Visto che nel topic mercato il tema sembrava molto sentito apro questo topic qui.
Lavorando come sistemista mi sono trovato a vedere la cosa dall'altro lato.
Devo dire che la mia impressione in un'organizzazione con circa duemila dipendenti è, come detto nell'altro topic, che chi lavorava lavora anche in questa modalità (anche di più), chi non lo faceva non lo fa nemmeno adesso (e come potrebbe essere altrimenti?)
Senza esaltare acriticamente lo strumento, io ne sono molto contento. Ma penso che dipenda fortemente dalle condizioni di lavoro da remoto (postazione, metri quadri, condivisione spazi, disturbo sonoro, etc) e anche da quanto correttamente vengono definiti gli obiettivi, perché finire in una situazione di iperproduttivita imposta è un attimo, grazie all'ulteriore atomizzazione del rapporto di lavoro, in cui non si condivide più nemmeno il luogo fisico.
Tuttavia devo dire che tra tempo risparmiato di viaggio (non metto una sveglia da un anno e mezzo), possibilità di organizzare il lavoro in modo che mi permette passeggiate, di ritagliarmi due ore di bagno al fiume (non il Tevere
), di studiare nei tempi morti a me la vita è migliorata sostanzialmente.
Non un po', tanto. Ed in modo molto concreto.
E infatti ho già fatto domanda per lo sw in regime ordinario.
Questione pubblico/privato: nel privato le grosse aziende spingono sullo sw perché possono risparmiare tanto. Le piccole dipende dal settore.
Nel pubblico invece è partita la criminalizzazione perché i dipendenti devono tornare a lavoro. Non è questione di efficienza, semplice necessità economica.
I centri cittadini (e i servizi esternalizzati) in molti casi dipendono dai consumi di questi lavoratori quindi è forte la pressione delle associazioni di categoria per farli tornare.
Ovviamente non mi riferisco dei servizi a sportello, nel cui caso è evidente la necessità di un ritorno al lavoro ordinario.