato paragrafo. Io volevo scrivere delle lavandaie e delle cameriere.
Per questo e altri mille motivi, tendo a diffidare delle donne ritratte dagli uomini fino al Novecento, siano essi anche gli autori più celebrati, perché nel leggerli provo sempre un persistente sconforto (non tutti, per carità, ma molti). I favolisti sono in cima a quella lista.
Medea incarna l'archetipo della madre terribile, che esiste e lo sappiamo, ma è uno dei tanti fattori culturali usati massicciamente contro le donne per renderle schiave perfino dei propri figli. Maschi, ovviamente.
A più tardi e buona giornata.

Offline Fiammetta

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #283 il: 18 Ago 2023, 17:56 »
Raga', il quadro secondo, quello che Quintino aspetta per menarmi, lo finisco domani. Non ce la posso fare oggi, mi spiace. 
Baci e buona serata.

Offline Quintino

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #284 il: 18 Ago 2023, 20:34 »
Nessuna fretta, Fiammetta.
Re:Romanzo musicale
« Risposta #285 il: 18 Ago 2023, 21:16 »
Ma soprattutto nessun  obbligo  :ssl

Offline Fiammetta

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #286 il: 19 Ago 2023, 14:44 »
1966 - quadro secondo, parte prima
Aprile
Paolo Rossi

Paolo nasce il 25 settembre del 1946, da genitori partigiani che presero parte alla Resistenza sull'Appennino umbro. Di lui si saprà che amava il cinema, la pittura (i suoi genitori sono pittori), la musica, le gare di atletica. Ciò che tutti dovremmo sapere però è che Paolo amava l'antifascismo, la non violenza, la libertà e il socialismo.
Iscritto a Gioventù socialista e matricola universitaria nell'anno accademico 1965/66, Paolo frequenta la facoltà di Architettura presso La Sapienza, a Roma. Aprile di quest'anno rappresenta una fase concitata nella vita della città universitaria, nota per essere un feudo delle destre, con il rettore Ugo Papi (già iscritto al partito nazionale fascista, simpatizzante missino e collaboratore de Il Tempo) magnificamente assiso al comando da oltre un decennio, con l'appoggio fondamentale dei missini. Papi crede nella potenza dei divieti e pertanto proibisce dibattiti, piani di studio aperti, dialogo professori-alunni, rivendicazioni, partecipazioni e celebrazioni. Qualche giorno prima ha infatti proibito la celebrazione del 25 aprile. Ma Papi è anche un uomo tollerante e le scorribande neofasciste sono per lui un motivo d'orgoglio. Gli organismi studenteschi sono, fino a questo momento, nelle mani dell'Orur (organismo della rappresentanza universitaria romana). Ma è tempo di elezioni a La Sapienza; alle consuete liste neofasciste Primula e Caravella, dove confluiscono missini, qualunquisti, cialtroni e perfino democristiani, si oppongono quelle di Ugi (unione goliardi italiani) e Intesa cattolica. Paolo vuole fare la differenza e si iscrive nella lista Ugi. Da settimane il clima è rovente, violento; gli studenti subiscono minacce, intimidazioni e aggressioni. Docenti e studenti, stanchi di doversi difendere, presentano un Libro bianco che incontra la totale indifferenza del rettore. Ma c'è aria di cambiamento: i compagni lo sanno. Lo sanno i timidi cattolici che non ne possono più di prepotenze e tracotanza. E lo sanno i fascisti che gridano ai brogli, perché per la prima volta si vedono scavalcati; vogliono invalidare le elezioni perché le stanno perdendo. L'università è un formicaio di motorini e di ragazzi. Il rettore fa entrare la polizia, ma non è una novità, perché nei momenti più caldi la polizia c'è sempre. Quella mattina Paolo sta facendo volantinaggio nella facoltà di Lettere. C'è un primo episodio di violenza, subito rientrato, presso la casermetta dell'Orur. Si intravedono pugni di ferro e bastoni. I picchiatori di Avanguardia Nazionale, capeggiata tradizionalmente da Giulio Caradonna, si dirigono verso le scale della facoltà di Lettere. Flavio Campo, i fratelli Di Luia, Stefano Delle Chiaie, Bruno Serafino, Saverio Ghiacci, Loris Facchinetti vengono immortalati dalle foto, qualche attimo prima di farsi largo a calci e pugni tra gli studenti sulle scale della facoltà. Paolo è sul pianerottolo, subisce una scarica di cazzotti e viene scaraventato contro la vetrata.
Non posso caricare la foto, vi posto il link.
http://www.osservatoriosulfascismoaroma.org/wp-content/uploads/2021/04/Schermata-2021-04-27-alle-11.27.42-768x446.png
Da “Lotta Continua” del 15.10.1970 : la freccia in alto a dx mostra Paolo Rossi, quella a sx Saverio Ghiacci intento a colpire.
Colpito allo sterno da un tirapugni (lo vedremo dal referto dell'autopsia), Paolo perde i sensi, finisce contro il muretto senza parapetto delle scale e precipita giù "come un sacco vuoto" (vi sono diverse testimonianze che così riportano) sotto gli occhi della polizia che assiste pacatamente senza intervenire.
Entra subito in coma, la frattura cranica è inoperabile. Paolo muore durante la notte all'ospedale San Giovanni. Ha diciannove anni. Gli studenti che spontaneamente in serata occupano la facoltà di Lettere spalleggiati dai docenti, ancora non lo sanno. Papi chiama la polizia e fa sgomberare la facoltà. Si diffonde intanto la notizia della morte di Paolo. Il mattino successivo gli ingressi dell'università sono presidiati dai lavoratori convocati dalla Camera del lavoro e dai militanti dei partiti di sinistra. All'interno si svolge una partecipata assemblea di docenti e studenti che decidono per l'occupazione a oltranza. Intanto l'indignazione monta in tutto il Paese.
Si esegue l'autopsia sul corpo di Paolo. Il referto parla di una grave lesione toracica, con esteso spandimento emorragico nella zona del polmone sinistro che causa la precipitazione. Si pensa all'utilizzo del tirapugni perché solo un colpo così violento può giustificarla.
Si celebrano i funerali. Partecipano circa diecimila persone. Il padre di Paolo è sotto il braccio di Pertini e Nenni. I partecipanti hanno visi di pietra: Paolo è la prima vittima dei fascisti dopo la nascita della Repubblica. Si torna indietro nel tempo, ma è proprio questo rigurgito squadrista a determinare la massiccia militanza antifascista che seguirà l'uccisione di Paolo e che vedremo nella seconda parte.
Rif. L'Unità, 27/04/1986, Il Manifesto 27/04/2023, Socialismo italiano, Osservatorio sul fascismo a Roma, La primavera degli studenti, Fondazione La Rossa Primavera.
Fine parte prima

