Questo discorso però vale fino a un certo punto, perché è vero che tutte le società di servizio hanno subito un duro contraccolpo, ma i lavoratori in smart non è che sono spariti. I bisogni ci sono lo stesso (che siano alimentari o di svago come per es. la palestra).
Per es. il fruttivendolo sotto casa mia si prende la quota per i miei pasti che prima andava alla mensa o al bar vicino all'ufficio. Considera pure i soldi che confluivano tutti a Roma nelle zone di maggior concentrazione degli uffici, ora vengono redistribuiti maggiormente nelle zone di residenza e soprattutto in provincia. Negozi e aziende di servizio nella provincia di Roma dovrebbero beneficiare di più di questa nuova modalità lavorativa.
La mia ovviamente è un ipotesi formulata in base alla mia esperienza privata. Sicuramente ho un maggior saving a livello economico, ma quello che spendo ora lo spendo per intero localmente.
Questo è indubbio e condivido.
Parlavo di Brunetta che, secondo me, ha rivolto un messaggio alle categorie che soffrono un po’.
O ha tentato di utilizzare a suo favore l’argomento.
Mica pensiamo davvero che il rientro degli statali sia stato deciso per far salire il PIL ….
Le ragioni vere non le dichiarano e al 99%, per me, vanno ritrovate in qualche convenienza per la PA. Che se i lavoratori conveniva lasciarli a casa, sai che gliene sbatteva a Brunetta di quelli che vendono i vestiti per ufficio.
Sullo smartworking anche io penso che non tutto sia positivo, ma per me, è un errore pensarlo come il lavoro di prima portato a casa e fare il confronto.
E’ un’altra cosa e con il tempo ci si adatterà.
Già ci sono nuovi lavoratori che nascono con lo smartworking e per loro sarà normale quello che per noi "vecchi" è un limite.
Vicino casa mia hanno costruito due nuove palazzine e, al piano terra, hanno ideato la sala comune per lo smartworking. Non hai più vicino i colleghi, ma i condomini.
Mondo che cambia.