Offline Fiammetta

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #287 il: 20 Ago 2023, 10:38 »
1966 - quadro secondo, parte seconda
Aprile - Maggio
Paolo Rossi
Riprendendo l'argomento occupazione, ciò che accade il giorno successivo alla morte di Paolo, è ben sintetizzato nel racconto di Piero Sammartino, studente e militante socialista all'epoca dei fatti, che all'università di Roma ha conseguito due lauree ed è stato poi docente. Gli cedo volentieri la parola, perché niente vale più di una testimonianza (è lunga, ma è davvero interessante):
"Il primo ricordo che mi è affiorato alla mente è stato il vigore rassicurante di due edili romani che mi sollevarono sulle spalle come un fuscello per attaccare il manifesto listato a lutto sul marmo liscio e nero del basamento della Minerva. Era il 28 aprile del 1966. fino a quel momento avevo avuto un po' di paura ad aggirarmi per l'Università con due rotoli sotto il braccio, secchio e pennello dall'altra parte, affiggendo a decine quei manifesti accanto agli ingressi delle facoltà o sulle lastre di travertino bianco per coprire qualche scritta ignobile, o sul muro di cinta in laterizi gialli dell'Università, che allora era solo l'Università e che solo anni più tardi seppi che si chiamava “La Sapienza”. Avevo paura ma sapevo che volevo farlo perché ero un giovane socialista ed un mio compagno era stato ucciso dalla “teppaglia fascista”. Quando però quei due omaccioni della Fillea romana (edili Cgil) mi presero per le gambe e mi issarono d'un soffio sulle loro spalle capii che stavo al sicuro e insieme alla insolita sensazione di leggerezza del mio corpo che volava, in quel giorno segnato da tristezza e rabbia, provai per un attimo la gioia di militare in un partito operaio come ancora poteva definirsi il Psi. Fu così che potei attaccare abbastanza in alto quattro di quei manifesti sui quattro lati del basamento della Minerva mentre i primi gruppi di studenti e cittadini si assiepavano sulla piazza. Erano le prime ore del pomeriggio e già la piazza si andava riempiendo con largo anticipo sull'orario fissato per la commemorazione funebre.
Walter Binni, professore di Letteratura italiana nella stessa facoltà di Lettere, tenne un discorso memorabile a una folla immensa che gremiva la piazza come non ho mai più visto. L'orazione funebre di Binni meriterebbe di entrare in un'antologia come esempio di prosa civile. Chissà se ne esiste ancora un testo da qualche parte? (purtroppo no. ndr) Pezzo asciutto e appassionato con pochi cedimenti alla retorica, duro atto d'accusa contro la gestione del Rettore Giuseppe Ugo Papi, connivente coi neofascisti, terminava con la richiesta perentoria, direi quasi con l'intimazione, delle sue dimissioni. Io almeno ricordo così. Mi colpì, fra l'altro, l'invito agli studenti a non rivolgersi mai più con l'appellativo di “Magnifico” al Rettore, infrangendo una tradizione considerata un obbligo, neanche nelle rituali domande in carta da bollo, sfidandone l'invalidazione. Quando inizia la manifestazione si sa già dell'occupazione di Architettura e, prima che finisca, giunge voce che è stato occupato l'Istituto di Matematica e che ad uno ad uno sarebbero stati occupati tutti gli altri edifici dell'Università con il proposito di costringere il Rettore alle dimissioni. La sera prima, l'occupazione tentata dagli studenti di Lettere subito dopo la notizia della morte di Paolo era finita con un brutale sgombero della polizia sollecitato o comunque consentito dal Rettore. Era chiaro che si andava a una prova di forza dall'esito ancora molto incerto.
Le occupazioni a catena erano state decise e condotte da gruppi spontanei che, a quanto mi risulta, non obbedivano a una strategia dei partiti o dei movimenti giovanili. Quella stessa sera o forse la successiva, partecipai a una riunione del Centro Universitario Socialista, al quale era stato iscritto anche Paolo Rossi. L'incontro si teneva proprio con lo scopo di cercare di ricondurre alla guida delle forze politiche organizzate un movimento spontaneo. Analoghi incontri e riunioni si ebbero certo anche in altre organizzazioni politiche la cui presenza col passare dei giorni si faceva sempre più forte e influente mentre cresceva l'adesione del popolo dell'università e della città. Si racconta di un cattedratico che non si rassegnava a consegnare il suo Istituto a quei giovani fannulloni che gli avevano comunicato l'inizio dell'occupazione e che domandava con stizza se avessero fatto l'esame di Analisi Matematica. Con trenta e lode, rispondevano quei fannulloni. E qualche giornalista cominciò a chiamarla l'occupazione dei trenta e lode. Dopo sei giorni di mobilitazione fu organizzata l'Assemblea generale nell'Aula prima di Legge presieduta da Nuccio Fava, dell'Intesa (l'organizzazione degli universitari cattolici) Presidente della giunta Unuri, con la partecipazione di esponenti della politica, personaggi accademici e rappresentanti degli studenti. Per l'Unuri, oltre a Fava c'era Marcello Inghilesi, socialista dell'UGI (L'Unione Goliardica Italiana, che comprendeva comunisti e socialisti), ma erano presenti anche altri volti noti della politica nazionale. Ricordo l'affanno di Pietro Ingrao che cercava di farsi largo nello sbarramento del servizio d'ordine finché qualcuno non lo riconobbe.
Al momento dell'assemblea però il Rettore si era già dimesso e bisognava decidere se interrompere o no l'occupazione. Dopo i primi giorni di lotta che avevano visto crescere il consenso di tutti i settori dell'Università, della popolazione cittadina e di gran parte della stampa, al sesto giorno di paralisi, cominciava ad affiorare qualche insofferenza interna allo stesso fronte degli occupanti, ma anche nella città, chi preoccupato per gli esami chi per il lavoro chi per la pace sociale. Difficilmente si sarebbe mantenuto lo stesso consenso dell'opinione pubblica se l'Università fosse rimasta occupata anche dopo le dimissioni del Rettore. Dopo il primo sgombero di Lettere la polizia si tenne però opportunamente fuori dall'Università in quell'epica settimana.
L'assemblea si svolse ordinatamente ma fu carica di tensioni e di emozione. Da una parte le forze politiche organizzate che avevano ripreso le redini del movimento e la maggior parte degli studenti e dei docenti che avevano partecipato all'occupazione o si erano aggiunti nel corso dei giorni. Dall'altro lato i primi gruppi estremisti fra i quali i cosiddetti marxisti-leninisti a cui si saldava però qualche settore più radicale dell'Università che raccoglieva anche molti studenti e docenti indipendenti. Furono presentate due mozioni.
La prima, a favore della smobilitazione e della ripresa delle normali attività, fu sostenuta dal giovane prof. Tullio D Mauro che, visibilmente emozionato, tentò di trasmettere il suo sentimento all'assemblea intercalando al suo discorso un po' enfatico una frase a effetto: “si è dimesso!”.
La seconda mozione, caldeggiata dai marxisti-leninisti ma sostenuta in assemblea dal ricercatore Giorgio Morpurgo, propugnava di mantenere l'occupazione fino a costringere il governo ad approvare la riforma dell'Università giudicata ormai a portata di mano. Ci furono diversi interventi. Ricordo la particolare efficacia delle parole di Inghilesi che richiamò i più ad un pacato ragionamento politico sulle motivazioni e sull'esito dell'occupazione parlando a favore della mozione De Mauro.
La votazione risultò a favore di questa, ma molti uscirono scontenti e convinti di aver perduto un'occasione irripetibile. Il giorno dopo, lunghissime code all'economato, testimoniavano l'ansia di molti studenti per una sessione d'esame che pensavano di poter perdere. Ma nelle domande d'esame, il cui termine del 30 Aprile fu spostato di qualche giorno, molti da allora in poi si rivolsero al Rettore senza altri appellativi".
Paolo Pietrangeli compone una canzone dedicata a quell'aprile del '66. E' l'arcinota Contessa. Diventerà la colonna sonora del '68 e del '77:
Fine parte seconda
P.S. So che ero partita con dei flash e avevo l'intento di continuare così, ma non è possibile. Questa parte della storia d'Italia è disseminata di micce e se non si capisce come si è arrivati al '68 e al '77 è del tutto inutile parlarne. Seguirà parte terza, mica è finita qui.


Re:Romanzo musicale
« Risposta #288 il: 20 Ago 2023, 10:48 »
Questo topic deve essere salvato perché contiene molte delle cose più belle scritte qui dentro.
Continuo la lettura, stupito e silenzioso.

Offline cartesio

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #289 il: 20 Ago 2023, 14:33 »
1966 - quadro primo
Gennaio
Franca Viola

Invece no. Franca Viola, destando un clamore a livello nazionale, rifiuta di sposarlo e lo denuncia, appoggiata dai genitori. Al processo che si celebra nel dicembre del 1966, Bernardo si costituisce parte civile, malgrado le minacce. La "svergognata" non vuole saperne di vergognarsi. I Viola hanno tutti contro: la mafia, la popolazione, l'opinione pubblica, la stampa e perfino i propri legali. Tra minacce, ricatti e disprezzo, sono costretti a vivere in isolamento, sorvegliati dalla polizia. Franca, pur se fiaccata da un anno terribile, presenzia a tutte le udienze. Resiste alla sua condizione pubblica di "svergognata", all'isolamento, al pubblico ludibrio,

Quello che hai riportato corrisponde a quanto ricordo, ma quello che ho evidenziato no. Non era vero che Viola e i suoi avessero tutti contro. Per fare solo un esempio, due anni dopo, nel 1968, Viola sposa un compaesano.

Da https://it.wikipedia.org/wiki/Franca_Viola

Si sposò nel 1968 con un giovane compaesano e amico d'infanzia, Giuseppe Ruisi, ragioniere, che insistette nel volerla prendere in moglie, nonostante lei cercasse di distoglierlo dal proposito per timore di rappresaglie. Come la stessa Franca ricordò anni dopo in una delle rare interviste concesse alla stampa, il futuro marito le avrebbe dichiarato di non temere ritorsioni da parte dei Melodia, dichiarando: "Meglio vivere dieci anni con te che tutta la vita con un'altra".

Giuseppe Saragat, Presidente della Repubblica Italiana, inviò alla coppia un dono di nozze per manifestare a Franca Viola la solidarietà e la simpatia sua e degli italiani. In quello stesso anno i due sposi furono ricevuti dal papa Paolo VI in udienza privata.


Inoltre ricordo, ma non lo vedo riportato nella voce di Wikipedia, che l'avvocato di Franca Viola fu un esponente del PCI locale, cosa che sicuramente non sarebbe accaduta se anche il PCI fosse stato contro i Viola.

https://francaviola.blogspot.com/2011/08/morto-corrao-lavvocato-che-scardino-il.html

Inoltre la Viola non fu la prima a rifiutare il matrimonio "riparatore".

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/04/16/prima-di-franca-viola-unaltra-donna-rifiuto-il-matrimonio-riparatore-un-documento-del-63-svela-le-denunce-in-sicilia/6562037/

Chissà quante altre lo hanno fatto.
Re:Romanzo musicale
« Risposta #290 il: 20 Ago 2023, 14:59 »
Tornato oggi a Bologna. Scrisse Pasolini che “dopo Venezia, Bologna è la più bella città d’Italia, questo spero sia noto”. Dimenticava di dire, Pasolini, che la città felsinea è anche tra le più umide al mondo. Oggi, appena sceso dal treno, una cappa di terrificante calura mi ha quasi stordito, mannaggia alla paletta.
Sfortunata dal punto di vista meteorologico, Bologna e l’Emilia Romagna sono invece terre fortunate musicalmente, una fucina di grandi musicisti ed interpreti. Già nel secondo dopoguerra Adionilla (‘Nilla’) Pizzi da S. Agata bolognese dominava la scena melodica, poi dagli anni ’60 c’è stato il boom con artisti come Caterina Caselli, Guccini, Morandi, Bertoli, gli Skiantos, i Nomadi, l’Equipe 84, Dalla, Claudio Lolli, Pavarotti, Zucchero, Vasco Rossi, solo per citarne alcuni. E va ricordato che a Bologna si tiene anche il Festival dedicato ai bambini, lo Zecchino d’oro, che ci ha regalato canzoni immortali come Il valzer del moscerino, Popoff, Quarantaquattro gatti.
Secondo alcuni (tra cui Lucio Dalla) tale ricchezza artistica nasce dalla via Emilia, una strada che unisce e fa comunicare tutte le grandi città della regione, creando una ‘metropoli orizzontale’ ricca di fermenti culturali. Secondo altri, invece (e tra questi Guccini), tutto si deve alla tradizione contadina, un mondo dove la musica faceva da sottofondo a tutti i momenti importanti della vita. Di certo, nell’area emiliano-romagnola si è avuta una straordinaria convergenza tra la tradizione del liscio, il melodramma, la cultura popolare folk, e qui il popolo, anche quando era duramente impegnato a costruire il suo ‘socialismo regionale’, ha sempre trovato il tempo per divertirsi con la musica nelle balere, case del popolo, discoteche e soprattutto nelle osterie, rifugio di artisti nottambuli, luoghi perfetti per coltivare il dialogo, l’improvvisazione ed il convivio.
Proprio in una di queste antiche osterie –“Da Vito”, tra le più popolari negli anni ’60 e ’70 -è stata concepita una canzone che descrive Bologna in modo dolce ed ironico: Via Paolo Fabbri 43. E’ un testo che ci fa rivivere la città felsinea nel suo aspetto notturno, una città popolata da aspiranti poeti, giullari, cantastorie, biassanot (i nottambuli che facevano il tour cittadino fermandosi come tappa nelle antiche osterie fuori porta).
E quindi, ecco a voi…

Offline Fiammetta

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #291 il: 20 Ago 2023, 16:08 »
Quello che hai riportato corrisponde a quanto ricordo, ma quello che ho evidenziato no. Non era vero che Viola e i suoi avessero tutti contro. Per fare solo un esempio, due anni dopo, nel 1968, Viola sposa un compaesano.

Da https://it.wikipedia.org/wiki/Franca_Viola

Si sposò nel 1968 con un giovane compaesano e amico d'infanzia, Giuseppe Ruisi, ragioniere, che insistette nel volerla prendere in moglie, nonostante lei cercasse di distoglierlo dal proposito per timore di rappresaglie. Come la stessa Franca ricordò anni dopo in una delle rare interviste concesse alla stampa, il futuro marito le avrebbe dichiarato di non temere ritorsioni da parte dei Melodia, dichiarando: "Meglio vivere dieci anni con te che tutta la vita con un'altra".

Giuseppe Saragat, Presidente della Repubblica Italiana, inviò alla coppia un dono di nozze per manifestare a Franca Viola la solidarietà e la simpatia sua e degli italiani. In quello stesso anno i due sposi furono ricevuti dal papa Paolo VI in udienza privata.


Inoltre ricordo, ma non lo vedo riportato nella voce di Wikipedia, che l'avvocato di Franca Viola fu un esponente del PCI locale, cosa che sicuramente non sarebbe accaduta se anche il PCI fosse stato contro i Viola.

https://francaviola.blogspot.com/2011/08/morto-corrao-lavvocato-che-scardino-il.html

Inoltre la Viola non fu la prima a rifiutare il matrimonio "riparatore".

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/04/16/prima-di-franca-viola-unaltra-donna-rifiuto-il-matrimonio-riparatore-un-documento-del-63-svela-le-denunce-in-sicilia/6562037/

Chissà quante altre lo hanno fatto.
Bene, tutti -2. Ad Alcamo avevano tutti contro, altrimenti non li avrebbero chiusi in casa, piantonati dalla polizia. Sapevo del suo matrimonio, ma è già un lavoraccio così, quindi scelgo cosa riportare e continuerò a scegliere cosa riportare. Tra l'altro, forse non ricordi che Franca Viola cambiò il suo legale in corsa, perché presso il di lui studio lavorava un parente del Melodia e non appena ne ebbe contezza lei "si sentì tradita", come dichiarò lei stessa in un'intervista a La Repubblica (mi pare, non andrò a ricontrollare, ma le mie fonti sono rigorose. Non la consulto Wikipedia, perché se osi riportarla nelle bibliografie delle tesi, i relatori ti fanno volare da una finestra. Non mi fido nemmeno della cronologia, perché molte date sono sbagliate e sarei costretta a fare lavoro doppio). Anche se ultimamente i docenti, pubblicamente, hanno adottato un approccio più morbido e ne consigliano un uso "critico" (che significa di verificare ogni singola parola), prova a nominargliela in privato tra le fonti da riportare. E' la prima cosa che dicono ai miei committenti: "No wikipedia, non vi azzardate". Comunque, visto che ci siamo, queste sono le mie fonti:
Maria Pia Di Bella, «Le cas Franca Viola: la ragazza che disse di no», in Les Annales ESC, numero 4, luglio-agosto 1983
Elena Doni - Manuela Fugenzi, Il secolo delle donne, Roma, Laterza 2001
più archivi storici dei quotidiani e le interviste rilasciate da lei. Penso di potermi fidare.
Di Girolama Benenati non sapevo assolutamente nulla e ti ringrazio per averla segnalata. Vi sono solo due link sull'argomento, quindi non mi inginocchierò sui ceci per non averlo visto. L'ho precisato che seguo delle cronologie. Non voglio rischiare di impazzire. Capisco che per gli altri sia più facile, devono solo prendere atto del risultato di ore di lettura.

Offline Fiammetta

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #292 il: 20 Ago 2023, 20:02 »
Tornato oggi a Bologna. Scrisse Pasolini che “dopo Venezia, Bologna è la più bella città d’Italia, questo spero sia noto”. Dimenticava di dire, Pasolini, che la città felsinea è anche tra le più umide al mondo. Oggi, appena sceso dal treno, una cappa di terrificante calura mi ha quasi stordito, mannaggia alla paletta.
Sfortunata dal punto di vista meteorologico, Bologna e l’Emilia Romagna sono invece terre fortunate musicalmente, una fucina di grandi musicisti ed interpreti. Già nel secondo dopoguerra Adionilla (‘Nilla’) Pizzi da S. Agata bolognese dominava la scena melodica, poi dagli anni ’60 c’è stato il boom con artisti come Caterina Caselli, Guccini, Morandi, Bertoli, gli Skiantos, i Nomadi, l’Equipe 84, Dalla, Claudio Lolli, Pavarotti, Zucchero, Vasco Rossi, solo per citarne alcuni. E va ricordato che a Bologna si tiene anche il Festival dedicato ai bambini, lo Zecchino d’oro, che ci ha regalato canzoni immortali come Il valzer del moscerino, Popoff, Quarantaquattro gatti.
Secondo alcuni (tra cui Lucio Dalla) tale ricchezza artistica nasce dalla via Emilia, una strada che unisce e fa comunicare tutte le grandi città della regione, creando una ‘metropoli orizzontale’ ricca di fermenti culturali. Secondo altri, invece (e tra questi Guccini), tutto si deve alla tradizione contadina, un mondo dove la musica faceva da sottofondo a tutti i momenti importanti della vita. Di certo, nell’area emiliano-romagnola si è avuta una straordinaria convergenza tra la tradizione del liscio, il melodramma, la cultura popolare folk, e qui il popolo, anche quando era duramente impegnato a costruire il suo ‘socialismo regionale’, ha sempre trovato il tempo per divertirsi con la musica nelle balere, case del popolo, discoteche e soprattutto nelle osterie, rifugio di artisti nottambuli, luoghi perfetti per coltivare il dialogo, l’improvvisazione ed il convivio.
Proprio in una di queste antiche osterie –“Da Vito”, tra le più popolari negli anni ’60 e ’70 -è stata concepita una canzone che descrive Bologna in modo dolce ed ironico: Via Paolo Fabbri 43. E’ un testo che ci fa rivivere la città felsinea nel suo aspetto notturno, una città popolata da aspiranti poeti, giullari, cantastorie, biassanot (i nottambuli che facevano il tour cittadino fermandosi come tappa nelle antiche osterie fuori porta).
E quindi, ecco a voi…

Bella Bologna, la amo da sempre. Però è vero, d'estate è invivibile e d'inverno fa davvero freddo.  :)
Re:Romanzo musicale
« Risposta #293 il: 20 Ago 2023, 20:22 »
Sfortunata dal punto di vista meteorologico, Bologna...

OT
In verità è un po' tutta la pianura Padana che è sfortunata dal punto di vista meteorologico.
EOT

Offline cartesio

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #294 il: 20 Ago 2023, 23:07 »
Bene, tutti -2. Ad Alcamo avevano tutti contro, altrimenti non li avrebbero chiusi in casa, piantonati dalla polizia.

Argomento sbagliato. Se il problema fossero stati i compaesani non ci sarebbe stato alcun bisogno di "chiuderli in casa e piantonarli".
Il vero problema per la sicurezza della famiglia erano i mafiosi, i Melodia.
Leggi anche questa pagina web istituzionale - https://acs.cultura.gov.it/franca-viola-la-ragazza-che-disse-no/ - da cui riporto

In diverse «note riservate» le autorità governative e di polizia del territorio rappresentavano al ministro e/o al segretario generale della Presidenza della Repubblica «le note e gravose misure di sicurezza, assicurate da ben 35 uomini in vari turni quotidiani», ancora attive e, anzi, rafforzate al tempo delle nozze di Franca (4 dicembre 1968), «intese a garantire l’incolumità dei membri della famiglia Viola e l’integrità dei loro beni da possibili rappresaglie di elementi mafiosi».


I Viola ad Alcamo ebbero anche solidarietà. Non posso citarti fonti perché ora non le ricordo, ma anni fa mi interessai della cosa e mi convinsi che i Viola non fossero soli ad Alcamo.

Offline pan

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #295 il: 21 Ago 2023, 01:56 »
anche io credo sia l'interpretazione più esatta. i Viola furono piantonati dalla polizia per proteggerli dalla famiglia Melodia, mafiosa, non certo per proteggerli dai compaesani.
fu un fatto atipico, infatti, che non aveva a che fare con la classica "fuitina". la fuitina e annesso "perdono", questo sì retaggio tradizionale di alcune sacche della popolazione siciliana, era un modo per "pulirsi la faccia" di fronte agli altri, ma aveva una caratteristica: era concordata tra i fidanzatini, era una maniera per potersi liberare dal proprio nucleo familiare che mai avrebbe permesso rapporti sessuali prima del matrimonio, in quelle realtà dove la ragazza non poteva neanche uscire col ragazzo se non scortata da fratellini, cugine e così via. nel caso Viola non c'era alcuna "promessa" sentimentale o innamoramento tra giovani: un delinquente mafioso si incapricciò di Franca e attuò un vero e proprio rapimento ai danni della ragazza con relativa violenza sessuale, aiutato da vari complici, una vera e propria banda. una cosa diversa, quindi.
e come ho detto anche altre volte, attenzione a credere che il mancato sostegno da parte della collettività, in passato soprattutto, verso le istanze corrette e civili fosse un segno distintivo di solidarietà nei confronti degli estensori dei valori sbagliati o criminali, o di cultura "bassa". il più delle volte si è stati zitti per un unico motivo, il terrore nei confronti della mafia. disdicevole, ma comprensibile. sicuramente non tutti gli alcamesi girarono le spalle alla famiglia Viola, come in tutte le situazioni, soprattutto in un centro non proprio piccolissimo, c'erano varie realtà: chi aveva studiato, chi andava all'università, chi faceva politica, chi era iscritto a partiti di sinistra e cominciava le proprie lotte contro i soprusi mafiosi, o chi semplicemente pur non essendo "studiato" o attivo, trovava il fatto una porcheria, quindi, magari non si sarebbe messo con i manifesti in piazza come adesso, ma andare contro la famiglia Viola nemmeno. del resto anche il padre Bernando che si ribellò in primis all'azione delinquente era un contadino ed era di Alcamo, non certo di Milano.  e anche la stampa locale, proprio perché fatto atipico anche per le arcaiche tradizioni da paese siciliano, appoggiò la Viola e il padre. tra tutti ovviamente "l'Ora", ma anche il più tradizionalista "Giornale di Sicilia".

Offline Fiammetta

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #296 il: 21 Ago 2023, 08:07 »
Ok ragazzi, sinceramente sono sollevata, ma quando ho letto il riferimento non l'ho ritenuto incredibile, e non solo per la mafia, ma per la costruzione mentale dell'epoca, che è tragica. Penso le autrici abbiano  voluto rappresentare il muro non solo mafioso, perché ce n'era un altro ed era un muro peggiore, quello culturale, per sottolineare la portata epocale di quanto è successo. I Viola hanno avuto palle immense a fare ciò che hanno fatto. Hanno costretto uno Stato intero a discutere di una porcheria come il matrimonio riparatore. Un Paese che era talmente arretrato perfino nei suoi vertici, da dover aspettare altri quindici anni per eliminare due indecenze come il succitato e il delitto d'onore.  L'ho ritenuto ancora meno incredibile perché, dopo che Melodia e i suoi complici sono stati condannati, i Viola hanno ripreso a vivere e la minaccia mafiosa non si era certo estinta. Però prendo atto e mi fa piacere, ma non posso correggere.
Re:Romanzo musicale
« Risposta #297 il: 21 Ago 2023, 10:49 »
Bella Bologna, la amo da sempre. Però è vero, d'estate è invivibile e d'inverno fa davvero freddo.  :)

A proposito di freddo, mi viene in mente una canzone di una artista molto particolare.
Siamo al Festival di Sanremo del 1969, sul palco sale per la prima volta la quindicenne Nada Malanima, in arte semplicemente Nada, e canta "Ma che freddo fa".
Nada ha avuto una adolescenza molto difficile: di famiglia povera (la madre vendeva polli in piazza, il padre contadino), fin da piccola si divertiva a cantare nelle feste di paese e con i compagni di scuola. La madre, intuendo il suo talento musicale, la portò da un maestro di musica, fu notata da un talent scout, e da lì ebbe inizio la sua vera carriera artistica.
Dopo il successo di Ma che freddo fa del 1969, Nada si ripresenta al Festival due anni dopo e vince con Il cuore è uno zingaro. Ma Nada non è felice, la popolarità la travolge, il pubblico le fa paura. Dopo ogni esibizione esce dal palco e va a vomitare, diventa quasi anoressica. Vuole abbandonare il mondo della musica, ma viene 'salvata' da Piero Ciampi, un poeta maledetto ed incompreso, con cui stringe una forte amicizia, ed attraverso il quale conosce la canzone d'autore. Da quel momento in poi Nada si apre a diversi generi musicali, passando dalla canzone d'autore al pop e al rock, e così arrivano altri rionoscimenti: una sua canzone (Senza un perché) viene inserita nella serie TV The Young Pope diretta da Paolo Sorrentino, ed ottiene un successo mondiale. Nel 2017 vince il Premio Amnesty Italia con la canzone Ballata triste, che ha per tema il femminicidio.
Ma noi oggi qui vogliamo ricordare la Nada giovanissima degli esordi quando, con un bianco vestito da cresima, vinceva il Festival del 1971


Offline Fiammetta

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #298 il: 21 Ago 2023, 11:36 »
Che bello Leo, Nada e Piero Ciampi. La storia di Nada non la conoscevo, però non mi sorprende la sua ritrosia e la comprendo. Il pubblico è un mostro per chi ha problemi con la sovraesposizione. Una delle canzoni che preferisco è Sul porto di Livorno (di Ciampi appunto), cantata da lei. Anche se devo confessare che mi piace tutta la sua produzione, Nada è diversa da ogni altra cantante. Se non ti è capitato di ascoltarla perché magari non hai visto Romanzo famigliare, ti consiglio Tu non sai. Nada la amo proprio.  :) Di Piero, oltre a Te lo faccio vedere chi sono io e Adius, che continuano a farmi sorridere negli anni ce n'è una che mi strappa il cuore: Lungo treno del Sud. L'ascolto con parsimonia, perché mi fa venire la pelle d'oca ogni volta.
Grazie.  :luv:
Re:Romanzo musicale
« Risposta #299 il: 21 Ago 2023, 11:41 »
Ma io ti porto una pelliccia di leone...

Grande.

Romanzo famigliare

Grande fiction.
 

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